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19 febbraio 2015 - 30 Shevat 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Il problema principale della  Parashà di questa settimana (Terumà) è il ruolo che deve rivestire il Santuario. Può esistere per l’Ebraismo una ‘casa di D.o’, un luogo nel quale Egli realmente risiede?
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Lo scrittore Amos Oz ha pronunciato l’altro giorno una frase che qui riporto a memoria e su cui vale la pena di riflettere. “Se cado per la strada in un qualunque paese del mondo c’è il rischio che la gente mi passi accanto senza reagire. Ma se cado per la strada in Israele, immediatamente ci sarà qualcuno che mi aiuterà a rialzarmi. Per questo, se devo cadere per la strada, preferisco cadere per la strada in Israele. Anche se poi la persona che mi ha aiutato a rialzarmi, riconoscendomi, mi farà lo sgambetto e mi farà cascare di nuovo. Perché so che immediatamente dopo un’altra persona mi aiuterà a rialzarmi. E per questo Israele è il paese in cui io amo vivere”.
 
 
 
Palestina, salta la mozione
Rinviata la mozione che doveva essere presentata oggi dal Partito Democratico sul riconoscimento dello Stato palestinese.
 
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  davar
BUENOS AIRES - LA MARCIA PER ALBERTO NISMAN
Argentini in piazza per la libertà
A un mese esatto dalla oscura morte di Alberto Nisman circa 400 mila persone hanno partecipato alla “marcia del silenzio” a Buenos Aires sotto una pioggia intensa, a tratti violenta, per ricordare il giudice che da anni si stava occupando delle indagini sul più grave attentato avvenuto in Argentina il 18 luglio 1994 contro la sede dell’AMIA, l’Associazione Mutualità Israelita Argentina, che fece 85 persone e oltre 200 feriti. Manifestazioni analoghe si sono svolte in molte città argentine, a conferma di quanto l’opinione pubblica segua con preoccupazione le vicende relative alla morte di Nisman.
Il giudice era stato trovato morto nel suo appartamento il 18 gennaio scorso. Il giorno successivo aveva in programma una udienza parlamentare in cui avrebbe incriminato la presidente Cristina Kirchner con l’accusa di avere stretto un accordo segreto con l’Iran per proteggere i funzionari di Teheran considerati responsabili dell’attentato.
Nemmeno un forte temporale scoppiato proprio all’inizio della manifestazione è riuscito a smorzare la determinazione dei cittadini che avevano accolto l’invito a partecipare alla ‘marcia del silenzio’ promossa da colleghi di Nisman. In una selva di ombrelli, la maggioranza di persone addirittura senza alcun riparo, il corteo si è mosso dal palazzo del Congresso fino a Plaza de Mayo, davanti alla Casa Rosada, sede della presidenza argentina. Poco meno di un chilometro percorso in circa tre ore, a passo lento per la difficoltà di muoversi a causa della grande partecipazione.
Ad aprire la marcia i famigliari di Nisman: la ex moglie Sandra Arroyo Salgado, anche lei giudice, con le figlie Lara e Kala, accompagnate dalla nonna Sara Garfunkel, madre del giudice. Insieme a loro una trentina di parenti stretti, a testimoniare l’unità della famiglia in questa dolorosa circostanza.
La richiesta esplicita ai partecipanti era stata di non portare bandiere di partito, ai politici di fare un passo indietro e di non cercare di trarre vantaggi da questa manifestazione. La consegna è stata rispettata. Dal corteo si sono levati soltanto alcuni cori, “Argentina, Argentina”, “Giustizia” e “Nisman presente!”. Il silenzio è stato rotto più volte da un battimani insistito, che metteva i brividi. Alcuni hanno scelto di ricordare Nisman in modo personale, chi con un foglietto scritto a mano e appeso alla cravatta “io sto in silenzio ma la mia anima grida il dolore per la sua morte”, chi con una candela tremolante protetta dalla pioggia e una scritta “oggi siamo tutti Alberto Nismann”.
In Plaza de Mayo, su un palco improvvisato, uno dei colleghi del giudice ha preso brevemente la parola:”In sintonia col sentimento dei famigliari e nel rispetto della memoria di Alberto chiedo un minuto di silenzio”.
Nella piazza invasa dalla folla, nella parte finale del corteo che non riusciva ad avanzare, l’emozione era fortissima, resa ancora più evidente dalla foga con cui tutti hanno intonato al termine del minuto di silenzio l’inno nazionale.
Il governo e i sostenitori della Kirchner hanno vissuto con fastidio la manifestazione in ricordo di Nismann, alcuni hanno addirittura parlato di ‘golpe bianco’ in riferimento alla partecipazione di tutti i partiti della opposizione e al sostegno della Chiesa. In realtà la gente che ha sopportato tre ore di pioggia per essere presente a questa “marcia del silenzio” non dava la sensazione di essere stata organizzata da qualcuno, in buona parte era il cosiddetto ceto medio, che in parte in passato ha votato per la Kirchner. Pochi invece i volti di quel popolo peronista che rappresenta lo zoccolo duro dell’elettorato vicino al governo.
La questione ora è capire come la Kirchner e il suo governo riusciranno a gestire la vicenda Nisman. L’opinione pubblica ieri ha detto chiaro e forte, in modo commosso e responsabile, di non credere al suicidio del giudice. Il tema della giustizia e della legalità rischia di occupare la scena politica e sociale in Argentina. La Kirchner è stata comunque incriminata dal procuratore Gerardo Pollicita, subentrato dopo la morte di Alberto Nisman nella indagine. Formalmente l’accusa è di aver ostacolato la giustizia, impedendo le indagini sui funzionari iraniani ritenuti coinvolti nella strage. L’imputazione riguarda anche il ministro degli Esteri Héctor Timerman, il dirigente kirchnerista Luis D’Elía e il deputato Andrés ‘Cuervo’ Larroque.

Giorgio Secchi

qui roma
Museo della Shoah,

Paserman si dimette
Lascia l'incarico il presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma Leone Paserman. L'annuncio in una lettera inviata oggi ai membri del Collegio dei Fondatori del Museo in cui vengono annunciate le motivazioni alla base della decisione.
Tra i motivi di disagio Paserman sottolinea in particolare il ritardo nell'aggiudicazione definitiva della gara d'appalto per la costruzione dell'edificio a Villa Torlonia, l'attuale impraticabilità della Casina dei Vallati come sede della Fondazione e l'impossibilità di convocare un cda  a quasi un anno dall'ultima riunione (marzo 2014). Paserman rileva quindi una non sufficiente attenzione delle istituzioni e segnala alcune incomprensioni con il sindaco di Roma Ignazio Marino.
A settanta anni dalla Shoah, scrive, “dovrebbe essere evidente che se davvero si vuole stimolare la riflessione dei giovani e la loro presa di coscienza, per non consentire che il nostro passato diventi il loro futuro, è indispensabile passare dalla memoria alla storia e non solo ricordare quanto è avvenuto ma soprattutto studiarlo a fondo, analizzandone le cause, i processi, le metodologie, i protagonisti in modo strettamente scientifico e documentato”.
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a lavoro per i beni culturali ebraici italiani
La Fondazione riparte da Napoli
Il Consiglio della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia fa tappa a Napoli. Le sue periodiche riunioni si svolgono di volta in volta in una città diversa nella quale vi sia un programma da portare avanti, scelta innovativa dell’attuale dirigenza intrapresa in virtù della volontà di far percepire la presenza della Fondazione in tutta l’Italia ebraica e di mettersi a disposizione per collaborazioni future nella valorizzazione del patrimonio culturale delle varie regioni, come sottolineato dal presidente Dario Disegni.

Francesca Matalon

(Nell'immagine il consiglio della FBCEI con il professore Giancarlo Lacerenza)
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j-ciak
La penna di Enigma
È una di quelle storie che da sole valgono un film. Il protagonista è Graham Moore, scrittore oggi trentatreenne. Nel 2010 pubblica il suo primo libro The Sherlockian, destinato a diventare un best seller, e mentre è in aereo diretto a una presentazione, beve due Scotch e scrive il monologo iniziale di “The Imitation Game”, storia del matematico e crittografo Alan Turing. L’idea è diventata il film, diretto da Morten Tyldum con Benedict Cumberbatch e Keira Knightley, che oggi è candidato gli Oscar. Come Graham Moore, che concorre per la migliore sceneggiatura non originale e intanto sta lavorando a un nuovo film con Leonardo di Caprio.

Daniela Gross
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qui torino
I ranocchi di Levi sulla luna
Sarà presentato questa sera alla Biblioteca Primo Levi “Ranocchi sulla luna e altri animali”, il volume a cura di Ernesto Ferrero che la casa editrice Einaudi ha pubblicato lo scorso novembre. I molti scritti che Primo Levi ha dedicato agli animali sono stati raccolti in un volume in cui “gli animali non rappresentano un divertimento accessorio, una curiosità marginale, un otium saltuario. Sono parte integrante di un abito mentale, di un approccio conoscitivo, una miniera di storie reali e possibili”.
Uscito nell’ambito delle occasioni di approfondimento che accompagnano la mostra “I mondi di Primo Levi – Una strenua chiarezza” , “Ranocchi sulla luna e altri animali” per Ferrero mostra come Levi sia stato anche “un naturalista, un etologo, un antropologo, persino un linguista: un pontiere capace di saldare la tradizionale frattura tra scienza e letteratura, che affligge la cultura italiana.”
 
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qui milano
Sé-gni, l'arte come dialogo
L'arte come strumento di conoscenza, come arma contro le intolleranze, come ponte tra due paesi che hanno un legame profondo, Italia e Israele. È il concetto espresso ieri da Piergaetano Marchetti, presidente dell'IIFCA – Fondazione Italia e Israele per la Cultura e le Arti nel corso della presentazione della collezione d’arte [Sé-gni] curata da Giorgia Calò ed esposta in anteprima fino al 26 di febbraio alla Galleria Riccardo Crespi di Milano. Una collezione costruita grazie alla collaborazione di trentasei artisti italiani e israeliani, noti al pubblico internazionale, che hanno donato le proprie opere d'arte, dando un importante contributo per sostenere l'impegno dell’IIFCA nella promozione della conoscenza reciproca, attraverso la cultura, tra Italia e Israele.
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qui roma
Conoscere (e sconfiggere) l'Isis
“Quello di Maurizio Molinari è un libro prezioso che ci aiuta a capire. Scrivendo dell’Isis non sottovaluta di certo le altre forme di terrorismo come Al Qaeda ma mette luce la novità che tutti dobbiamo considerare: lo Stato Islamico governato dal Califfo, un territorio grande come Francia e Italia”. Con queste parole il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni presenta il nuovo libro del giornalista Maurizio Molinari, “Il Califfato del terrore, perché lo Stato Islamico minaccia l’Occidente” (ed. Rizzoli), protagonista ieri di una tavola rotonda al Tempio di Adriano moderata da Aldo Cazzullo e con la partecipazione dell’autore, Marco Carrai e Lorenzo Vidino, esperto di sicurezza.
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qui vercelli - la festa per mario pollarolo
Novanta candele per “Mariulin”
Grandi festeggiamenti per i 90 anni di Mario Pollarolo, decano e instancabile animatore della Comunità vercellese. “Mario mantiene l’animo e lo spirito di un giovane e appassionato ebreo di kehillah, indissolubilmente legato a Israele. Il suo nome ha sempre fatto parte dei ricordi e dei racconti di famiglia” racconta Rossella Bottini Treves, presidente della Comunità ebraica e consigliere UCEI.
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 dopo le polemiche alla mostra su primo levi
Il vagone resta, Rinaldi no
“Il sovrintendente senza Memoria”, lo avevano chiamato i giornali. Ormai noto a Torino come “Quello che ha chiamato ‘baraccone’ il treno della mostra su Primo Levi”, il sovrintendente Luca Rinaldi era stato smentito dal ministro stesso: Dario Franceschini lo riprese pubblicamente, dichiarando che il tanto discusso vagone, che per il sovrintendente “interferiva con l’asse prospettico” della piazza sarebbe rimasto fino alla fine della mostra. Ed è probabile che a lasciare Torino per primo sarà il sovrintendente. Il Ministero dei beni e delle attività culturali dopo aver avviato un’indagine sull’accaduto riservandosi di decidere un’eventuale sanzione disciplinare pare abbia trovato una soluzione. Oggi – anticipa La Stampa – verrà ufficializzata la sede del nuovo incarico di Rinaldi, che non sarà una di quelle richieste (Torino o Milano), ma un’altra che probabilmente si troverà ben lontana dal capoluogo piemontese, anche in conseguenza di quanto accaduto.
Intanto che si decideva il futuro del sovrintendente la mostra ha superato i diecimila visitatori in neppure un mese, e sta riscuotendo un tale interesse che il Centro internazionale di studi Primo Levi che ne è promotore ha dovuto avviare una raccolta fondi per coprirne le spese di viaggio. Perché “I mondi di Primo Levi – Una strenua chiarezza” possano essere conosciuti dal pubblico più ampio possibile, anche nei luoghi che senza aiuto non potrebbero permetterselo.

a.t.



Il ricordo di Francesco Brondello (1920-2015) a firma del presidente della Comunità ebraica di Torino Beppe Segre è stato pubblicato ieri con un errore nella titolazione a causa di una svista della redazione.
Ce ne scusiamo con i lettori e con l'autore.


  pilpul
Setirot - Il veleno dell'ignoranza
Diamo per buona la versione (parrebbe davvero la più probabile) secondo cui la profanazione del cimitero ebraico di Sarre-Union in Alsazia sarebbe opera di cinque ragazzotti tra i 15 e i 17 anni. Incensurati, apolitici, si sarebbero resi conto che si trattava di tombe ebraiche solo dopo averle vandalizzate e avere constatato l’eco mediatica provocata.

Stefano Jesurum, giornalista
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Time out - Quali sionisti
Possiamo ancora definirci sionisti? Non è una domanda banale, ma è la necessaria riflessione che dovremmo affrontare il prima possibile. Sembra infatti che una parte consistente di coloro che un tempo si dichiaravano sionisti abbiano smesso oggi di ragionare come tali. Come spiegare altrimenti la decisione di alcuni di criticare la scelta d’Israele di definirsi uno Stato ebraico o quella di attaccare il primo ministro israeliano per aver invitato gli ebrei a tornare a casa?

Daniel Funaro
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