Qui Roma – Conoscere e sconfiggere l’Isis

Schermata 02-2457073 alle 11.46.43“Quello di Maurizio Molinari è un libro prezioso che ci aiuta a capire. Scrivendo dell’Isis non sottovaluta di certo le altre forme di terrorismo come Al Qaeda ma mette luce la novità che tutti dobbiamo considerare: lo Stato Islamico governato dal Califfo, un territorio grande come Francia e Italia”. Con queste parole il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni presenta il nuovo libro del giornalista Maurizio Molinari, “Il Califfato del terrore, perché lo Stato Islamico minaccia l’Occidente” (ed. Rizzoli), protagonista ieri di una tavola rotonda al Tempio di Adriano moderata da Aldo Cazzullo e con la partecipazione dell’autore, Marco Carrai e Lorenzo Vidino, esperto di sicurezza.
“Riguardo l’Isis – continua Gentiloni – dobbiamo prendere in considerazione la sua capacità di evocazione simbolica ed è per questo che la strategia attuata dall’Occidente non può limitarsi ad una azione militare ma deve andare bene oltre”.
E quando Cazzullo gli chiede cosa dovrebbe fare l’Italia con l’Isis e rispetto alla situazione in Libia risponde: “Prima di tutto bisogna dividere le due cose: l’Isis e la Libia. Quando mi domandano cosa farà l’Italia per contrastare lo Stato Islamico, io interrompo e spiego che l’Italia è già impegnata in questa battaglia, fa parte della coalizione delle 61 potenze unite contro l’Isis ed è uno dei paesi più attivi e considerati. Ovviamente la coalizione non ha ancora una idea pienamente a fuoco sul da farsi ma a breve discuterà sul da farsi rispetto alla città di Mosul, roccaforte dei fondamentalisti. La situazione in Libia è ancora più delicata e stiamo valutando le decisioni”.
Vidino torna sul libro di Molinari: “Bisogna premettere che l’Isis per gli arabi non sia una novità, da anni sono a conoscenza di decapitazioni ed esecuzioni. Triste dirlo ma noi ce ne siamo accorti solo quando ha attaccato l’Occidente. Lo Stato Islamico è riuscito a farsi forza dopo il fallimento delle primavere arabe e nasce dal background del gruppo terroristico dei Fratelli Musulmani. Quello che poi colpisce è il fenomeno dei foreign fighters: i migliaia di europei che si sono arruolati. Ma nemmeno questa è una novità, il terrorista che uccise Daniel Pearl era inglese. La forza dell’Isis sta di certo nella propria grandissima abilità comunicativa: come fanno ad attrarre un quattordicenne di qualche piccola città siriana e allo stesso tempo un dottorando britannico perfettamente inserito nella società occidentale? L’Italia per il momento è oggettivamente meno toccata dal pericolo soprattutto per il numero nettamente minore dei foreign fighters partiti. Deve però puntare sulla deradicalizzazione e il recupero di soggetti a rischio attraverso tutori ma anche imam. La sfida più grande è quella di proteggere la sicurezza senza ledere i diritti”.
Marco Carrai aggiunge: “Cosa differenzia Isis da Al Qaeda? La prima è bottom up, cioè un’organizzazione con un sistema centralizzato che però delega molto ai lupi solitari mentre la seconda è top down, cioè fortemente centralizzata. Isis evita attacchi spettacolari, frammentando in piccole azioni, un elemento, se vogliamo, ancora più preoccupante. Quando pensiamo allo Stato Islamico dobbiamo considerare la forte dimensione territoriale e anche l’agghiacciante pazienza del nemico. Il califfo dice: ‘Roma sarà presa, non importa quando’; questi estremisti hanno un obbiettivo preciso e non hanno fretta di raggiungerlo.
I lupi solitari e i foreign fighters non sono frutto di povertà e privazioni, molti sono figli del benessere che hanno sposato una ideologia. Infatti l’Isis come il nazismo è prima di tutto ideologia e quando blocca la libertà dei singoli ha già raggiunto una prima meta. Alla fine la storia è circolare e basterebbe leggere le guerre del Peloponneso raccontare da Tucidide per capirlo”.
A prendere la parola è infine l’autore, Maurizio Molinari: “L’idea dello Stato unico dell’Islam non è una prerogativa dei terroristi: quando sono andato in Giordania un sindaco accogliendomi ha evocato la stessa idea di un grande impero. C’è chi è contrario all’Isis eppure non contrasta questa utopia di fondo. L’Isis ha cambiato i confini, si fonda su una ideologia e si rende imprevedibile. Non accetta la definizione dell’Occidente, si autodefinisce. Ed è questo che fa tremare i polsi”.
Cazzullo infine gli chiede come reagire alla proposta del premier Netanyahu fatta agli ebrei europei di trasferirsi in Israele. Molinari risponde: “Non è certo lui che fa trasferire gli ebrei europei. I francesi partono in Israele perché non si sentono sicuri, non perché è Netanyahu a dirlo. E non è con un incremento delle forze dell’ordine davanti a scuole e sinagoghe che il senso di sicurezza aumenterà, ma estirpando il pericolo”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(19 febbraio 2015)