Palestina, salta la mozione

rassegnaRinviata la mozione che doveva essere presentata oggi dal Partito Democratico sul riconoscimento dello Stato palestinese. La Stampa racconta dell’acceso dibattito tra due fazioni del partito: “Quella favorevole al riconoscimento diretto sull’esempio della Francia (Sel e la sinistra Pd) e quella più sensibile alle ragioni d’Israele decisa invece a dire sì ma solo dopo le Nazioni Unite e solo in un quadro negoziabile”. La Stampa mette poi in luce la disomogeneità dei politici italiani in merito alla questione del Medio Oriente: la Lega è contraria al riconoscimento della Palestina senza “accordi bilaterali con Israele”, Movimento 5stelle favorevole. “Lo slittamento – conclude il quotidiano – fa tirare a tutti un sospiro di sollievo”.

L’ambasciatore Gilon: “Unica via il negoziato”. Sulla Repubblica a prendere la parola è l’ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon che evidenzia quanto sarebbe dannosa una mozione per il riconoscimento della Palestina in prossimità delle elezioni israeliane: “La mozione servirà solo a far dire a qualcuno che l’Italia ci ha tradito, cosa che sappiamo non essere vera”. Lo Stato della Palestina, prosegue il diplomatico, può nascere solo attraverso il negoziato: “Noi dobbiamo avere garanzie totali sullo Stato che potrebbe nascerci accanto. Dobbiamo negoziare qualcosa che non sia una nuova entità vittima possibile del nuovo terrorismo che sta dilagando in tutto il Medio Oriente”.

Il dem Verini: “Il Pd è amico di Israele”. A tornare sull’argomento il deputato democratico Walter Verini che al Corriere della Sera spiega: “Il momento è delicato: l’instabilità del quadro internazionale, l’antisemitismo dilagante in tutta Europa e poi non dimentichiamo che a marzo si vota in Israele e tutto può essere strumentalizzato in chiave elettorale dalla destra”. Palestina sì, ma a delle condizioni: “Dobbiamo chiarire che non possiamo accettare ma anzi combattere, quanto va sostenendo per statuto Hamas: e cioè distruggere Israele, uccidere gli ebrei, negare l’Olocausto”. E assicura: “Il Pd è amico di Israele”.

Pd, animi tesi. Il Messaggero racconta le reazioni degli esponenti del Pd contrari alla mozione e “sofferenti” riguardo all’argomento, in particolar modo Emanuele Fiano che “ha espresso il suo dissenso su una mozione troppo sbilanciata sui palestinesi” e ha ricordato lo statuto di Hamas intriso d’odio verso Israele e gli ebrei. La senatrice dem Laura Puppato esprime a Repubblica invece le sue opinioni pro-Palestina: “Il senso di colpa antico nei confronti degli ebrei non può consentire di ignorare le angherie e barbarie israeliane”. Ed a chi le chiede se è contro Israele risponde con il più classico dei cliché: “Io ho amici israeliani ed ebrei”.

Quale Palestina? Le Palestine sono tre, sottolinea Furio Colombo sul Fatto Quotidiano: “Una è parzialmente governata da Ramallah, ed è relativamente laica, una è governata con la forza (tutto è militarizzato) da Hamas ed esibisce (come tutti gli altri gruppi che credono all’attacco) una fede implacabile. La terza è il popolo palestinese che vorrebbe pace, lavoro, scuole e ospedali ma vede i soldi che arrivano dai potentati arabi finire sempre e soltanto in armi”.

Il futuro degli ebrei italiani. Sul Manifesto un ampio articolo riguardo il futuro degli ebrei italiani dopo i fatti che hanno sconvolto l’Europa e il conseguente invito del premier Netanyahu a trasferirsi in Israele. Sull’argomento viene riportata la posizione del presidente UCEI Renzo Gattegna: “Se gli ebrei emigrassero in massa in Israele spinti dalla paura e dalla sensazione di non essere tutelati come cittadini, sarebbe una doppia sconfitta sia per gli ebrei che per l’Italia e per l’Europa. Vorrebbe dire che l’Europa non è in grado di difendere i diritti fondamentali sanciti nelle carte costituzionali di tutti gli Stati”. Nell’articolo si dà voce anche ad alcuni presidenti di Comunità – Riccardo Pacifici (Roma), Walker Meghnagi (Milano), Alessandro Salonichio (Trieste) e Vittorio Mosseri (Livorno) – oltre al direttore scientifico dell’associazione Hans Jonas Saul Meghnagi.

Egitto e Israele insieme contro l’Isis. Fiamma Nirenstein (il Giornale) analizza la svolta storica che ha portato due paesi per anni nemici come Israele e l’Egitto ad unirsi per contrastare la violenza perpetrata dallo Stato Islamico: “Fianco a fianco, i due antichi nemici di tutte le guerre dal 1948, i dubitosi amici della pace del 1979, i nervosi vicini divisi da una striscia di deserto in cui gli oleodotti saltano e le milizie terroriste impazzano. Fianco a fianco: è di più della pace del 1979, che pure travolse di emozioni e di speranze tutto il mondo”.

Combattere la barbarie. Su Repubblica Roger Cohen ripercorre le tragiche vicende che vedono protagonista lo Stato Islamico. E conclude: “Parlare di una ‘ideologia oscura’ non meglio specificata, negare la realtà del conflitto tra l’Occidente e l’Islam, significa anche minare la lotta anti-islamista di musulmani coraggiosi: e solo questi musulmani, in definitiva, potranno sconfiggere i mercanti di morte jihadisti con le loro bandiere nere”.

Negazionismo. Corrado Augias risponde a un lettore che chiede se il reato di negazionismo sia giusto o meno: “Si deve garantire libertà d’espressione anche a chi nega l’innegabile? L’essenza delle democrazie è di lasciare liberi di esprimersi anche i suoi nemici nonostante i rischi che questo comporta”.

Razzisti in metropolitana. Succede a Parigi prima del match di calcio Psg-Chelsea: alcuni tifosi inglesi salgono in metropolitana e iniziano a spintonare e insultare un ragazzo di colore. La squadra del Chelsea prontamente risponde con un comunicato stampa giudicandolo “un comportamento ripugnante”. (la Repubblica)

Le spese di Bibi. La Corte dei conti israeliani ha analizzato le spese di Benjamin Netanyahu tra il 2009 e il 2013 rilevando che il premier e la moglie Sara avrebbero utilizzato in modo eccessivo denaro pubblico per cibo, vestiti e pulizie. Ma gli editorialisti – spiega il Corriere della Sera – concordano: il rapporto pubblicato non metterà a rischio la posizione di Netanyahu alle elezioni.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(19 febbraio 2015)