Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

27 febbraio 2015 - 8 Adar 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
L'Europa ha dimezzato la propria popolazione ebraica dal 1960 ad oggi: gli ebrei lasciano l’Europa”. Questa affermazione, pur nella sua drammatica verità, contiene elementi storicamente poco limpidi che andrebbero analizzati per non rischiare di fuggire le nostre responsabilità come singoli, come comunità e come popolo. ‎Prendiamo, per esempio, la Comunità ebraica di Napoli alla quale ancora sono iscritto e usiamola come campione, osservando il suo sviluppo demografico dal 1960 ad oggi.
 
Leggi

Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
A margine delle parole ambigue (poi rettificate goffamente) pronunciate dal presidente del Consiglio Rappresentativo degli ebrei di Francia (CRIF) che parevano sdoganare il Fronte Nazionale di Marine Le Pen, il Jewish Chronicle ci informa che nelle elezioni del 2017 al momento si prevede che almeno il 14% degli ebrei francesi voterà proprio quel partito. Non ho motivi per dubitarne, come non dubito che una certa percentuale di ebrei in Italia non avrà remore a votare per la Lega di Matteo Salvini che fa dell’anti-islamismo la medesima bandiera di lotta politica utilizzata dalla Le Pen. Naturalmente tutto ciò deve interrogarci.
 
Leggi

Riconoscimento Palestina
la Camera verso il voto
È previsto per oggi a Roma il voto parlamentare sulla mozione che vorrebbe impegnare il governo italiano a riconoscere lo Stato palestinese. In merito il Partito Democratico si era diviso su posizioni diverse, ma la mediazione del capogruppo Roberto Speranza assieme al responsabile Esteri pd Enzo Amendola, dovrebbe “scongiurare ulteriori divisioni”, scrive Repubblica. “È un testo che spinge sulla riapertura del negoziato e sull’idea di due popoli due Stati”, spiegano i redattori al quotidiano. “Di passo prematuro che non farebbe che allontanare la pace”, aveva parlato l’ambasciata di Israele a Roma. Ncd, come già Forza Italia, non sembra appoggerà la mozione. Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Esteri della Camera, sul Corriere della Sera afferma che “il riconoscimento deve essere un processo, non può nascere dal pronunciamento di due o tre Parlamenti. L’Italia, avendo buoni rapporti con entrambi, può svolgere un ruolo di mediazione, a patto di non fare scelte unilaterali”.

Le divergenze tra Israele e Usa. Su La Stampa, Maurizio Molinari analizza i rapporti tra Washington e Gerusalemme, “mai così lontane”. Ultimo tassello di questa tensione nei rapporti tra i governi, il discorso che il primo ministro Benjamin Netanyahu terrà al Congresso il prossimo 3 marzo sulla questione iraniana, a cui il presidente Usa Barack Obama si è opposto e che per Molinari indica “una divergente visione strategica dei rapporti con l’Iran e dunque sul futuro assetto dell’intero Medio Oriente”. Sempre su La Stampa, un quadro dei contrasti diplomatici tra Israele e Usa delle ultime settimane, con le relazioni tra i due paesi “ai minimi storici”.
 
Leggi

  davarindipendenza, ma anche sicurezza 
Palestina, le condizioni italiane
Con una larga maggioranza espressasi a favore di due diverse mozioni – una presentata dal Partito democratico, l'altra dal Nuovo Centrodestra – l'aula della Camera ha dato il proprio via libera al riconoscimento dello Stato palestinese da parte del governo. Un'iniziativa, dall'esclusivo valore simbolico, su cui si è verificata da giorni una spaccatura all'interno delle forze dell'esecutivo tra chi ha preso una posizione determinata (mozione Pd) e chi ha invece subordinato il proprio consenso a una intesa politica tra Al Fatah e Hamas (mozione Ncd). Decisivo l'intervento del ministro degli Interni Angelino Alfano, leader di Ncd, che ha fatto sì che l'aula riconoscesse la centralità del negoziato come presupposto imprescindibile per un futuro di pace nella regione. Altre opzioni rischiavano di rivelarsi non solo inutili e inopportune ma anche controproducenti rafforzando ad esempio chi, come Hamas, si prefigge di imporre un regime di terrore e oscurantismo.
Si conferma quindi la linea indicata dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna che, in occasione del voto favorevole dell'Italia al riconoscimento della Palestina come Stato osservatore ai lavori delle Nazioni Unite, ebbe a ricordare come solo trattative dirette tra lo Stato di Israele e l'Autorità nazionale palestinese “possano far compiere passi decisivi al processo di pace, che invece sarebbe indebolito da iniziative unilaterali e non preventivamente concordate sia presso le Nazioni Unite sia presso altri organismi internazionali”.
Soddisfazione per il rilievo che è stato dato all'ambito negoziale è epressa dall'ambasciata d'Israele a Roma. “Tutti i governi d'Israele, a partire dagli accordi di Oslo, hanno accettato e fatto propria l'idea di due Stati per due popoli. Dopo le elezioni e la formazione di un nuovo governo in Israele a marzo – si legge in una nota – è necessario che i palestinesi decidano di tornare al tavolo delle trattative senza precondizioni, per portare avanti la pace e la sicurezza fra i due popoli".
Leggi

un giornale al centro del dibattito 
Israele, la free press non si tocca
Bocciato il primo tentativo di bloccare la diffusione del quotidiano Israel Hayom durante le elezioni, l'avvocato Shachar Ben Meir ci riprova e si appella all'Alta Corte d'Israele. Ben Meir aveva infatti chiesto alla Commissione centrale per le elezioni di sospendere il giornale freepress in quanto, a suo dire, costituiva palese propaganda a favore del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, candidato premier per il partito Likud alle prossime elezioni (previste per il 17 marzo). La Commissione, presieduta dal giudice Salim Joubran, ha però risposto picche, spiegando come non ci siano i presupposti per un provvedimento così forte come la censura richiesta da Ben Meir. Mancavano infatti le prove di una connessione particolarmente consistente tra Israel Hayom e Netanyahu. Il giornale - di proprietà del magnate americano Sheldon Adelson, amico nonché sostenitore di Netanyahu – non ha mai negato di essere schierato a destra, ha spiegato Joubran, ma questo non è sufficiente a definirlo un depliant di propaganda elettorale, non sulla base del suo modo di coprire le notizie.
Leggi

INFORMAZIONE - PAGINE EBRAICHE DI MARZO
L'ebraismo, dall'albero alla terra
L’ambiente che ci circonda, i frutti della terra, i progetti per Expo 2015, le piante dai nomi evocativi: il numero di Pagine Ebraiche di marzo ha decisamente il pollice verde. Il dossier del mese intitolato “Dall’albero alla terra” è dedicato appunto al rapporto osmotico tra l’ebraismo e la vegetazione nelle più varie sfumature: dall’approfondimento legato alle festività del botanico Roberto Jona che affronta sapientemente riti e simbologie, ai frutti nel Talmud e nei midrashim analizzati dal rabbino e biologo Gianfranco Di Segni. Viene poi raccontata la vicenda del suggestivo roseto comunale di Roma che dal 1645 ad oggi continua ad essere un antico cimitero ebraico, mentre Sara Kaminski ci svela la storia del rebbe Nachman e il principe tacchino. Quando si parla di piccoli miracoli della natura non si può non citare Israele che ha fatto del suo deserto un’oasi lussureggiante attraverso associazioni ambientaliste come il Keren Kayemet le Israel e Beautiful Israel. Israele ha anche il primato di essere il paese maggiormente impegnato nella ricerca sui benefici della cannabis per scopi terapeutici (una riflessione interessante se si pensa come l’argomento sia al centro del dibattito dopo l’annuncio che la Orthodox Union kosher certification agency di New York sta valutando di apporre il marchio casher sulla marijuana usata per fini curativi). Chi invece volesse capire perché alcune piante hanno nomi come “Wandering jew”, ebreo errante, o “Orecchio di Giuda”, avrà pane per i propri denti. A proposito di frutta, cibo e nutrimento del pianeta a guidarci tra le novità che porterà l’Expo a Milano a partire dal 1 maggio è Ruggero Gabbai, presidente della commissione Consigliare dell’esposizione al quale sono dedicate le pagine di economia.
Leggi

pilpul
Pericolo percepito
Che cosa avrebbero risposto gli ebrei al tempo del re Achashverosh se qualcuno avesse chiesto loro se si sentivano in pericolo? Facile immaginare che avrebbero avuto opinioni molto variegate, e con validi motivi: in apparenza erano integrati bene; uno di loro “sedeva alla porta del re” e sua cugina era diventata addirittura regina (ma la scelta di nascondere la propria identità ebraica è già un brutto sintomo). Poi, nel giro di pochissimi giorni, tutto precipita e il popolo ebraico pare destinato a scomparire. Passano altri pochissimi giorni e la situazione si capovolge ancora: il prestigio e l’influenza degli ebrei sono di nuovo alle stelle. Indubbiamente c’era di che avere le idee un po’ confuse.

Anna Segre, insegnante
Leggi

Esilio e verità 
Al di là di comprensibili preoccupazioni e allarmismi, e in riferimento alle ultime considerazioni demografiche, è improbabile che l'ebraismo europeo sia destinato in un futuro prossimo ad estinguersi totalmente. Indubbio di questo passo, che esso finirà per assottigliarsi, per ridurre i suoi numeri e i suoi servizi comunitari e perdere così la sua vivacità, ma del resto, il tutto è purtroppo parte di una più gigantesca perdita che risale con alti e bassi, sino all'inquisizione e poi soprattutto ai pogrom, alla Shoah e al secondo dopoguerra. Come qualcuno ha sottolineato, l'ebraismo e quindi 'Am Israel, è poeticamente come il roveto visto da Mosé al Chorev, che arde ma non si consuma mai (Shemot 3:2-4), che nonostante le innumerevoli persecuzioni è ancora in vita e non cessa di dare i suoi frutti e il suo contributo al resto dell'umanità.

Francesco Moises Bassano, studente
Leggi

Una logica sofisticata


moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.