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23 marzo 2015 - 3 Nissan 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo
Sciunnach,
insegnante
Se il Kotzker Rebbe fosse vivo oggi, guarderebbe con orrore alla sostituzione della spiritualità ebraica con l’estetica, della spontaneità chassidica con il decoro.
Condannerebbe con veemenza il concetto per cui l’ebraismo viene presentato solo come un insieme norme, di abitudini, costumi e cerimonie: la riduzione dell’ebraismo ad una mera adesione esteriore a leggi; a strette osservanze mischiate con la disonestà, alla esecuzione dei rituali come forma di opportunismo ipocrita.
 
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Anna
Foa,
storica
Consultare la quotidiana Rassegna stampa dell’Unione mi consente la lettura di articoli tratti da giornali che non comprerei e non leggerei altrimenti.
Ho notato così un flusso costante, anche se non martellante, di articoli di esaltazione del fascismo. Forse ci sono sempre stati ed è solo ora che io me ne accorgo. Ma alla lunga, pongono qualche interrogativo, pur nella pochezza delle loro argomentazioni.
Così, sul “Tempo” di ieri, un giornalista che recensiva il libro sugli ‘uomini del Duce’, di uno scrittore dedito al gossip neofascista, sottolineava che di “uomini veri” si trattava, cioè di uomini con “tutti gli attributi”. Parlava di gente come Starace, Bombacci, Pavolini.
È interessante questa riproposizione maschilista da operetta della ‘virilità’ fascista, proprio nel momento storico in cui assistiamo, da parte dell’IS e di tutti i fondamentalisti islamici, ad un attacco ai valori dell’Occidente, che conosce la democrazia, la libertà d’opinione e anche, non ultima, l’uguaglianza fra uomini e donne. Valori che sarebbe bene difendere anche da questi epigoni di un maschilismo di bassa categoria.
 
 
Obama rompe il silenzio
Dopo il discorso di Benjamin Netanyahu al Congresso, le elezioni in Israele e gli imbarazzanti silenzi, parla il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, in un’intervista concessa in esclusiva all’Huffington Post e pubblicata oggi da Repubblica. Obama si esprime in maniera ferma riguardo il conflitto mediorientale e afferma che “lo status quo deve cambiare” e la costruzione di insediamenti da parte di Israele “non può estendersi ulteriormente”. Obama prosegue: “Ho avuto modo di parlare con Netanyahu, congratulandomi con lui per la vittoria. Gli ho spiegato che continuiamo a credere che una soluzione a due Stati sia l’unica scelta per la difesa d’Israele, se vuole restare un paese democratico”. Riguardo al pericolo Iran e ad un probabile accordo, aggiunge: “Ovviamente c’è molto scetticismo in Israele sull’Iran, comprensibilmente. L’Iran ha fatto dichiarazioni vili, antisemite e sulla distruzione di Israele”. Obama spiega che, proprio per questo motivo, ha da sempre affermato che l’Iran non dovrebbe possedere armi nucleari: “Ciò che potrebbe influire sul nostro possibile accordo è, in primis, capire se l’Iran è pronto a mostrare, a provare al mondo che non sta sviluppando armi nucleari e che ci sia data la possibilità di verificarlo costantemente”.
 
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  davar
israele
Bibi ottiene la maggioranza
Durante il secondo giorno di consultazione è stata raggiunta la maggioranza, seppur precaria, necessaria per formare la coalizione che governerà Israele. A ricoprire un ruolo chiave nel raggiungimento dei 61 seggi (su 120 totali) alla Knesset (il Parlamento unicamerale israeliano) è stato Moshe Kahlon, leader del neonato partito Kulanu, che ha oggi indicato come futuro primo ministro il presidente uscente Benjamin Netanyahu.
Il consenso di Kahlon e dei suoi 10 seggi guadagnati nelle ultime elezioni rende così sempre più vicina l’investitura di Netanyahu che fino a ieri poteva contare 51 seggi (30 del suo partito, il Likud e il restante nato dall’accordo con gli altri partiti di destra ‎e religiosi Yahadut HaTora HaMeuhedet, Shas e Bayit Yehudi).
Kahlon ha motivato la scelta spiegando che “Kulanu non è un partito né di destra né di sinistra ma orientato sul sociale e con un focus sull’individualità umana” e ha continuato: “Più ampia sarà la base nella coalizione di Netanyahu, migliore sarà per noi”.
Oggi il presidente della Repubblica Reuven Rivlin ha anche accolto la delegazione del partito centrista di Yesh Atid, il cui volto è quello dell’ex giornalista televisivo Yair Lapid, che ha deciso di astenersi riguardo la scelta di Netanyahu.
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qui milano
Il voto ferma le mire egemoniche ma la governabilità resta difficile
ìTentazioni egemoniche frustrate, ma anche governabilità tutta in salita, per il nuovo Consiglio della Comunità ebraica di Milano con il risultato che pare delinearsi in queste ore sulla base della consultazione elettorale anticipata provocata dalle dimissioni di un gruppo di Consiglieri.
L’elettorato ha espresso un risultato di effettivo equilibrio fra i due schieramenti che già nel Consiglio precedente si contendevano la supremazia, assegnando a ciascuno otto Consiglieri e ponendo quindi in una posizione arbitrale la candidata indipendente Antonella Musatti, unica eletta fra i candidati al di fuori degli schieramenti.‎
Ogni ipotesi, anche sull’assegnazione della Presidenza resta aperta e la costruzione di un equilibrio stabile si annuncia complicata non solo dai dati numerici, ma anche dalle tensioni moltiplicatesi nel corso di una campagna elettorale molto accesa e esacerbate da interventi e influenze provenienti da ambienti estranei a quelli della realtà ebraica milanese.
‎Comincia così a delinearsi il futuro del Consiglio della Comunità ebraica di Milano, chiamato a gestire una delicatissima situazione di crisi economica, organizzativa e politica.
Si sono conclusi poche ore fa gli scrutini per l’elezione della nuova dirigenza comunitaria, svoltisi nella giornata di ieri. I risultati ancora non considerati ufficiali, vedono la nomina di otto Consiglieri per parte per le due liste WellCommunity e Ken/Lechaim a cui si aggiunge – a completare il quadro di 17 membri del Consiglio – Antonella Musatti, candidatasi da sola.
Il primo degli eletti risulta Raffaele Besso, Assessore al Bilancio del Consiglio precedente nonché capolista di WellCommunity, seguito da Milo Hasbani, capolista di Lechaim, e da Musatti. Poi l’ordine provvisorio prevede Davide Hazan, Sara Modena, Claudia Terracina, Daniele Misrachi, Rami Galante, Vanessa Alazraki, Davide Romano, Ilan Boni, Daniele Schwarz, Joyce Bigio, Margherita Sacerdoti, Davide Nassimiha, Andrea Levi e Gadi Schoenheit.
Primo dei non eletti, a distanza di una decina di voti, Michele Boccia della lista Community in Action. Oltre a lui, rimangono fuori, stando così le cose, un candidato per ciascuna delle due liste WellCommunity (Daniele Leoni) e Ken/Lechaim (Massimiliano Tedeschi), che avevano presentato 9 nomi da eleggere (il massimo consentito), assieme ai candidati delle liste Pro Israele per la Comunità, Community in Action e Shalom.
Bisognerà in ogni caso attendere la serata di oggi per avere la proclamazione ufficiale degli eletti.
Per quanto riguarda l’affluenza, si attesta sulle percentuali delle scorse elezioni (2012), attorno al 35 per cento, ed inferiore al 41,5 raggiunto nel 2010. Molti elettori, in questa tornata, hanno fatto uso della possibilità di votare nomi appartenenti a liste diverse (fino ad un massimo di nove).


Daniel Reichel

(Nelle immagini, Raffaele Besso, Antonella Musatti e Milo Hasbani).

LAUREA ad honorem AL TESTIMONE DELLA SHOAH
Mazal tov Piero!
L'Università del Molise si inchina Piero Terracina, 86 anni, cui è stata conferita quest'oggi la laurea honoris causa in Scienze della Formazione Primaria per lo straordinario lavoro di testimonianza della Shoah compiuto in questi anni. Promotore dell’iniziativa il professor Vincenzo Di Nuoscio, docente di filosofia e direttore del dipartimento di Scienze Umane, Sociali e della Formazione dell'ateneo, che a Pagine Ebraiche aveva raccontato: “Questo riconoscimento, cui vorremmo dare rilievo nazionale, testimonia il sentimento di gratitudine che tutta Italia deve avere nei confronti di persone come Piero Terracina”.
Ad accogliere il riconoscimento una moltitudine di studenti e docenti, il Testimone della Shoah Sami Modiano, le rappresentanze della Comunità ebraica romana e dell'ambasciata d'Israele in Italia, la dirigenza del Museo della Shoah di Roma, Progetto Memoria, la Comunità di Sant'Egidio, le delegazioni dell'Aned e di altre realtà impegnate nella difesa dei valori democratici e dell'antifascismo.
“Da almeno trent’anni – sottolinea Di Nuoscio – Terracina si è dedicato con tutte le forze a trasformare i ricordi della sua esperienza personale in una memoria collettiva e condivisa, che ha trasmesso a un numero impressionante di giovani, incontrati nelle scuole, nelle università e ovunque è stato possibile”.
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il presidente ugei alle nazioni unite
"L'Onu discrimina Israele"
Talia Bidussa, presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, ha parlato questa mattina nel corso dell’Assemblea del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite che si sta svolgendo in questi giorni a Ginevra. Bidussa ha parlato durante l’Articolo 7, il punto dell’agenda durante il quale si discute della “Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati”. 
"Non vi è nessun altro Paese che sieda nel Consiglio per i diritti umani contro il quale si rivolgano tante segnalazioni e si prendano risoluzioni quanto avviene per Israele: la quantità di energia, denaro, attenzione spesi per discutere la situazione israeliana si mostra a questo punto chiaramente discriminatoria, specialmente considerato il massiccio numero di violazioni dei diritti umani che questo Consiglio ignora", ha sottolineato Bidussa.
Nella giornata di domani parlerà di fronte al Consiglio a nome degli studenti ebrei d'Europa anche il direttore Eujs Jonathan Keyson, nel corso dell’Articolo 9 dedicato a “Razzismo, discriminazione razziale, xenofobia, e altre relative forme d’intolleranza, seguito e implementazione della Dichiarazione di Durban e del Programma d’Azione”.
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informazione - international edition
Uniti contro il terrorismo
Le istituzioni ebraiche di Torino al fianco della città nel ricordare i drammatici avvenimenti di Tunisi, dove ha perso la vita anche un dipendente comunale e dove sono scampati per miracolo alla strage Alberto e Anna Di Porto, genitori del rabbino capo del capoluogo piemontese, come viene raccontato nell’edizione internazionale di Pagine Ebraiche. “La Comunità Ebraica di Torino si stringe in un forte abbraccio le famiglie delle vittime del barbaro attentato di Tunisi‎ ed è fraternamente vicina ai feriti, cui augura una pronta guarigione. La minaccia del terrorismo, che tocca ormai tutti, mira a distruggere ogni possibilità di civile convivenza tra i popoli e le fondamenta stesse della nostra democrazia” il messaggio del presidente Dario Disegni.
Comunità ebraiche al cuore della vita cittadina. Così per il pubblico internazionale i commenti del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni all’annuncio di Jorge Bergoglio di indire un Giubileo dedicato alla misericordia. L’evento potrà senz’altro essere un’occasione di dialogo, secondo il parere del rav, che ha specificato però che “L’Anno Santo straordinario è un evento assolutamente cattolico: noi siamo un’altra religione e seguiamo l’evento con simpatia e interesse ma siamo soltanto spettatori di questa scelta importante”.
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qui torino - appuntamento sul lago sirio
Uno Shabbat per stare insieme
Aumenta di anno in anno la partecipazione allo shabbaton che porta la comunità di Torino a ritrovarsi per tre giorni di studio e divertimento sulle sponde del lago Sirio, vicino ad Ivrea.
Il tema dell’ultima edizione, appena conclusasi, era “Di generazione in generazione. Il rapporto tra le generazioni nell’ebraismo: responsabilità, continuità, discontinuità e trasformazioni”. Un argomento evidentemente molto sentito, declinato in incontri, conversazioni, lezioni e momenti di gioco che hanno coinvolto adulti e ragazzi in tre giornate intense, emozionanti e divertenti.
La partecipazione del rabbino capo Ariel Di Porto, che insieme alla sua famiglia si è unito a Rav Eliahu e Renana Birnbaum, ha aggiunto un motivo di gioia, a mostrare come, un passo dopo l’altro, la comunità abbia preso una direzione chiara e stia procedendo con fermezza verso una ritrovata serenità.


Nello scatto, di Renzo Levi, uno dei tanti momenti di confronto e intrattenimento dello shabbaton
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 Oltremare - Mar Rosso
Ai buoni ebrei, si sa, piace la storia, e se non quella con la S maiuscola, almeno quella che ci tocca personalmente, trasmessa di generazione in generazione, con buon peso di approssimazione ma basi forti.
Non si spiegherebbe altrimenti la tignosa costanza con la quale ogni santo anno che Dio manda in terra, tutto il popolo d’Israele, i religiosi e i laici, sefarditi e ashkenaziti, si siede a raccontare e farsi raccontare quel pezzetto di Storia che ci ha resi popolo a tutti gli effetti.
Per molti, la parte più scenografica dell’uscita dall’Egitto, il passaggio del Mar Rosso, ha un posto d’onore nel racconto e nella tradizione, e non solo durante il Seder.
Già a fine gennaio, quando si legge la Parashà di Beshallach, inizia l’”Operazione Pesach”: viene naturale cominciare a fare programmi per il Seder, mentre si prepara in cucina il Frisensal, o Ruota del Faraone, e quando poi al sabato mattina si legge dell’uscita dall’Egitto, si parla di azzime e di Mar Rosso che si apre, per miracolo o pragmatismo divino.


Daniela Fubini, Tel Aviv
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