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2 Aprile 2015 - 13 Nissan 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Jonathan Sacks,
rabbino
Il pane condiviso non è più il pane dell'afflizione. Ogni volta che raggiungiamo e tocchiamo le vite degli altri, dando aiuto a chi ha bisogno e speranza a chi ne ha persa, portiamo la libertà nel mondo. E con la libertà, Dio.
 
Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
La ventesima Knesset è stata inaugurata festosamente ieri. Il primo giorno è tradizionalmente quello dei sorrisi e degli abbracci. Per due ore il laburista Amir Perez ha svolto la funzione rituale di presidente del Parlamento in quanto deputato con maggiore anzianità, sostituito poi dal rieletto speaker permanente Yuli Edelstein del Likud. Israele si è dato una Knesset molto divisa e combattiva. Una ventina i deputati della zona di Gerusalemme e altrettanti quelli di Tel Aviv, circa 25 quelli delle città della pianura centrale, una decina quelli di Giudea e Samaria, una decina anche quelli del sud, una dozzina quelli del nord, più i rappresentanti dei kibbuzim e dei moshavim sparsi un po’ dappertutto, e quelli delle città e cittadine arabe. Questa Knesset non proprio rappresentativa della geografia dei suoi abitanti nelle prossime settimane dovrà dara vita a un governo di coalizione. Sarà un governo complicato fin dalla nascita per via del grande frazionamento dei partiti e delle richieste per lo più di politica economica incompatibili le une con le altre. Il Likud sembra meno impegnato a fare proposte programmatiche di quanto non sia nel dirimere la competizione fra i partiti e all’interno dello stesso Likud per i posti di ministro. Molti i pretendenti e alte le ambizioni di ciascuno. Se prevalesse l’idea di confermare la legge attuale che limita a 18 i posti ministeriali, la soluzione sarà difficilissima, e molti saranno i delusi. Sarà questa la prima prova di Benjamin Nethanyahu. Rigore amministrativo e molti malcontenti in casa, o posti per tutti a spese del bilancio pubblico?
 
L'Isis vede Damasco
Prosegue l’avanzata dell’Isis, che conquista il campo profughi di Yarmuk, ad appena otto chilometri dal centro di Damasco (i cui palazzi del potere sono adesso sotto tiro). Yarmuk è anche un luogo simbolo della sofferenza della popolazione siriana: controllato da forze ribelli, dal 2012 è assediato dalle forze governative. “Ci sono vittime che pare assorbano in sé tutto il dolore e il peso del cosmo. Come a Yarmuk, assediato da anni dall’esercito di Bashar, bastione ribelle e palestinese, doppia colpa per il regime, che ha cercato di annientarlo con le bombe e ucciderlo con la fame” scrive sulla Stampa Domenico Quirico.
Ed è terrore anche ad Istanbul, dove proseguono gli attacchi a partiti e istituzioni: ieri un uomo armato è entrato nella sede dell’Akp (il partito di Erdogan), mentre una coppia di terroristi ha cercato di fare irruzione nella questura centrale. La donna è stata uccisa, l’uomo arrestato. Due gli allarmi bomba, inoltre, su altrettanti voli Turkish Airlines. In entrambi i casi non è stato rinvenuto alcun ordigno, ma la tensione resta altissima. “Gli eventi hanno contribuito ad alimentare l’isteria collettiva. In questo momento, la Turchia, più che non essere sicura, appare come una nazione molto fragile”, si legge su Avvenire.
“Teheran non ha offerto impegni tangibili” e in caso di mancato accordo il regime “potrebbe subire un aggravamento di sanzioni”. Così il portavoce della Casa Bianca mentre sono in corso a Losanna i negoziati sul nucleare iraniano. L’ultima sospensione dei lavori questa notte, in prossimità dell’alba. “Sul fondo – scrive il Corriere – emerge soprattutto il profondo divario culturale, scavato da quasi quattro decenni di ostilità e reciproca demonizzazione tra i due principali protagonisti, Stati Uniti e Iran, che nessuna chimica personale, come quella creatasi tra i due ministri degli Esteri, John Kerry e Mohammad Javad Zarif, può colmare in così breve tempo”. Il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni intanto dichiara: “Siamo a favore di un buon accordo a Losanna ma ciò non significa sostenere le posizioni iraniane. Non accetteremo un’intesa a qualunque costo” (La Stampa)”.
 
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Leggere per crescere
Si intitola “Leggere per crescere” il dossier di aprile - scaricabile cliccando qui - , che ogni anno Pagine Ebraiche dedica alla letteratura per bambini e ragazzi in occasione della Bologna Childen’s Book Fair, la più importante fiera sulla letteratura per l’infanzia, dove il giornale, insieme a DafDaf, sarà distribuito in tutti i padiglioni. E nel programma della BCBF compaiono diversi incontri organizzati e promossi dalla redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: martedì 31, al Caffè degli Autori, Anna Castagnoli, Nadia Terranova, Paolo Cesari e Luisa Valenti si confronteranno sulla difficoltà di raccontare ai bambini “ciò che non si deve dire”, in una tavola rotonda promossa e coordinata dalla redazione di DafDaf. Nel programma “fuori salone” sono invece inseriti il laboratorio dedicato alla versione per bambini di “Portico d’Ottavia”, la suggestiva storia di un palazzo nel cuore del ghetto di Roma condotto dall’autrice, la storica Anna Foa, e con l’illustratore Matteo Berton, al Museo Ebraico della città, e la mostra su Rutu Modan, che aprirà negli stessi giorni sempre al MEB. Tra le pagine del dossier spunti per tante letture, fra grandi classici e alcune novità: dall’autobiografia di Leo Lionni “Tra i miei mondi” all’intramontabile “I ragazzi della via Pal”, raccontato da Franco Palmieri. Esistono libri per bambini anche piccoli che siano senza immagini? Ebbene sì, e la provocazione è firmata dall’americano B.J. Novak, autore di “The Book with No Pictures”, a riprova del valore della parola, fonte prima di intelligenza e di incanto. Si parla poi di Patrick Modiano, recente premio Nobel per la letteratura autore di “Caterina Certezza” illustrato da Sempé, e non mancano storie dedicate a identità e libertà, per leggere, per crescere.
 
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  davar
PESACH 5775
Appuntamento con la libertà
Cari amici,
forse più di qualsiasi altra festa Pesach costituisce un formidabile richiamo al valore della libertà, alla forza dirompente che questa ha nelle nostre vite, ma anche ai sacrifici che la sua conquista può comportare.
La libertà non è infatti un bene stabile e scontato, ma una conquista quotidiana. Un bene da coltivare, tutelare, difendere dalle minacce di chi, ancora oggi, vorrebbe imporre modelli non compatibili con i valori su cui si fondano le società democratiche. Un bene di cui è parte integrante la libertà di manifestazione del pensiero e di cui non dobbiamo comprendere il valore solo quando, per disgrazia, venisse a mancare.
Le cronache di questi mesi, segnate da molti lutti e sofferenze, hanno portato all'attenzione della pubblica opinione il fatto che è in corso un attacco ai diritti fondamentali che colpisce o può colpire in modo indiscriminato chiunque.
Parlare e agire con chiarezza. Essere ambasciatori di luce, vitalità e progresso e coinvolgere l'intera società in modo che nessun gruppo possa trovarsi o possa percepire alcuna forma di isolamento fisico, culturale o sociale. Una sfida che diventa ancora più forte e simbolica in questi giorni di festa.

Pesach Kasher Ve Sameach

Renzo Gattegna,

presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
qui roma
25 aprile, monito dell'Aned

"Noi che rappresentiamo gli ex deportati, sommersi e salvati, nei campi nazisti, sia politici che razziali, non possiamo accettare che lo spirito e i significati del 25 aprile, della Resistenza e della Liberazione vengano totalmente snaturati e addirittura fatti divenire atto di accusa contro le vittime stesse del nazifascismo. Non possiamo accettare che rappresentati della lotta partigiana, della Liberazione, siano messi al bando solo ed esclusivamente per intolleranza".
È quanto si legge in una nota diffusa dall'Aned-Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti per annunciare
il proprio rifiuto a sfilare in occasione del corteo romano del 25 aprile, dove da anni ormai si registrano episodi discriminatori nei confronti dei sostenitori della Brigata Ebraica, il corpo di volontari giunti dall'allora Palestina mandataria che diede un contributo fondamentale alla Liberazione d'Italia. La decisione, si legge, è scaturita a seguito di una riunione svoltasi negli scorsi giorni presso la Casa della Memoria e della Storia della Capitale caratterizzata da "lunghe ore  di discussione conflittuale con le organizzazioni presenti, molte delle quali non si capisce a che titolo" in cui le minacce e gli insulti hanno prevalso ed evidenziato "gli stessi inaccettabili presupposti che, nelle passate edizioni, hanno dato luogo a veri e propri episodi di intolleranza".
Tra le associazioni di cui si segnala la presenza alla riunione romana Fronte Palestina, Rete Romana Palestina e Rappresentanza Palestina in Italia.


a.s twitter @asmulevichmoked
ISRAELE - AGGREDITO UN SOLDATO di tsahal
Sicurezza, si alza la soglia
Questa mattina un soldato dell'esercito israeliano è stato aggredito da un palestinese armato di coltello vicino al posto di blocco di Oranim, nei pressi della West Bank (20 chilometri a est di Tel Aviv). Il soldato, 22 anni, ha riportato ferite lievi alla testa e alla spalla, ha dichiarato il portavoce di Tsahal, ed è riuscito ad immobilizzare immediatamente l'aggressore. Quest'ultimo stava cercando di varcare il confine con la Cisgiordania ed entrare illegalmente in Israele assieme ad altri sei palestinesi. Il gruppo è stato intercettato da una pattuglia israeliana e, nel corso dell'arresto, si è svolta l'aggressione. Il soldato ferito è stato subito medicato sul luogo dai medici del Maghen David Adom e poi portato per accertamenti all'ospedale Belinson di Petah Tikvah. È cosciente e in buone condizioni.
L'aggressione di oggi arriva a 24 ore dall'inizio della festività ebraica di Pesach e le autorità israeliane hanno alzato il livello di sicurezza per cercare di evitare eventuali attentati dei così detti lupi solitari: attacchi di singoli terroristi palestinesi che armati di coltello o a bordo di auto aggrediscono i civili israeliani.
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LA FAMIGLIA ricevuta AL QUIRINALE
Nel nome di Stefano Gaj Taché
Cordiale incontro in Quirinale tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e i familiari di Stefano Gaj Taché, il bambino di due anni ucciso in occasione dell’attentato palestinese alla sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982.
Il capo dello Stato ha accolto nella sua residenza i genitori Joseph e Daniela, la nonna Tina, il fratello Gadiel (sopravvissuto allo stesso attacco). Presenti, tra gli altri, anche il rabbino capo Riccardo Di Segni e il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici.
“Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano”, le parole pronunciate dal presidente Mattarella durante il suo discorso di insediamento in febbraio.
 
pesach 5775
Al ritmo delle Dieci Piaghe
Mentre come avviene ormai a ogni festività ebraica i Maccabeats invadono il web ballando e facendo smorfie mentre cantano a cappella rifacimenti a tema di canzoni pop, chi in questi giorni cerca qualcosa di più originale da allegare ai suoi auguri può invece scegliere tra uno dei dieci video pubblicati da Nina Paley. L’artista statunitense ha creato un brevissimo cartone animato musicale per ognuna delle piaghe d’Egitto, ma in realtà questi sono frammenti di un progetto più ambizioso e andranno a comporre una soltanto delle scene di un unico lungometraggio sulla storia di Pesach.
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J-CIAK
Il campione in America
“Rischieresti la vita per salvare uno sconosciuto? E poi non ne parleresti mai?”. È il promo con cui arriva nelle sale americane la bella storia di Gino Bartali, campione nello sport come nella vita. A raccontarla è “My Italian Secret: The Forgotten Heroes” di Oren Jacoby, già presentato a Roma lo scorso autunno, che racconta l’impegno di quegli italiani che, come il campionissimo, si spesero per salvare gli ebrei dalle persecuzioni nazifasciste. Attraverso testimonianze e interviste a testimoni dell’epoca e la voce narrante di Isabella Rossellini, emergono storie di altruismo e abnegazione e s’illumina un tratto della storia ebraica italiana che negli Stati Uniti è ancora poco conosciuta.

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QUI ROMA
Emanuele Pacifici, ricordo vivo
A un anno dalla scomparsa, Comunità ebraica raccolta nel ricordo di Emanuele Pacifici (1931-2014), memoria storica della kehillah romana e padre del suo attuale presidente Riccardo. L’occasione un limmud svoltosi nella sinagoga Bet Michael di Monteverde con la partecipazione di numerosi Maestri: il rabbino capo Riccardo Di Segni, i rabbini Alberto Funaro, Vittorio Della Rocca e Roberto Colombo, il rabbino e neuropsichiatra Gavriel Levi, il maskil Gadi Piperno. In sala anche il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
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  pilpul
Setirot - Un po' di Mosè
Una volta ho letto, purtroppo non ricordo dove, che c'è un po' di Mosè in ogni individuo che cerca di fuggire per vivere meglio altrove nell'interesse delle generazioni future. Già, cerchiamo di non dimenticarlo. Hag Pesach sameach a tutti.

Stefano Jesurum, giornalista
Time out - Aliyah
Che sia sui social network o sui giornali non c’è occasione in cui non si ascolti qualcuno criticare la scelta di molti ebrei di emigrare in Israele per ragioni economiche e politiche. Urlano i defensor fidei del sionismo duro e puro (che neanche conoscono) che l’aliyah si fa esclusivamente per ragioni ideologiche. Si indignano se il premier israeliano invita gli ebrei europei a tornare a casa dopo gli attentanti perché neanche l’antisemitismo è una ragione valida ritornare in Israele. Insomma, in Israele si sale solo per valori, come se uno in difficoltà economiche o stremato dall’antisemitismo che cresce scegliesse Israele con la stessa logica con cui sceglierebbe di andare a vivere in Germania o in Nicaragua.

Daniel Funaro
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