Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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La
prossimità di due eventi, tale da rendere il secondo in un certo senso
contestuale al primo, è halakhikamente determinata. La misura è “tokh
kedè dibbur”, “entro il tempo di una parlata”, identificata dai Maestri
nelle parole “Shalom alecha rabbì”, “pace a te, mio Maestro” Questa
espressione, mi sembra, esprime dunque nella forma più sintetica e più
significativa il senso di ogni tipo di attaccamento. Shalom alecha
rabbì Toaff.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Della
giornata di ieri bisogna portare a casa la sorpresa: di trovarsi in
tantissimi; di pensare che forse per la prima volta, il 25 aprile non
era "contro", ma era “per”; non era una chiamata allarmata con la gente
con gli occhi sbarrati ma si trattava di festeggiare. È ancora presto
per dirlo, ma forse ieri era una giornata di festa, per davvero, come
devono esser le feste.
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25 aprile, festa in piazza
con la Brigata Ebraica
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Il
ricordo di Enzo Sereni, partigiano sionista, ha aperto le celebrazioni
del 70esimo anniversario del 25 aprile. A rendergli un “affettuoso
omaggio”, come scrive il quotidiano Repubblica, il presidente della
Repubblica Sergio Mattarella nel corso del suo discorso al Teatro
Piccolo di Milano durante la cerimonia per la festa della Liberazione.
E a Milano, nel tradizionale corteo per il 25 aprile, tra i vessilli
protagonisti c’era quello della Brigata Ebraica, emblema dei 5mila
volontari arrivati in Italia dalla Palestina mandataria per liberare
l’Italia dal nazifascismo. Alle bandiere che ricordavano quel
contributo, come scrive Stefano Jesurum sul Corriere, è stato riservato
un caldo applauso, che ha coperto gli insulti dei gruppi propal,
riunitisi come ogni anno a piazza San Babila per provocare. “Ma alla
fine ha vinto (di nuovo) la libertà”, sottolinea il titolo del commento
di Jesurum, in cui si ricorda come per la prima volta la Brigata
Ebraica sia stata accompagnata dal Partito Democratico durante il
corteo. Contro gli insulti degli antagonisti alla Brigata Ebraica –
insulti che hanno colpito anche l’Aned che sfilava con i cartelli con i
nomi dei campi di sterminio – si è espresso il primo ministro Matteo
Renzi, sottolineando la sua solidarietà nei confronti dei manifestanti
che hanno ricordato le gesta di quei cinquemila uomini. “Oggi per gli
ebrei si celebra una doppia Liberazione, quella dal nazifascismo e
quella dalla Shoah. Chi contesta questo, contesta la storia”, ha
commentato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Renzo Gattegna, rilanciato da diversi quotidiani tra cui Avvenire, il
Messaggero, La Stampa e il Giornale. Sull’Osservatore Romano, la nota
del presidente Gattegna diffusa a 24 ore dalle celebrazioni del 25
aprile in cui si sottolineava la concomitanza della Festa con lo
shabbat, impedendo così una “partecipazione attiva” alle cerimonie
ufficiali e “la necessità di mantenere la massima coesione e
collaborazione tra tutte le forze democratiche e antifasciste”.
Gli applausi milanesi alla Brigata ebraica. Sul Corriere, la
soddisfazione di Daniele Nahum, esponente Pd, già portavoce della
Comunità ebraica milanese, nonché tra i fautori della decisione del
Partito democratico di sfilare al fianco della Brigata Ebraica.
“Eravamo oltre 700. Abbiamo avuto tanti applausi. Per noi è un
risultato incredibile”. Al suo fianco, riporta il Corriere, c’era
“quasi tutta la giunta milanese, la vicesindaco Ada Lucia De Cesa-ris,
i colleghi Del Como e Granelli” e “da Roma sono arrivati a dar man
forte i deputati Emanuele Fiano, Lia Quartapelle, Ivan Scalfarotto,
Gennaro Migliore”. Di buona notizia parla Emanuele Fiano, intervistato
da Francesca Nunberg sul Messaggero, ricordano che ieri “i contestatori
erano 200 contro decine di migliaia di manifestanti anche della
sinistra italiana che non la pensano così” (su Repubblica Milano una
ricostruzione dei fatti di ieri). Fiano mette però in guardia dai
sentimenti antisionisti e antisemiti e dall’ignoranza di chi contesta
la Brigata Ebraica.
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25 aprile - a settant'anni dalla liberazione
Festa in piazza con la Brigata
“Brigata
Ebraica, brigata di eroi che combatterono nella Resistenza”. Si è
aperto con l'omaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella
alla Brigata Ebraica il 70esimo anniversario della Liberazione italiana
dal nazifascismo. Dal palco del Piccolo Teatro di Milano, il presidente
Mattarella ha ricordato Enzo Sereni, partigiano sionista, e i
cinquemila volontari ebrei che combatterono durante la guerra per
liberare l'Italia. Poche ore dopo dietro alla bandiera con la stella di
Davide, simbolo del coraggio di quegli uomini, centinaia di persone
hanno sfilato lungo le strade di Milano, applaudite calorosamente dai
passanti. Gli sparuti gruppi antagonisti, schieratisi a piazza San
Babila e armati di striscioni e insulti, sono stati sovrastati dal
fiume di persone che hanno invece voluto dare il proprio appoggio alla
Brigata Ebraica. Anche nella Capitale, nonostante le polemiche della
vigilia, le celebrazioni per il 25 aprile sono state un successo, con
la manifestazione principale in Campidoglio dedicata simbolicamente
alla memoria di rav Elio Toaff, rabbino emerito di Roma e partigiano, e
a Massimo Rendina, noto come il comandante Max e uomo simbolo della
Resistenza.“Oggi per gli ebrei si celebra una doppia Liberazione,
quella dal nazifascismo e quella dalla Shoah. Chi contesta questo,
contesta la storia”, ha dichiarato il presidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in merito alla manifestazione
di Milano. A quest'ultima ha partecipato con un'intensa rappresentanza
il mondo ebraico italiano. Fra i tanti si notavano il vicepresidente
UCEI Roberto Jarach, il Consigliere dell'Unione Giorgio Mortara, il
presidente della Comunità ebraica di Milano Milo Hasbani e i
Consiglieri della Keillah milanese Joyce Bigio, Davide Hazan,
Andrea Levi, Daniele Misrachi, Sara Modena, Davide Romano, Gadi
Schoenheit e Claudia Terracina.
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qui ferrara - la festa del libro ebraico
La notte della libertà
Centinaia
di ferraresi ad accogliere una nuova edizione della Festa del libro
ebraico in Italia, apertasi ieri sera con l'orgoglio del suo presidente
Riccardo Calimani che, dal palco allestito al Chiostro di San Paolo, ha
sottolineato come punto d'onore il fatto che la manifestazione “marci
ormai con le sue gambe”. Al suo fianco il sindaco di Ferrara Tiziano
Tagliani, il rabbino capo Luciano Caro, il consigliere parlamentare
Daniele Ravenna, l'assessore regionale Massimo Mezzetti.
Punto di partenza della Festa, inaugurata nelle stesse ore in cui
l'Italia celebrava il 70esimo anniversario della Liberazione dal
nazifascismo, l'avvio di una riflessione ad ampio raggio sul valore
della libertà, sulla coscienza antifascista e sulla consapevolezza
storica della cittadinanza italiana. “Siamo sicuri che questa
Liberazione sia davvero autentica e profonda?” si è chiesto Calimani
facendo riferimento ad alcune controverse vicende dell'attualità, non
ultima la decisione della Corte Costituzionale di mantenere il busto
che celebra il suo presidente Gaetano Azzariti, che fu a capo tra gli
altri del Tribunale della Razza.
Duplice “l'omaggio alla libertà” proposto al pubblico: un concerto del
gruppo torinese Mishkalè all'interno del Chiostro, una passeggiata nei
luoghi della memoria ferrarese che si è conclusa con una visita alla
mostra “Torah, fonte di vita”, curata da Sharon Reichel nei locali del
Museo dell'ebraismo italiano e della Shoah.
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qui ferrara - il premio pardes
Grandi storie da raccontare
Grandi
libri, grandi autori protagonisti del premio culturale Pardes istituito
dalla Fondazione Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah
per rendere omaggio a chi valorizza e diffonde la conoscenza della
tradizione e dei valori ebraici nell'opinione pubblica. Sul palco il
Testimone della Shoah Sami Modiano (premio alla carriera) e la storica
Anna Foa (premio alla saggistica). L'editore Ernesto Franco ha invece
ritirato, per conto di Einaudi, il riconoscimento assegnato al Nobel
per la Letteratura 2014 Patrick Modiano.
Moderati dal giornalista Marco Contini e accolti sul palco dal
presidente del Meis Riccardo Calimani, i premiati hanno ripercorso gli
elementi essenziali della loro attività di ricerca storica e
testimonianza. Le tante pagine di storia dell'Italia ebraica da
comporre e ricomporre (Foa), l'impegno per tenere viva la sfida della
Memoria (Modiano). Un impegno salutato con un lungo applauso dal folto
pubblico accorso al Chiostro di San Paolo in questa prima giornata di
incontri.
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qui ferrara
Gino Bartali, il Giusto
Si
è aperta con un incontro sul campione di ciclismo Gino Bartali,
insignito da Yad Vashem del titolo di Giusto tra le Nazioni, la sesta
edizione della Festa del Libro ebraico di Ferrara. A ripercorrere
questa mattina la storia di Ginetaccio, che negli anni della guerra si
adoperò per salvare i perseguitati dal regime nazifascista, ebrei e
non, i giornalisti Alfredo De Girolamo e Leonildo Turrini, moderati dal
redattore dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Adam Smulevich,
che, assieme a Sara Funaro, si era fatto portavoce di un appello per
nuove testimonianze in favore del coraggio di Bartali dalle colonne del
giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche e aveva raccolta la
testimonianza inedita di Giorgio Goldenberg.
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25 aprile - celebrazioni a piangipane
In ricordo della Brigata Ebraica
"La
bandiera originale della Brigata ebraica è esattamente la stessa
adottata in seguito dallo Stato di Israele. Una bandiera tanto
contestata che settanta anni fa simboleggiò per la Romagna la
Liberazione e la speranza", con queste parole Romano Rossi, presidente
dell'Associazione Nazionale Reduci della Friuli ha aperto la giornata
dedicata al ricordo dei caduti della Brigata ebraica nel cimitero di
Piangipane, Ravenna. A ricordare i soldati ebrei che combatterono con
l'Ottava armata inglese, un gruppo di membri della Comunità ebraica di
Roma ma anche da Bologna e Firenze. Il sindaco di Ravenna Fabrizio
Matteucci ha poi aggiunto: "Sono desolato per le contestazioni alla
Brigata nei cortei di ieri a Milano e Cagliari. Voglio ricordare uno
degli eroi della Resistenza ravennate Arrigo Boldrini che disse: noi
abbiamo combattuto per chi c'era, per chi non c'era e anche per chi non
era dalla nostra parte". Conclusioni da parte del presidente della
Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici: "La Brigata ebraica è la
risposta a chi accusa il popolo ebraico di essere vittimista. E non
dobbiamo dimenticare che anche gli ebrei italiani fecero la Resistenza:
uno su tutti Marco Moscati, ucciso nell'eccidio delle Fosse Ardeatine".
Presenti anche il vice presidente della comunità ebraica romana Giacomo
Moscati, la vice presidente della Comunità ebraica di Bologna Deborah
Romano Menasci e il consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche
David Menasci.
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Il genocidio degli armeni
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Dunque
fu un genocidio, quello che si consumò ai danni della comunità
nazionale armena. E lo fu non solo per la modalità sistematica e
l’intenzionalità politica che lo sorresse bensì per l’evoluzione di
quei fatti che portarono, nel corso del tempo, a una tale soluzione
tanto drastica quanto, nelle intenzioni dei suoi esecutori, definitiva.
La ricostruzione delle premesse storiche e politiche, quindi, è
fondamentale. Poiché alla sua origine c’è la definizione di una
‘questione armena’, che parrebbe, agli occhi nostri, quanto meno per
alcuni aspetti, anticipare la ancora più sinistra ‘questione ebraica’.
Quest’ultima, alcuni decenni dopo, sarebbe divenuta il paradigma
genocidiario per eccellenza. Con alcuni antecedenti, che trovano in ciò
di cui stiamo facendo oggetto di ragionamento, un ancoraggio
significativo.
Claudio Vercelli
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