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26 aprile 2015 - 7 Iyar 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
La prossimità di due eventi, tale da rendere il secondo in un certo senso contestuale al primo, è halakhikamente determinata. La misura è “tokh kedè dibbur”, “entro il tempo di una parlata”, identificata dai Maestri nelle parole “Shalom alecha rabbì”, “pace a te, mio Maestro” Questa espressione, mi sembra, esprime dunque nella forma più sintetica e più significativa il senso di ogni tipo di attaccamento. Shalom alecha rabbì Toaff.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Della giornata di ieri bisogna portare a casa la sorpresa: di trovarsi in tantissimi; di pensare che forse per la prima volta, il 25 aprile non era "contro", ma era “per”; non era una chiamata allarmata con la gente con gli occhi sbarrati ma si trattava di festeggiare. È ancora presto per dirlo, ma forse ieri era una giornata di festa, per davvero, come devono esser le feste.
25 aprile, festa in piazza
con la Brigata Ebraica
Il ricordo di Enzo Sereni, partigiano sionista, ha aperto le celebrazioni del 70esimo anniversario del 25 aprile. A rendergli un “affettuoso omaggio”, come scrive il quotidiano Repubblica, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso del suo discorso al Teatro Piccolo di Milano durante la cerimonia per la festa della Liberazione. E a Milano, nel tradizionale corteo per il 25 aprile, tra i vessilli protagonisti c’era quello della Brigata Ebraica, emblema dei 5mila volontari arrivati in Italia dalla Palestina mandataria per liberare l’Italia dal nazifascismo. Alle bandiere che ricordavano quel contributo, come scrive Stefano Jesurum sul Corriere, è stato riservato un caldo applauso, che ha coperto gli insulti dei gruppi propal, riunitisi come ogni anno a piazza San Babila per provocare. “Ma alla fine ha vinto (di nuovo) la libertà”, sottolinea il titolo del commento di Jesurum, in cui si ricorda come per la prima volta la Brigata Ebraica sia stata accompagnata dal Partito Democratico durante il corteo. Contro gli insulti degli antagonisti alla Brigata Ebraica – insulti che hanno colpito anche l’Aned che sfilava con i cartelli con i nomi dei campi di sterminio – si è espresso il primo ministro Matteo Renzi, sottolineando la sua solidarietà nei confronti dei manifestanti che hanno ricordato le gesta di quei cinquemila uomini. “Oggi per gli ebrei si celebra una doppia Liberazione, quella dal nazifascismo e quella dalla Shoah. Chi contesta questo, contesta la storia”, ha commentato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, rilanciato da diversi quotidiani tra cui Avvenire, il Messaggero, La Stampa e il Giornale. Sull’Osservatore Romano, la nota del presidente Gattegna diffusa a 24 ore dalle celebrazioni del 25 aprile in cui si sottolineava la concomitanza della Festa con lo shabbat, impedendo così una “partecipazione attiva” alle cerimonie ufficiali e “la necessità di mantenere la massima coesione e collaborazione tra tutte le forze democratiche e antifasciste”.

Gli applausi milanesi alla Brigata ebraica. Sul Corriere, la soddisfazione di Daniele Nahum, esponente Pd, già portavoce della Comunità ebraica milanese, nonché tra i fautori della decisione del Partito democratico di sfilare al fianco della Brigata Ebraica. “Eravamo oltre 700. Abbiamo avuto tanti applausi. Per noi è un risultato incredibile”. Al suo fianco, riporta il Corriere, c’era “quasi tutta la giunta milanese, la vicesindaco Ada Lucia De Cesa-ris, i colleghi Del Como e Granelli” e “da Roma sono arrivati a dar man forte i deputati Emanuele Fiano, Lia Quartapelle, Ivan Scalfarotto, Gennaro Migliore”. Di buona notizia parla Emanuele Fiano, intervistato da Francesca Nunberg sul Messaggero, ricordano che ieri “i contestatori erano 200 contro decine di migliaia di manifestanti anche della sinistra italiana che non la pensano così” (su Repubblica Milano una ricostruzione dei fatti di ieri). Fiano mette però in guardia dai sentimenti antisionisti e antisemiti e dall’ignoranza di chi contesta la Brigata Ebraica.
 
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  davar
25 aprile - a settant'anni dalla liberazione
Festa in piazza con la Brigata
“Brigata Ebraica, brigata di eroi che combatterono nella Resistenza”. Si è aperto con l'omaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Brigata Ebraica il 70esimo anniversario della Liberazione italiana dal nazifascismo. Dal palco del Piccolo Teatro di Milano, il presidente Mattarella ha ricordato Enzo Sereni, partigiano sionista, e i cinquemila volontari ebrei che combatterono durante la guerra per liberare l'Italia. Poche ore dopo dietro alla bandiera con la stella di Davide, simbolo del coraggio di quegli uomini, centinaia di persone hanno sfilato lungo le strade di Milano, applaudite calorosamente dai passanti. Gli sparuti gruppi antagonisti, schieratisi a piazza San Babila e armati di striscioni e insulti, sono stati sovrastati dal fiume di persone che hanno invece voluto dare il proprio appoggio alla Brigata Ebraica. Anche nella Capitale, nonostante le polemiche della vigilia, le celebrazioni per il 25 aprile sono state un successo, con la manifestazione principale in Campidoglio dedicata simbolicamente alla memoria di rav Elio Toaff, rabbino emerito di Roma e partigiano, e a Massimo Rendina, noto come il comandante Max e uomo simbolo della Resistenza.“Oggi per gli ebrei si celebra una doppia Liberazione, quella dal nazifascismo e quella dalla Shoah. Chi contesta questo, contesta la storia”, ha dichiarato il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in merito alla manifestazione di Milano. A quest'ultima ha partecipato con un'intensa rappresentanza il mondo ebraico italiano. Fra i tanti si notavano il vicepresidente UCEI Roberto Jarach, il Consigliere dell'Unione Giorgio Mortara, il presidente della Comunità ebraica di Milano Milo Hasbani e i Consiglieri della Keillah milanese Joyce Bigio, Davide Hazan, Andrea Levi, Daniele Misrachi, Sara Modena, Davide Romano, Gadi Schoenheit e Claudia Terracina.
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qui ferrara - la festa del libro ebraico
La notte della libertà
Centinaia di ferraresi ad accogliere una nuova edizione della Festa del libro ebraico in Italia, apertasi ieri sera con l'orgoglio del suo presidente Riccardo Calimani che, dal palco allestito al Chiostro di San Paolo, ha sottolineato come punto d'onore il fatto che la manifestazione “marci ormai con le sue gambe”. Al suo fianco il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, il rabbino capo Luciano Caro, il consigliere parlamentare Daniele Ravenna, l'assessore regionale Massimo Mezzetti.
Punto di partenza della Festa, inaugurata nelle stesse ore in cui l'Italia celebrava il 70esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, l'avvio di una riflessione ad ampio raggio sul valore della libertà, sulla coscienza antifascista e sulla consapevolezza storica della cittadinanza italiana. “Siamo sicuri che questa Liberazione sia davvero autentica e profonda?” si è chiesto Calimani facendo riferimento ad alcune controverse vicende dell'attualità, non ultima la decisione della Corte Costituzionale di mantenere il busto che celebra il suo presidente Gaetano Azzariti, che fu a capo tra gli altri del Tribunale della Razza.
Duplice “l'omaggio alla libertà” proposto al pubblico: un concerto del gruppo torinese Mishkalè all'interno del Chiostro, una passeggiata nei luoghi della memoria ferrarese che si è conclusa con una visita alla mostra “Torah, fonte di vita”, curata da Sharon Reichel nei locali del Museo dell'ebraismo italiano e della Shoah.

qui ferrara - il premio pardes 
Grandi storie da raccontare
Grandi libri, grandi autori protagonisti del premio culturale Pardes istituito dalla Fondazione Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah per rendere omaggio a chi valorizza e diffonde la conoscenza della tradizione e dei valori ebraici nell'opinione pubblica. Sul palco il Testimone della Shoah Sami Modiano (premio alla carriera) e la storica Anna Foa (premio alla saggistica). L'editore Ernesto Franco ha invece ritirato, per conto di Einaudi, il riconoscimento assegnato al Nobel per la Letteratura 2014 Patrick Modiano.
Moderati dal giornalista Marco Contini e accolti sul palco dal presidente del Meis Riccardo Calimani, i premiati hanno ripercorso gli elementi essenziali della loro attività di ricerca storica e testimonianza. Le tante pagine di storia dell'Italia ebraica da comporre e ricomporre (Foa), l'impegno per tenere viva la sfida della Memoria (Modiano). Un impegno salutato con un lungo applauso dal folto pubblico accorso al Chiostro di San Paolo in questa prima giornata di incontri.
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qui ferrara
Gino Bartali, il Giusto 
Si è aperta con un incontro sul campione di ciclismo Gino Bartali, insignito da Yad Vashem del titolo di Giusto tra le Nazioni, la sesta edizione della Festa del Libro ebraico di Ferrara. A ripercorrere questa mattina la storia di Ginetaccio, che negli anni della guerra si adoperò per salvare i perseguitati dal regime nazifascista, ebrei e non, i giornalisti Alfredo De Girolamo e Leonildo Turrini, moderati dal redattore dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Adam Smulevich, che, assieme a Sara Funaro, si era fatto portavoce di un appello per nuove testimonianze in favore del coraggio di Bartali dalle colonne del giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche e aveva raccolta la testimonianza inedita di Giorgio Goldenberg. 

25 aprile -  celebrazioni a piangipane
In ricordo della Brigata Ebraica
"La bandiera originale della Brigata ebraica è esattamente la stessa adottata in seguito dallo Stato di Israele. Una bandiera tanto contestata che settanta anni fa simboleggiò per la Romagna la Liberazione e la speranza", con queste parole Romano Rossi, presidente dell'Associazione Nazionale Reduci della Friuli ha aperto la giornata dedicata al ricordo dei caduti della Brigata ebraica nel cimitero di Piangipane, Ravenna. A ricordare i soldati ebrei che combatterono con l'Ottava armata inglese, un gruppo di membri della Comunità ebraica di Roma ma anche da Bologna e Firenze. Il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci ha poi aggiunto: "Sono desolato per le contestazioni alla Brigata nei cortei di ieri a Milano e Cagliari. Voglio ricordare uno degli eroi della Resistenza ravennate Arrigo Boldrini che disse: noi abbiamo combattuto per chi c'era, per chi non c'era e anche per chi non era dalla nostra parte". Conclusioni da parte del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici: "La Brigata ebraica è la risposta a chi accusa il popolo ebraico di essere vittimista. E non dobbiamo dimenticare che anche gli ebrei italiani fecero la Resistenza: uno su tutti Marco Moscati, ucciso nell'eccidio delle Fosse Ardeatine". Presenti anche il vice presidente della comunità ebraica romana Giacomo Moscati, la vice presidente della Comunità ebraica di Bologna Deborah Romano Menasci e il consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche David Menasci.

EMERGENZA NEPAL
Israele in prima linea negli aiuti
“I nostri pensieri sono per la popolazione del Nepal alle prese con questo terribile disastro, e per i nostri cari in pericolo. Lo Stato d’Israele si sta mobilitando per aiutare nella ricerca e nel salvataggio delle molte vittime”. Questo il messaggio diffuso dal presidente della Repubblica Reuven Rivlin nelle ore immediatamente successive al terremoto che ha colpito il paese asiatico. Israele si è mobilitato già da sabato stesso facendo un sopralluogo per inviare squadre di soccorso al più presto. Il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman ha inoltre annunciato l’invio di aerei per evacuare i cittadini israeliani sfollati e riportarli a casa.
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25 aprile - pagine ebraiche
Italia, ebraismo e Resistenza
A settanta anni dalla Liberazione, tre libri affrontano il tema dell’Italia, l’ebraismo e la Resistenza. La storica Anna Foa presenta in anteprima L’eclisse dell’antifascismo di Manuela Consonni. Viene poi ristampato il fortunato La Resistenza spiegata a mia figlia di Alberto Cavaglion che nella sua prefazione stende un bilancio dieci anni dopo la prima edizione. È infine Miriam Rebhun a farci viaggiare con la Brigata ebraica da Haifa a Napoli nel suo nuovo libro Due della Brigata.
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itinerari nella storia  
Milano e i luoghi della memoria
Un viaggio attraverso i luoghi e i simboli della Memoria quello proposto dal volume “Luoghi della memoria a Milano. Itinerari nella città Medaglia d’Oro della Resistenza”, edito da Guerini e Associati (2015), a cura di Stefania Consenti. Targhe, memoriali, edifici, sono molti gli angoli del capoluogo lombardo in cui il ricordo della Resistenza vive e si mantiene, spesso ignorato dai suoi stessi abitanti. Un libro che va risolutamente alla riscoperta di una città, per rendere onore agli eroi di una pagina buia della Storia.
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QUI TRIESTE - 25 APRILE 
Orbach, una storia di Resistenza
Nell'ambito delle manifestazioni per l'anniversario della Liberazione, la Regione Friuli Venezia Giulia ha ospitato venerdì pomeriggio a Trieste l’anteprima nazionale del film documentario "La Resistenza degli Orbach". Il film, realizzato con il sostegno della Regione Marche e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e con la partecipazione della Comunità Ebraica di Trieste, diretto dal regista Gianfranco Boiani sulla base della ricerca storica di Giorgio Bianconi, descrive la storia della famiglia Orbach, arrivata a Trieste nel primo Novecento dalla Polonia e protagonista della Resistenza, raccontando inoltre tutto il contesto politico e sociale in cui si trovò la Comunità triestina durante la Seconda Guerra Mondiale.

(Nell’immagine l’intervento del rabbino capo rav Eliezer Di Martino).
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pilpul
Il genocidio degli armeni
Dunque fu un genocidio, quello che si consumò ai danni della comunità nazionale armena. E lo fu non solo per la modalità sistematica e l’intenzionalità politica che lo sorresse bensì per l’evoluzione di quei fatti che portarono, nel corso del tempo, a una tale soluzione tanto drastica quanto, nelle intenzioni dei suoi esecutori, definitiva. La ricostruzione delle premesse storiche e politiche, quindi, è fondamentale. Poiché alla sua origine c’è la definizione di una ‘questione armena’, che parrebbe, agli occhi nostri, quanto meno per alcuni aspetti, anticipare la ancora più sinistra ‘questione ebraica’. Quest’ultima, alcuni decenni dopo, sarebbe divenuta il paradigma genocidiario per eccellenza. Con alcuni antecedenti, che trovano in ciò di cui stiamo facendo oggetto di ragionamento, un ancoraggio significativo.

Claudio Vercelli
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