Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Il
tema della prossima edizione della Giornata Europea della Cultura
Ebraica sarà “Ponti e AttraversaMenti”. In tutte le Comunità fervono
preparativi e allestimenti di vari progetti protesi a cementare
collaborazioni e sinergie con rappresentanti di altre culture e
religioni. Missione doverosa per conoscere e far conoscere le
rispettive differenze per un sano sviluppo della cultura e del rispetto
reciproco.
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Dario
Calimani,
anglista
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Questa
volta il terrorismo è tutto nostro. Un bambino palestinese arso vivo in
casa sua mentre dorme e una ragazzina israeliana pugnalata a morte
durante il Gay Pride. Siamo tutti sdegnati e disgustati, e tutti non
esitiamo a dissociarci da questa specie estrema di follia. Ma già il
termine ‘follia’ sembra giustificare le motivazioni degli atti. Non è
follia, allora, è solo odio criminale, non diverso e non meno grave di
quello che per secoli è stato riservato a noi ebrei. Un odio criminale
coltivato per decenni scientificamente, demagogicamente da chi aveva
interesse a farlo. Ci siamo detti più volte che non dobbiamo diventare
come ‘loro’, dove ‘loro’ sono gli antisemiti viscerali e assassini.
Qualcuno di noi sembra aver scelto quella strada. Ma perché non ci
siamo accorti che qualcuno la stava imboccando? Che certe posizioni non
potevano che portare a questi esiti? L’omicidio Rabin non ha insegnato
abbastanza; c’è chi sta ancora brindando. Certo, qualcuno aveva cercato
di mettere in guardia dall’adesione a idee troppo semplicistiche e
strumentalizzabili, ma era stato tacciato di antisemitismo, di odio di
sé, perché dire che un tuo fratello sta sbagliando è considerato
crimine e tradimento, e va denunciato sui muri della città.
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Le domande di Keret
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Dopo
i drammatici fatti di cronaca avvenuti negli ultimi giorni, l’attacco
incendiario a Kfar Douma e l’assalto al Gay Pride di Gerusalemme,
proseguono le tensioni in Israele e Cisgiordania. Ieri, riporta il
Fatto Quotidiano, una macchina alla periferia di Gerusalemme è stata
colpita da una bottiglia incendiaria lanciata da un palestinese che ha
ferito due coniugi. Si stringe, intanto, la morsa del governo
israeliano contro gli estremisti di destra: la polizia ha arrestato
Meir Ettinger, sospettato di far parte di una cellula eversiva. Sul
Corriere della Sera viene pubblicato un ampio articolo dello scrittore
israeliano Etgar Keret che denuncia l’assenza, alla manifestazione
anti-violenza dello scorso sabato, di alcuni gruppi che compongono la
società israeliana: “Come è possibile – scrive Keret – che a
manifestare contro l’assassinio di bambini e innocenti vengano meno
persone di quelle che parteciperebbero a una protesta contro il prezzo
delle case o il blocco edilizio nelle zone degli insediamenti?”. Sul
Giornale, infine, Fiamma Nirenstein commenta le ultime difficili
giornate: “Il lutto di questi giorni è un urlo di dolore perché è
accompagnato da qualcosa che per il popolo ebraico è intollerabile, un
chiodo, una persecuzione continua: il senso di colpa”.
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Israele
Religioni insieme contro l'odio
Condannare
ogni forma di terrorismo e rispondere alla violenza con il dialogo.
Questo l'obiettivo della visita compiuta nelle scorse ore da una
delegazione di leader religiosi ebrei e musulmani (nell'immagine)
all'ospedale israeliano di Tel Hashomer. Qui è ricoverata la famiglia
Dawabsha, vittima lo scorso venerdì dell'attentato compiuto da
estremisti israeliani che hanno dato fuoco alla loro casa, uccidendo il
figlio di 18 mesi, Ali.
Ahmed,
il fratello di quattro anni di Ali, è sopravvissuto ma ha riportato
gravi ustioni su tutto il corpo ed è ancora in pericolo di vita. A lui
e alla sua famiglia, hanno spiegato i leader religiosi della
delegazione – di cui facevano parte l'ex ministro della Diaspora rav
Michael Melchior, il rabbino capo ashkenazita di Gerusalemme Aryeh
Stern, i fondatori dell'organizzazione Tzohar rav Rafi Feuerstein e
David Stav e lo sceicco Abdullah Darwish – sono andate le preghiere per
una pronta guarigione. “È stato un crimine terribile – ha affermato rav
Melchior nel corso dell'incontro – e per questo leader rabbinici e
musulmani di questo paese sono venuti qui, insieme, per dire che non
accetteremo nessun tipo di violenza, di omicidi o qualsiasi altro atto
compiuto contro chiunque”.
“Questo
sabato abbiamo letto nella Torah che 'non devi uccidere' – ha
continuato il rav – e ci sono persone che compiono azioni due volte
criminali, uccidono e lo fanno nel nome di D.o, che ci comanda di non
farlo”.
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qui washington Accordo sul nucleare, Obama incontra gli ebrei americani
È
previsto per la giornata odierna l’incontro tra il presidente degli
Stati Uniti Barack Obama e i rappresentanti di diverse organizzazioni
ebraiche americane che arriveranno alla Casa Bianca per discutere, a
porte chiuse, dell’accordo sul nucleare in Iran raggiunto lo scorso 14
luglio dai Paesi del 5+1 (Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Cina,
Russia e Germania). Un incontro che si prefigura delicatissimo e che è
il primo con la comunità ebraica, dopo la storica apertura
dell’Occidente verso Teheran. L’accordo, come noto, è coinciso con una
ferma condanna di Israele e del suo premier Benjamin Netanyahu, che ha
parlato di “minaccia per il mondo intero” (lo stesso Netanyahu sarà
oggi protagonista di un collegamento via webcam organizzato dalla
Jewish Federation of North America). Il presidente Obama, che già lo
scorso aprile si era rivolto alle organizzazioni ebraiche per
rassicurare sugli effetti dell’accordo e per sottolineare la
salvaguardia di Israele come priorità dell’agenda americana, si
confronterà oggi con portatori di diverse istanze, divisi tra
favorevoli e contrari all’accordo.
(Nell’immagine
un incontro del 2011 tra il presidente Usa Obama e una delegazione dei
presidenti delle associazioni ebraiche americane).
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Sinistre intolleranze |
Sharon
Nizza mi porta a una manifestazione nel giardino Meir, al centro di Tel
Aviv. Si tratta della commemorazione di due gay uccisi nel 2009 da un
estremista che fece fuoco all’interno del centro sociale nel parco,
ferendo molte altre persone. L’iniziativa assume un significato
particolare alla luce degli attentati della settimana scorsa, in
particolare quello al Gay Pride che ha ucciso Shira Banki. Fa un caldo
pazzesco e l’odore non è proprio il massimo. Parla Shimon Peres,
l’impressione è che la gente si attacchi a questo padre della patria
per coltivare l’illusione della continuità, per rimuovere l’evidenza
della frattura prodottasi. Salgono sul palco militanti e politici.
L’atmosfera è tesa: si è sparsa la voce che Naftali Bennett sia in
arrivo. Un giornalista autorevole agli occhi dei manifestanti prova a
spiegare che la sua presenza è importante, che un esponente radicale
come Bennett va incalzato ma non cacciato. Si capisce che non è aria.
Sale sul palco Yuval Steinitz, Ministro dell’Energia del Likud con un
passato in “Pace Adesso”. La folla rumoreggia, i più scalmanati si
avvicinano al palco, qualcuno suona il tamburo. La contestazione si
organizza: qualche decina di persone indossa guanti bianchi sporchi di
sangue finto.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- Hitler e l'Inghilterra |
Lo
scoop del tabloid londinese Sun sulla foto di Elisabetta d’Inghilterra
che nel 1933, all’età di 7 anni, si esibisce nel saluto nazista nella
residenza estiva del castello di Balmoral, in Scozia, imitando il
braccio teso di sua madre e di suo zio, poi diventato re col nome di
Edoardo VIII, riaccende il dibattito sui rapporti oscuri tra i Windsor
e il nazismo. E diversi storici inglesi chiedono di aprire gli archivi
reali di Buckingham Palace. Le simpatie naziste di Edoardo VIII erano
note. Dopo l’abdicazione, causata dallo-scandalo del rapporto d’amore
con la divorziata Wallis Simpson, il duca di Windsor fu infatti ospite
di Hitler in Germania, nel 1937, e flirtò col regime nazista, finché il
governo britannico non lo nominò governatore delle Bahamas proprio per
allontanarlo dall’Europa.
Mario Avagliano
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