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Paolo Sciunnach,
insegnante
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Chi
ha la sicurezza per attraversare il ponte? I ponti, anche quelli più
sospesi, basano il proprio sostegno ed equilibrio solo sulle fondamenta
basate sulle rispettive due sponde, dalle quali si dipartono poi gli
alberi, le arcate e i vari tiranti… Bene, io attraverserei questo
genere di ponti solo con la certezza della solidità delle fondamenta
sulle due rispettive sponde… Attenzione ad attraversare i ponti:
bisogna prima essere saldi sulla propria sponda, sapere da che parte si
sta, verso dove si è diretti, chi si vuole incontrare a metà del ponte…
Il tutto a condizione che la controparte, dall’altra sponda, faccia lo
stesso. Siamo sufficientemente saldi nella nostra identità (rispetto
agli altri) per poter sorreggere sulle spalle il peso di un ponte?
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Anna
Foa,
storica
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In
una settimana tutto è cambiato. Eravamo a guardare le immagini dei
muri, ora vediamo la gente attraversare i ponti per accogliere,
aiutare, ospitare i profughi. Guardavamo il muro di filo spinato di
Orbán e ora ascoltiamo Angela Merkel che ci dice: “Niente limiti
all’asilo”. Ascoltavamo il blaterio di leghisti e nazionalisti, ora
vediamo le immagini della gente comune che accoglie i profughi a
braccia aperte al suono del’inno europeo. Cosa è successo? Durerà?
Cambierà il mondo che sembrava precipitare nell’abisso? non lo
sappiamo. E come è successo? È stata la foto del bimbo addormentato per
sempre sulle coste turche, la svolta della Germania, chissà? Cosa
modifica le percezioni della gente, trasforma il rifiuto in
accoglienza, la paura in speranza? Possiamo solo sperare e partecipare
a questa svolta che è insieme della politica e delle coscienze.
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L'emergenza profughi |
Continua
ad essere l’emergenza migranti ,il tema principale riportato oggi da
tutte le testate nazionali. Sul Corriere della sera, l’intenzione del
premier Netanyahu di costruire una barriera per respingere i profughi
siriani. “Siamo una nazione troppo piccola, non possiamo permetterci di
venire sommersi”, spiega il primo ministro israeliano. Il reticolato
verrà innalzato al confine con la Giordania anche per motivi di
sicurezza: è proprio da lì, infatti, che potrebbe arrivare un’offensiva
dell’Isis. A riportare la notizia, anche il Giornale che sottolinea
come Israele non sia indifferente rispetto alla situazione dei profughi
ma che anzi ne abbia curati più di mille provenienti proprio dalla
Siria.
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Leggi
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firenze - bilancio della presidente cividalli
"Il nostro cancello aperto,
un simbolo per la città"
"Un
successo enorme. Un successo di tutta la città”. Sono risultati
straordinari sotto tutti i punti di vista quelli che Sara Cividalli,
presidente della Comunità ebraica fiorentina, porta all’attenzione dei
nostri lettori a poche ore dalla conclusione della Giornata Europea
della Cultura Ebraica. Conferenze di livello, ritmo incalzante,
altissima partecipazione di pubblico tra i risultati vantati dalla
Comunità capofila. E un cancello, quello di via Farini, rimasto
spalancato per tutta la Giornata.
“È un messaggio forte quello che abbiamo voluto testimoniare con questa
scelta: l’apertura al mondo, la volontà di mettersi in gioco, la
possibilità di essere pienamente noi stessi nel rapporto con l’esterno.
Se questa scelta è stata compresa, se così tanti fiorentini sono venuti
a trovarci – dice Cividalli – è anche grazie al lavoro svolto dalle
forze dell’ordine, impeccabile dal punto di vista della professionalità
e della gentilezza”.
A pagare, la ricca e diversificata proposta culturale elaborata di
concerto con Enrico Fink, assessore comunitario e direttore artistico
del Balagan Cafè, che ha saputo elaborare proposte per tutti i gusti e
tutte le sensibilità. Dalla letteratura alla musica, dall’arte alla
gastronomia: una riflessione di ampio respiro incentrata sul tema dei
ponti, filo conduttore di questa edizione.
“Cos’è un ponte? È la nostra capacità di relazionarci con l’Altro
mantenendo forte la nostra identità. Altrimenti il rischio è
l’appiattimento”. Così si è espressa ieri Cividalli dando avvio alla
Giornata. Un impegno declinato anche in funzione del Tikkun Olam, la
‘riparazione del mondo’ evocata in molti incontri fiorentini. “Quello
deve essere il nostro obiettivo finale – sostiene la presidente – anche
nella consapevolezza che è negli scenari di crisi che possono
presentarsi grandi opportunità”.
Tra i motivi di successo anche il significativo contributo dei
professionisti e dei volontari della Comunità. “Bravissimi, bravissimi
tutti. E che bello – afferma Cividalli – vedere così tanti giovani nel
giardino della sinagoga”.
Conclusione di Giornata con le scatenate A-WA sisters, custodi della
suggestiva tradizione musicale yemenita. Centinaia di persone
conquistate dai loro vocalizzi. Come centinaia sono stati i
partecipanti alle diverse occasioni di incontro disseminate nel
programma. Di ieri, e non soltanto. Perché la Giornata, ricorda
Cividalli, è stata la conclusione di un percorso di avvicinamento che
ha visto la città protagonista con eventi, incontri, laboratori che
hanno trovato ospitalità in alcuni suoi luoghi ‘ponte’. Un patrimonio
importante da custodire e rinnovare, sottolinea la presidente. Anche
guardando al Tikkun.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(Nell’immagine la presidente della Comunità ebraica fiorentina Sara Cividalli sul palco insieme alle A-WA Sisters)
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qui venezia - pecore in erba sul red carpet Un film demolisce con le risate
gli stereotipi dell'antisemitismo
Battesimo
del fuoco, e molti applausi sinceri, sul red carpet della
settantaduesima Mostra del cinema di Venezia, per le “Pecore in erba”
di Alberto Caviglia.
Quello che pochi mesi fa poteva apparire un sogno nel cassetto, il
castello in aria di un giovane ebreo romano che vorrebbe fare il
regista, si sta rivelando un fatto nuovo, e importante, nel mondo del
cinema italiano. Ma non solo. Si tratta anche di un passo
significativo, il cui intento muove dall’interno del mondo degli ebrei
italiani e riesce a entrare nell’immaginario collettivo.
Il fatto che la presentazione ufficiale sia avvenuta proprio il 6
settembre, quando alla cittadinanza si aprivano le porte delle
sinagoghe e degli altri luoghi di incontro per celebrare la Giornata
Europea della Cultura Ebraica, ha così aggiunto un senso ulteriore a un
film che ha visibilmente l’ambizione di ripensare la lotta
all’antisemitismo e al pregiudizio.
Della sceneggiatura, che attraverso le vicende di un giovanotto
ossessionato dall’intero catalogo delle demenziali fissazioni
antisemite e più in generale dal bisogno di immaginare un nemico nel
disperato tentativo di definire la propria fragilissima identità, il
lettore di questo notiziario è già bene informato grazie alle
anticipazioni apparse negli scorsi giorni. Della irresistibile comicità
che il film diretto da Caviglia è capace di sprigionare e soprattutto
delle impressioni e delle reazioni del pubblico si comincia invece a
parlare giusto adesso e ancora molto, probabilmente, si parlerà nelle
prossime settimane, quando subito dopo Kippur, il 24 settembre, la
pellicola entrerà nel circuito di distribuzione nazionale.
Quello che oggi si è preso a chiamare un mockumentary, un film comico
che riferisce vicende immaginarie costruito con la tecnica di un
documentario, sulle prime colpisce per il richiamo popolare, il
coinvolgimento di un nutrito plotone di celebrità che recitando il
proprio ruolo imperano sull’Italia di oggi. La produzione, accanto ad
attori professionisti di valore, ha chiamato in passerella – e loro si
sono generosamente prestati, spesso rivelando grande ironia – vip come
Corrado Augias, Tinto Brass, Claudio Cerasa, Ferruccio De Bortoli,
Giancarlo De Cataldo, Elio, Fabio Fazio, Carlo Freccero, Linus,
Giancarlo Magalli, Enrico Mentana, Vittorio Sgarbi, Kasia Smutniak,
Mara Venier.
Poi emerge con forza il brio, la comicità irresistibile che deriva dal
dispiegarsi minuzioso e impietoso di tutti i luoghi comuni
dell’antisemitismo e del pregiudizio. Infine, a ben guardare, la mano
sicura di un giovane regista che è alla sua prima prova, ma ha avuto
occasione di farsi le ossa come aiuto a fianco di Ferzan Özpetek. Un
regista che si annuncia sulla scena del cinema italiano come qualcuno
che è venuto per lasciare il segno.
Ma quello che più conta, non è tanto la prova tecnica superata agevolmente, lo spettacolo riuscito.
Caviglia dimostra infatti la capacità di rovesciare per una volta la
frittata, di provocare, di denunciare con un sorriso tutte le idee
preconfezionate e tutti gli stereotipi che inquinano la nostra vita
quotidiana. E nel mirino finiscono non solo le aberrazioni demenziali
degli antisemiti nostrani, di destra e di sinistra, cattolici o
intellettualistici che siano. Ma anche la sostanziale propensione
suicida a subire di una società, sotto la copertura del buonismo che
non si nega a nessuno e la martellante ossessione della propaganda
della demenza digitale. Una marmellata insopportabile, da cui persino
gli ebrei, come appaiono nel film e talvolta nella vita, proprio loro
che dovrebbero essere le prime vittime di questo stato delle cose,
hanno difficoltà a tenersi al riparo.
Le scene esilaranti in cui alcuni esponenti ebraici non riescono a
uscire dalle frasi di circostanza, dai riti del buonismo obbligato,
dalla rozza retorica che si ripete stancamente, e non trovano infine né
l’ambizione né la forza di dire qualcosa di nuovo, dimostrano che in
questo film, annunciato ironicamente dall’avvertenza al lettore di una
produzione “plutogiudaicomassonica”, non si fanno in realtà sconti a
nessuno.
“Pecore in erba” ci restituisce così qualcosa di vero, perché era
nostro e l’avevamo perduto. La capacità di ridere apertamente della
quotidianità che ci tocca sopportare. Una emozione liberatoria e amara
al tempo stesso, perché ci mostra che la capacità di denunciare le
storture attraverso il senso dell’umorismo dovrebbe costituire certo
una componente essenziale del patrimonio ebraico, ma ai tempi nostri e
dalle nostre parti resta ancora un orizzonte remoto da riconquistare.
gv
(Nell'immagine in alto il regista Alberto Caviglia, in basso la locandina del film)
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ebraismo a porte aperte
La nostra strada? Il Tikkun Olam
Dal
Trentino alla Sicilia, l'Italia si è confermata protagonista di questa
sedicesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica.
Incontri, conferenze, concerti, laboratori. Una riflessione corale sul
tema “Ponti e AttraversaMenti”, anche in relazione all'impegno per il
“Tikkun Olam”, la riparazione del mondo. Proprio di Tikkun Olam si è
parlato a Firenze, città capofila per l'Italia, nel corso di un
articolato evento moderato tra gli altri dalla giornalista UCEI Ada
Treves.
La sfida? Quella di guardare alla luna, come ha spiegato (sempre a
Firenze) il rav Roberto Della Rocca: “La luna, per l'ebraismo, non è
solo un riferimento astrologico. È l'archetipo della trasformazione,
del movimento, di qualcosa che è in divenire. La nostra identità”.
(Nella foto Firenze, Giornata al via con Gattegna, Cividalli, Rav Levi).
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qui milano
I ponti della Memoria
La
Memoria come ponte tra generazioni, come insegnamento attuale per non
cadere nell'indifferenza di fronte alle moderne tragedie dell'umanità.
Sono alcuni dei temi evocati nel corso dell'appuntamento al Memoriale
della Shoah di Milano, organizzato dal Centro di documentazione ebraica
contemporanea in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica
e che ha visto la presenza del vicepresidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane nonché vicepresidente della Fondazione del
Memoriale Roberto Jarach.
A
segnare la strada per le riflessioni dei relatori - tra cui il
direttore del Cdec Michele Sarfatti assieme allo studioso di
ermeneutica biblica Haim Baharier e Laura Boella, docente di filosofia
morale all’Università Statale di Milano - la proiezione del film
intervista di Raphael Tobia Vogel ad Ágnes Heller, la nota filosofa
ungherese. “Un vivido affresco della personalità e del pensiero della
Heller”, ha commentato lo storico David Bidussa, moderatore
dell'incontro, proseguito poi con la lezione di Baharier 'La mucca
rossa' e con il concerto del coro ebraico Mizmorim. E domani Binario 21
tornerà protagonista con lo spettacolo I luoghi della Memoria del
regista Paolo Castagna. Un progetto teatrale che, con l'aiuto degli
attori del Piccolo Teatro, porta in scena la tragedia italiana delle
deportazioni e dei viaggi della morte che partirono proprio dal cuore
di Milano, dal Binario 21.
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qui milano - expo
Kkl, in difesa dell'ambiente
“L'acqua
è il nuovo petrolio, trasformare il deserto in terreni coltivabili è un
modo per portare pace nel Medio Oriente”. Ad affermarlo l'economista
Nouriel Roubini (nell'immagine), docente della New York University, a
cui il Keren Kayemeth leIsrael (Kkl-Jnf) ha affidato le chiavi
dell'apertura del suo congresso mondiale, il primo dell'organizzazione
internazionale ambientalista realizzato fuori dai confini di Israele.
Palcoscenico per questo evento, che si svolge ogni due anni, l'Expo di
Milano: il Padiglione israeliano – visitato da oltre un milione di
persone in questi mesi – è stato realizzato anche con il sostegno del
Kkl, associazione che ha un profondo legame con il tema di Expo,
"Nutrire il Pianeta, Energia per la vita", avendo come missione la
preservazione e la cura dell'ambiente. Da qui anche la scelta del
relatore per l'inaugurazione del congresso mondiale: Roubini ha infatti
sottolineato l'importanza del tema ambientale per offrire soluzioni a
problemi mondiali come la povertà, la crisi economica e le migrazioni.
Presenti alla conferenza, tra gli altri, il rabbino capo di Milano
Alfonso Arbib, l'ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon,
l'ambasciatore italiano in Israele Francesco Maria Taló e il presidente
di Kkl Italia Raffaele Sassun.
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Oltremare - Yamim Noraim |
L’estate
è finita e le notizie di cronaca nera sono tre: per prima cosa, i
poliziotti che avrebbero dovuto proteggerci tutti dal fanatico
assassino Yishai Schlissel e non l’hanno fatto, sono stati sospesi. La
polizia ci ha messo ben cinque settimane a risalire i livelli di
gerarchia e responsabilità. Secondo, Reham Dawabsheh, la madre del
piccolo Ali morto nell’attentato di Duma cinque settimane fa, non ce
l’ha fatta. Anche il padre, Saed, è morto alcuni giorni fa, ma la cosa
non fa più notizia. Gli assassini non sono stati ancora presi, la
polizia non dichiara di avere una lista di sospettati e ha perfino
chiesto l’aiuto della cittadinanza, con tanto di call center.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Lavoriamo insieme |
Con
una fortunata definizione ottocentesca la Chiesa Valdese fu definita
‘L’Israele delle Alpi’. Convergevano in questa definizione il paragone
della storia delle personalità che guidarono la lunga resistenza
valdese con quella dei profeti e dei giudici di Israele, la fedeltà al
testo biblico e la valorizzazione nella Bibbia anche dell’Antico
Testamento, il tema del Patto con Dio che è così forte nelle rispettive
tradizioni. Sono quindi particolarmente lieto che la Chiesa Valdese di
Firenze mi abbia delegato a portare questo saluto. Ciò mi consente di
ripetere una consuetudine di amicizia e collaborazione sia con l’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane che con la Comunità ebraica fiorentina.
Valdo Spini
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