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7 settembre 2015 - 23 Elul 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
Chi ha la sicurezza per attraversare il ponte? I ponti, anche quelli più sospesi, basano il proprio sostegno ed equilibrio solo sulle fondamenta basate sulle rispettive due sponde, dalle quali si dipartono poi gli alberi, le arcate e i vari tiranti… Bene, io attraverserei questo genere di ponti solo con la certezza della solidità delle fondamenta sulle due rispettive sponde… Attenzione ad attraversare i ponti: bisogna prima essere saldi sulla propria sponda, sapere da che parte si sta, verso dove si è diretti, chi si vuole incontrare a metà del ponte… Il tutto a condizione che la controparte, dall’altra sponda, faccia lo stesso. Siamo sufficientemente saldi nella nostra identità (rispetto agli altri) per poter sorreggere sulle spalle il peso di un ponte?
 
Anna
Foa,
storica
In una settimana tutto è cambiato. Eravamo a guardare le immagini dei muri, ora vediamo la gente attraversare i ponti per accogliere, aiutare, ospitare i profughi. Guardavamo il muro di filo spinato di Orbán e ora ascoltiamo Angela Merkel che ci dice: “Niente limiti all’asilo”. Ascoltavamo il blaterio di leghisti e nazionalisti, ora vediamo le immagini della gente comune che accoglie i profughi a braccia aperte al suono del’inno europeo. Cosa è successo? Durerà? Cambierà il mondo che sembrava precipitare nell’abisso? non lo sappiamo. E come è successo? È stata la foto del bimbo addormentato per sempre sulle coste turche, la svolta della Germania, chissà? Cosa modifica le percezioni della gente, trasforma il rifiuto in accoglienza, la paura in speranza? Possiamo solo sperare e partecipare a questa svolta che è insieme della politica e delle coscienze.
 
 
 
L'emergenza profughi
Continua ad essere l’emergenza migranti ,il tema principale riportato oggi da tutte le testate nazionali. Sul Corriere della sera, l’intenzione del premier Netanyahu di costruire una barriera per respingere i profughi siriani. “Siamo una nazione troppo piccola, non possiamo permetterci di venire sommersi”, spiega il primo ministro israeliano. Il reticolato verrà innalzato al confine con la Giordania anche per motivi di sicurezza: è proprio da lì, infatti, che potrebbe arrivare un’offensiva dell’Isis. A riportare la notizia, anche il Giornale che sottolinea come Israele non sia indifferente rispetto alla situazione dei profughi ma che anzi ne abbia curati più di mille provenienti proprio dalla Siria.
 
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  davar
firenze - bilancio della presidente cividalli
"Il nostro cancello aperto,

un simbolo per la città"
"Un successo enorme. Un successo di tutta la città”. Sono risultati straordinari sotto tutti i punti di vista quelli che Sara Cividalli, presidente della Comunità ebraica fiorentina, porta all’attenzione dei nostri lettori a poche ore dalla conclusione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Conferenze di livello, ritmo incalzante, altissima partecipazione di pubblico tra i risultati vantati dalla Comunità capofila. E un cancello, quello di via Farini, rimasto spalancato per tutta la Giornata.
“È un messaggio forte quello che abbiamo voluto testimoniare con questa scelta: l’apertura al mondo, la volontà di mettersi in gioco, la possibilità di essere pienamente noi stessi nel rapporto con l’esterno. Se questa scelta è stata compresa, se così tanti fiorentini sono venuti a trovarci – dice Cividalli – è anche grazie al lavoro svolto dalle forze dell’ordine, impeccabile dal punto di vista della professionalità e della gentilezza”.
A pagare, la ricca e diversificata proposta culturale elaborata di concerto con Enrico Fink, assessore comunitario e direttore artistico del Balagan Cafè, che ha saputo elaborare proposte per tutti i gusti e tutte le sensibilità. Dalla letteratura alla musica, dall’arte alla gastronomia: una riflessione di ampio respiro incentrata sul tema dei ponti, filo conduttore di questa edizione.
“Cos’è un ponte? È la nostra capacità di relazionarci con l’Altro mantenendo forte la nostra identità. Altrimenti il rischio è l’appiattimento”. Così si è espressa ieri Cividalli dando avvio alla Giornata. Un impegno declinato anche in funzione del Tikkun Olam, la ‘riparazione del mondo’ evocata in molti incontri fiorentini. “Quello deve essere il nostro obiettivo finale – sostiene la presidente – anche nella consapevolezza che è negli scenari di crisi che possono presentarsi grandi opportunità”.
Tra i motivi di successo anche il significativo contributo dei professionisti e dei volontari della Comunità. “Bravissimi, bravissimi tutti. E che bello – afferma Cividalli – vedere così tanti giovani nel giardino della sinagoga”.
Conclusione di Giornata con le scatenate A-WA sisters, custodi della suggestiva tradizione musicale yemenita. Centinaia di persone conquistate dai loro vocalizzi. Come centinaia sono stati i partecipanti alle diverse occasioni di incontro disseminate nel programma. Di ieri, e non soltanto. Perché la Giornata, ricorda Cividalli, è stata la conclusione di un percorso di avvicinamento che ha visto la città protagonista con eventi, incontri, laboratori che hanno trovato ospitalità in alcuni suoi luoghi ‘ponte’. Un patrimonio importante da custodire e rinnovare, sottolinea la presidente. Anche guardando al Tikkun.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(Nell’immagine la presidente della Comunità ebraica fiorentina Sara Cividalli sul palco insieme alle A-WA Sisters)

qui venezia - pecore in erba sul red carpet
Un film demolisce con le risate

gli stereotipi dell'antisemitismo
Battesimo del fuoco, e molti applausi sinceri, sul red carpet della settantaduesima Mostra del cinema di Venezia, per le “Pecore in erba” di Alberto Caviglia.
Quello che pochi mesi fa poteva apparire un sogno nel cassetto, il castello in aria di un giovane ebreo romano che vorrebbe fare il regista, si sta rivelando un fatto nuovo, e importante, nel mondo del cinema italiano. Ma non solo. Si tratta anche di un passo significativo, il cui intento muove dall’interno del mondo degli ebrei italiani e riesce a entrare nell’immaginario collettivo.
Il fatto che la presentazione ufficiale sia avvenuta proprio il 6 settembre, quando alla cittadinanza si aprivano le porte delle sinagoghe e degli altri luoghi di incontro per celebrare la Giornata Europea della Cultura Ebraica, ha così aggiunto un senso ulteriore a un film che ha visibilmente l’ambizione di ripensare la lotta all’antisemitismo e al pregiudizio.
Della sceneggiatura, che attraverso le vicende di un giovanotto ossessionato dall’intero catalogo delle demenziali fissazioni antisemite e più in generale dal bisogno di immaginare un nemico nel disperato tentativo di definire la propria fragilissima identità, il lettore di questo notiziario è già bene informato grazie alle anticipazioni apparse negli scorsi giorni. Della irresistibile comicità che il film diretto da Caviglia è capace di sprigionare e soprattutto delle impressioni e delle reazioni del pubblico si comincia invece a parlare giusto adesso e ancora molto, probabilmente, si parlerà nelle prossime settimane, quando subito dopo Kippur, il 24 settembre, la pellicola entrerà nel circuito di distribuzione nazionale.
Quello che oggi si è preso a chiamare un mockumentary, un film comico che riferisce vicende immaginarie costruito con la tecnica di un documentario, sulle prime colpisce per il richiamo popolare, il coinvolgimento di un nutrito plotone di celebrità che recitando il proprio ruolo imperano sull’Italia di oggi. La produzione, accanto ad attori professionisti di valore, ha chiamato in passerella – e loro si sono generosamente prestati, spesso rivelando grande ironia – vip come Corrado Augias, Tinto Brass, Claudio Cerasa, Ferruccio De Bortoli, Giancarlo De Cataldo, Elio, Fabio Fazio, Carlo Freccero, Linus, Giancarlo Magalli, Enrico Mentana, Vittorio Sgarbi, Kasia Smutniak, Mara Venier.
Poi emerge con forza il brio, la comicità irresistibile che deriva dal dispiegarsi minuzioso e impietoso di tutti i luoghi comuni dell’antisemitismo e del pregiudizio. Infine, a ben guardare, la mano sicura di un giovane regista che è alla sua prima prova, ma ha avuto occasione di farsi le ossa come aiuto a fianco di Ferzan Özpetek. Un regista che si annuncia sulla scena del cinema italiano come qualcuno che è venuto per lasciare il segno.
Ma quello che più conta, non è tanto la prova tecnica superata agevolmente, lo spettacolo riuscito.
Caviglia dimostra infatti la capacità di rovesciare per una volta la frittata, di provocare, di denunciare con un sorriso tutte le idee preconfezionate e tutti gli stereotipi che inquinano la nostra vita quotidiana. E nel mirino finiscono non solo le aberrazioni demenziali degli antisemiti nostrani, di destra e di sinistra, cattolici o intellettualistici che siano. Ma anche la sostanziale propensione suicida a subire di una società, sotto la copertura del buonismo che non si nega a nessuno e la martellante ossessione della propaganda della demenza digitale. Una marmellata insopportabile, da cui persino gli ebrei, come appaiono nel film e talvolta nella vita, proprio loro che dovrebbero essere le prime vittime di questo stato delle cose, hanno difficoltà a tenersi al riparo.
Le scene esilaranti in cui alcuni esponenti ebraici non riescono a uscire dalle frasi di circostanza, dai riti del buonismo obbligato, dalla rozza retorica che si ripete stancamente, e non trovano infine né l’ambizione né la forza di dire qualcosa di nuovo, dimostrano che in questo film, annunciato ironicamente dall’avvertenza al lettore di una produzione “plutogiudaicomassonica”, non si fanno in realtà sconti a nessuno.
“Pecore in erba” ci restituisce così qualcosa di vero, perché era nostro e l’avevamo perduto. La capacità di ridere apertamente della quotidianità che ci tocca sopportare. Una emozione liberatoria e amara al tempo stesso, perché ci mostra che la capacità di denunciare le storture attraverso il senso dell’umorismo dovrebbe costituire certo una componente essenziale del patrimonio ebraico, ma ai tempi nostri e dalle nostre parti resta ancora un orizzonte remoto da riconquistare.

gv


(Nell'immagine in alto il regista Alberto Caviglia, in basso la locandina del film)
ebraismo a porte aperte
La nostra strada? Il Tikkun Olam
Dal Trentino alla Sicilia, l'Italia si è confermata protagonista di questa sedicesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Incontri, conferenze, concerti, laboratori. Una riflessione corale sul tema “Ponti e AttraversaMenti”, anche in relazione all'impegno per il “Tikkun Olam”, la riparazione del mondo. Proprio di Tikkun Olam si è parlato a Firenze, città capofila per l'Italia, nel corso di un articolato evento moderato tra gli altri dalla giornalista UCEI Ada Treves.
La sfida? Quella di guardare alla luna, come ha spiegato (sempre a Firenze) il rav Roberto Della Rocca: “La luna, per l'ebraismo, non è solo un riferimento astrologico. È l'archetipo della trasformazione, del movimento, di qualcosa che è in divenire. La nostra identità”.


(Nella foto Firenze, Giornata al via con Gattegna, Cividalli, Rav Levi).

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qui milano
I ponti della Memoria
La Memoria come ponte tra generazioni, come insegnamento attuale per non cadere nell'indifferenza di fronte alle moderne tragedie dell'umanità. Sono alcuni dei temi evocati nel corso dell'appuntamento al Memoriale della Shoah di Milano, organizzato dal Centro di documentazione ebraica contemporanea in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica e che ha visto la presenza del vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nonché vicepresidente della Fondazione del Memoriale Roberto Jarach.

A segnare la strada per le riflessioni dei relatori - tra cui il direttore del Cdec Michele Sarfatti assieme allo studioso di ermeneutica biblica Haim Baharier e Laura Boella, docente di filosofia morale all’Università Statale di Milano - la proiezione del film intervista di Raphael Tobia Vogel ad Ágnes Heller, la nota filosofa ungherese. “Un vivido affresco della personalità e del pensiero della Heller”, ha commentato lo storico David Bidussa, moderatore dell'incontro, proseguito poi con la lezione di Baharier 'La mucca rossa' e con il concerto del coro ebraico Mizmorim. E domani Binario 21 tornerà protagonista con lo spettacolo I luoghi della Memoria del regista Paolo Castagna. Un progetto teatrale che, con l'aiuto degli attori del Piccolo Teatro, porta in scena la tragedia italiana delle deportazioni e dei viaggi della morte che partirono proprio dal cuore di Milano, dal Binario 21.
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qui milano - expo
Kkl, in difesa dell'ambiente
“L'acqua è il nuovo petrolio, trasformare il deserto in terreni coltivabili è un modo per portare pace nel Medio Oriente”. Ad affermarlo l'economista Nouriel Roubini (nell'immagine), docente della New York University, a cui il Keren Kayemeth leIsrael (Kkl-Jnf) ha affidato le chiavi dell'apertura del suo congresso mondiale, il primo dell'organizzazione internazionale ambientalista realizzato fuori dai confini di Israele. Palcoscenico per questo evento, che si svolge ogni due anni, l'Expo di Milano: il Padiglione israeliano – visitato da oltre un milione di persone in questi mesi – è stato realizzato anche con il sostegno del Kkl, associazione che ha un profondo legame con il tema di Expo, "Nutrire il Pianeta, Energia per la vita", avendo come missione la preservazione e la cura dell'ambiente. Da qui anche la scelta del relatore per l'inaugurazione del congresso mondiale: Roubini ha infatti sottolineato l'importanza del tema ambientale per offrire soluzioni a problemi mondiali come la povertà, la crisi economica e le migrazioni. Presenti alla conferenza, tra gli altri, il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib, l'ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon, l'ambasciatore italiano in Israele Francesco Maria Taló e il presidente di Kkl Italia Raffaele Sassun.
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dopo la visita in vaticano
Rivka, la modestia ebraica
e la soluzione di Bergoglio

Siamo in Vaticano e ad essere immortalati sono papa Bergoglio, il presidente israeliano Reuven Rivlin e la sua stretta collaboratrice Rivka Ravitz. Rivka è una ebrea ortodossa e, stando alla ricostruzione apparsa sul web, avrebbe appena esposto a Bergoglio le regole della modestia ebraica che sconsigliano contatti fisici, anche una semplice stretta di mano, fra estranei di sesso diverso e di inginocchiarsi davanti ad altri simboli religiosi. Bergoglio per salutarla le rivolge rispettoso un piccolo inchino coprendo il crocifisso che porta appeso al collo.
Solo buone notizie. È quanto si sono ripromessi di pubblicare i gestori di Only Simchas, sito americano del movimento Chabad dedicato alla vita ebraica nei suoi aspetti identitari più forti. L’immagine che appare nella home del sito da alcune ore potrebbe costituire a tutti gli effetti un pezzo di storia.
Only Simchas descrive così la scena: “Il momento straordinario in cui il papa incontrò una donna ebrea ortodossa”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
FESTIVAL KLEZMER CITTÀ DI GRADISCA
Musica, risate e storia sull'Isonzo
Saranno la musica, la storia ma anche le risate le grandi protagoniste dei prossimi giorni a Gradisca, dove questa sera prende il via l'undicesima edizione del Festival Klezmer che ogni anno anima la città sull'Isonzo, organizzato dall'Associazione Musica Libera in collaborazione con il comune di Gradisca d'Isonzo, con la direzione artistica di Davide Casali.
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qui roma - festival della letteratura
Keret racconta Tel Aviv
“Penso che essere un ebreo italiano sia una condizione molto speciale. Si ha una doppia visione: in un momento puoi osservare gli ebrei che vanno in sinagoga e dire: ma chi sono queste persone strane? Oppure, al contrario, guardare gli italiani e chiederti: ma cosa stanno combinando? Questa è un’opportunità che permette di poter prendere le distanze e avere una duplice percezione di se stessi, sia interna che esterna”. Così lo scrittore israeliano Etgar Keret, reduce dal suo ultimo successo “Sette anni di felicità” (ed. Feltrinelli) introduce l’incontro svoltosi ieri al Palazzo della Cultura nell’ambito del Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica di Roma.
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roma - l'eredità di mario castelnuovo Tedesco
La musica dell'esilio
La musica come ponte per la cultura e la conoscenza. La musica come simbolo della propria identità ed eredità per le generazioni future. Si chiude con un omaggio al compositore fiorentino Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968), ospitato dalla Sala Accademica del Conservatorio Santa Cecilia, la sedicesima Giornata Europea della Cultura Ebraica di Roma. Sul palco l’organo della musicista Livia Mazzanti si è inframezzato alle letture dell’attore Emanuele Carucci Viterbi e alla voce del tenore Claudio Di Segni.


(Nell’immagine Livia Mazzanti ed Emanuele Carucci Viterbi)
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qui torino
Fotografia, la Storia in mostra
Sono state molte, ieri, le attività che hanno riempito di visitatori tutti gli spazi della Comunità di Torino: dopo l’apertura ufficiale della Giornata Europea della Cultura Ebraica, con il presidente Dario Disegni che ha annunciato l’intenzione di mettere a disposizione di una famiglia di profughi in fuga dalle barbarie una struttura abitativa della Comunità, è stata inaugurata la mostra “Ponti e Ponti. Dalla metafora alla realtà e ritorno”.
Una serie di fotografie dal forte valore simbolico – dal ponte di Brooklyn alla marcia di Martin Luther King nel ’45, al ponte interrotto che in Svizzera impedì l’ingresso agli ebrei in fuga durante la Seconda guerra mondiale – ha collegato la memoria storica al presente, nel tentativo di aiutare ad attraversare i tempi attuali.

Emanuele Levi
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informazione - international edition
L'Italia celebra la cultura ebraica
La Giornata Europea della Cultura Ebraica, che ha coinvolto oltre settanta località in tutta Italia, tra concerti, conferenze e percorsi artistici e culinari nel segno del tema scelto per l’edizione 2015, “Ponti e attraversaMenti”, è raccontata al pubblico internazionale di Pagine Ebraiche. Da Firenze, città capofila per il 2015, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha espresso la volontà di dedicare la manifestazione al dramma dei rifugiati, ricordando che la responsabilità degli orrori non ricade soltanto su coloro che li commettono, ma anche su chi rimane in silenzio e sceglie di voltare la testa dall’altra parte.
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pilpul
 Oltremare - Yamim Noraim
L’estate è finita e le notizie di cronaca nera sono tre: per prima cosa, i poliziotti che avrebbero dovuto proteggerci tutti dal fanatico assassino Yishai Schlissel e non l’hanno fatto, sono stati sospesi. La polizia ci ha messo ben cinque settimane a risalire i livelli di gerarchia e responsabilità. Secondo, Reham Dawabsheh, la madre del piccolo Ali morto nell’attentato di Duma cinque settimane fa, non ce l’ha fatta. Anche il padre, Saed, è morto alcuni giorni fa, ma la cosa non fa più notizia. Gli assassini non sono stati ancora presi, la polizia non dichiara di avere una lista di sospettati e ha perfino chiesto l’aiuto della cittadinanza, con tanto di call center.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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Lavoriamo insieme
Con una fortunata definizione ottocentesca la Chiesa Valdese fu definita ‘L’Israele delle Alpi’. Convergevano in questa definizione il paragone della storia delle personalità che guidarono la lunga resistenza valdese con quella dei profeti e dei giudici di Israele, la fedeltà al testo biblico e la valorizzazione nella Bibbia anche dell’Antico Testamento, il tema del Patto con Dio che è così forte nelle rispettive tradizioni. Sono quindi particolarmente lieto che la Chiesa Valdese di Firenze mi abbia delegato a portare questo saluto. Ciò mi consente di ripetere una consuetudine di amicizia e collaborazione sia con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che con la Comunità ebraica fiorentina.

Valdo Spini
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