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11 novembre 2015 - 29 Cheshvan 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“La voce è quella di Yakòv, ma le mani sono le mani di Esàv…” (Bereshìt 27, 22). Ha detto Rabbì Berachià: nel momento in cui Yakòv indebolisce ed intenerisce la sua voce, cioè la sua preghiera risulta essere debole, allora le mani di Esàv governano, come è scritto (Shemòt 16, 2) “… tutta la Comunità d’Israele si lamentò …” (Shemòt 17, 8), “… e venne Amalèk …”. Quando invece le preghiere a Dio sono molte, e con voce risuonante, allora le mani di Esàv non hanno forza.
Davide
Assael,
ricercatore
Le primarie (dei cui numeri nulla si sa) del M5S milanese hanno eletto a propria candidata per le elezioni nel capoluogo lombardo della prossima primavera la consigliera di zona Patrizia Bedori. Durante il dibattito pre-elettorale, Bedori ha risposto di non essere eterodiretta da alcuno, rivendicando la propria indipendenza di pensiero. Però, come del resto già sottolineato dalla redazione di Pagine Ebraiche, noi la ricordiamo nel 2012, quando, pur favorevole, si rifiutò di concedere i fondi per il Giorno della Memoria previsti per la Zona milanese di sua competenza. La motivazione? Gli eletti del Movimento sono solo portavoce, che devono assecondare le richieste della base anche se contro il loro parere. Dunque, a quale delle due Bedori dovremmo credere?
Eitan Haber, portavoce dell’ex Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin (1922-1995), sarà protagonista di una serata, organizzata dall’Unione dele Comunità Ebraiche Italiane, al Centro Ebraico Pitigliani di Roma, giovedì 12 novembre (ore 20.30). Un’occasione per discutere e riflettere, a vent’anni di distanza dall’assassinio del premier, in compagnia dei giornalisti Antonio Polito (Corriere della sera) e Anna Momigliano (Rivista Studio).
 

Rohani in Italia, Israele:
'Con l'Iran ci sia coerenza'
All’indomani dell’incontro alla Casa Bianca tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente statunitense Barack Obama, le diplomazie tornano a parlare dell’accordo sul nucleare, questa volta in merito alla visita in Italia del presidente iraniano Hassan Rohani. “Ci aspettiamo coerenza”, è il messaggio inviato a Palazzo Chigi dal governo israeliano, che non ha apertamente contestato la decisione del presidente del Consiglio Matteo Renzi di accogliere Rohani ma ha espresso l’augurio che emergano durante l’incontro le medesime posizioni dell’intervento fatto alla Knesset nel suo ultimo viaggio in Israele. Nello specifico, riporta La Stampa, fonti diplomatiche israeliane sottolineano che per “coerenza” si intende “l’auspicio che le più alte cariche istituzionali italiane facciano presente a Rohani la necessità di riconoscere l’esistenza dello Stato di Israele, di cessare di sostenere il terrorismo e promuovere la destabilizzazione in Medio Oriente, di cessare di negare l’Olocausto di sei milioni di ebrei da parte dei nazisti e di rispettare i diritti umani”. Israele si è quindi detto convinto che, forte degli ottimi rapporti tra Renzi e Netanyahu, l’Italia possa “dare l’esempio ad altri Paesi” sull’approccio da avere con Teheran.

“Salvini? Ospite non gradito”. Stando a quanto riferisce Repubblica, l’ambasciata israeliana a Roma avrebbe fatto sapere in via ufficiosa che l’annunciata visita in Israele del leader leghista Matteo Salvini è da considerarsi “politicamente inopportuna”. E questo, si legge, alla luce delle posizioni che lo stesso ha assunto sulle politiche per l’immigrazione, ma anche per le alleanze estreme strette in Europa.

Israelitico, il commissario è Celotto. Docente di Diritto Costituzionale a Roma Tre, consigliere giuridico per le politiche europee del governo Renzi, 49 anni. È il profilo di Alfonso Celotto, designato dalla Comunità ebraica di Roma per svolgere l’incarico di commissario straordinario dell’Ospedale Israelitico. “Un passo importante nel percorso di riorganizzazione del management della struttura sanitaria”, afferma la presidente Ruth Dureghello in una nota riportata dai giornali romani.
 
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  davar
la nota del presidente ucei renzo gattegna
"L'Iran è una dittatura spietata,
con Rohani serve chiarezza"

“L’Iran di Rohani è una spietata dittatura, che nega i più elementari diritti alla sua popolazione e continua a costituire una minaccia terribile per Israele, l’Europa, tutto il mondo. Un fatto che non può essere messo sotto al tappeto dai sorrisi e dalle strette di mano della diplomazia. Per questo è fondamentale che il primo ministro Matteo Renzi, incontrandolo, sollevi chiaramente e con incisività i problemi aperti. Su questi temi, che il premier ha dimostrato più volte di avere a cuore, non sono infatti possibili equivoci o incomprensioni”.
Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in una nota.

a vent'anni dall'assassinio di rabin
La memoria di anni di conflitto
e il dolore che non si dimentica

Eitan Haber, portavoce dell’ex Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin (1922-1995), sarà protagonista di una serata, organizzata dall’Unione dele Comunità Ebraiche Italiane, al Centro Ebraico Pitigliani di Roma, giovedì 12 novembre (ore 20.30). Un’occasione per discutere e riflettere, a vent’anni di distanza dall’assassinio del premier, in compagnia dei giornalisti Antonio Polito (Corriere della sera) e Anna Momigliano (Rivista Studio).

Per leggere il conflitto tra israeliani e palestinesi non si può prescindere dalla storia. Gli accadimenti odierni, la nuova ondata di violenza e di attentati terroristici, la rabbia, le frustrazioni hanno radici lontane. Emozioni e sentimenti che scorrono da entrambe le parti e non si possono lavare via facilmente, come ha ricordato nel corso degli anni e in diversi suoi editoriali Eitan Haber, ex portavoce del Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin. Lui che con dolore e incredulità dovette il 4 novembre 1995 annunciare al mondo la morte di Rabin per mano di un terrorista ebreo, a distanza di vent'anni da quei tragici fatti ricorda come dietro la speranza degli Accordi di Oslo e di una pace possibile si nascondano problemi profondi, oggi sempre più evidenti e forse radicati. Lo ha fatto denunciando l'ambiguità della leadership di Ramallah di fronte al terrorismo ma al contempo analizzando cosa spinge un ragazzo palestinese di 13 anni ad accoltellare un coetaneo israeliano.
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qui bologna
Gli ebrei e la Grande Guerra
Identità, slanci, tradimenti

Un’indagine appassionante, che racconta vari aspetti strettamente connessi all’interno di una dinamica complessa. E in particolare la sfera religiosa, insieme a quella sociale, culturale e politica. Si presenta così “1915/1918 Noi c’eravamo – Gli Ebrei italiani e la Grande Guerra”, documentata mostra fotografica allestita dalla Fondazione Cdec di Milano con l’obiettivo di raccontare, da una peculiare prospettiva, i temi del Centenario. Una sfida accolta con entusiasmo dal Museo ebraico di Bologna, che la ospiterà fino al prossimo 17 gennaio e che in queste stesse ore chiama a raccolta molti storici ed esperti per un denso convegno di studi legato all’esposizione. “Il mondo ebraico ha partecipato con vivo coinvolgimento ai destini nazionali. Un impegno significativo, che vogliamo valorizzare per stimolare una riflessione che non può prescindere dall’aspetto identitario dei suoi protagonisti” ha affermato il presidente del museo Guido Ottolenghi inaugurando ieri la mostra.
“Una pagina da ricordare. Come da ricordare è il fatto che le sorti siano drasticamente mutate nel giro di pochi anni, con l’abominio delle Leggi Razziste promulgate ai danni della popolazione ebraica. Un vergognoso tradimento” sottolinea il presidente del Cdec (e Consigliere UCEI) Giorgio Sacerdoti.
Aggiunge Paola Mortara, curatrice del progetto assieme ad Annalisa Bemporad: ”Questa mostra combina due elementi. Il fascino immediato della fotografia, assieme a una contestualizzazione che stimola l’approfondimento. Perché c’è ancora molto da scoprire”.
Per Gadi Luzzato Voghera, che ha offerto una consulenza storica, la mostra ha un grande merito: quello di inserirsi in una narrazione europea di ampio respiro che ha portato “numerosi musei ebraici a raccogliere questa sfida, intrigante e di non semplice realizzazione”.
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qui bologna
Gli ebrei e la Grande Guerra
Una prospettiva comparata

Dimensione nazionale e locale del fenomeno. Ideali ebraici a confronto con gli ideali del giovane regno italiano: affinità, punti di rottura. Una prospettiva comparata delle varie fasi storiche che caratterizzarono la stagione emancipatoria. Significativa la ricchezza di contributi che sta caratterizzando il convegno di studi su ebrei italiani e Grande Guerra in svolgimento al museo ebraico bolognese. Introdotti dal presidente Guido Ottolenghi, e con la successiva moderazione della direttrice Vincenza Maugeri, i molti relatori intervenuti hanno infatti tracciato una panoramica ampia e stimolante.
“Per gli ebrei italiani – ha osservato Anna Foa – la Grande Guerra fu il momento in cui si incrinò quel legame tra ebraismo e Risorgimento che aveva consentito che la partecipazione alla costruzione della nazione si realizzasse in armonia con gli ideali ebraici”. E il problema, ha spiegato la storica, non era solo quello del fatto che per la prima volta nella loro storia gli ebrei italiani “si videro costretti a sparare contro altri ebrei appartenenti agli eserciti nemici”. C’era infatti un di più: ed era dato dal fatto che nel clima nazionalistico che si stava creando, tra la morte nelle trincee e la cecità degli Stati maggiori, “gli ebrei videro messi duramente alla prova gli ideali universalistici e di nazionalità che erano stati loro nella partecipazione al Risorgimento”.
Tra i protagonisti della sessione mattutina anche Mario Toscano, Bruno Di Porto, Antonino Zargone e Gabriele Rigano.

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NEW JERSEY - KOSHERFEST
K.it, dimensione internazionale
Nuove occasioni di incontro internazionali per Jacqueline Fellus, assessore alla casherut dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e responsabile per conto della stessa di K.it, progetto di certificazione dei prodotti agroalimentari che il supporto del ministero del Sviluppo Economico e che crescenti riscontri sta ottenendo da imprese e aziende in tutto il paese. La sfida di K.it raccoglie infatti l'interesse dei partecipanti al Kosherfest (New Jersey), tra le più importanti manifestazioni fieristiche del settore che mette a confronto, in una due giorni particolarmente intensa, produttori, distributori, operatori della filiera.
Una sfida con molte potenzialità e benefici. Perché, come ha avuto modo di sottolineare l'assessore in un recente confronto all'Expo milanese, "racchiusi nelle regole alimentari ebraiche, nella casherut, troviamo valori condivisi non solo dal mondo ebraico ma dalla società intera”.
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in cornice
Il Modigliani degli scandali,
una nuova casa a Shangai

Generosi e visionari oppure nuovi ricchi, “collezionisti che hanno talmente tanti soldi che comprano il buon gusto, o anche che non hanno bisogno di avere buon gusto perché comprano tutto quello che trovano”, come li descrive Philip Tinari, direttore dell’Ullens Center for Contemporary Art di Pechino. È fra questi due estremi che si dividono i pareri sugli acquirenti del famoso Nu Couché di Amedeo Modigliani, che Christie’s ha battuto per più di 170 milioni di dollari la sera del 9 novembre. Liu Yiqian, insieme alla moglie, Wang Wei, ha acquistato il Modigliani per una cifra che è seconda solo a quella strappata dalle Donne di Algeri di Picasso con i suoi 179 e rotti milioni di dollari, e che porta a dieci le opere d’arte che sono arrivate a un prezzo a nove cifre: oltre a Picasso e Modigliani, artisti del calibro di Francis Bacon con i Tre studi di Lucien Freud o Edvard Munch, per il notissimo Urlo. Nove minuti da brivido, che hanno consegnato il Modigliani nelle mani di un collezionista che a Shangai ha fondato due musei privati, e che progetta di esporlo in uno dei due per il quinto anniversario dell’apertura, perché “sarà un’opportunità per i cinesi che amano l’arte di vedere delle opere importanti senza dover uscire dal paese. È con questa motivazione che ho fondato il museo”.
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il filosofo dei diritti umani
André Glucksmann (1937-2015)
“Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” scriveva Eugenio Montale. Ed effettivamente di André Glucksmann, il filosofo francese morto ieri a 78 anni, si poteva dire proprio questo; ciò che non era: non era un nichilista, non era a favore di regimi totalitari e soprattutto non era indifferente. Nei suoi anni di militanza ha cambiato idea centinaia di volte senza vergognarsene, ha indossato abiti diversi e messo sulla graticola destra e sinistra senza partiti presi. A rimanere sempre uguali sono stati i suoi iconici capelli a “scodella”, quel taglio definito “alla Giovanna d’Arco”, testimone del suo passato di attivista e animatore del maggio del ’68.
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qui roma - l'opera di belpoliti sullo scrittore
Levi, l'uomo che voleva capire 
Oltre settecento pagine, arricchite da saggi, documenti e fotografie, che raccontano il pluridecennale lavoro dello scrittore e saggista Marco Belpoliti sull’opera di Primo Levi. Un libro che va a fondo e analizza il Levi scrittore, testimone, chimico e uomo per raccontarlo di “fronte e di profilo”. Presentato ieri a Roma alla Biblioteca Angelica, Primo Levi. Di fronte e di profilo (Guanda) è stato al centro degli interventi dei critici Stefano Chiodi e Andrea Cortellessa e dello storico Umberto Gentiloni, alla presenza dell’autore. Sui notiziari quotidiani UCEI sono apparse nelle scorse settimane alcune analisi dell’opera e sul numero di Pagine Ebraiche attualmente in distribuzione compaiono le recensioni di Alberto Cavaglion e Claudio Vercelli.
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pilpul
Ticketless - Un treno per Cuneo
L’ultimo treno per Cuneo è un delizioso libretto di memorie del mai abbastanza compianto Guido Fubini. Un libretto che, nella sua prima edizione per i tipi di Meynier, ho visto nascere e di cui mi vanto di aver scritto la quarta di copertina. Vorrei che domani Guido potesse con i miei più affezionati lettori prendere il primo treno del mattino per Cuneo e unirsi a me per l’inaugurazione della piccola biblioteca che sto costruendo in memoria di mio fratello. Domani per il viaggiatore di Ticketless è un giorno di vacanza. Il lettore mi perdoni. Scendo dal treno e mi fermo a guardare insieme a tanti amici tanti libri allineati negli scaffali di una scola ebraica antica. “Con l’orgogliosa modestia” che s’addice allo stile un po’ rustico di noi cresciuti ai piedi delle Alpi: “In Piemonte”, scrive Primo Levi nel racconto Argon, “la sinagoga, con orgogliosa modestia, veniva detta semplicemente ‘scola’, il luogo dove si impara e si viene educati”.

Alberto Cavaglion

Periscopio - Hannah Szenes
Viva emozione ha suscitato la manifestazione, svoltasi domenica scorsa, 8 novembre, presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare di Napoli, intitolata “La missione di Hannah Szenes”, a cura di Suzana Glavaš (poetessa, studiosa della Shoah e dei rapporti letterari italo-croati, docente di lingua croata presso l’Università “l’Orientale” di Napoli), con la partecipazione, oltre alla Glavas, dell’Assessore Nino Daniele, della pianista Maria Gabriella Mariani, della scrittrice Agi Berta e dell’attrice Caterina Pontrandolfo, e un intervento a distanza di Scialom Bahbout. Un evento inserito in un ciclo di iniziative, svolte tra il 31 ottobre e l’8 novembre, intitolato “Vivi nel ricordo”, promosso dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, in occasione della ricorrenza dei defunti, anche con l’intento di valorizzare il patrimonio artistico e culturale della città, e dedicato, nel quarantennale della tragica scomparsa, alla memoria e all’insegnamento di Pier Paolo Pasolini (di cui, nel sottotitolo, vengono citate queste emblematiche parole: “La morte non è nel non potere più comunicare, ma nel non potere più essere compresi”).

Francesco Lucrezi, storico
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