Gli ebrei e la Grande Guerra
Una prospettiva comparata

IMG_20151111_110329Dimensione nazionale e locale del fenomeno. Ideali ebraici a confronto con gli ideali del giovane regno italiano: affinità, punti di rottura. Una prospettiva comparata delle varie fasi storiche che caratterizzarono la stagione emancipatoria. Significativa la ricchezza di contributi che sta caratterizzando il convegno di studi su ebrei italiani e Grande Guerra in svolgimento al museo ebraico bolognese. Introdotti dal presidente Guido Ottolenghi, e con la successiva moderazione della direttrice Vincenza Maugeri, i molti relatori intervenuti hanno infatti tracciato una panoramica ampia e stimolante.
“Per gli ebrei italiani – ha osservato Anna Foa – la Grande Guerra fu il momento in cui si incrinò quel legame tra ebraismo e Risorgimento che aveva consentito che la partecipazione alla costruzione della nazione si realizzasse in armonia con gli ideali ebraici”. E il problema, ha spiegato la storica, non era solo quello del fatto che per la prima volta nella loro storia gli ebrei italiani “si videro costretti a sparare contro altri ebrei appartenenti agli eserciti nemici”. C’era infatti un di più: ed era dato dal fatto che nel clima nazionalistico che si stava creando, tra la morte nelle trincee e la cecità degli Stati maggiori, “gli ebrei videro messi duramente alla prova gli ideali universalistici e di nazionalità che erano stati loro nella partecipazione al Risorgimento”.
Una dimensione approfondita anche negli interventi di Mario Toscano e Bruno Di Porto. Il primo, focalizzato sul movimento ‘pro causa ebraica’ tra filantropia e politica e sui vari tentativi che vi furono di unificare gli sforzi del mondo ebraico europeo per una soluzione pacifica (compreso quello, non andato a buon fine, di una occasione di incontro nella neutrale Svizzera). Il secondo volto anch’esso ad offrire uno sguardo sovranazionale. “La divisione del popolo ebraico su opposti fronti culminò nella seconda guerra mondiale, con sostegno alle opposte cause. Ci fu sofferenza nel doversi combattere tra ebrei, come ci è stata, per la stessa trasversalità, in altri ambiti. E ci fu sofferenza di ebrei – ha spiegato Di Porto – nel loro sentire europeo, come in Stefan Zweig, che nell’Austria coglieva un potenziale e mancato nucleo costitutivo di civile Europa”.
Soffermandosi sull’ingresso di ebrei nelle Forze Armate dal Risorgimento al primo Novecento, il colonnello Antonino Zarcone ha rilevato: “Se da un lato ha interrotto il rapporto con i membri della propria comunità, dall’altro ha permesso un rapporto di integrazione che ha consentito per lungo tempo il rafforzamento del legame tra comunità ebraiche e Stato”. Lo storico Gabriele Rigano si è invece concentrato su una analisi di come le tensioni nazionali del conflitto si ripercossero in due comunità di confine come Trieste e Fiume.
I lavori riprenderanno nel pomeriggio. Condotta da Francesca Sofia, la prima sessione vedrà a confronto Massimo Cultraro, Monica Miniati e Stefano Arieti. La seconda, dedicata nello specifico al territorio emiliano-romagnolo, avrà come relatori Mirtide Gavelli, Ines Miriam Marach, Luigi Davide Mantovani, Gabriele Fabbrici.

(11 novembre 2015)