Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

13 novembre 2015 - 1 Kislev 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Chiedo all’Unione Europea di etichettarmi, di bollarmi, di mettermi al bando perché anche io sono un prodotto dei “territori occupati.” Ho studiato per tre anni in una yeshivà, Yeshivat Hamivtar vicino Efrat, su di una collina dalla quale respiravo la storia di una identità ebraica millenaria, tra Hevron ed Erodion, tra le pietre che parlano di ebrei da più di duemila anni. E su quella collina mi è stato insegnato il senso del seguire “darchè shalom”, i percorsi di pace, tra arabi ed ebrei, che vivono, in quei luoghi così vicini eppure così lontani. Che mi etichetti l’Europa perché vado ad Alon Shvut quasi ogni mese per lavorare con il Bet Din locale anche in pieno terrorismo assassino che l’Europa non sembra vedere.
 
Leggi

Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Penso che le istituzioni che funzionano vadano valorizzate. Una di queste è senza dubbio la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano (CDEC) che ha appena realizzato in collaborazione con il Museo Ebraico di Bologna una mostra fotografica sulla Grande guerra e gli ebrei in Italia. A questo proposito vorrei ragionare su due questioni, una relativa al lavoro della Fondazione e una più legata all’opportunità storiografica di realizzare una mostra simile.
La prima: il CDEC è nato (a Venezia, per poi trasferirsi a Milano) nel secondo dopoguerra con l’intento di raccogliere documenti e testimonianze sullo sterminio degli ebrei italiani. Ne ha fatto il suo cavallo di battaglia per decenni, ma è maturato nel corso del tempo diventando a tutti gli effetti un importante punto di riferimento per gli studi sulla presenza ebraica nell’età contemporanea. La realizzazione della mostra su ebrei e Grande guerra è solo l’ultima prova dell’allargamento degli interessi dei ricercatori della Fondazione, impegnati a vasto raggio nel campo della storiografia (con la rivista online Quest), nella conservazione di materiale audio e video, nella riflessione sulla museificazione dell’ebraismo, nella documentazione sull’antisemitismo contemporaneo, nella didattica della Shoah (e tante altre dinamiche che invito il lettore a seguire in rete).
 
Leggi

Non ci facciamo intimidire
“C’è chi vorrebbe spaventarci, costringendoci a cambiare le nostre abitudini e la nostra quotidianità, quello che siamo con orgoglio da millenni. Ma è una battaglia persa. Noi andremo avanti, senza farci intimidire. La vita vincerà sempre sulla morte e sulla violenza”. Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna commenta l’aggressione antisemita avvenuta ieri sera all’uscita di un ristorante casher di Milano. Intervistato da Repubblica, Gattegna dice: “Il rischio emulazione con quanto sta accadendo in Israele è alto, ma non voglio fare accuse. Mi auguro che le forze dell’ordine continuino a vegliare sugli obiettivi e sui siti ebraici come fanno ogni giorno con impegno”. “Milano è una città molto ben controllata. Mi auguro che sia possibile risalire rapidamente al colpevole e soltanto allora – conclude il presidente UCEI – potremo ragionare sulle motivazioni”. Ancora ignota l’identità dell’autore dell’aggressione. La vittima, un uomo di 40 anni, esponente del movimento Chabad, non è in pericolo di vita. A confermarlo il personale medico dell’ospedale Niguarda. Molteplici le reazioni in ambito ebraico. Per l’UCEI a intervenire ieri sera è stato anche il vicepresidente Roberto Jarach, milanese. “Il primo pensiero – le sue parole – è stato: forse è bene suggerire ai nostri ragazzi di non girare più per le strade con la kippah”. Ma, come riporta il Corriere della sera, subito dopo ne è subentrato un altro: “No, non dev’essere questa la reazione. Non possiamo ragionare così. Anche perché in Italia non c’è mai stato un timore di questo tipo, anche nei momenti più complicati”. Aggiunge ancora Jarach: “Dobbiamo ragionare, capire, mantenere i nervi saldi. Non possiamo stare tranquilli, questo è ovvio. Ma non abbiamo alcun elemento concreto per poter affermare che il fenomeno sia in crescita”. “È l’episodio più grave che si sia mai verificato a Milano” commenta Raffaele Besso, copresidente della Comunità ebraica milanese assieme a Milo Hasbani. “Siamo spaventati – dice quest’ultimo in una intervista al Giorno – anche se io continuo a dire, a sperare, che si tratti di un episodio isolato. Qui a Milano non abbiamo mai avuto nessun problema. Infatti si era parlato di chiudere la scuola ebraica domani (oggi per chi legge), ma ho deciso di lasciarla aperta e far venire i ragazzi normalmente”.Ruggero Gabbai, esponente della Comunità e consigliere comunale, afferma: “C’è timore che sia un episodio simile a quelli avvenuti a Parigi con ‘cani sciolti’ che emulano quanto avviene in Medioriente”. “Sono sconvolto, a mia memoria un episodio così non era mai accaduto a Milano. Ma adesso dobbiamo mantenere la calma e analizzare i fatti. Certo, l’aspetto simbolico di un’aggressione a una persona così riconoscibile per i vestiti che porta e la sua evidente riconducibilità alla comunità fa subito pensare alla volontarietà di questo atto rivolto contro un ebreo. Spero di essere smentito da altre ricostruzioni” dice il parlamentare (ed ex presidente della Comunità ebraica milanese) Emanuele Fiano in una intervista a Repubblica. “La reazione a caldo è difficile, certamente siamo molto spaventati. Ma andiamo avanti e non perdiamo la testa” spiega l’ex presidente comunitario Walker Meghnagi. Reazioni anche nel resto dell’Italia ebraica. “Dobbiamo constatare che l’appello dell’Isis di colpire gli ebrei ovunque si trovino purtroppo sta facendo proseliti” dice la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Così Talia Bidussa, milanese, presidente Ugei: “Accade che essere ebreo oggi nella civilissima Italia ha significato che qualcuno ci abbia quasi rimesso la vita”. “Questa è la più grave aggressione avvenuta in Italia dall’attentato del 1982 alla sinagoga di Roma nel quale perse la vita il piccolo Stefano Gaj Taché, di soli due anni” afferma l’ex presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici.
 
Leggi

  davar
dopo l'aggressione antisemita di milano 
Sicurezza, vertice in Viminale
"Non ci facciamo intimidire"

“C’è chi vorrebbe spaventarci, costringendoci a cambiare le nostre abitudini e la nostra quotidianità, quello che siamo con orgoglio da millenni. Ma è una battaglia persa. Noi andremo avanti, senza farci intimidire. La vita vincerà sempre sulla morte e sulla violenza”. Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna commenta l’aggressione antisemita avvenuta ieri sera all’uscita di un ristorante casher di Milano.
“Le forze dell'ordine vigilano da anni con grande attenzione e professionalità nei pressi dei diversi luoghi ebraici italiani. Un impegno straordinario, più volte lodato per la sua incisività. Ma evidentemente non sufficiente: serve adesso un rafforzamento delle misure. Una decisione inevitabile – dice Gattegna – alla luce di quanto accaduto ieri”.
Sul tema della sicurezza alle 15 il presidente dell'Unione parteciperà a un vertice in Viminale assieme alla presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, al responsabile operativo sicurezza delle comunità ebraiche Gianni Zarfati e al consigliere speciale del Congresso ebraico europeo Alessandro Ruben. Al centro dell'incontro, l'impegno delle forze del'ordine a garanzia della sicurezza delle istituzioni ebraiche e la grande attenzione sui potenziali bersagli che i fautori dell’odio minacciano di prendere di mira. Nell'occasione, si procederà a una comune valutazione della situazione attuale, partendo dal già forte raccordo con le istituzioni nazionali.
L'invito del presidente dell'Unione agli ebrei italiani è quello di “comportarsi con la massima attenzione, stando attenti a cogliere tutti i segnali che arrivano dall'esterno”. Ma al tempo stesso di proseguire con la propria vita, senza alcuna rinuncia. “Istituzioni, enti, scuole: l'Italia ebraica non si ferma. Un segnale forte e inequivocabile”, sottolinea Gattegna.
Ancora ignota l’identità dell’autore dell’aggressione. La vittima, Nathan Graff, 40 anni, esponente del movimento Chabad, non è in pericolo di vita. A confermarlo il personale medico dell’ospedale Niguarda.
“La vita continua come sempre e ci auguriamo che questo sia un caso isolato. Agli ebrei milanesi dico di stare tranquilli, perché come sempre faremo tutto il necessario per garantire la vostra sicurezza”, dice uno dei due-copresidenti della Comunità ebraica milanese Raffaele Besso.
L'altro presidente, Milo Hasbani, ha partecipato questa mattina a un incontro in prefettura alla presenza del sindaco Giuliano Pisapia e dei vertici delle forze dell'ordine. “Sono stato stamattina in Prefettura, al comitato di emergenza - afferma - e ho visto un clima di solidarietà e vicinanza. C’erano tutte le autorità, il prefetto vicario, il colonnello dei carabinieri, il sindaco Pisapia, il questore Luigi Savina, l’assessore Granelli, il comandante dei vigili Tullio Mastrangelo, il comandante dei vigili del fuoco e tutti gli alti vertici della sicurezza. Ci hanno offerto la loro completa disponibilità, dicendo che rafforzeranno le misure di sorveglianza. Ci hanno assicurato che anche da parte dei vertici del Ministero degli Interni hanno avuto disposizioni di accordarci il massimo sostegno".
“Spero vivamente che sia un episodio isolato – prosegue Hasbani – e che non sia riconducibile a matrici islamiche e arabe. Sembra che la persona aggredita, alla quale esprimiamo tutta la nostra vicinanza e gli auguri di Refuà Shelemà, per ora non abbia detto niente e, secondo le prime ricostruzioni del fatto, oltre all’aggressore ci sarebbero state altre due persone che lo aspettavano per portarlo via. Io non ho conferma di questo. Per quanto riguarda la nostra Comunità, questo è il primo episodio di questo tipo e siamo assolutamente integrati nella vita milanese. Non c’era stato, finora, nessun sentore di ostilità, come è avvenuto invece negli altri Paesi europei".
"Dopo l’accaduto - dicono inoltre i due presidenti - abbiamo deciso che la scuola dovesse restare aperta, per dare un segnale di normalità e di fiducia nelle Istituzioni e nelle Forze dell’ordine. Ringraziamo della vicinanza le Autorità e i genitori degli alunni della Scuola ebraica, che oggi hanno portato regolarmente i loro figli a Scuola; ringraziamo i ragazzi che hanno voluto venire regolarmente alle lezioni, nonostante il clima che si è creato in queste ore, dimostrando che la vita deve continuare”. Sia Hasbani che Besso saranno in collegamento telefonico col Viminale.
Molteplici le reazioni in ambito ebraico. Per l’UCEI a intervenire ieri sera è stato anche il vicepresidente Roberto Jarach. “Il primo pensiero – le sue parole – è stato: forse è bene suggerire ai nostri ragazzi di non girare più per le strade con la kippah”. Ma, come riporta il Corriere della sera, subito dopo ne è subentrato un altro: “No, non dev’essere questa la reazione. Non possiamo ragionare così. Anche perché in Italia non c’è mai stato un timore di questo tipo, anche nei momenti più complicati”. Aggiunge ancora Jarach: “Dobbiamo ragionare, capire, mantenere i nervi saldi. Non possiamo stare tranquilli, questo è ovvio. Ma non abbiamo alcun elemento concreto per poter affermare che il fenomeno sia in crescita”.
Leggi

qui roma - a vent'anni dall'assassinio
Rabin, un soldato di pace 
“Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alle prossime generazioni”. In questa frase, attribuita ad Alcide De Gasperi, Eitan Haber rivede la sintesi dell'uomo con cui collaborò per circa quarant'anni: l'ex Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, di cui cade quest'anno il ventesimo anniversario dall'assassinio. “Quando ci fu bisogno, Rabin guidò il suo Paese verso una bella vittoria militare, se possiamo parlarne in questi termini vista la tragicità della guerra; poi dismise quegli abiti e si impegnò in qualcosa di ancor più difficile e in cui credeva, la pace. Divenne un soldato di pace”, ha ricordato Haber, ospite d'onore della serata organizzata dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane al Centro Pitigliani di Roma per celebrare la memoria di Rabin. Un esempio come politico e come uomo, ha ricordato in apertura il presidente dell'UCEI Renzo Gattegna che ha voluto sottolineare, alla luce dell'ondata di attacchi terroristici delle ultime settimane contro civili e soldati israeliani, la solidarietà e l'impegno dell'ebraismo italiano per Israele. Un paese, secondo Haber, diviso al suo interno e per cui il raggiungimento di una pace con i palestinesi sarà vitale per il futuro stesso dello Stato ebraico. E il suo punto di vista, ha spiegato dialogando con i giornalisti giornalisti Antonio Polito (Corriere della sera) e Anna Momigliano (Rivista Studio) nel corso della serata moderata dall'assessore UCEI Victor Magiar, non è quello di uomo di sinistra perché, nonostante la collaborazione con Rabin, le sue radici sono nel Likud ovvero nella destra israeliana.

Leggi

qui cuneo - LA BIBLIOTECA nel nome DI davide
I libri e la rinascita della scola 
Commozione: questo il sentimento che è passato nei cuori dei tantissimi presenti all’inaugurazione, a Cuneo, della “Biblioteca e centro studi sugli ebrei in Piemonte” dedicati alla memoria di Davide Cavaglion. Biblioteca che Davide aveva pensato e sognato e di cui aveva condiviso il progetto solo con suo fratello Alberto, che per un intero anno ha lavorato alla realizzazione del progetto. E fortissima è stata la risposta all’appuntamento, inserito nella programmazione di Scrittorincittà, festival giunto alla diciassettesima edizione che ogni autunno porta a Cuneo centinaia di autori, con incontri, presentazioni, laboratori per le scuole, musica e spettacoli. Sono arrivati a centinaia, accorsi anche da lontano, per scoprire il nuovo centro studi, al punto che è stato necessario organizzare numerosi turni per permettere a tutti di visitare, oltre all’antica sinagoga, i locali di quella che era la scuola della comunità e le stanze in cui sta prendendo forma la “Biblioteca di Barbamadiu”, la cui storia è raccontata nel numero di novembre di Pagine Ebraiche, attualmente in distribuzione.

Filippo Tedeschi
Leggi 


qui cuneo - LA BIBLIOTECA nel nome di davide
"Una grande giornata per tutti" 
In uno splendido saggio pubblicato nel volume uscito in occasione della mostra “Una storia del Novecento: il Rabbino Dario Disegni” Alberto Cavaglion tratteggiava con grande efficacia la straordinaria figura di Amadio Momigliano, lo “zio Amadio” o “Barbamadiu”, un fortunato uomo d’affari, mercante di gramaglie, nato nel 1844, che dedicò il suo tempo libero allo studio dell’ebraismo e che periodicamente si recava a Parigi per procurarsi pregiate edizioni di libri e di commenti ai testi introvabili in Italia. Come leggiamo, infatti, in una lettera tra le molte indirizzate al giovane Rabbino Disegni, che ne aveva sposato la diletta nipote Elvira (proprio nella Sinagoga di Cuneo, nel 1903) e al quale non lesinava preziosi consigli di ogni genere, lo zio Amadio scriveva “Ti farò vedere i libri che ho comprato a Parigi, veri gioielli, ben inteso di argomento sacro”. Barbamadiu mise così insieme una immensa biblioteca, che purtroppo andò dispersa durante la Seconda guerra mondiale.

Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino

Leggi

pilpul

Rabbia
Che incubo questo tempo che non scorre, si impiglia, sembra tornare indietro e ci trascina indietro con lui. Non avevamo ancora finito, commemorando Rabin, di rivivere l’atmosfera del 1995 e di colpo veniamo catapultati ancora più indietro, fino al 1982: lo sgomento di leggere accanto a notizie di ebrei colpiti in quanto ebrei nomi italiani di luoghi italiani che conosciamo bene; i dubbi su cosa sia o non sia opportuno fare per continuare la nostra vita ebraica come sempre in tranquillità e sicurezza; la necessità di analizzare, interpretare, discutere, spesso incalzati dai media non ebraici. Non so se sia corretto parlare di paura: sappiamo benissimo – non lo stiamo scoprendo adesso – che essere ebrei è pericoloso, anche in Italia. Più che di paura parlerei di rabbia: rabbia perché qualcuno ha deciso di tracciare con la violenza una linea di demarcazione tra noi e gli altri; rabbia per un’agenda che ci viene dettata dall’esterno, rabbia per non poter scegliere liberamente come vivere la nostra vita ebraica, di quali temi parlare, quali argomenti trattare nei nostri giornali e nelle nostre newsletter. Ma se chi voleva incutere terrore in realtà suscita rabbia questo significa che, almeno in parte, ha sbagliato i suoi calcoli.

Anna Segre, insegnante

 

La farsa che è una tragedia
Di fronte alla radicalizzazione della destra italiana con il nuovo asse populista Salvini-Meloni-Berlusconi, o all’etichettatura da parte dell’Unione europea dei prodotti provenienti dalla West Bank, mi era venuta alla mente quella celebre frase di Karl Marx la quale afferma che “la Storia si ripete due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa”. In realtà, soprattutto alla luce delle ultime notizie, ho paura che si sbagliasse, la seconda volta la storia appare sotto forma sì di farsa, perché è recepita con tale e scarsa considerazione, ma è sempre tragedia. In qualche modo peggiore, poiché ci convinciamo sempre che la modernità dei tempi sia inevitabilmente purificazione dagli errori del passato e progresso.

Francesco Moises Bassano, studente


Lost in translation
Come spiegare l’intraducibile? Questa è la sfida del libro Lost in Translation di Ella Frances Sanders, appena uscito in italia (Marcos y Marcos editore, traduzione di Ilaria Piperno). Parole intraducibili in tutte le lingue, dal norvegese al coreano, dal malese al greco, dallo scozzese all’yiddish, che illustrate e spiegate prendono vita in questo libro in modo originalissimo e mettono in scena l’eterno paradosso della lingua. L’autrice scrive: “Spero che questo libro vi aiuti a trovare alcune parti di voi stessi perdute nel tempo, che faccia riemergere ricordi piacevoli o permetta di tradurre in parole pensieri e sensazioni che non eravate mai riusciti a esprimere con chiarezza”. Parole divertenti, curiose, lontane eppure familiari – spiega anche Ilaria – come “trepverter”: una risposta ironica o una replica brillante che ti viene in mente soltanto quando è troppo tardi per usarla!

Ilana Bahbout
Leggi


moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.