“Manteniamo i nervi saldi”

gattegna“C’è chi vorrebbe spaventarci, costringendoci a cambiare le nostre abitudini e la nostra quotidianità, quello che siamo con orgoglio da millenni. Ma è una battaglia persa. Noi andremo avanti, senza farci intimidire. La vita vincerà sempre sulla morte e sulla violenza”. Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna commenta l’aggressione antisemita avvenuta ieri sera all’uscita di un ristorante casher di Milano.
“Le forze dall’ordine vigilano da anni con grande attenzione e professionalità nei pressi dei diversi luoghi ebraici italiani. Un impegno straordinario, più volte lodato per la sua incisività. Ma evidentemente non sufficiente: serve adesso un rafforzamento delle misure. Una decisione inevitabile – dice Gattegna – alla luce di quanto accaduto ieri”.
Sul tema della sicurezza alle 15 il presidente dell’Unione parteciperà a un vertice in Viminale assieme alla presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, al responsabile operativo sicurezza delle comunità ebraiche in Italia Gianni Zarfati e al consigliere speciale del Congresso ebraico europeo Alessandro Ruben. Al centro dell’incontro, l’impegno delle forze del’ordine a garanzia della sicurezza delle istituzioni ebraiche e la grande attenzione sui potenziali bersagli che i fautori dell’odio minacciano di prendere di mira. Nell’occasione, si procederà a una comune valutazione della situazione attuale, partendo dal già forte raccordo con le istituzioni italiane.
L’invito del presidente dell’Unione agli ebrei italiani è quello di “comportarsi con la massima attenzione, stando attenti a cogliere tutti i segnali che arrivano dall’esterno”. Ma al tempo stesso di proseguire con la propria vita, senza alcuna rinuncia. “Istituzioni, enti, scuole: l’Italia ebraica non si ferma. Un segnale forte e inequivocabile”, sottolinea Gattegna.
Ancora ignota l’identità dell’autore dell’aggressione. La vittima, Nathan Graff, 40 anni, esponente del movimento Chabad, non è in pericolo di vita. A confermarlo il personale medico dell’ospedale Niguarda.
“La vita continua come sempre e ci auguriamo che questo sia un caso isolato. Agli ebrei milanesi dico di stare tranquilli, perché come sempre faremo tutto il necessario per garantire la vostra sicurezza”, dice uno dei due-copresidenti della Comunità ebraica milanese Raffaele Besso.
L’altro presidente, Milo Hasbani, ha partecipato questa mattina a un incontro in prefettura alla presenza del sindaco Giuliano Pisapia e dei vertici delle forze dell’ordine. “Sono stato stamattina in Prefettura, al comitato di emergenza – afferma – e ho visto un clima di solidarietà e vicinanza. C’erano tutte le autorità, il prefetto vicario, il colonnello dei carabinieri, il sindaco Pisapia, il questore Luigi Savina, l’assessore Granelli, il comandante dei vigili Tullio Mastrangelo, il comandante dei vigili del fuoco e tutti gli alti vertici della sicurezza. Ci hanno offerto la loro completa disponibilità, dicendo che rafforzeranno le misure di sorveglianza. Ci hanno assicurato che anche da parte dei vertici del Ministero degli Interni hanno avuto disposizioni di accordarci il massimo sostegno”.
“Spero vivamente che sia un episodio isolato – prosegue Hasbani – e che non sia riconducibile a matrici islamiche e arabe. Sembra che la persona aggredita, alla quale esprimiamo tutta la nostra vicinanza e gli auguri di Refuà Shelemà, per ora non abbia detto niente e, secondo le prime ricostruzioni del fatto, oltre all’aggressore ci sarebbero state altre due persone che lo aspettavano per portarlo via. Io non ho conferma di questo. Per quanto riguarda la nostra Comunità, questo è il primo episodio di questo tipo e siamo assolutamente integrati nella vita milanese. Non c’era stato, finora, nessun sentore di ostilità, come è avvenuto invece negli altri Paesi europei”.
“Dopo l’accaduto – dicono inoltre i due presidenti – abbiamo deciso che la scuola dovesse restare aperta, per dare un segnale di normalità e di fiducia nelle Istituzioni e nelle Forze dell’ordine. Ringraziamo della vicinanza le Autorità e i genitori degli alunni della Scuola ebraica, che oggi hanno portato regolarmente i loro figli a Scuola; ringraziamo i ragazzi che hanno voluto venire regolarmente alle lezioni, nonostante il clima che si è creato in queste ore, dimostrando che la vita deve continuare”. Sia Hasbani che Besso saranno in collegamento telefonico col Viminale.
Molteplici le reazioni in ambito ebraico. Per l’UCEI a intervenire ieri sera è stato anche il vicepresidente Roberto Jarach, milanese. “Il primo pensiero – le sue parole – è stato: forse è bene suggerire ai nostri ragazzi di non girare più per le strade con la kippah”. Ma, come riporta il Corriere della sera, subito dopo ne è subentrato un altro: “No, non dev’essere questa la reazione. Non possiamo ragionare così. Anche perché in Italia non c’è mai stato un timore di questo tipo, anche nei momenti più complicati”. Aggiunge ancora Jarach: “Dobbiamo ragionare, capire, mantenere i nervi saldi. Non possiamo stare tranquilli, questo è ovvio. Ma non abbiamo alcun elemento concreto per poter affermare che il fenomeno sia in crescita”.
Ruggero Gabbai, esponente della Comunità e consigliere comunale, afferma: “C’è timore che sia un episodio simile a quelli avvenuti a Parigi con ‘cani sciolti’ che emulano quanto avviene in Medioriente”. “Sono sconvolto, a mia memoria un episodio così non era mai accaduto a Milano. Ma adesso dobbiamo mantenere la calma e analizzare i fatti. Certo, l’aspetto simbolico di un’aggressione a una persona così riconoscibile per i vestiti che porta e la sua evidente riconducibilità alla comunità fa subito pensare alla volontarietà di questo atto rivolto contro un ebreo. Spero di essere smentito da altre ricostruzioni” dice il parlamentare (ed ex presidente della Comunità ebraica milanese) Emanuele Fiano in una intervista a Repubblica. “La reazione a caldo è difficile, certamente siamo molto spaventati. Ma andiamo avanti e non perdiamo la testa” spiega l’ex presidente comunitario Walker Meghnagi.
Reazioni anche nel resto dell’Italia ebraica. “Dobbiamo constatare che l’appello dell’Isis di colpire gli ebrei ovunque si trovino purtroppo sta facendo proseliti” dice la presidente romana Ruth Dureghello. Così Talia Bidussa, milanese, presidente Ugei: “Accade che essere ebreo oggi nella civilissima Italia ha significato che qualcuno ci abbia quasi rimesso la vita”. “Questa è la più grave aggressione avvenuta in Italia dall’attentato del 1982 alla sinagoga di Roma nel quale perse la vita il piccolo Stefano Gaj Taché, di soli due anni” afferma l’ex presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici.
Note di solidarietà dalle diverse realtà territoriali. Ad intervenire, tra le altre, le Comunità di Verona e Verona. “Auguriamo a Nathan Graff una guarigione completa affinché nessun segno rimanga nella sua anima e sulla sua pelle per la violenza e la cattiveria subita”, scrive il Consiglio veronese.