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17 novembre 2015 - 5 Kislev 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Isacco riapre i pozzi, scavati da suo padre, ostruiti dai Filistei e li rinomina secondo la volontà di Abramo (Bereshìt, 26; 15-18).
Nello sforzo che Isacco compie per ritrovare l’acqua viva al di sotto degli strati di terra e di sabbia si realizza quel progetto intergenerazionale in cui ci si impegna per scavare non solo per se stessi, ma per dare agli altri e non solo per ottenere.
I Filistei per questo lo invidiano otturando i pozzi, anteponendo il desiderio di cancellare ogni traccia della presenza storica di Isacco in quei luoghi al beneficio che queste stesse risorse economiche rappresentano per tutti gli abitanti del posto.
 
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Dario
Calimani,
anglista
Per Massimo D’Alema, ma persino per Corrado Augias, di solito attento lettore della realtà, tutto ciò che sta accadendo dipende dalla mancanza di stabilità nel Medioriente, ossia è colpa di Israele. Afghanistan, Libia, Turchia, Siria, Iraq, Yemen e Oman. E magari anche le dittature di Arabia Saudita e Paesi del Golfo in generale. Tutta, e sempre, colpa di Israele. Il che dimostra che anche certe menti colte – mi riferisco ad Augias –, non sapendo come altro giustificare quanto sta accadendo in giro per il mondo, si lasciano plagiare da quel certo sentimento corrente. Potenza degli ebrei. E potenza dell’antisemitismo.
MILANO - Nuovo appuntamento (mercoledì 18, ore 16.30) con il ciclo di seminari “Insieme per prenderci cura" promosso tra gli altri dall'Associazione Medica Ebraica. Tema della serata sarà "Tematiche di inizio vita: deontologia, giurisprudenza e religioni a confronto". La conferenza si svolgerà presso l'Aula magna Mangiagalli della Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico Milano, in Via Commenda 12.
 
Le parole di Hollande:
"Francia in guerra"
La Francia è in guerra”. Ha esordito così François Hollande nel suo discorso – riportato integralmente su Repubblica – alle due camere di Assemblea Nazionale e Senato riunite a Versailles per la terza volta nella storia repubblicana francese. Hollande ha dunque presentato al Parlamento quali saranno le misure straordinarie che il paese intraprenderà per far fronte alla situazione di emergenza dopo gli attentati di Parigi: un’intensificazione delle operazioni in Siria e un rafforzamento dell’alleanza con Stati Uniti e Russia per smantellare le roccaforti dell’Isis, un progetto di prolungamento a tre mesi dello stato di emergenza, un richiamo a tutti gli Stati dell’Unione Europea affinché si uniscano alla Francia nella sua lotta ma anche lavorino a una “protezione effettiva delle frontiere esterne”, un miglioramento della sicurezza interna, ma soprattutto una revisione della Costituzione perché “questa guerra di altro tipo richiede un regime che permetta di gestire lo stato di crisi, uno strumento appropriato per basarvi il varo di misure eccezionali per un certo periodo, senza dover ricorrere allo stato d’assedio e senza compromettere l’esercizio delle libertà pubbliche”. “Noi – ha detto Hollande – sradicheremo il terrorismo perché i francesi vogliono continuare a vivere insieme senza temere i loro simili. Noi sradicheremo il terrorismo perché la libertà di movimento delle persone e il multiculturalismo restino possibili e la civiltà umana ne sia arricchita. Noi sradicheremo il terrorismo affinché la Francia continui a mostrare il cammino da percorrere. ll terrorismo non distruggerà la Repubblica, perché sarà la Repubblica a distruggerlo”. L’obiettivo della lotta al terrorismo anche al centro del vertice G20 in Turchia, dove il presidente statunitense Barack Obama ha parlato di un’intensificazione della strategia contro lo Stato Islamico – definito “il volto del male” – ma senza l’invio di altre truppe di terra, sollecitando tutti a “non confondere i rifugiati che scappano dalla violenza con i terroristi”. La strategia di Obama, scrive la Stampa, si regge su tre pilastri: “Le operazioni in corso per ridurre il territorio controllato dall’Isis, quelle contro il terrorismo per prevenire altri attentati come quelli di Parigi, e il filone diplomatico per trovare una soluzione politica alla guerra in Siria”. Intanto, mentre la Francia si rialza e tenta di riprendere la vita quotidiana, è aperta la caccia all’uomo per catturare l’ultimo degli otto attentatori ancora vivo e latitante, Salah Abdeslam, francese, 26 anni, che sabato ha passato la frontiera franco-belga sabato mattina, quando è stato identificato ma non fermato. A fare il punto sulle indagini e sulle identità dei responsabili della strage è, tra gli altri, La Stampa. Ieri la polizia belga ha effettuato un grande blitz a Molenbeek, quartiere di Bruxelles crocevia di jihadisti, ma Abdeslam non era lì, e nemmeno in Piemonte come a un certo punto della giornata si era temuto. A Molenbeek vivevano anche Mohamed Amri, uno degli arrestati che potrebbe essere l’artificiere che ha preparato i giubbotti bomba proprio in casa sua, dove è stata trovata una grande quantità di nitrato, e Abdelhamid Abaaoud, 27 anni anni, di origine marocchina, la mente che sarebbe dietro gli attacchi di Parigi, coordinati dalla Siria. Da lì sarebbero passati, prima o poi, tutti gli attentatori.
 
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  davar
la strada intitolata a una giovane vittima
Napoli, cancellato l'oltraggio
Via Azzariti non esiste più

La vecchia targa ormai è il passato. Sradicata a colpi di piccone, consegnata all’oblio. Napoli cancella in queste ore un oltraggio toponomastico conservato troppo a lungo. Esattamente dal 1970, l’anno in cui una strada in prossimità dell’affollato Corso Umberto I venne dedicata al giurista Gaetano Azzariti, presidente della Corte Costituzionale dal 1957 al 1961 ma soprattutto, in epoca fascista, presidente del famigerato Tribunale della Razza che privò i cittadini ebrei dei più elementari diritti. Da questa mattina la strada porta infatti il nome di Luciana Pacifici, la più giovane vittima napoletana della Shoah. Un’iniziativa che è frutto di un lavoro di squadra che ha coinvolto istituzioni e comunità ebraica cittadina e che ha un chiaro iniziatore: Nico Pirozzi, giornalista e studioso della Shoah, che due anni fa sulle pagine del Mattino invitò la società partenopea a una ferma mobilitazione in tal senso. “L’appello lanciato due anni fa ha funzionato. In tanti si sono mossi e oggi celebriamo un importante traguardo. Una piccola pagina di storia che mi emoziona”, racconta Pirozzi a Pagine Ebraiche.
"Col clima di smarrimento che si respira in questi giorni, una cerimonia carica di significati simbolici" spiega la presidente della Comunità ebraica Lydia Schapirer nel corso della cerimonia di svelamento della nuova targa, attorno cui si raccolgono centinaia di persone. "Uno di quei giorni in cui mi sento orgoglioso di essere napoletano" sottolinea il Consigliere UCEI Sandro Temin. Mentre il rabbino capo Umberto Piperno ricorda come la piccola Luciana "non abbia neppure avuto il tempo di imparare a parlare". Gli orrori di ieri, una lezione per l'oggi e per il domani. "I simboli sono importanti - dice Nino Daniele, assessore comunale alla Cultura - perché hanno la capacità di attivare una trasformazione culturale, mai così necessaria". Conferma Francesco Chirico, presidente della seconda municipalità: "Stiamo dimostrando che la Memoria è un valore vivo". Un messaggio rilanciato anche dal sindaco Luigi De Magistris: "Siamo la città della convivenza, del proficuo incontro tra culture. Un valore da difendere".
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qui roma - la visita il 17 gennaio
Dialogo, Bergoglio in sinagoga
Il 17 gennaio del prossimo anno, per la terza volta nella storia, un papa varcherà la soglia del Tempio Maggiore di Roma. Un incontro carico di significati simbolici, anche alla luce dei drammatici accadimenti di questi mesi e dell’impegno che le religioni e i leader religiosi sono chiamati ad assumere nella lotta all’oscurità. La visita di Bergoglio arriverà esattamente a sei anni di distanza dal giorno in cui le porte della sinagoga si aprirono per accogliere Ratzinger. Impressa nella mente di molti anche lo storico abbraccio tra Wojtyla e il rav Elio Toaff il 13 aprile del 1986.

l'italia ebraica si mobilita
"Contro l'odio restiamo uniti"
Ore di tensione e passione civile a Milano dove si svolgeranno diverse manifestazioni di solidarietà alle vittime del terrorismo e promosse in nome dei valori democratici, duramente colpiti dopo gli attentati di Parigi. Grande valore simbolico avrà in particolare la cerimonia di domani al Monte Stella (ore 11.00) in onore dell'archeologo Khaled al-Asaad (nel disegno), torturato e ucciso dai fanatici dell'Isis per non aver rivelato dove avesse nascosto i tesori della sua città, la siriana Palmira. Un'iniziativa, quella in memoria del coraggio di al-Asaad, organizzata e voluta dall'Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano - composta dal Comune, dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dall'associazione Gariwo – La foresta dei Giusti – che ha assunto un ulteriore valore simbolico come ha spiegato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, chiedendo alla cittadinanza di partecipare numerosa alla cerimonia, che nel pomeriggio si sposterà al Teatro Piccolo per un convegno che vedrà tra i relatori, tra gli altri, il presidente dell'Ucei Renzo Gattegna e il presidente di Gariwo Gabriele Nissim.

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je suis paris - il messaggio del rav sacks
"La lotta al fanatismo religioso
è la sfida del nostro tempo"

“Un altro esempio di persone che invocano il nome di Dio per giustificare la violenza contro innocenti. Siamo chiari: non si tratta di un atto di santità, ma di sacrilegio”. Così il rav Jonathan Sacks, ex rabbino capo del Regno Unito e del Commonwealth ed esponente di spicco dell’ebraismo internazionale, ha definito la strage di Parigi nel messaggio divulgato per esprimere solidarietà alle famiglie delle vittime e ai feriti e allo stesso tempo condannare con forza il fanatismo religioso. Un tema che sta molto a cuore al rabbino, il cui ultimo libro Not in God’s Name analizza le radici del fenomeno e cerca di trovare delle possibili soluzioni per combatterlo. “Il terrore – ha proseguito Sacks – è la quintessenza dell’idolatria. Il suo linguaggio è la forza, il suo principio è uccidere quelli con cui si è in disaccordo”.
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speciale dafdaf - melamed
L'accoglienza spiegata ai ragazzi
Dopo Parigi cosa è cambiato

Sono giorni difficili. Difficili per gli adulti, certamente, ma sono sicuramente difficili anche per i bambini, che fra la tensione che percepiscono, le notizie che sicuramente li hanno raggiunti e il lavoro di quelli che hanno cercato e stanno cercando in queste ore di spiegare loro cosa è successo a Parigi, è probabile si stiano chiedendo cosa fare dei messaggi di apertura e disponibilità che fino alla scorsa settimana erano al centro di molti discorsi. Impossibile escludere che si stiano chiedendo perché fino a qualche giorno fa l’accento fosse sull’importanza di accogliere, aiutare, sostenere e integrare da noi le migliaia di persone in fuga dalla guerra e dalla sofferenza, e ora invece di guerra si parli riferendosi a un paese europeo, con discorsi che non escludono la chiusura delle frontiere. Sul numero 62 di DafDaf, in distribuzione in questi giorni, alcune pagine sono state dedicate al valore dell’accoglienza, e della solidarietà. Proprio quei valori che vengono da alcuni messi in discussione in questi giorni. La redazione del giornale ebraico dei bambini resta fortemente convinta che i suoi piccoli lettori – e tutti i bambini del mondo – abbiano il diritto di guardare al futuro con fiducia, e che la loro capacità di continuare a credere in valori positivi sia importantissima, e una garanzia per tutti noi. E che alla guerra e a controllare chi entra ed esce dai nostri paesi e nelle nostre città debbano eventualmente pensare gli adulti, non i bambini. Per questo riproponiamo qui le pagine del numero 62 di DafDaf, con l’impegno di continuare a proporre argomenti forse difficili, ma in cui molto crediamo, e che vorremmo offrire come spunto a tutti coloro – grandi e piccoli lettori – che continuano a dare fiducia mese dopo mese al giornale ebraico dei bambini.

Ada Treves twitter @atrevesmoked
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qui roma
Conversos, eredità da riscoprire
L’esilio degli ebrei sefarditi, cacciati nel 1492 a seguito del Decreto di Alhambra promulgato da Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona, fu una delle pagine più dolorose della millenaria storia del popolo mosaico, ma anche una ricchissima risorsa che coincise con il periodo d’oro dell’Olanda, una delle mete predilette dei nuovi apolidi. Ad affrontare l’argomento è il volume Conversos, marrani e nuove comunità ebraiche in età moderna, la raccolta di atti dell’omonimo un convegno curata da Myriam Silvera, professoressa dell’Università di Tor Vergata nonché coordinatrice del corso di laurea dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e pubblicata nella collana sull’ebraismo della Fondazione MEIS, Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, edita dalla casa editrice Giuntina. La presentazione del volume, svoltasi presso l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, ha visto il confronto tra Massimo Bray, direttore generale dell’Istituto Treccani, Franco Salvatori, docente di Geografia dell’Università Tor Vergata e lo storico Rafael Valladares Ramirez, moderati dallo storico della filosofia Saverio Ricci.
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qui milano - lezione primo levi 
Memoria, speranza per il futuro 
In un luogo di memoria come il Memoriale della Shoah di Milano – Binario 21 non poteva non iniziare con un ricordo della strage di Parigi la Lezione Primo Levi, l’appuntamento oramai alla sua settima edizione promosso dal Centro internazionale di studi Primo Levi, già passato per Torino e Roma e portato per la quarta volta nel capoluogo lombardo dall’Associazione Figli della Shoah. Continuare a parlare dei valori che Levi voleva trasmettere – ha affermato la vicepresidente Daniela Tedeschi nell’introdurre la conferenza – “è un segnale forte di speranza”. Un segnale colto anche da Binario 21, che ha ospitato l’evento dedicato in primo luogo a insegnanti e studenti, nell’intenzione di svolgere “una funzione fondamentale nella formazione della Memoria dei giovani”, come ha sottolineato il vicepresidente del Memoriale e vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach. Il tema della lezione di quest’anno, affrontato dallo storico della scienza Francesco Cassata, è “Fantascienza? Due avventure narrative”. Un mondo che costituisce un’altra delle tante facce dello scrittore, testimone, scienziato, la cui poliedricità, ha fatto notare il direttore del Centro Fabio Levi, è stata rappresentata nella mostra torinese allestita nei mesi scorsi, intitolata “I mondi di Primo Levi – Una strenua chiarezza”.
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qui roma - il pitigliani kolno'a festival
Israele torna sul grande schermo
Complessità, futuro, pluralità di linguaggi. Si apre sotto il segno di questi principi la decima edizione del Pitigliani Kolno’a Festival, la rassegna cinematografica che porta ogni anno nella Capitale i film più significativi del panorama ebraico e di quello israeliano. L’iniziativa, che ha il patrocinio del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, la Regione Lazio e Roma Capitale, è stata sostenuta dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l’ambasciata d’Israele e l’IIFCA (la Fondazione Italia-Israele) e animerà la Casa del Cinema e il centro ebraico Pitigliani dal 21 al 26 novembre. Tanti i titoli che arriveranno in Italia: da Zero Motivation di Talya Lavie, all’applaudito The Kindergarten Teacher di Nadav Lapid che sarà tra gli ospiti della rassegna per rispondere direttamente alle domande del pubblico. A illustrare il programma, il consigliere del Pitigliani Ronnie Fellus, l’addetto culturale dell’Ambasciata d’Israele Eldad Golan e la direttrice artistica Ariela Piattelli.

(Nell’immagine una scena tratta da Zero Motivation)
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pilpul
Il campo musulmano
Così scrivevo, su queste colonne, il 13 gennaio 2015, all’indomani degli attentati di Parigi. Dopo la tragedia di venerdì; dopo mesi in cui si è aggravata la crisi in Siria e ingrossato il flusso dei profughi; nelle ore in cui sul web vengono linciati esponenti musulmani per il solo fatto di esserlo, mi pare che queste parole siano ancora attuali, anche se rileggendole cambierei alcuni accenti. Spero che i lettori mi scusino per l’autocitazione: “Oggi la palla è nel campo musulmano. (…) È la umma a dover reagire. Una comunità vasta e in maggioranza tollerante, che però deve recidere il cordone ombelicale con i ‘fratelli che sbagliano’. Intendiamoci. L’Occidente ha molto da fare, ma sono obiettivi di facile elencazione: coordinamento sulla prevenzione e sulla sicurezza; investimenti per l’integrazione; tutela dei diritti e delle libertà fondamentali; indirizzi chiari sui propri valori democratici, come abbiamo ammirato domenica a Parigi. Senza cadere nella trappola dello scontro tra civiltà.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - I treni della Memoria 
Nel secolo in cui viviamo è cresciuta la consapevolezza dell’importanza della Memoria. Anche grazie all’istituzione del giorno dedicato al ricordo della Shoah, della deportazione e dell’internamento militare, ogni anno partono dall’Italia (e dal resto di Europa) tanti Treni della Memoria per condurre gli studenti nei luoghi della deportazione e dello sterminio nazisti. Treni che sono mezzi e allo stesso tempo laboratori sui quali giovani ed educatori e testimoni vivono una parte di un percorso educativo. Un libro collettivo, curato da Elena Bissaca e Bruno Maida, e intitolato Noi non andiamo in massa, andiamo insieme. I treni della Memoria nell’esperienza italiana, 2000-2015 (Mimesis, pp. 172, euro 14) s’interroga sul valore e e il ruolo di questi viaggi nella formazione della memoria pubblica, con il contributo di studiosi, ricercatori, operatori, educatori. Un volume interessante anche perché riporta alcune significative esperienze nate e sviluppate a Fossoli, Milano, Brescia, Firenze, Torino, su come “fare storia/educare alla Memoria”.

Mario Avagliano


 
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