Qui Roma – Conversos, eredità da riscoprire

Schermata 11-2457344 alle 11.18.17L’esilio degli ebrei sefarditi, cacciati nel 1492 a seguito del Decreto di Alhambra promulgato da Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona, fu una delle pagine più dolorose della millenaria storia del popolo mosaico, ma anche una ricchissima risorsa che coincise con il periodo d’oro dell’Olanda, una delle mete predilette dei nuovi apolidi.
Ad affrontare l’argomento è il volume Conversos, marrani e nuove comunità ebraiche in età moderna, la raccolta di atti dell’omonimo un convegno curata da Myriam Silvera, professoressa dell’Università di Tor Vergata nonché coordinatrice del corso di laurea dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e pubblicata nella collana sull’ebraismo della Fondazione MEIS, Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, edita dalla casa editrice Giuntina.
La presentazione del volume, svoltasi presso l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, ha visto il confronto di Massimo Bray, direttore generale dell’Istituto Treccani, Franco Salvatori, docente di Geografia dell’Università Tor Vergata e lo storico Rafael Valladares Ramirez moderati dallo storico della filosofia Saverio Ricci.
“Questo tema è assai prezioso – ha introdotto Bray – e mi preme ricordare che sulla nostra Enciclopedia italiana la voce ‘marrano’ fu stata curata da Umberto Cassuto, grande ebraista e rabbino di Firenze”. “Il volume che presentiamo oggi – continua – raccoglie storie poco note al grande pubblico che fanno luce su una delle pagine più dolorose frutto dell’antisemitismo. È interessante capire infatti come gli esuli sefarditi riuscirono a integrarsi nei nuovi paesi e al contempo mantenere una rete tra di loro. Credo infine sia particolarmente importante che la sede scelta per discuterne oggi sia l’Istituto Treccani: conservare, divulgare, cogliere il sincretismo rispettando le minoranze è il miglior antidoto contro una società chiusa e violenta”.
“Non sono uno specialista del mondo ebraico – ha sottolineato Ramirez – ma uno storico del ‘600 e penso che il libro sia imprescindibile per chi vuole studiare questo determinato periodo storico. Mi ha colpito un capitolo nel quale si ricorda come ad Amsterdam i non ebrei potessero avvicinarsi fino alla porta della sinagoga e guardare cosa avveniva al suo interno, una scena inconcepibile nella Madrid del ‘600: ecco per me questo libro è stato come quella porta aperta della sinagoga di Amsterdam”. “Ricordiamo sempre – prosegue – quanto dolore abbia irrimediabilmente segnato gli ebrei sefarditi, ma non possiamo non registrare come questa mancanza di sicurezza, questa identità complessa abbia promosso un’energia spirituale, sociale ed economica incredibile”.
Dal punto di vista geografico, Salvatori aggiunge: “Il fatto che una data emblematica come il 1492 abbia fatto coincidere la cacciata degli ebrei dalla Spagna con la scoperta dell’America deve avere un suo significato profondo. Quello che è accaduto è stato un primo fenomeno di globalizzazione che ha portata un significativo aumento del circolo di merci e dello spostamento degli uomini, rendendo il mondo sempre più connesso. Erano infatti più di centomila gli ebrei che si sparsero per l’Europa. In qualche modo furono i sefarditi il termometro di questa modernità e dello spirito nuovo”.
A trarre le conclusioni, la curatrice del volume Myriam Silvera: “Ho apprezzato in particolar modo il riferimento a Umberto Cassuto perché sarà protagonista del prossimo numero della rivista Rassegna Mensile di Israel edita dall’UCEI. Mi è piaciuta anche l’immagine rievocata dal professor Ramirez rispetto alla sinagoga aperta di Amsterdam che richiama il dipinto stampato sull’invito di questo evento: nel quadro di Bernard Picart Cerimonia nuziale degli ebrei portoghesi si mostra infatti come i non ebrei avessero la possibilità di assistere a momenti e rituali della vita ebraica”. “L’eredità culturale degli esuli spagnoli – spiega – fu fondamentale, basti pensare che l’Haskalah, l’illuminismo ebraico sviluppato dal tedesco Moses Mendelssohn affonda le sue radici proprio nell’ebraismo sefardita e non in quello ashkenazita”.
Oltre al volume sui conversos, la collana di libri della Fondazione Meis si è arricchita del titolo Vicino al focolare e oltre. Spazi pubblici e privati, fisici e virtuali della donna ebrea in Italia (secc. XV-XX), curato da Laura Graziani Secchieri, archivista dell’Archivio di Stato di Ferrara e frutto di un convegno dello scorso anno. Il libro è stato presentato ieri presso la Sala dell’Arengo di Ferrara e ha visto gli interventi del presidente della Fondazione Meis Riccardo Calimani, del rabbino capo della città Luciano Caro, Miriam Davide, dell’Università degli Studi di Trieste, e Michaël Gasperoni, dell’Ecole française de Rome.

(17 novembre 2015)