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14 gennaio 2016 - 4 Shevat 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Alla domanda del Faraone “chi sono quelli che vanno?”, Moshè risponde “bin-‘arénu uvi-zqenénu nelèkh”, “andremo con i nostri giovani e con i nostri vecchi”. Questa risposta ci suggerisce un insegnamento di portata generale: se si vuole ‘andare’, cioè progredire, anche in tarda età, è necessario portare con sé la freschezza, la curiosità, la vitalità della gioventù.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Il Quotidiano Nazionale del 4 gennaio ha pubblicato questo scambio fra il giornalista Lorenzo Bianchi e il sottoscritto:

Sembra che Riad si senta isolata. Di sicuro non ha gradito che gli ayatollah siano riusciti a portare a casa l’accordo sul loro programma nucleare.
“Già. Un patto grottesco. I controlli vengono affidati all’Iran. È come mettere il gatto a vigilare la gabbia del canarino lasciando la porticina aperta. Teheran controlla le sue capacità tecnologiche e la velocità dei progressi nucleari. In un’intesa di macropolitica a sorpresa vengono tolte le sanzioni a 4 o 5 individui. Uno è il generale Qasem Soleimani, capo delle unità di elite al Quds dei Pasdaran. Non capisco: si ricrea una verginità per persone come queste? L’Occidente ha capitolato”.
 
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Tel Aviv, l’Isis rivendica
l’attentato in Dizengoff
Attraverso il network al Maqdisya, l’Isis ha rivendicato l’attentato compiuto a Tel Aviv il primo gennaio da un arabo-israeliano che ha aperto il fuoco davanti a un pub, uccidendo due persone e ferendone 7. Il responsabile, Nashat Melhem, catturato e ucciso dopo un scontro con la polizia viene infatti definito come “un sostenitore del Califfato”. La notizia è ancora da verificare (la Stampa).

I valori che uniscono. “Attesa, curiosità e interesse”. Questi i sentimenti espressi dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni in vista dell’imminente visita di papa Bergoglio al Tempio Maggiore di Roma. Intervistato da Roberto Zichitella per Famiglia Cristiana, rav Di Segni esalta le potenzialità dell’incontro: “In questo momento si ha l’immagine di una religione che porta intolleranza, lutti, violenze, e questo incontro che mette a confronto due storici mondi religiosi dimostra invece che l’appartenenza religiosa non deve essere motivo di ostilità e conflitto, ma un valore positivo sul quale collaborare. Quindi è un grande segnale in controtendenza”. Rav Di Segni non si esime però dal segnalare alcuni punti in sospeso, in particolar modo “una reticenza da parte del Vaticano a riconoscere l’essenzialità del rapporto che l’ebraismo ha con la terra e con lo Stato di Israele”.
“Papa Francesco al tempio in un clima sereno nei rapporti” constata in un editoriale che appare sulla stessa testata Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, mentre a dare un affresco ai lettori di quella che è la comunità ebraica romana è il suo vice presidente Ruben Della Rocca.
 
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  davar
le iniziative per il 27 gennaio
"Memoria, una lezione di libertà"
“Il Giorno della Memoria non è solo un momento di commemorazione ma è un appuntamento che segna un percorso dal grande valore educativo. Riguarda il futuro, perché insegna ai giovani cosa significa libertà, una condizione che oggi diamo per scontate ma che allora fu completamente negata”.

Lo ha affermato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nel corso della conferenza stampa di presentazione delle iniziative per il Giorno della Memoria svoltasi questa mattina nella sala stampa di Palazzo Chigi. A presentare il calendario degli eventi, al fianco del presidente Gattegna e dell’assessore alla Memoria UCEI Victor Magiar, il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Claudio De Vincenti e il segretario generale di Palazzo Chigi Paolo Aquilanti. “È stato fatto in questi anni un grande lavoro dal punto di vista educativo – ha sottolineato il presidente UCEI – questo grazie alla grande solidarietà e alla collaborazione delle istituzioni italiane, un caso esemplare in Europa”. Molteplici le manifestazioni previste: testimonianze, giornate di studio per i giovani delle varie realtà scolastiche, convegni, spettacoli teatrali, concerti.
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qui firenze - memoria
Una nuova storia di coraggio
Da ieri il convento fiorentino delle Suore Serve di Maria SS. Addolorata è una “casa di vita”. Un riconoscimento, disposto dalla fondazione internazionale intitolata alla memoria di Raoul Wallenberg, uno dei grandi Giusti del Novecento, che premia il coraggio della superiora generale Maddalena Cei e delle sue consorelle, che al tempo delle persecuzioni nazifasciste aprirono le porte dell’istituto a 12 bambine ebree braccate. Grandi le emozioni nel corso della cerimonia di svelamento della targa, cui hanno partecipato esponenti del Comune, della Regione e della Comunità ebraica (tra gli altri la presidente Sara Cividalli e il rabbino capo Joseph Levi). Presenti inoltre insegnanti della scuola di via Faentina, collaboratori, genitori e moltissimi studenti. “L’eroismo di queste donne ci ricorda come nella vita, davanti a un bivio, la scelta del Bene costituisca un valore che dà luce all’intera umanità. Per questo sono grata alle tante persone che sono intervenute, ciascuna approfondendo un diverso aspetto della responsabilità personale che ogni individuo porta con sé al mondo” ha affermato la vicepresidente europea della Fondazione Silvia Costantini.
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l'iniziativa del foglio
"27 gennaio, kippah in testa""
“Una kippah contro la resa dell’Occidente”. Questo il titolo della campagna di sensibilizzazione sul tema dell’antisemitismo lanciata oggi dal quotidiano Il Foglio.
Un’iniziativa diffusa sulla prima pagina della testata nelle stesse ore in cui l’ebraismo e l’intera società francese continuano a interrogarsi sull’invito alla cautela formulato dal presidente del concistoro israelitico di Marsiglia, ma anche sulla immediata dissociazione (“Continueremo a indossare la kippah”) del gran rabbino Haim Korsia.
Scrive oggi la redazione del Foglio: “Noi, nel nostro piccolo, quest’anno trasformeremo il 27 gennaio, il Giorno della Memoria, nella nostra e nella vostra Giornata della kippah. Gli ebrei non devono nascondersi. L’Occidente non deve nascondersi. Noi ci mettiamo la faccia”.
wolf prize - annunciati i vincitori
Israele premia l'eccellenza
Narra la leggenda che i vincitori del Wolf Prize, il riconoscimento assegnato in Israele ogni anno dal 1978 dalla Fondazione Wolf a scienziati e artisti in sette diversi ambiti che si siano distinti “per il bene dell’umanità e dei rapporti fra i popoli”, dicano qualcosa su chi saranno anche i vincitori del Nobel qualche mese dopo. Non che si sappia davvero, però si è notato che i vincitori sono coincisi in più occasioni nel corso della storia. I curiosi presteranno dunque molta attenzione alla lista dei vincitori del premio Wolf per il 2016, annunciata ieri alla Knesset dal ministro dell’Istruzione Naftali Bennet e dal premio Nobel Dan Shechtman (nell'immagine).

Sarà poi il presidente israeliano Reuven Rivlin a consegnare i premi – una somma in denaro – nel corso di una cerimonia ufficiale che si svolgerà a giugno, sempre al Parlamento. È la Fisica l’unico campo il cui vincitore sia israeliano. Si chiama Yoseph Imry ed è un ricercatore del Weizmann Institute, considerato il padre fondatore della fisica mesoscopica, una branca della disciplina che studia oggetti più piccoli di quelli macroscopici – ancora visibili a occhio nudo – ma più grandi degli atomi. E tra l’altro è proprio la Fisica l’ambito in cui storicamente i dati rivelano una concordanza maggiore tra la giuria del premio Wolf e quella del Nobel: 14 dei 26 vincitori del primo tra il 1978 e il 2010 hanno infatti poi vinto anche il secondo, cinque dei quali l’anno seguente.
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Uno degli eroi dell'india moderna
Jack Jacob (1923-2016)
“Sono fiero di essere ebreo, ma sono anche profondamente indiano”. È scomparso a 92 anni, Jack Jacob, lo storico generale dell’esercito indiano che nel 1971 inflisse al Pakistan una bruciante sconfitta, diventando uno degli eroi moderni più amati del Paese. Nato nel 1923 a Calcutta da una famiglia ebraica, profondamente religiosa, originaria di Baghdad, Jacob si arruolò nell’esercito indiano durante la Seconda guerra mondiale, impressionato dalla persecuzione dei suoi correligionari in Europa e fermamente convinto di voler sconfiggere Hitler. “Se ho mai subito attacchi antisemiti quando ero soldato? – ha spiegato in una intervista – Solo da parte degli inglesi. Tra gli indiani l’antisemitismo non esiste”.
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spotlight - jciak
La verità che cambiò la Germania
Un film indimenticabile, doloroso e a tratti incredibile. Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli, candidato dalla Germania agli Oscar e da oggi nelle sale italiane, ci riporta indietro di cinquant’anni per consegnarci la storia dimenticata del processo di Auschwitz.

Siamo negli anni del boom economico. La Germania guarda al futuro e distoglie lo sguardo dal suo recente atroce passato. Proprio allora le indagini di quattro procuratori tedeschi spezzano silenzi e connivenze mettendo in moto una presa di coscienza collettiva che cambierà il paese. Nel 1963 il processo di Francoforte porta alla sbarra 22 uomini che avevano prestato servizio nella guarnigione di Auschwitz. È la prima volta che la Germania processa se stessa per i crimini nazisti: da allora non si potrà più dimenticare.

Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - Il senso delle parole
D’oltralpe continuano ad arrivare notizie tristi e tragiche. E insieme alle notizie tristi e tragiche non smettono di arrivare parole e comportamenti che devono renderci orgogliosi – oltre che farci da sprone e da esempio. Penso al discorso del gran rabbino di Francia Haïm Korsia pronunciato dopo le commemorazioni delle vittime dell’Hypercacher di Porte de Vincennes e della redazione di Charlie Hebdo. Quella citazione di Albert Camus a proposito di come i media a volte trattano gli autori di atti di violenza antisemita e/o terrorismo definendoli squilibrati (Chiamare le cose con il nome sbagliato significa aggiungere del male al mondo. Le parole hanno un senso, è nostro dovere usarle con saggezza). Quell’affermazione per cui oggi più che mai solidarietà e fratellanza devono essere al centro del nostro impegno repubblicano. Quel ribadire quanto le religioni siano creatrici di legami con l’Altro prima ancora che con Dio.  

Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - La musica dei cattivi 
DOn’t stop believin’. Con questa canzone dei Journey si chiude l’86esimo e ultimo episodio della fortunatissima serie televisiva I Soprano, definita dal New York Times “l’opera della cultura pop americana più importante dell’ultimo quarto di secolo”. È la storia di una famiglia italo-americana mafiosa, in cui come dicono i siti dedicati “la musica è una delle componenti più importanti, se non la principale”. In effetti è una strana alchimia; mentre l’ambiente e i personaggi sono cristallizzati e chiusi nella gabbia del pregiudizio, la musica vola attraverso il tempo e i generi: lirica, rock progressive, pop, rap, canzonetta. Il consulente musicale è Steven Van Zandt (nome d’arte per Steven Lento, di madre calabrese), collaboratore storico di Bruce Springsteeen che si è dedicato per anni alla lotta al razzismo e che nella serie interpreta il consigliere del boss Tony Soprano perché, a detta del regista, ha un “volto caratteristico”. 

Maria Teresa Milano
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Time out - Il dilemma nazionale
Come racconta la Gazzetta dello Sport, El Hilali è un giocatore delle giovanili del Milan. Nato in Italia da papà marocchino e mamma italiana, dopo aver fatto tutta la trafila delle nazionali giovanili con l’Italia, oggi, al compimento dei diciotto anni, non sa quale nazionale scegliere tra Italia e Marocco. Bisogna spiegare che fino a che non si diventa maggiorenni un calciatore può giocare per una nazionale senza che questo lo vincoli per sempre. Dopo i diciotto anni, invece, basta un minuto con una nazionale per non poter più giocare con nessuna altra nazionale per il resto della sua carriera. La Figc, indispettita da questo e da altri casi, ha scelto la linea dura dichiarando che non ci possono essere dubbi e che, chi rifiuta la chiamata, è fuori dalla nazionale italiana per sempre.

Daniel Funaro
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Peter Cameron
Sta sospeso fra ironia e tragedia il fascino della storia che Peter Cameron racconta in questo suo secondo libro, proprio come era una questione d’ironia e lirismo il primo. In Quella sera dorata (Adelphi 2006), la curiosa famiglia allargata che si va formando via via – con l’odiosa ma pratica fidanzata-sposa, la consolabile vedova dello scrittore morto, la sua amante pittrice, i due amanti gay e la ‘bambina’ – metteva in scena una specie di commedia sexy sudamericana. In Un giorno questo dolore ti sarà utile (Adelphi 2010) – che ho riletto di recente, e dal quale è stato tratto un film nel 2011 – la scena è newyorkese: il clima è condizionato dai climatizzatori, così come la famiglia upper class è condizionata dalla noia che, insieme alla Città, è la vera protagonista.

Valerio Fiandra
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Madri d'Israele - Felicita
Il mese scorso ho avuto la straordinaria opportunità di rivivere l’esperienza del viaggio in Israele organizzato dalla Scuola Ebraica di Milano. A differenza di cinque anni fa, periodo nel quale ero un giovane scolaretto dallo zaino pieno di cianfrusaglie inutili e il sorriso ricoperto da strati di ferro, questa volta mi sono cimentato nel ruolo di guida, educatore e animatore della classe visitatrice. Una classe composta da un gruppo di ragazzini dolcissimi, brillanti, vivaci al punto giusto. Tappa imperdibile di questo viaggio memorabile è stata la Sala dell’Indipendenza, ovvero la piccola e spoglia stanza nella quale venne dichiarata la fondazione dello Stato di Israele nel non tanto lontano 1948. Sala in cui ho ritrovato con commozione la mia Madre d’Israele.

David Zebuloni
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Il ponte delle spie
Carino Il ponte delle spie diretto da Steven Spielberg ed interpretato da Tom Hanks. Per chi non ama scene truci di sangue, non disdegnando tuttavia azione ed intrigo, risulta garbato ed elegante, come apprezzabile è la ricostruzione fedele del clima teso tra USA e URSS durante la crisi degli aerei spia U-2 nella psicosi della Guerra Fredda (che le provocazioni statunitensi con i voli degli U-2 cercavano di rendere guerra guerreggiata).

Sara Valentina Di Palma
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