JCiak – La verità che cambiò la Germania

il_labirinto_del_silenzio_alexanderfehling_copyright_cwp_film_universal_pi Un film indimenticabile, doloroso e a tratti incredibile. Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli, candidato dalla Germania agli Oscar e da oggi nelle sale italiane, ci riporta indietro di cinquant’anni per consegnarci la storia dimenticata del processo di Auschwitz. Siamo negli anni del boom economico. La Germania guarda al futuro e distoglie lo sguardo dal suo recente atroce passato. Proprio allora le indagini di quattro procuratori tedeschi spezzano silenzi e connivenze mettendo in moto una presa di coscienza collettiva che cambierà il paese. Nel 1963 il processo di Francoforte porta alla sbarra 22 uomini che avevano prestato servizio nella guarnigione di Auschwitz. È la prima volta che la Germania processa se stessa per i crimini nazisti: da allora non si potrà più dimenticare.
Giulio Ricciarelli, di padre italiano e madre tedesca, che da sempre vive in Germania, in questo suo primo lungometraggio narra la storia del processo attraverso gli occhi di Johann Radmann (Alexander Fehling), unico personaggio di finzione per un film che si è avvalso di un’accurata consulenza storica.
Radmann è un giovane pubblico ministero che decide di mettersi alla ricerca della verità alla fine degli anni ‘50. In quel tempo in cui si vuole solo dimenticare e guardare, in cui molti non hanno mai sentito pronunciare la parola Auschwitz e molti vogliono solo dimenticarla al più presto, sceglie di andare a fondo.
Il suo unico alleato è il pubblico ministero generale Fritz Bauer, interpretato dal grande Gert Voss. Ebreo, costretto a fuggire bambino in Danimarca per evitare le persecuzioni, Bauer da sempre spera di riportare all’attenzione pubblica i crimini commessi ad Auschwitz, ma non ha i mezzi legali per un’azione penale.
L’indagine di Radmann si scontra con una rete di silenzi e connivenze. È quasi impossibile per lui trovare l’uscita da questo labirinto; tutti sembrano essere stati coinvolti, o colpevoli. Combattendo contro ogni ostacolo immaginabile, riuscirà infine a superare i suoi limiti e quelli di un sistema, dove è più facile dimenticare che ricordare.
Il labirinto del silenzio è una bella storia di coraggio, responsabilità e lotta per la giustizia. Da vedere. Anche perché, cinquant’anni dopo, a rischiare di essere dimenticati erano proprio quei coraggiosi procuratori di Francoforte.

Daniela Gross

(14 gennaio 2016)