Elia Richetti,
rabbino
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La
Torà afferma che Ha-Qadòsh Barùkh Hu non ha guidato il popolo ebraico
per la strada che attraversava il territorio occupato dai Filistei
“perché era vicino”, come se in questo ci fosse qualcosa di negativo.
Lo Sefath Emet rileva che ciò che la Torà vuole farci capire è che D.o
voleva che quando, in un imprecisato futuro, il popolo d’Israele avesse
dovuto affrontare strade difficili e tortuose nella sua vita, avesse
già maturato l’esperienza necessaria. Quindi le difficoltà non vanno
viste come tali, ma come uno strumento che ci aiuta ad affrontare le
vere sfide.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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Massimo
D’Alema in una lettera al Corriere della Sera (15.1.2016) in risposta
all’ambasciatore di Israele Naor Gilon, rivendica il diritto di critica
a Netanyahu senza che ciò implichi l’accusa di essere contro Israele.
Il diritto è accordato, ne ha facoltà. L’affermazione che nessuno possa
criticare la politica di Israele senza essere accusato di antisemitismo
è falsa, anzi è faziosa, e lo dimostra ampiamente la recente grande
ricerca sulle percezioni dell’antisemitismo fra gli ebrei europei
sponsorizzata dall’Unione Europea e pubblicata dal Jewish Policy
Research Institute di Londra. Gli ebrei europei sono disposti ad
ascoltare critiche nei confronti del governo di Israele, a condizione
che non degenerino nella diffamazione e nella demonizzazione dello
stato. Sono invece insofferenti a forme di antisemitismo come la
negazione della Shoah o le classiche accuse di strapotere economico e
politico. Reiterare l’affermazione sulla non criticabilità di Israele,
come fa ora D’Alema, è quindi una forma non solo di demagogia ma anche
di vilipendio. Ma D’Alema non si ferma a Netanyahu e attacca altri
obiettivi. Il primo è quando afferma che Israele ha invaso per tre
volte il Libano “provocando la morte di decine di migliaia di vittime
civili”. Questo dato è manifestamente falso, gonfiato e provocatorio.
Certo ci sono state vittime in Libano, come in Israele causa i missili
di Hezbollah, ma non certo decine di migliaia e per nulla comparabili
quantitivamente con le odierne stragi di civili in Siria e in molti
altri paesi arabi. D’Alema prosegue e scrive che “le forze israeliane
si sono rese complici dell’orrendo massacro di ottocento fra donne e
bambini palestinesi compiuto dai loro alleati falangisti nei campi
profughi di Sabra e Chatila”. D’Alema si rituffa così nel feroce
vortice di odio e di disinformazione del fatale anno 1982.
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Lotta al terrore, l'Italia intensifica l'impegno |
La
ministra della Difesa Roberta Pinotti, ieri a Parigi per una riunione
dei principali Paesi coalizzati contro l’Isis, ha evocato l’offerta da
parte italiana di “nuovi supporti, anche in risposta a quello che la
Francia ha richiesto”. Come ricostruisce il Corriere, l’Italia sembra
quindi pronta a intensificare uno sforzo militare che per adesso la
vede impegnata — solo in Iraq e non in Siria — “con Tornado in missione
di ricognizione, addestratori e carabinieri, più 450 soldati che
avranno il compito di proteggere i lavori alla diga di Mosul appaltati
all’azienda italiana Trevi”.
Le parole del ministro arrivano a poche ore da una nuova terribile
carneficina, opera in questo caso di quattro terroristi talebani che
hanno colpito l’università Bacha Khan in Pakistan. Almeno ventuno gli
studenti uccisi.
Ampio approfondimento del settimanale Famiglia Cristiana dedicato alla
visita di Bergoglio in sinagoga. In rilievo, oltre alle parole dei
protagonisti e ad alcune reazioni a caldo, anche i contenuti trattati
sul numero di Pagine Ebraiche andato in stampa poche ore dopo la
visita. Si legge sul settimanale: “La terza visita di un papa nella
sinagoga di Roma conferma e consolida la nuova era dei rapporti fra
ebrei e cristiani e diventa l’esempio di quella che rav Di Segni
definisce ‘un percorso di conoscenza, di rispetto reciproco e di
collaborazione'”.
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QUI MILANO - IL PREMIO DEI CITY ANGELS I campioni della solidarietà Generosità,
solidarietà e legalità. Valori sostenuti dalle iniziative del Memoriale
della Shoah – Binario 21 e dalla realtà ebraica milanese, in
particolare dal movimento giovanile Hashomer Hatzair, che
l’associazione City Angels ha voluto premiare oggi con il
riconoscimento di “Campioni” per l’impegno civile dimostrato a favore
dei profughi. A Palazzo Marino, alla presenza del sindaco Giuliano
Pisapia, si è infatti svolta la quindicesima edizione del premio “Il
Campione”, tributato a coloro che si sono distinti per il lavoro fatto
al servizio della comunità. E l’impegno profuso dal Memoriale lo scorso
anno a favore dei migranti rientra a pieno titolo in questa dimensione.
“Abbiamo ospitato circa 4500 persone, dando pasti caldi e un posto dove
dormire – ha spiegato Roberto Jarach, vicepresidente della Fondazione
Memoriale della Shoah nonché dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane – Questo premio è da condividere con l’indispensabile lavoro
fatto dai volontari della Comunità di Sant’Egidio, con l’impegno di
Beteavon (la cucina sociale del Merkos) a fornire i pasti, con l’aiuto
della Comunità ebraica”. Quest’ultima era rappresentata in sala dai
presidenti Raffaele Besso e Milo Hasbani e dai consiglieri Daniele
Misrachi e Ilan Boni.
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ultimati i preparativi Bologna, ecco il Memoriale
Due
imponenti muri paralleli, fortemente evocativi, che dominano la nuova
piazza realizzata tra via Carracci e il ponte di via Matteotti, uno
degli snodi chiave di Bologna. Impossibile non vedere il monumento e
interrogarsi sul suo significato. Ed è proprio questo l’obiettivo del
Memoriale della Shoah che nelle scorse ore, come mostrano le immagini,
è stato praticamente ultimato e sarà svelato ufficialmente alla
cittadinanza il prossimo 27 gennaio. Un luogo che porti i bolognesi “a
porsi domande sul senso della Memoria”, spiegava a Pagine Ebraiche
Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica della città,
promotrice del progetto assieme all’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, il Comune,
l’Ordine degli Architetti della città e le Ferrovie dello Stato.
L’effetto claustrofobico del passaggio tra le due grandi pareti, al
centro del progetto di cinque giovani architetti italiani – Onorato di
Manno, Andrea Tanci, Gianluca Sist, Lorenzo Catena e Chiara Cucina –
lascia volutamente un senso di angoscia in chi lo attraversa, spiegava
ancora De Paz, inducendo a una riflessione sulle sofferenze del
passato. L’inaugurazione del Memoriale sarà preceduta da una seduta
solenne del Consiglio comunale di Bologna, prevista per il 25 gennaio,
che vedrà gli interventi del presidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, del demografo dell’Università Ebraica
di Gerusalemme Sergio Della Pergola e dell’architetto Adachiara Zevi,
al fianco del presidente De Paz.
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PAGINE EBRAICHE SULLA STAMPA CATTOLICA
Nuove pagine per il dialogo
Dall'Osservatore Romano ad Avvenire, da Famiglia Cristiana alla Radio Vaticana.
L'ampio approfondimento sulla visita di Bergoglio alla sinagoga di Roma
pubblicato da Pagine Ebraiche nel numero di febbraio andato in stampa a
poche ore dal momento in cui il papa argentino ha varcato la soglia del
Tempio Maggiore e prontamente rilanciato tra gli altri dal Corriere della sera, è raccontato e analizzato in questi giorni dai più importanti media cattolici.
Un nuovo significativo riconoscimento dell'incisività e del prestigio conquistati dalla redazione UCEI in questi anni di lavoro.
E una ulteriore conferma che il dialogo, anche tra realtà editoriali
così differenti, lascia davvero il segno soltanto quando si ha la
coerenza di raccontarsi per quello che si è, senza compromessi.
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QUI ROMA - VITTORIANO Nove porte aperte su Israele Nove
porte da aprire per conoscere la vera Israele. Nove porte colorate
oltre le quali si dischiudono straordinarie scoperte tecnologiche,
innovazioni scientifiche e si può persino ballare sulle note mixate di
un dj. Open a door to Israel- Discover/Experience/Connect, la nuova
mostra patrocinata dal Ministero degli Affari Esteri di Israele e
dell’Ambasciata d’Israele in Italia, arriva al Complesso del Vittoriano
di Roma, prima di sbarcare in Francia, negli Stati Uniti, in Cina,
Polonia, Russia, Giappone, Argentina e Brasile. Un’installazione
multimediale e interattiva celata dietro nove porte (a Roma fino all’11
febbraio), presentata stamane alla stampa e che verrà inaugurata
stasera alla presenza del ministro dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca italiana Stefania Giannini e dal vice ministro degli
Esteri israeliano Tzipi Hotovely.
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QUI VERONA - SEGNALIBRO La Shoah e l'infanzia rubata
Folta
partecipazione di pubblico presso la Società Letteraria di Verona, la
più antica e prestigiosa istituzione culturale cittadina, per la la
presentazione del libro Storia di Carla: una bambina ebrea negli anni
della persecuzione antisemita in Italia (ed. Giuntina). Roberto
Lughezzani, partendo dai ricordi di Carla Viterbo Bassani, ha
ricostruito la vicenda umana di una bambina veneziana (nata nel 1932) e
della sua famiglia: il padre Ettore, la madre Vittorina Fano e il
fratello Baldo. Nel 1938, quando vengono emanate le leggi razziste,
Carla ha sei anni. La sua vita e quella dei suoi familiari subiscono un
cambiamento repentino: lei e il fratello sono espulsi dalle scuole
pubbliche, non possono più frequentare la piscina e la palestra, non
possono fare il bagno sulla spiaggia del Lido, devono consegnare la
radio. Il padre perde il suo lavoro al Genio Civile e la famiglia
affronta grosse difficoltà economiche. Gli amici cattolici che
frequentavano la loro casa fingono di non conoscerli se li incontrano
per la strada. Si crea il vuoto intorno a loro.
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JCIAK
Saul e la strada per l'Oscar
A
fare da colonna sonora è la cacofonia grigia del campo. Le porte che
sbattono, la selezione degli oggetti, il metallo delle pale nelle
ceneri dei morti. In primo piano, un volto d’uomo. Frugato fin nelle
più remote increspature per raccontare l’estremo girone di Auschwitz,
quello dei Sonderkommando. Il figlio di Saul, il film di László Nemes
già vincitore del Gran Prix speciale della Giuria a Cannes e del Golden
Globe, una nomination all’Oscar, restringe il campo fino all’estremo
per raccontare l’esile e disperata storia dell’ebreo ungherese Saul
Auslander. Addetto a spogliare i corpi destinati al crematorio, l’uomo
tenta disperatamente di dare una sepoltura al corpo del ragazzo che
crede suo figlio. Per oltre due ore, lo seguiamo, in lunghi piani
sequenza, fra gli orrori del campo.
Daniela Gross
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Setirot
- A pugni per la vita
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Ventisei
anni fa ebbi la fortuna di parlare a lungo, per un’intervista, con
Salamò Aroch (zl), il boxeur ebreo di Salonicco deportato ad Auschwitz
e costretto a battersi, e a vincere, per restare vivo. Arrivai a casa
sua, periferia sud di Tel Aviv, e conobbi l’uomo che in Israele aveva
deciso di chiamarsi Shlomo. Mi raccontò la propria storia, gli oltre
duecento incontri combattuti sapendo che per chi perdeva si apriva la
porta della camera a gas. Lo ascoltai sentendo risuonare nella testa le
parole usate da Primo Levi per definire la “zona grigia” nel libro I sommersi e i salvati,
quel qualcosa “dai contorni mal definiti, che insieme separa e
congiunge i due campi dei padroni e dei servi, che possiede una
struttura interna incredibilmente complicata e alberga in sé quanto
basta per confondere il nostro bisogno di giudicare”.
Non giudicai, ascoltai. Esattamente come credo vada sospeso ogni giudizio su una vicenda simile raccontata da Dario Fo in Razza di zingaro, appena pubblicato da Chiarelettere.
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Jazz a Praga
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In
queste settimane ho la fortuna di seguire un progetto che mi sta molto
a cuore e mi ritrovo spesso a parlare della Praga del primo Novecento,
una città cosmopolita, animata da quei fermenti culturali che trovano
espressione nei diversi caffé letterari come il Louvre, il Zentral,
l’Arco, l’Edison e il Continental, ma anche nelle decine di osterie
caratteristiche e nei locali amanti delle avanguardie, come il
Montmartre, inaugurato nel 1911, un vero e proprio simbolo del melting
pot boemo. È il regno di Egon Erwin Kisch, che tra gli altri meriti ha
quello di portare a Praga il tango.
Maria Teresa Milano
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Time out - Antisionismo
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Molti
commentatori hanno sottolineato come il discorso più incisivo durante
la visita di papa Francesco alla sinagoga di Roma sia stato quella
della presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Un
aspetto è stato ripreso in maniera particolare dai giornali, cioè
quando è stato detto che l’antisionismo è la forma più moderna di
antisemitismo. Per alcuni non è così, ma noi su questo dovremmo fare
tutti una battaglia. L’antisionismo non è il diritto di critica alle
politiche d’Israele, è la negazione del diritto degli ebrei ad avere
uno Stato. Questo per noi è antisemitismo. Chi nega il diritto
d’Israele a esistere cerca una giustificazione al terrorismo e questo è
inaccettabile. Quindi basta remore e lo si dica chiaramente: gli
antisionisti sono antisemiti.
Daniel Funaro
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Zie e Lettori
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Al mondo ci sono più zie che lettori,
il libro di Peter Bichsel, fuori catalogo in Italia – ma se cercate
troverete – mi torna spesso presente. Tutte le volte che ho
l’impressione di essere uno che pretende di imporre il proprio univoco
punto di vista – come fanno le Zie di Bichsel – il Lettore che è in me
si ribella e riafferma il diritto, il dovere, la responsabilità di
respingere l’attacco, e di pensare da sé. Le Zie però, ultimamente,
oltre che sempre di più, sono piuttosto confuse, e i Lettori sempre
meno, ma confusi anche di più. Ricordate quella decalcomania che
appariva sui lunotti delle 128, o delle Fiesta: “Non seguitemi – Mi
sono perso anche io”? Ho l’impressione che sia il titolo del programma
che stiamo vedendo, e interpretando, quasi tutti, oggi.
Valerio Fiandra
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Tu B'Shvat
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Rav
Yohanan Ben Zakkai era solito dire: “Se hai in mano un giovane albero e
qualcuno viene a dirti che è venuto il Messia, pianta prima l’albero, e
poi vai ad accoglierlo” (Avot Rabbi Natan 31b). Ma come è nato l’amore
di Israele per gli alberi? Si racconta che ai tempi dell’imperatore
Adriano imach shemò, che sia cancellato il suo nome, gli ebrei si
affezionarono sempre di più alla propria terra ormai in mano romana, e
alla nascita di ogni bambino iniziarono a piantare un albero (un cedro
per un maschio e un’acacia se arrivava una bambina; con il tempo, i
rami degli alberi piantati per i bambini sarebbero serviti per
costruire la huppà). Ricorda la Mishnà che quando i romani pensarono di
riparare la carrozza in panne della figlia dell’imperatore usando il
cedro dedicato ad un ragazzo, gli ebrei a difesa dell’albero si
scagliarono contro la scorta imperiale dando inizio alla rivolta di Bar
Kohbà (Taanith 5), terza e ultima rivolta ebraica (132-135 e.c.) contro
l’occupazione romana dopo quella che portò alla distruzione del Tempio
nel 70 e.c., e quella scoppiata sotto il dominio di Traiano in diverse
città della diaspora (115-117 e.c.).
Sara Valentina Di Palma
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