Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Un
ebreo che desidera rinunciare alla libertà e preferisce rimanere
assoggettato all’autorità di un padrone deve essere sottoposto, secondo
la Torah (Shemòt, 21; 6), a un formale rito di legittimazione della sua
schiavitù. Il padrone dovrà condurre il suo sottomesso davanti a un
Tribunale, avvicinarlo a una porta e a uno stipite e perforargli
l’orecchio con un punteruolo.
L’esegesi rabbinica indica nella porta la metafora della libertà poiché
su di essa gli ebrei aspersero il sangue del sacrificio di Pesach la
notte prima di uscire dall’Egitto; mentre l’orecchio, che sul monte
Sinai ha udito parole di libertà, merita di essere perforato perché
questo ebreo preferisce essere schiavo di un altro uomo piuttosto che
del vero Padrone del mondo che lo ha liberato.
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Dario
Calimani,
anglista
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La
notizia dei 170 professori universitari (molti dei quali professori non
sono) che propongono il boicottaggio delle istituzioni accademiche
israeliane continua a tener banco. Soprattutto fra di noi. Come dire
che siamo noi a propagarla, perché boicottaggi dal sapore antisemita ci
disturbano sempre, e perché si stenta a credere che nel ventunesimo
secolo l’antisemitismo sia ancora così forte e si serva ancora di
questi percorsi subdoli e indiretti.
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Obama incontra Mattarella Il vertice alla Casa Bianca
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“L’immigrazione
è un problema globale che dobbiamo affrontare insieme”. Così il
presidente Usa Barack Obama al Presidente della Repubblica italiana
Sergio Mattarella nel corso del vertice tra i due, tenutosi nelle
scorse ore a Washington. Una mano tesa sul fronte dell’emergenza
profughi, sottolinea il Corriere della Sera, che ha colto di sorpresa
lo stesso Mattarella e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Si
tratta di un’idea embroniale con gli Stati Uniti impegnati a mettere a
disposizione asset militari per i soccorsi in mare dei migranti. Per
contro Obama ha chiesto a Mattarella e all’Italia un “maggiore sforzo
in Iraq e in Siria”. Sulla Libia, la Casa Bianca ha invece promesso
alla diplomazia italiana di non portare nessuna offensiva senza prima
la creazione di un governo di unità nazionale (La Stampa).
I rapporti tra Israele e Unione Europea. Ricostruire le relazioni tra
Gerusalemme e Bruxelles. È l’obiettivo di Aviv Shiron, vice degli
Affari europei al ministero degli Esteri di Israele, intervistato dal
Foglio. “L’Europa vuole negoziati diretti tra israeliani e palestinesi,
continua a dire di volerli. Ma poi decide in anticipo qual è la linea
di demarcazione territoriale”, sottolinea Shiron sul fronte dei
colloqui di pace. “L’Europa ha già deciso la divisione del territorio e
poi noi dovremmo negoziare direttamente con i palestinesi?”,
l’interrogativo del diplomatico.
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qui milano
Internet, come muoversi sul web
tra diritti, democrazia e sicurezza
Internet
è uno strumento oramai indispensabile nella nostra quotidianità e
proprio per questo dobbiamo fare attenzione alle insidie che si
nascondo nella realtà virtuale: così come nella vita reale, anche sul
web è necessario conoscere gli strumenti per difenderci da eventuali
malintenzionati e altrettanto evitare di abusare delle libertà che la
rete ci consente. E proprio l’importanza e la sensibilità di questi
temi è stato al centro dell’appuntamento organizzato dall’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane assieme alla Comunità ebraica di Milano e
alla Polizia di Stato dell’emblematico titolo “Sicurezza informatica,
istruzioni per l’uso”, svoltosi presso i locali della scuola ebraica
milanese. Un’occasione di analisi e di presa di coscienza delle
potenzialità ma anche delle problematiche che il mondo di internet e in
particolare dei social network comportano, “un confronto con degli
esperti sulla nostra identità digitale”, ha sottolineato l’assessore al
Bilancio UCEI Noemi Di Segni, che ha moderato l’incontro. Dopo i saluti
del vicepresidente dell’Unione Roberto Jarach e dei presidenti della
keillah milanese Raffaele Besso e Milo Hasbani (che ha inviato un
messaggio), l’incontro si è aperto con la riflessione del direttore
della redazione giornalistica dell’UCEI, Guido Vitale, a cui sono
seguiti gli interventi del dirigente della Polizia di Stato Salvatore
Labarbera, del ricercatore del Cdec Stefano Gatti e dell’esperto di
sicurezza digitale Simone Tedeschi.
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qui milano - informazione
“Social network e propaganda:
sono una minaccia per la libertà”
La
testimonianza di Wael Ghonim, l’attivista egiziano che operando sui
social network ha scatenato le primavere arabe e la caduta del regime
egiziano di Mubarak, è stata al centro dell’intervento del direttore
della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, Guido Vitale, in apertura della serata milanese dedicata alla
sicurezza informatica.
L’ingegnere informatico
di Google, che oggi si è rifugiato negli Stati Uniti e può esprimersi
liberamente, analizza l’illusione di una facile democratizzazione e di
un facile progresso attraverso l’utilizzo della rete, parla del
fallimento delle primavere arabe e racconta gli effetti catastrofici
determinati da un uso dei social network sempre più orientato a
diffondere il sospetto, il complottismo, la maldicenza e il pregiudizio
e sempre meno utilizzato per stimolare il confronto sereno e sincero
fra le persone. I social network, più che uno strumento di liberazione
e di libera espressione, sono divenuti uno strumento di asservimento,
di prevaricazione e di potere. Uno strumento di propaganda e non di
informazione. Opporsi a questa minaccia, sviluppando sulla rete una
presenza orientata al libero confronto, è la priorità di ogni minoranza
consapevole.
Ecco il testo dell’intervento di Ghonim.
“Una volta ho detto, 'Se volete liberare una società, tutto ciò che vi serve è Internet'. Mi sbagliavo.
Ho detto queste parole nel 2011, quando una pagina Facebook che ho
creato anonimamente ha aiutato la rivoluzione egiziana. La Primavera
Araba ha svelato il potenziale dei social media, ma ha anche rivelato i
suoi più grandi difetti. Il mezzo che ci ha uniti per far cadere
dittatori alla fine ci ha divisi. Vorrei condividere la mia esperienza
con i social media usati per l'attivismo e parlare di alcune difficoltà
che ho personalmente affrontato e cosa possiamo fare a riguardo.
All'inizio dei 2000, gli Arabi invadevano il web. Desiderosi di
conoscenza, di opportunità, di connettersi con il resto delle persone
in giro per il mondo, scappavamo dalle nostre frustranti realtà
politiche e vivevamo una vita virtuale, alternativa. Proprio come molti
di loro, io ero completamente apolitico fino al 2009. All'epoca, quando
andavo sui social media, incominciavo a vedere sempre più Egiziani che
aspiravano ad un cambiamento politico nel paese. Mi sentivo di non
essere solo.
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il riconoscimento della città piemontese
Saluzzo, la scrittrice Lia Levi
riceve la cittadinanza onoraria
La
Città di Saluzzo ha deliberato la concessione della cittadinanza
onoraria a Lia Levi, scrittrice, educatrice e testimone delle
persecuzioni razziste, per la sua opera letteraria e il suo impegno
personale nella trasmissione della Memoria. Un riconoscimento conferito
“per aver testimoniato con le proprie opere e la propria attività di
insegnante, giornalista e scrittrice, l’impegno a favore della pace e
contro tutte le discriminazioni”, si legge nella motivazione.
La cerimonia di consegna della pergamena avverrà mercoledì 10 febbraio
(ore 18), nel Salone d’onore dell’Antico Palazzo Comunale in Salita al
Castello a Saluzzo, nel corso di un Consiglio Comunale straordinario.
Oltre alle autorità locali, interverrà Claudio Sarzotti, docente di
filosofia del diritto presso l’Università degli Studi di Torino.
Il riconoscimento alla delicata scrittura di Lia Levi ed alla sua
instancabile attività di Testimone è anche occasione per un ricordo ed
un simbolico omaggio alla piccola e antica Comunità Ebraica saluzzese,
distrutta dalla Shoah. Al censimento che, ai primi del 1939, segue
l’introduzione delle leggi razziste, risultavano residenti nella
cittadina 45 ebrei, poi alcuni riuscirono a fuggire, e al contrario
sfollarono a Saluzzo alcune famiglie per evitare i bombardamenti su
Torino: furono deportate 30 persone, 20 residenti a Saluzzo e 10
sfollati, unica a ritornare dai lager fu Natalia Tedeschi, con il corpo
e l’anima piagati, sopravvissuta ad un atroce percorso di ritorno
attraverso Birkenau, Bergen Belsen, Dessau, Theresienstadt.
Giuseppe Segre
(Disegno di Giorgio Albertini)
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qui milano - l'incontro di kesher
Keillah milanese, 150 anni dopo
Cosa
è cambiato dalla nascita della Comunità ebraica di Milano a oggi, 150
anni dopo? Mentre la keillah festeggia questo importante anniversario,
Kesher ha voluto dedicare un momento di riflessione al suo passato,
ripercorrendo la “storia della Comunità Ebraica di Milano: 150 anni
dalla nascita; uno sguardo storico e sociologico”. Questo il titolo
dell'incontro organizzato dal rav Roberto Della Rocca svoltosi ieri
sera alla residenza Arzaga, che ha visto a confronto la sociologa del
Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea Betty Guetta e il
Consigliere della Fondazione CDEC e professore di Economia
all'Università Cattolica di Milano Rony Hamaui. Dopo un'analisi delle
variazioni demografiche e delle vicende della Comunità, legate
specialmente ai flussi di emigrazione verso Israele, di cui negli anni
è stata snodo fondamentale, e di immigrazione da vari paesi i cui
gruppi etnici oggi costituiscono le edot che la animano, la parola è
passata ad alcune testimonianze dirette. A raccontare il coinvolgimento
in prima persona delle loro famiglie sono stati Maria Mayer Modena, il
cui padre Astorre Mayer fu uno dei fondatori della scuola ebraica, e il
vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto
Jarach, il cui padre e il cui nonno furono entrambi presidenti della
Comunità. Leggi
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Globalizzazione dell’indifferenza |
È
stata definita “globalizzazione dell’indifferenza”: ignorare la povertà
del prossimo o di chi vive lontano noi; dimenticare le studentesse
rapite in Nigeria perché donne o le persone trucidate nel mondo in nome
di D-o; diffidare, per comodità, quando ci spiegano che le nostre
azioni compromettono la salute del Creato anche per le generazioni
future.
Poi c’è il fondamentalismo religioso, prevalentemente islamista, che
mette a ferro e fuoco porzioni ampie del pianeta e che mostra il suo
volto minaccioso anche nelle città occidentali, considerate lontane da
pericoli e orrori. Le religioni, o le distorsioni che ne vengono fatte,
si manifestano quindi come una grande questione irrisolta del nostro
tempo.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Il figlio di Saul |
In
diverse sale italiane prosegue la proiezione del film candidato
all'Oscar Il figlio di Saul di László Nemes. Tra i cinema ad
averlo in programma, l'Ambasciatori di Napoli come segnalato dalla
Comunità ebraica della città. Premiato al Festival di Cannes con il
Grand Prix Speciale della Giuria, la pellicola di Nemes, sostenuta
dalla Claims Conference, ha ricevuto molti consensi a livello
internazionale ma anche alcune critiche. Tra queste ultime, quella del
Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della
Comunità ebraica di Trieste Mauro Tabor che pubblichiamo qui di seguito.
Il
20 gennaio sono stato ospite del Trieste Film Festival all’anteprima de
Il figlio di Saul (nell’immagine, una scena del film) al cinema Ariston
alla presenza di Géza Röhrig, attore principale del film (Saul Fia
Teodora film – Ungheria 2014 – 107’).
Avevo lungamente sentito parlare di questo film ungherese, vincitore
del Golden Globe, Premio della critica a Cannes e candidato all’Oscar
come miglior film straniero.
Mauro Tabor
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