Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Annientare
il ricordo di Amalek, oggi che non possiamo sapere chi siano i suoi
discendenti, significa secondo Rav Dessler annullare dentro di noi la
visione del mondo di Amalek: quella che vede la realtà preda del caso e
priva di un Creatore che la segue quotidianamente con attenzione.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Mercoledì
sera prossimo non mancherà chi farà una sovrapposizione di parole e
tradurrà Molenbeek leggendo Susa. È sempre così con i racconti che
narrano lo scampato pericolo e il riscatto: non importa se narrano la
storia com’è andata per davvero, conta se vengono buoni o per evadere
dalla quotidianità quando questa è triste, o per dire che se la realtà
si adegua all’apologo, ci guadagna la realtà.
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Il Talmud in italiano
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Nel
2011 con la firma del protocollo d’intesa da parte della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, il Miur, il Cnr, e l’UCEI, prendeva il via il
“Progetto di Traduzione del Talmud Babilonese”. Martedì 5 aprile il
primo trattato, pubblicato da Giuntina, sarà consegnato al presidente
della Repubblica Sergio Mattarella. Intervistato da Elena Loewenthal
per La Stampa, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni racconta:
“Malgrado la sua mole il Talmud è un testo terribilmente sintetico,
ricco di termini tecnici, senza interpunzione. È tutto fatto di domande
formulate in modo lapidario e di risposte altrettanto brevi: ogni frase
va sciolta. Quasi una stenografia. Abbiamo fornito una traduzione
parola per parola con una serie di inserimenti in neretto che danno
corpo alla prosa. La traduzione è insomma una continua parafrasi, un
commento al testo originario”.
Il rav sottolinea il sostegno “fondamentale” delle istituzioni dello
Stato e descrive il gruppo di lavoro incaricato del progetto con queste
parole: “Abbiamo una squadra di circa cinquanta studiosi fra traduttori
esperti, traduttori in formazione, istruttori, redattori. È davvero una
operazione enorme, ma anche innovativa. Abbiamo costruito un apparato
di note e di schede illustrative fatto apposta per entrare in questo
universo religioso, culturale, intellettuale”.
La mano dell’Isis nel terribile attentato di ieri pomeriggio a
Istanbul, nella via dello shopping. “Israele si risveglia con l’incubo
del nemico che va a caccia dei suoi cittadini all’estero. Ieri sera non
c’era ancora la certezza che l’obiettivo del kamikaze di Istanbul fosse
il gruppo di turisti israeliani che passeggiavano lungo il viale
Istiklal. Ma gli indizi sono fortissimi” si legge nella ricostruzione
dell’inviato de La Stampa Giordano Stabile. “Se confermati saremmo di
fronte al primo attentato diretto dello Stato islamico contro Israele.
Una svolta che potrebbe spingere lo Stato ebraico a rivedere la sua
strategia di contenimento del pericolo”.
Il 13 novembre scorso doveva farsi esplodere allo Stade de France.
Questo il piano di Salah Abdeslam, il terrorista arrestato a Molenbeek
dopo una fuga durata quattro mesi. Scrive Marco Imarisio sul Corriere:
“Abdeslam parlerà. Ma solo a patto di restare in Belgio, di venire
giudicato a Bruxelles. Un baratto, notizie in cambio di un improbabile
no all’estradizione. La strategia appare chiara, così come lo
smarrimento dell’ex latitante più ricercato d’Europa, apparso provato a
livello mentale da una latitanza trascorsa praticamente a casa sua”.
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WORLD JEWISH CONGRESs - le vittime del terrore
Buenos Aires, una ferita aperta
L'attentato
all'ambasciata israeliana (1992) e quello all'Asociación Mutual
Israelita Argentina (1994) costituiscono ancora oggi ferite aperte per
la comunità ebraica argentina e per tutti coloro che credono nella
verità, nella giustizia e nella democrazia.
Per questo, a conclusione dei lavori dell'assemblea plenaria del World
Jewish Congress, gli oltre 400 delegati ritrovatisi da tutto il mondo a
Buenos Aires hanno deciso di riunirsi davanti a quei luoghi per un
ultimo solenne omaggio alla memoria dei tanti innocenti uccisi.
Commoventi le testimonianze di due sopravvissuti, che hanno raccontato
la loro terribile esperienza. Un terzo testimone ha invece ricordato il
fratello, rimasto ucciso appena pochi mesi fa in un attentato
palestinese in Israele.
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attentato in turchia - tre le vittime israeliane
Da Gerusalemme fino a Istanbul,
la mano del terrorismo islamico
Le
salme di Simcha Damari, Jonathan Shor e Avraham Goldman sono arrivate
nelle scorse ore in Israele. Attorno alle loro famiglie si stringe
tutto il Paese, vittime di quel terrorismo che non lascia tregua
neanche oltre confine. I tre erano insieme a Istanbul, con un gruppo di
una dozzina di israeliani, per un viaggio gastronomico nella città sul
Bosforo. Mentre passeggiavano per la centrale via Istiklal, è arrivata
l'esplosione che ha preso le loro vite e quella di un uomo iraniano: a
farsi saltare in aria, hanno dichiarato gli investigatori turchi, è
stato Mehmet Öztürk, un jihadista con legami con lo Stato islamico. Non
è chiaro se l'obiettivo del terrorista fossero proprio i turisti
israeliani – nell'attentato altri 11 israeliani sono rimasti feriti,
alcuni dei quali sono stati portati in patria per le cure (oltre 30 i
feriti totali dell'attentato) - ma la situazione di grande tensione
preoccupa le autorità israeliane che hanno invitato oggi i propri
concittadini a lasciare la Turchia o, per chi parte da Tel Aviv, a
cambiare destinazione.
(Un uomo depone fiori sul luogo dell'attentato del 19 marzo ad Istanbul. Foto di Emrah Gurel - Associated Press) Leggi
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Qui Trani – Conclusa la quarta edizione
“Lech Lechà, bilancio positivo”
“L’anno
scorso è stato una specie di esame di maturità, e quest’anno possiamo
confermare che siamo effettivamente cresciuti”. Il bilancio del
co-direttore Cosimo Yehudah Pagliara al termine della quarta edizione
di Lech Lechà, il festival che porta la cultura ebraica nel Meridione
realizzato a Trani grazie alla collaborazione tra la Regione Puglia, il
Comune di Trani, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la
Comunità ebraica di Napoli, è estremamente positivo. Tutto si è svolto
secondo i programmi e anche oltre, la presenza del pubblico dall’Italia
e dall’estero è stata costante e attiva, così come quella delle
numerose scuole, lo Shabbat un’occasione di festa comune, conclusasi in
musica con un concerto al Castello Svevo di Trani intitolato “Il
violino di Chagall”.
Tutti motivi di grande soddisfazione per Pagliara e gli altri due
direttori dell’iniziativa, Ottavio Di Grazia e Francesco Lotoro.
“Abbiamo raggiunto lo scopo che ci eravamo posti – aveva detto
quest’ultimo negli scorsi giorni a Pagine Ebraiche 24 – ossia quello di
proporre iniziative che non ci portassero a parlare tra noi di quanto
sia bello l’ebraismo ma di comunicarne la cultura e i valori alla
cittadinanza e a un pubblico non ebraico”. Leggi
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L'OMAGGIO DEI CICLISTI ISRAELIANI
Da Firenze ad Assisi per Gino
“Siamo orgogliosi di rappresentare Israele. Siamo orgogliosi di farlo nel nome di Gino Bartali”.
Questo il motto con cui la prima squadra israeliana di ciclismo del
circuito professionistico, la Cycling Academy, ha preso oggi il via da
piazza Elia Dalla Costa alla volta di Assisi.
Quasi duecento chilometri a pedali lungo la strada che Ginettaccio
percorse decine di volte per dare assistenza agli ebrei perseguitati
sotto il nazifascismo. “La storia di Bartali è fonte di ispirazione,
non solo personale ma anche per tutti i miei compagni” ha spiegato il
campione nazionale israeliano Guy Sagiv chiamando a raccolta la squadra
assieme al team manager Ran Mar.
A salutare la squadra monsignor Dante Carolla in rappresentanza
dell’arcivescovo Betori, Luigi e Biancamaria Bartali (due dei figli del
Gino) e alcuni rappresentanti della Comunità ebraica fiorentina e
dell’associazione Italia-Israele. A portare una testimonianza anche il
giornalista UCEI Adam Smulevich, che in passato (assieme tra gli altri
a Sara Funaro) ha contribuito a ricomporre alcuni tasselli inediti del
coraggio di Gino il Giusto.
Prima tappa al museo intitolato a Bartali nella natia Ponte a Ema,
quindi sosta a Terontola (tappa centrale in quei viaggi del coraggio) e
infine una lunga volata verso il comune francescano.
Con gli atleti israeliani anche Jonathan Freedman, fondatore a New York del Team Gino Bartali.
(Nell’immagine la squadra mentre passa da Ponte a Ema)
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l'associazione a sostegno del centro
Milano, nasce "Amici del Cdec"
Nasce
a Milano l'associazione Amici del Cdec, con l'obiettivo di “creare una
comunicazione mirata ed efficace per promuoverne l’immagine”, i
progetti e le iniziative del Centro di documentazione ebraica
contemporanea. E il primo appuntamento dedicato al sostegno dell'ente,
nato nel 1955 e diventato uno dei punti di riferimento in Italia per lo
studio della realtà ebraica, si terrà questa sera al teatro Franco
Parenti di Milano: in scena Caffè Odessa (ore 21.00), un viaggio nella
musica ebraica - da Cracovia a New York, da Berlino a Tel Aviv,
da Istanbul a Buenos Aires- con Miriam Camerini, Manuel Buda e Bruna Di
Virgilio. Obiettivo della serata, la raccolta fondi per sostenere i
molteplici fronti su cui è impegnato il Cdec. Leggi
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qui casale monferrato
Tracce d’identità a fumetti
Cosa
hanno in comune Braccio di Ferro, Superman, l’Uomo Ragno, Capitan
America, Asterix e Corto Maltese a parte essere alcuni dei fumetti più
amati del mondo? La risposta è nell’identità degli artisti che li hanno
creati: provenivano tutti dal mondo ebraico.
L’argomento della conferenza in programma questo pomeriggio alle 16
alla Comunità ebraica di Casale Monferrato, in vicolo Salomone Olper
tuttavia non è così insolito. Si tratta infatti di un sequel, nel vero
senso della parola, dopo il primo appuntamento che lo scorso anno aveva
trattato le radici ebraiche del fumetto dalla sua invenzione, fino agli
anni 50 del ‘900.
Nell’occasione si era infatti parlato di Jerry Siegel e Joe Shuster
inventori di Superman, di Stanley Lieber meglio conosciuto come Stan
Lee papà di Spiderman, di Batman creatura di Robert Kahn, alias Bob
Kane e dei tanti eroi creati da Jack Kirby all’anagrafe Jacob
Kurtzberg. Leggi
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Bandiera bruna sull'Europa? |
Dopo
i risultati tedeschi, alle elezioni regionali di domenica scorsa, con
la discreta (ma non eccezionale) affermazione della destra radicale,
pare del tutto evidente una cosa, se mai ce ne fosse ancora bisogno:
una parte dell’elettorato europeo, fino alle settimane scorse perlopiù
collocata nell’area orientale del Continente, oggi però propensa ad
espandersi anche verso l’Atlantico, manifesta un’allergia crescente
verso l'evoluzione della crisi in atto e, soprattutto, del modo in cui
(non) viene gestita. La cartografia dell'insofferenza è mobile ma non
per questo incomprensibile; semmai tutt’altro, andando infatti a
ricalco delle peculiari difficoltà nazionali e regionali. Plausibile
che alcune forze politiche, anche in Italia, si apprestino ad
intercettare il disagio, traducendolo in voti. Siamo, infatti, ben
distanti dall’arena tradizionale della destra liberale, trattandosi
piuttosto di una rigenerazione dei confini (e del territorio politico,
culturale e sociale contenutovi) del radicalismo postfascista.
Claudio Vercelli
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L'amarezza del poeta |
Attraversava sulla jeep la città dei vinti,/
un ragazzo spavaldo e ben armato, un giovane leone/
e in quella strada, contro il muro spinti/
dalla paura, un vecchio e una donna, due persone;/
dai denti di latte del ragazzo uscì un sorriso:/
“proviamo la mitragliatrice”, e la provò;/.
Alessandro Treves, neuroscienziato
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