Paolo Sciunnach,
insegnante | In
un epoca di emigrazioni e immigrazioni a livello planetario,
l'insegnamento della Torah in merito al nostro prossimo e allo
straniero che vive tra noi è di estrema attualità: "Non ti vendicherai
e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo
prossimo come te stesso, Io sono D-o" (Levitico 19, 18).
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Anna
Foa,
storica | "L’ebraismo
deve conservare le sue caratteristiche originarie di rifiuto di
qualsiasi forma di idolatria e di conciliare rigore e flessibilità,
lasciando, come il Talmud insegna, ampi spazi alla dissertazione
filosofica, alla ricerca scientifica e alla libertà di interpretare e
sviluppare il dibattito come valore positivo e irrinunciabile,
rispettando le diverse correnti di pensiero, ma conservando sempre la
capacità di riportare tutto all’unità.
Le forme di chiusura e ripiegamento in se stessi, adottate nei secoli
scorsi dai nostri antenati per autodifesa, appaiono superate, inutili e
dannose in un mondo globale nel quale confini e barriere si sono
fortemente affievoliti e non esistono più microcosmi impenetrabili e
incontaminabili.
Un futuro dell’ebraismo che sia degno dei suoi valori universali e
delle sue gloriose e plurimillenarie tradizioni non potrà esistere
senza l’uscita da qualsiasi forma di isolamento, uscita alla quale
siamo insistentemente chiamati dalle società contemporanee e
democratiche nelle quali viviamo e delle quali siamo parte integrante.
Sarebbe un’illusione antistorica, un errore fatale, la perdita di
un’occasione unica, e forse irripetibile, se ci sottraessimo
all’apertura e al confronto che, si badi bene, sono cose ben diverse,
anzi opposte, all’assimilazione; sono infatti prove di fiducia in noi
stessi e stimoli al rafforzamento della nostra cultura e della nostra
identità per poter essere all’altezza di qualsiasi sfida o confronto e
in tal modo sconfiggere, una volta per tutte, quell’insegnamento del
disprezzo che non è ancora completamente debellato".
(Dalla relazione conclusiva del Presidente Renzo Gattegna al Consiglio
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: un monito di civiltà, una
speranza per l'ebraismo italiano)
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Niente soldati in Libia
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Arriverà dal Nepal il contingente militare che dovrà garantire la sicurezza della sede Onu in Libia.
In attesa che la situazione si stabilizzi, l’Italia non prevede l’invio
di soldati. “La conferma – spiega il Corriere (Fiorenza Sarzanini) – è
arrivata in queste ore, alla vigilia del vertice di Vienna che dovrà
studiare un percorso di sostegno al governo guidato da Fayez Serraj”.
“Un mese prima del sequestro Moro ho dato l’allarme agli 007 di Roma”
dice Bassam Abu Sharif, già portavoce del Fronte popolare per la
liberazione della Palestina, in un colloquio con il Corriere (Davide
Frattini). Il terrorista riferisce di un confronto avvenuto a un mese
dal rapimento con un giovane assistente di Stefano Giovannone,
capocentro del Sid e poi del Sismi a Beirut. “Gli riferii quel che mi
aveva raccontato una delle ragazze di Carlos. Era tedesca e aveva
partecipato a una riunione dove era stata discussa l’idea di colpire
Moro. Le feci capire che il Fronte lo considerava un errore: Moro era
contro l’egemonia americana, non andava toccato”.
“L’Iran ospita un concorso di vignette per negare l’Olocausto e prepara
un nuovo Olocausto. Una vergogna. Non statevene in silenzio”. Il
premier israeliano Benjamin Netanyahu sceglie Twitter per lanciare un
nuovo messaggio all’Occidente. “Occorre comprendere che il nostro
problema con l’Iran – ribadisce Netanyahu in una nota, riportata da La
Stampa (Giordano Stabile) – non è solo la sua politica di
destabilizzazione e aggressione regionale, ma anche una questione di
valori”.
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Saranno esposti al meis Bassani e il mistero della musa
Ferrara accoglie i manoscritti
“Cara
Teresa, senza il tuo aiuto Il giardino dei Finzi Contini non sarebbe
mai stato scritto. Desidero che questi quaderni restino sempre con te”.
In queste parole la risposta (forse) a uno dei più grandi enigmi
letterari del Novecento. A chi si è ispirato Giorgio Bassani per
tratteggiare l’indimenticabile figura di Micol? La risposta nella
dedica alla contessa Teresa Foscari Foscolo, nella seconda di copertina
del primo dei quaderni manoscritti che raccolgono la più alta opera
dell’intellettuale ferrarese e che furono donati dallo stesso
all’amica, conosciuta a Venezia, il 17 dicembre del 1961.
Quaderni dall’inestimabile valore (anche simbolico) che andranno ad
arricchire la collezione del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e
della Shoah di Ferrara e che la famiglia Foscari, attraverso il nipote
Ferigo, ha oggi donato alla città e alla biblioteca comunale Ariostea
al termine di un’emozionante cerimonia tenutasi al Ministero dei beni
culturali, alla presenza tra gli altri del ministro Dario Franceschini,
del sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, del presidente del Meis Dario
Disegni e dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Renzo Gattegna.
Oggi
è una giornata importante. Per Ferrara e per tutto il paese. E anche
per il Meis, atteso da un compito titanico ma entusiasmante come
raccontare la storia e la complessità dell’ebraismo italiano” ha
affermato il ministro Franceschini. Sulla stessa lunghezza d’onda il
sindaco Tagliani, che ricordato come il Giardino dei Finzi Contini sia
“il romanzo della città”. Una testimonianza anche da Luigi Zanda,
senatore del Partito Democratico, legato da una profonda amicizia con
la contessa Foscari.
(Nell'immagine
in alto Renzo Gattegna, Ferigo Foscari, Dario Disegni, Tiziano Tagliani
e Dario Franceschini. In basso la dedica di Bassani alla contessa
Foscari). Leggi
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I lavori dell'assise dell'ebraismo italiano Rabbini, solidarietà, futuro
Il Consiglio indica la rotta
Approvazione
in prima lettura della modifica degli articoli 29 e 30 dello Statuto,
dedicati alla riformulazione del rapporto tra rabbinato e Comunità, da
sottoporre ancora a una revisione degli esperti di Diritto del lavoro e
a una ratifica del prossimo Consiglio. Erogazione di uno stanziamento
di 300 mila euro destinato ad aiutare la Comunità ebraica romana per
far fronte alle difficoltà finanziarie attraversate dall’ente a seguito
della recente crisi dell’Ospedale israelitico.
Si sono conclusi con queste decisioni, domenica in serata, i lavori del
Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane riunitosi per
l’ultima seduta dell’attuale mandato. Riguardo alla crisi finanziaria a
Roma, la presidente della Comunità ebraica della Capitale Ruth
Dureghello ha portato al Consiglio la richiesta di un finanziamento
straordinario di 600 mila euro per fare fronte alle minori entrate
generate dalla situazione dell’ente sanitario controllato. Valutando i
diversi fattori, il Consiglio dell’Unione ha deciso a larga maggioranza
di stanziare la metà di questo importo demandando alla Giunta i tempi e
modi per definire le modalità operative dell’intervento.
Ad aprire la riunione una relazione del Presidente UCEI Renzo Gattegna,
per 10 anni ai vertici dell’ebraismo italiano, intervenuto sulle sfide
che attendono l’Unione e tutte e 21 le Comunità territoriali. Molti gli
applausi in una standing ovation che ha accolto le sue parole.
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al salone del libro con pagine ebraiche Israele, non solo conflitto
Dopo
quattro giorni intensi al Salone del Libro, con migliaia di copie di
Pagine Ebraiche distribuite e diversi incontri organizzati, continuano
anche domani sera, martedì 17 maggio, gli appuntamenti torinesi con la
redazione del giornale dell'ebraismo italiano. Sarà il centro sociale
della Comunità ebraica di Torino a ospitare l'incontro dal titolo “Non
solo conflitto. Israele società viva”, in cui Daniel Reichel e Ada
Treves con Daniela Fubini, collaboratrice di Pagine Ebraiche,
racconteranno il paese reale, lontano dagli schemi dell’ideologia e
della propaganda, dal lavoro dei manager specializzati nel collocamento
di immigrati a elevata preparazione professionale e alto livello
culturale, alla recentissima indagine sociologica dell’istituto PEW
sulle dinamiche sociologiche israeliane. Tratti di una realtà viva,
ricca, e in continua evoluzione, spaccati di una società complessa
quanto affascinante che Sheva Eretz, il nuovo notiziario realizzato
dalla redazione di Pagine Ebraiche, ha l'obiettivo di raccontare. La
sfida è quella di parlare di cosa si muove davvero nell’unica
democrazia del Medio Oriente, al di là dei pregiudizi o posizioni
ideologiche. Tra i temi trattati negli ultimi numeri, ad esempio, la
delicata decisione della Corte Suprema riguardo alle conversioni
all'ebraismo e al ruolo del Rabbinato centrale; la questione del
matrimonio civile, che la maggioranza degli israeliani vorrebbe vedere
istituita; il tema dell'etica applicata all'esercito, analizzata da uno
dei massimi esperti in Israele, Asa Kasher, a cui si deve il codice
etico di Tsahal.
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AL SALONE del libro CON PAGINE EBRAICHE Israele, una terra di paradossi
Israele
paese sotto assedio ma undicesimo nelle classifiche internazionali che
registrano la felicità dei cittadini. Accerchiato dai nemici, da quei
paesi arabi che ufficialmente non ne riconoscono la legittimità, ma
capace di portare avanti, proprio con quelle nazioni, un’intelligente
diplomazia sotterranea. A parlare di questi due aspetti, apparentemente
in contraddizione tra loro, i relatori intervenuti al Salone del Libro
di Torino per la presentazione del libro di Ugo Volli Israele. Diario
di un assedio (Edizioni Proedi): a confrontarsi sul palco, al fianco
dell’autore, Claudia De Benedetti, consigliere UCEI e presidente
onorario dell’Agenzia ebraica in Italia, la direttrice dell’Istituto di
cultura italiana a Tel Aviv Elena Loewenthal e il direttore della
Stampa Maurizio Molinari. A moderare l’incontro, Angelo Pezzana,
direttore di informazione corretta, testata web per cui scrive Volli,
semiologo e docente dell’Università di Torino. Leggi
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al salone del libro con pagine ebraiche Cultura, energia inesauribile
Libri
in cambio di altri libri oppure di un’offerta a sostegno di un’attività
culturale o sociale. Questa la ricetta del successo del “Banco dei
libri liberi”, allestito per tutta la giornata di ieri nella piazzetta
Primo Levi. Un’iniziativa curata da Sarah Kaminski, dell’Università di
Torino, in collaborazione con il Gruppo di Studi Ebraici e della
Comunità ebraica torinese. Il principio dell’iniziativa, organizzata a
margine del Salone del Libro, è stato quello dello scambio volto alla
diffusione della cultura ebraica, e così chi aveva libri di argomento
ebraico, vecchi volumi, edizioni dimenticate li ha portati al banco,
dove sono potuti passare nelle mani di qualcun altro.
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Oltremare
- Prospettiva
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Uno
dei vantaggi di scrivere di Israele da Israele è che basta aprire la
finestra e l'aria è indubitabilmente israeliana, specie in questa
stagione di ondate di chamsin toglifiato, quando sembra che il cielo si
sia trasformato nottetempo in un immenso asciugacapelli che nessuno sa
come spegnere, e non c'è verso di staccare la spina. Restando
prudentemente immersi nel clima meteorologico, politico e sociale, è
fin troppo naturale scrivere cose israeliane senza fatica. In questi
giorni invece mi trovo in una nuova prospettiva, immersa in una appena
tiepida e poco soleggiata primavera italiana, a parlare di Israele
dall'Italia, senza il riferimento tattile abituale.
E come nella nota barzelletta ebraica del buon ebreo che vuole
trasgredire il sabato e dice vedi, tutto intorno è shabbat, ma qui
accanto a me è giovedì, nel mio caso tutto intorno è Italia, ma accanto
a me è Israele.
Che io voglia o no, il fatto di essere in Italia mi rende a tutti gli
effetti un media ambulante, cui si fanno domande e da cui si pretendono
risposte. Non si conta il fatto che dalle mie parti basta non sentire i
notiziari orari per 24 ore per entrare in un vacuum informativo
incolmabile al rientro. Tutto è veloce, dalle crisi politiche interne
alla politica internazionale. Erdogan avrà deciso se le relazioni
diplomatiche con Israele gli convengono o no? Perchè Bibi e Boogie
(primo ministro e ministro della difesa) stanno di nuovo litigando?
Cosa è venuto in mente ai palestinesi di marcare il Nakba Day, che
ricorda la fondazione dello Stato d'Israele dal loro lato, con una
sirena? D'accordo, una sirena lunga 68 secondi, un secondo per ogni
anno che è passato da quando si son ritrovati con chiavi che non aprono
nessuna porta. Ma una sirena, andiamo. È la cosa più israeliana
disponibile sul mercato della memoria.
In questi giorni italiani mi accompagna un momento di silenzio al Ben
Gurion airport, rotto da una bambina di tre o quattro anni che giocando
sul pavimento ha iniziato a cantare l'Hatikva. Una piccola sabre,
inconsapevole e allegra, ecco l'Israele che sta tutta intorno a me, e
un passo più in là è già Italia.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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