David
Sciunnach,
rabbino
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“Questi
sono i tempi stabiliti dall’Eterno...” (Vaikrà 23, 4). La Torà fissa
sei ricorrenze nell’anno, e queste vengono messe in relazione ai sei
giorni della creazione. Due ricorrenze (Pesach e Sukkòk) della durata
di sette giorni e quattro ricorrenze della durata di un giorno
(Shavuot, Sheminì Atzeret, Rosh ha-Shanà [anche se dura due giorni è
considerato un unico giorno lungo] e Yom Kippùr). I giorni complessivi
delle ricorrenze stabilite dalla Torà ammonano a 18, in ebraico Chay
ig. Vi è in questo un’accenno evidente che le ricorrenze sono
considerate come un elisir di lunga vita per l’uomo, e che grazie a
loro vengono benedetti tutti i giorni dell’anno.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Nonostante
l’immenso caos che sconvolge il Medio Oriente dalla rivolte del 2011,
io sono fra coloro che, se non altro per il suo valore simbolico,
considera importante una risoluzione del conflitto israelo –
palestinese. Vedo, dunque, in modo molto positivo la candidatura di Al
Sisi a mediatore degli interessi di entrambe le parti. Registrata la
reazione positiva di Netanyahu, sono molto curioso di capire cosa il
Presidente egiziano abbia in mente per mettere allo stesso tavolo Fatah
e Hamas, sconvolti da una guerra intestina che ne fa, di fatto, due
realtà totalmente separate. Non mi risultano, tra l’altro, buoni
rapporti fra il suo governo e il mondo palestinese, men che mai con
Hamas, che rischia di esportare terrorismo nei confini del suo Paese.
Insomma, la strada appare in salita, ma è il primo tentativo, che,
almeno a parole, si registra negli ultimi anni di immobilismo assoluto
e pessimismo imperante. Intanto, va dato atto ad Al Sisi di essere
uscito bene dall’angolo diplomatico in cui rischiava di relegarlo il
caso del povero Regeni, sempre più, con molti altri, vittima
sacrificale di un contesto geopolitico che non ammette mezze misure.
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Saluto romano, condanna per sette tifosi friulani
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Fare
il saluto romano continua ad essere un reato perché si richiama
“all’ideologia fascista e a valori politici di discriminazione razziale
e di intolleranza”. Lo sottolinea la Cassazione confermando la
colpevolezza di sette ultrà friulani (prosciolti tuttavia per
prescrizione): allo stadio di Udine dove il dieci settembre del 2008 si
svolgeva la partita di calcio tra l’Italia e la Georgia dagli spalti
avevano fatto il saluto per tutta la durata dell’inno nazionale
italiano e la Digos li aveva immediatamente identificati (Il
Messaggero).
“Benvenute le dichiarazioni del presidente egiziano e la sua volontà di
realizzare tutti gli sforzi per far avanzare un futuro di pace e
sicurezza tra noi e i palestinesi e i popoli della regione” dice in una
nota il premier israeliano Benjamin Netanyahu, accogliendo la proposta
di Al-Sisi. “Ha colto la palla al balzo il premier per uscire
dall’isolamento diplomatico in cui ha portato Israele, che vede toccare
il punto più basso delle relazioni con Usa e Ue. Ma deve riconciliarsi
con se stesso. Meno di una settimana fa – scrive Repubblica – ha
ricevuto il capo della diplomazia francese venuto per illustrare i
termini della Conferenza che Parigi organizzerà ai primi di giugno sul
Medio Oriente e lo ha trattato come un venditore di auto usate,
respingendo l’iniziativa e sostenendo che i negoziati diretti erano
l’unico modo per risolvere il conflitto con i palestinesi”.
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Leggi
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QUI GORIZIA - LA REDAZIONE UCEI PROTAGONISTA Ghetti, libertà e demenza digitale A èStoria con Pagine Ebraiche
Figure
di spicco della storiografia internazionale e un grande pubblico di
appassionati di ricerca storica. Torna a Gorizia il prestigioso
festival èStoria (19-22 maggio), giunto alla sua dodicesima edizione –
“Schiavi” il titolo scelto per il 2016 – e che quest’anno vedrà tra i
suoi protagonisti, la redazione giornalistica dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane con due appuntamenti di spessore. Si parte
venerdì (ore 9.00, tenda Erodoto) con l’incontro “1516-2016: dal Ghetto
di Venezia all’acquisizione della libertà religiosa” che vedrà la
storica dell’architettura Donatella Calabi e gli storici dell’ebraismo
Anna Foa e Simon Levis Sullam, coordinati dal direttore della redazione
UCEI Guido Vitale, rispondere ad alcuni interrogativi sul significato e
l’impronta lasciata dal ghetto veneziano, di cui quest’anno cade il
cinquecentenario, sulla società italiana ed europea.
Ancora la redazione di Pagine Ebraiche sarà protagonista, all’apertura
dell’ultima giornata del festival goriziano, di una grande conferenza
dedicata alla nuova schiavitù della dipendenza tecnologica e della
demenza digitale (ore 9.30 Sala Dora Bassi). Al confronto
parteciperanno fra gli altri gli storici e i sociologi Ubaldo Fadini,
Giuseppe Longo e Nicola Strizzolo. “Da sempre la tecnologia ha
influenzato l’uomo, stravolgendone la società: – si spiega nel
programma dell’evento – dalla macchina a vapore all’aereo, passando per
la televisione fino all’era digitale. Quello che fu nei decenni scorsi
l’allarme della teledipendenza, lo ritroviamo oggi più marcatamente con
l’esplosione dei social network, degli smartphone e di nuovi settori
imprenditoriali ad essi collegati”. Leggi
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QUI TORINO - pagine ebraiche "Israele, oltre conflitto e retorica
un mondo tutto da raccontare"
Una
serata dedicata a Israele nelle sue infinite sfaccettature, al di là
del conflitto, della politica, delle tensioni. Israele come società
viva ed in costante evoluzione. Raccontarla in questa prospettiva è la
sfida della redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
come hanno spiegato ieri, nelle sale della Comunità ebraica di Torino,
i redattori di Pagine Ebraiche Daniel Reichel e Ada Treves assieme a
Daniela Fubini, apprezzata firma del giornale dell’ebraismo italiano.
“Non solo conflitto. Israele società viva” il titolo dell’incontro
organizzato dalla redazione UCEI in collaborazione con la Comunità
ebraica di Torino, introdotto dal direttore dell’area informazione
dell’Unione Guido Vitale, che ha sottolineato quale sia la sfida più
grande rispetto all’informazione giornalistica su Israele: quella di
andare oltre il tema del conflitto, onnipresente sui media, e
raccontare il Paese reale, la vivacità, il fascino e problematiche
quotidiane di milioni di israeliani.
“L’idea – ha spiegato Vitale – è quella di sviluppare dei giornali che
parlino di altri aspetti e questo ci ha spinto a pensare ad un
notiziario settimanale come Sheva Eretz, che racconti la realtà oltre
la gabbia del conflitto”.
Ad aprire l’incontro, i saluti di David Sorani, consigliere con delega
alla Cultura della Comunità ebraica di Torino. I tre relatori hanno poi
portato tre punti di vista diversi della realtà israeliana: Ada Treves
ha presentato i risultati dell’indagine sociodemografica sulla
popolazione israeliana dell’autorevole istituto americano Pew Research
Center; Daniel Reichel ha illustrato il nuovo notiziario settimanale
UCEI dedicato a Israele, Sheva Eretz. E infine Daniela Fubini,
consulente di Gvahim – organizzazione non profit che orienta gli olim
hadashim, i nuovi immigrati in Israele, con titolo accademico nella
ricerca di un lavoro - ha raccontato come è cambiata la sua prospettiva
rispetto al Paese nelle vesti di cittadina israeliana di recente aliyah
e del suo lavoro affianco di chi decide di trasferirsi in Israele.
Alice Fubini
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sapori
Benedict, cucina senza casherut
Un lettore ci ha segnalato di aver visitato il ristorante Benedict di Tel Aviv, menzionato sul numero di aprile
di Pagine Ebraiche, e di aver constatato che la cucina non è in grado
di servire pasti casher. Ne prendiamo atto con dispiacimento e ci
scusiamo con tutti i lettori.
L’articolo in questione è stato eliminato da tutte le edizioni
raggiungibili, mentre sul prossimo numero dell’edizione a stampa del
giornale apparirà un ulteriore avviso per rendere l’utenza informata
della reale natura del locale.
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Ticketless
- Perdono
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Questa
settimana vorrei scherzare sul tema del perdono. Se ne parla molto.
Tutti abbiamo qualche cosa da perdonare. La Chiesa perdona molto. Gli
ebrei anche. Oggetto del nostro perdono? I tacchini, pure le oche, ma
soprattutto i tacchini. Grandi consumatori di carne bianca abbiamo,
dopo aver letto Safran Foer, un grande rimorso, non c’è digiuno di
Kippur che valga a placare il nostro senso di colpa. Esattamente
duecento anni fa, nel 1816, un grande poeta dialettale, il Porta o il
Belli del Piemonte potremmo dire, Edoardo Ignazio Calvo, dedicò una
Favola a “Platone e i tacchini” (titolo originale: Platon e ji Pitu).
Un giorno, racconta, i tacchini, messo su il vestito delle grandi
occasioni, si recarono da Platone per chiedergli di istituire la
Repubblica dei tacchini, di dettare per loro uno Statuto. Era giunta
l’ora della libertà, dopo tante ingiustizie subite dai pollivendoli e
dagli ebrei. Ecco la quartina che ci riguarda e non ci lascia dormire:
Gli Ebrei e i pollivendoli li hanno costretti/ a forza di crudeltà, a
forza di sberle/(avendone scannati tanti e poi arrostiti)/ a dare
infine in escandescenza/ a ribellarsi tutti, i grandi e i più piccoli/
così da salvare la pelle da queste gabelle.
La
Favola è un esempio classico di rovesciamento delle parti. Non sono gli
ebrei le vittime dei soprusi e delle gabelle sabaude. In quanto grandi
consumatori di carni bianche, gli ebrei fanno il loro ingresso nella
letteratura dell’Ottocento da una porta inusuale. L’intera favola si
può leggere in Edoardo I. Calvo, Poesie piemontesi e scritti italiani e
francesi, a c. di G. P. Clivio, Centro studi piemontesi, 1973. Nel 1822
questi versi su “ebrei e polajé” vennero copiati in bella grafia da un
bambino chierese, Emanuele Levi. La riproduzione dell’originale, per
gentile concessione di Raffaello Levi, discendente di quel
bisnonno-bambino, è riprodotta qui in alto; da qualche settimana è
esposta in un maxi-ingrandimento nella Scola di Cuneo dedicata a Davide
Cavaglion. Per info: lascoladicuneo@gmail.com.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Israele ogni giorno
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Le
celebrazioni per questo 68° anniversario dell'Indipendenza di Israele,
così come le commemorazioni per i soldati caduti nel difendere lo stato
e per le vittime del terrorismo, nonché per i martiri della Shoah,
anche quest'anno, hanno riproposto, in tutti coloro che siano
partecipi, in vario modo, delle sorti del popolo ebraico e di ciò che
esso rappresenta, antiche e nuove emozioni, riflessioni, trepidazioni.
Un rinnovato sgomento innanzi al pensiero di chi è stato travolto dalla
più spaventosa ecatombe della storia del mondo, consumata in
un'agghiacciante ribaltamento di ogni morale e giustizia; eterna
gratitudine per le migliaia di giovani militari che hanno sacrificato
le loro meravigliose esistenze in difesa di quel piccolo fazzoletto di
terra, che tanto significava per loro, così come per le generazioni
vissute prima di loro e per quelle che sarebbero venute dopo;
l'orgoglio e l'ammirazione per i meravigliosi progressi raggiunti dal
piccolo Paese in innumerevoli campi, nonostante le innumerevoli
difficoltà e il continuo stato di guerra; la viva preoccupazione per le
sempre vive minacce del presente e del futuro, alimentate da un
antisemitismo cieco e rabbioso che, in inquietante crescita in vari
continenti, va a gonfiarsi in modo impressionante ai confini di
Israele, rendendo terribilmente seri i proclami di violenza e
distruzione dei nemici della pace; la ferma determinazione a non cedere
mai, a rafforzare gli sforzi a difesa della democrazia, della libertà,
della civile convivenza, contro tutti i mercanti di morte e i
predicatori dell'odio.
Francesco Lucrezi, storico
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