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Pestelli e Pesach

cavaglion Ecco un giovane, che rientra nel novero di persone, che tre settimane fa mi permettevo di suggerire al Sindaco di Predappio per il comitato scientifico del Museo del fascismo. Se mai si farà (dubito) quel Museo, a Predappio o altrove, nominerei Carlo Pestelli consulente musicale. Ha appena pubblicato un saggio su Bella Ciao. La canzone della libertà (Add editore), che è il mio consiglio di lettura per l’imminente 25 aprile. Quest’anno, la Liberazione viene felicemente e coerentemente a coincidere con la settimana di Pesach, festa anche di canti di libertà. Per ragioni anagrafiche Pestelli non può essere condizionato dalle impalcature erette negli anni Settanta intorno alla memoria resistenziale. Della contrapposizione ideologica di quegli anni, che così tanto affligge ancora la nostra discussione su fascismo-antifascismo, per sua -e per nostra- fortuna Pestelli non si cura, beata gioventù. Oltre ad essere giovane, Pestelli ha dalla sua il vantaggio di essere sì uno storico, ma della musica, per giunta figlio d’arte, ciò che conferisce alle sue pagine una freschezza per così dire sinfonica, mozartiana. Il libro è notevole anche per l’erudizione, un impressionante scavo. Le sorprese sono davvero mille e mille. A chi scrive viene solo da aggiungere il ricordo remoto di un Maestro, Michel David, che in quei tormentati anni Settanta ci ricordava la radice letteraria e antropologica di “Bella Ciao”, che è pur sempre un atto di amore. Per calmare i nostri bollori, il professore ci suggeriva di andare a rileggere la novella del Decameron su Lizabetta da Messina, donna infelice che piange l’amato “sotto l’ombra” di un bel fiore (nel caso di Boccaccio, il basilico). Il ragazzo era stato brutalmente ucciso dai fratelli per risolvere una “questione privata”.

Alberto Cavaglion

(20 aprile 2016)