Paolo Sciunnach,
insegnante | Il negazionismo è l'omaggio che il complottismo patologico fornisce ai testimoni e ai fatti.
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Anna
Foa,
storica | Siamo
sicuri che si possa mantenere "vivo e vitale l'ebraismo, preservando
negli ebrei un'identità forte e una dignità tenace", come hanno scritto
alcuni giorni fa i cinque rabbini componenti del Consiglio
dell'Assemblea Rabbinica Italiana, senza preoccuparsi del dialogo con
l'esterno, sia esso la Chiesa, lo Stato, il mondo intorno? Siamo sicuri
che attenzione all'interno e attenzione all'esterno si contrappongano,
che l'una vada nella direzione opposta dell'altra, che la chiusura sia
il modo migliore per rinsaldare l'identità? Nella nota che i cinque
rabbini hanno voluto diffondere tramite questo notiziario e poi si sono
affrettati a mettere in evidenza addirittura sui social network,
aleggia, anche se non nominato, lo spettro dell'assimilazione. Si parla
di cose dette all'epoca dell'Emancipazione, di "illusioni e tragiche
disillusioni". Per quanto difficile e complessa sia stata l'uscita dal
ghetto degli ebrei italiani, nessuno all'epoca, o solo pochissimi,
hanno davvero pensato che la cosa migliore fosse restare nel ghetto. E
la Shoah nulla ha a che fare con "le illusioni dell'Emancipazione",
anche se non manca, anche tra pensatori di primo piano, chi lo ha
pensato e scritto. Gli storici oggi contestano il concetto stesso di
"assimilazione", ne negano lo spessore e il significato in rapporto sia
al mondo ebraico italiano che a quello europeo, ne riconducono
l'origine alle polemiche successive all'emancipazione e a quelle
sioniste contro la vita nella diaspora. Un'origine nella storia che va
contestualizzata, quindi. Guardando alla nostra storia, quella degli
ebrei in Italia, ho sempre visto il fiorire dell'identità e della
cultura ebraica legati al dialogo, al rapporto con un mondo esterno a
sua volta vivo e vitale. Quando questo non è successo, e ha prevalso il
ghetto, è stato quando anche il mondo esterno stava diventando un
ghetto, come nella Roma della fine del potere temporale dei papi.
L'energia e la vitalità non possono venirci solo dallo studio dei
testi, ma dal rapporto tra i testi e la vita, il mondo intorno a noi.
Ogni suggestione a chiudersi all'esterno porta, io credo, solo a spegnere anche la nostra vitalità di ebrei.
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Roma, Milano, Torino
deciderà il ballottaggio
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Molte
conferme dalle urne delle grandi città italiane in cui si è votato
questa domenica per la nomina dei rispettivi sindaci. A Roma, Milano,
Torino, Napoli e Bologna si andrà al ballottaggio e tutti i giornali
(Corriere della Sera, Repubblica e La Stampa tra gli altri)
sottolineano l’exploit del Movimento Cinque Stelle a Roma: la candidata
pentastellata Virginia Raggi ha dieci punti sull’avversario Pd Roberto
Giachetti (35% contro 25%), e tra due settimane si deciderà la sfida
per il Campidoglio (terza la candidata della destra Giorgia Meloni, al
20%). “Adesso vinco io”, ha dichiarato nella notte la Raggi,
(Repubblica) mentre per il Cinque Stelle Di Maio il risultato della
Capitale è “la dimostrazione che possiamo governare” (Corriere).
A Milano invece una manciata di voti divide il candidato della sinistra
Pd Giuseppe Sala e quello di centrodestra Stefano Parisi (41,68 contro
40,82%). La sfida è aperta e l’unico dato netto, spiega il Corriere
della Sera, è il crollo dell’affluenza “meno 13 per cento rispetto a 5
anni fa”. Lo sottolinea, sempre sul Corriere, anche Aldo Cazzullo
secondo cui la bassa affluenza è data dalla percezione dell’elettore
medio di “non contare nulla, e comincia a credere che neppure l’eletto
conti qualcosa. L’impressione è che le grandi scelte siano prese al di
fuori dal perimetro della rappresentanza: dalle lobby, dalle burocrazie
europee, dalla finanza internazionale, dai padroni delle anime quali
sono diventati i tycoon della rivoluzione digitale”. E in questa
situazione i Cinque Stelle, afferma Cazzullo, sono gli unici ad aver
parzialmente intercettato il sentimento degli elettori: anche a Torino
il Movimento ha ottenuto un ottimo risultato, costringendo il candidato
Pd Piero Fassino al ballottaggio (non succedeva da 15 anni). “A casa
chi governa da vent’anni”, ha dichiarato Chiara Appendino (La Stampa),
comunque dietro di 10 punti rispetto a Fassino.
A Napoli poi saldamente avanti il sindaco uscente Luigi De Magistris
(42%) che sfiderà al ballottaggio il candidato di centrodestra Gianni
Lettieri (23%). Proprio il centrodestra sembra prossimo a una
rivoluzione: Repubblica parla di disfatta alle urne per Berlusconi – si
salva Milano con Parisi (La Stampa) – e il leader leghista Matteo
Salvini invoca la successione alla guida del centrodestra. “Solo dove
c’è la Lega si può vincere”, dichiara a La Stampa il leader del
Carroccio.
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Il presidente ucei risponde al consiglio ari
"Il confronto e il dialogo rafforzano l'identità"
Il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna, è intervenuto riguardo ai recenti commenti diffusi dal Consiglio dell'Assemblea rabbinica italiana sui mezzi di comunicazione e sui social network in merito alla relazione presentata all'ultimo consiglio dell'UCEI, con la seguente nota:
La relazione che ho presentato al Consiglio dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane riunito il 15 maggio 2016 non è un programma
elettorale, né un resoconto dettagliato del lavoro svolto nella qualità
di Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ma un
messaggio di saluto e di commiato alla vigilia della scadenza del mio
mandato di presidente, iniziato nel 2006 e durato dieci anni.
Il documento da me redatto non contiene nulla di nuovo e non è rivolto
contro nessuno; ha il carattere di una mia riflessione, aderente e
coerente con tutto ciò che ho dichiarato e scritto negli anni trascorsi
e con tutte le delibere adottate dal Consiglio e dalla Giunta a larga
maggioranza, anche con il voto favorevole dei rabbini. Il fine che mi
sono posto è stato, come sempre, quello di rafforzare l’identità e la
cultura ebraica, oltre al prestigio delle Comunità ebraiche di fronte
alle istituzioni del nostro Paese e ai nostri concittadini.
Con sorpresa e amarezza mi trovo a dover prendere atto che il mio
messaggio di carattere generale finalizzato all’unità e alla concordia
è stato letto e frainteso dal Consiglio dell’Assemblea Rabbinica
Italiana, che ha così trasformato un’occasione di dibattito sereno e
costruttivo in una polemica aperta, nella quale mi vengono attribuiti
intenti, tesi, progetti e opinioni che non ho mai avuto, professato,
espresso o posto in essere.
Parlare di apertura verso la società italiana non significa abbandonare
o trascurare la propria identità e la propria cultura, né equivale a
proporre di eliminare il perimetro che definisce l’ebraismo italiano,
che si riconosce nella tradizione e nell’Halakhà, così come esplicitato
nel nostro Statuto; anzi, è vero l’esatto contrario, perché l’apertura
e il confronto con l’esterno si basano sul rafforzamento della nostra
cultura e della nostra identità.
Rileggendo il testo del Consiglio dell’ARI ho potuto notare che in un
primo momento viene testualmente riportato, con riferimento alla
chiusura in autodifesa, il termine “antenati”, presente nella mia
relazione; tuttavia nel seguito viene usato quale sinonimo il termine
“Maestri”, distorcendo così il mio pensiero.
Come si può comprendere dalla lettura della relazione, inoltre, non ho
mai pensato di giudicare, tanto meno negativamente, le strategie
adottate in passato dai nostri antenati – verso i quali siamo tutti
debitori – per mantenere vivo e vitale l’ebraismo.
In un altro passaggio della mia relazione non citato nel comunicato
dell’ARI, infine, ho scritto che “occorre affrontare coraggiosamente il
mare aperto, guidati con prudenza e con saggezza dai nostri Maestri”.
Ma il comunicato del Consiglio dell’ARI, costituisce soprattutto un
pericoloso precedente. Per il suo contenuto e per la scelta dei tempi e
delle modalità di diffusione, esso costituisce, a mio avviso, un
intervento imprudente e improprio, nella campagna elettorale che è in
pieno svolgimento.
L’auspicio finale con il quale si conclude il comunicato, che “il nuovo
Consiglio dell’UCEI ribalti finalmente la prospettiva” dei Consigli
precedenti, rischia di minare l’immagine di una Rabanut indipendente,
che costituisce un pilastro fondamentale per la nostra vita comunitaria.
Peccato che siano stati sottovalutati gli effetti dannosi derivanti
dall’accentuazione di divisioni e di contrapposizioni nell’ambito
dell’ebraismo italiano e che ciò venga fatto lanciando accuse prive di
fondamento, come quella di dedicare attenzione all’apertura verso la
società e di trascurare la cultura ebraica. L’infondatezza di questa
affermazione è facilmente verificabile prendendo in esame i progetti,
le realizzazioni e i bilanci dell’UCEI degli ultimi anni.
Ritengo molto pericoloso dare maggior valore alle promesse elettorali
invece che ai fatti concreti portati avanti con coerenza, con
continuità, con efficacia e correttezza per molti anni.
La correttezza economica, amministrativa e contabile, inoltre, non è un
fattore di secondaria importanza, tanto più per un ente che deve
gestire fondi provenienti dallo Stato italiano e da cittadini italiani
tramite l’8 per mille. Al contrario sono un’esigenza precisa e
irrinunciabile sul piano operativo e sul piano etico; ciò è apparso in
grande evidenza a seguito di fatti e situazioni di criticità emerse
nell’ambito delle Comunità e degli enti dalle stesse vigilati.
Negli ultimi anni sono stato attaccato violentemente e proditoriamente,
anche tramite social network e in altre sedi dove non mi è possibile
replicare, con messaggi volti a delegittimare gli organi dell’UCEI e
con messaggi calunniosi contenenti falsità e ingiurie.
Sapere, ora, che chi ha cercato di delegittimare la rappresentanza
dell’UCEI sta utilizzando il messaggio dell’ARI per la campagna
elettorale, non fa che confermare la fondatezza delle mie
preoccupazioni.
Auspico che i membri dell’ARI vogliano prenderne le distanze con chiarezza.
Spero che il nuovo Consiglio dell’UCEI che emergerà dalle elezioni del
19 giugno prossimo, non ribalti, ma prosegua nelle prospettive portate
avanti negli ultimi mandati, che sono stati dedicati soprattutto
all’educazione, alla cultura e alla larga ed efficace diffusione di
entrambe nel rispetto di un’equa e corretta ripartizione delle risorse
disponibili e delle regole previste dalle leggi, dall’Intesa e dallo
Statuto.
Ritengo di concludere dieci anni di presidenza consegnando a chi mi
succederà un’Unione più forte, più moderna, meglio organizzata, più
rappresentativa di tutte le Comunità e più prestigiosa. Tutto ciò che
abbiamo conquistato è il frutto di un durissimo lavoro svolto con senso
di responsabilità dai Consiglieri, dai membri di Giunta e dai Rabbini,
che colgo l’occasione per ringraziare sentitamente.
L’unico riconoscimento che pretendo per chi ha collaborato alla realizzazione di tutto ciò è il rispetto da parte di tutti.
Renzo Gattegna
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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pagine ebraiche a trento economia
Lavoro, tecnologia, integrazione Il mondo in cerca di equilibrio
“Dal
2008 quando la crisi è scoppiata, l'economia mondiale è diminuita di 60
trilioni di dollari. Non significa che ogni paese o ogni regione soffra
allo stesso modo, ma globalmente tutto questo non può funzionare sul
lungo periodo”. È la fotografia di un mondo che ha bisogno di ritrovare
il proprio equilibrio quella presentata dal premio Nobel per l'Economia
Michael Spence. Dal palco del Teatro sociale di Trento, Spence ha
dialogato con Tito Boeri, direttore del Festival Economia, analizzando
la fase di transizione in cui si trova la società globale. Riflessioni
ad ampio spettro che hanno chiuso l'undicesima edizione della rassegna,
a cui, per il quarto anno consecutivo, ha partecipato anche Pagine
Ebraiche, dedicando il dossier Mercati e Valori al tema del Festival
ovvero “I luoghi della crescita”. Un argomento che, nelle sue varie
accezioni, è stato protagonista dei 111 appuntamenti organizzati
quest'anno a Trento, con la città che si è riconfermata come
palcoscenico privilegiato per discutere i temi di più stringente
attualità economica, sociale e politica. Leggi
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qui gerusalemme
Israele, il Talmud parla italiano
Il progetto accolto dagli italkim
Il
primo volume del Talmud tradotto in lingua italiana presentato agli
italkim. Dopo il grande interesse che il Progetto Talmud ha suscitato
presso tanti leader israeliani negli scorsi giorni (tra loro, il
presidente Reuven Rivlin, il presidente emerito Shimon Peres, il
ministro dell’Istruzione Naftali Bennett), dopo la donazione di una
copia del trattato alla Biblioteca nazionale israeliana, il Talmud
incontra la comunità che forse più di chiunque conosce la sfida del
vivere in bilico tra mondi e identità: gli italiani di Gerusalemme.
Così in tanti hanno riempito la Sala degli Affreschi del complesso di
Rehov Hillel per ascoltare gli interventi del rabbino capo di Roma
Riccardo Di Segni che presiede il progetto, e della direttrice Clelia
Piperno, insieme a quello di Hillel Sermoneta, rav del Tempio italiano
che ha sede nell’edificio insieme al Museo di arte ebraica italiana U.
Nahon. Ad accogliere relatori e pubblico, il presidente della Hevrat
Yehudè Italia be-Israel David Patsi. Leggi
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qui roma
Mirella e i volti della Memoria
Quattro
storie per rappresentare, attraverso una simbologia profonda, e
scavando nel quotidiano, il drammatico impatto della legislazione
razzista promulgata dal fascismo nel 1938. Si intitolata “Una giornata
particolare” ed è il primo cortometraggio che vede in regia Claudio
Della Seta, giornalista cui si deve la riscoperta, nel 2014, di un
inedito e suggestivo patrimonio filmico, opera di Salvatore Di Segni,
che ha raccontato al pubblico di Roma, Gerusalemme, Tel Aviv, Haifa,
New York e Washington la vita degli ebrei italiani prima della Shoah.
L’azione pionieristica dell’antenato lascia il segno anche in questa
circostanza. “Una giornata particolare”, che sarà presentato questo
pomeriggio alle 16.30 all’Istituto Centrale per il Restauro e la
Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario, ha infatti una
collocazione e una origine precisa: la circoncisione del piccolo Paolo
Della Seta, avvenuta nel novembre del ’31 nella casa dei nonni di
Claudio, in via Bartolomeo Eustachio. I parenti del bimbo raccolti
attorno al neonato, la festa dei bambini in giardino: dietro alla
cinepresa, ancora una volta, Salvatore Di Segni.
Un filmato importante anche per la qualità delle immagini (è un 16
millimetri), che Claudio ha avuto in custodia dalla nipote, Daniela Di
Segni, e dal pronipote, Gabriel Sagel. Leggi
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Oltremare
- Concerti |
In
Israele è veramente facile sentirsi al centro di tutto, ombelico del
mondo, occhio del ciclone. Siamo sempre in prima pagina, e sempre punto
cardine dell'ordine mondiale, o almeno medio orientale, ma visto che il
petrolio è qui in zona non si sa bene quale sia la differenza. Poi
arriva l'estate. Non una semplice stagione, al di là della oggettiva
stagionalità delle ondate di chamsin, delle tempeste di sabbia o di
cavallette, degli scioperi dei bagnini, e degli arrivi in massa dei
francesi. L'estate è il momento in cui ogni israeliano dovrebbe fare i
conti con la triste realtà che Israele è con assoluta evidenza la
periferia dell'Impero.
Altrimenti, verrebbero qui a sfidare ogni BDS estiva saltellando su
palchi accaldati dei cantanti sotto i 65 anni, di cui qualcuno (siamo
oltre otto milioni perbacco) si ricorda ancora più di un singolo
ritornello. Con l'eccezione di Sir Elton John, va detto, e per gli
italiani veri, di Ramazzotti che magari non è una celebrità globale, ma
almeno ha uno stile riconoscibile, ultimamente attraccano al nostro
isolotto gli sconosciuti e i tramontati. Di recente sono pubblicizzate
come novelli Beatles oscure band come i Foreigner. Foreigner?
Daniela Fubini, Tel Aviv
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