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  6 giugno 2016 - 29 Iyar 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Paolo Sciunnach,
insegnante
Il negazionismo è l'omaggio che il complottismo patologico fornisce ai testimoni e ai fatti.
 
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Anna
Foa,
storica
Siamo sicuri che si possa mantenere "vivo e vitale l'ebraismo, preservando negli ebrei un'identità forte e una dignità tenace", come hanno scritto alcuni giorni fa i cinque rabbini componenti del Consiglio dell'Assemblea Rabbinica Italiana, senza preoccuparsi del dialogo con l'esterno, sia esso la Chiesa, lo Stato, il mondo intorno? Siamo sicuri che attenzione all'interno e attenzione all'esterno si contrappongano, che l'una vada nella direzione opposta dell'altra, che la chiusura sia il modo migliore per rinsaldare l'identità? Nella nota che i cinque rabbini hanno voluto diffondere tramite questo notiziario e poi si sono affrettati a mettere in evidenza addirittura sui social network, aleggia, anche se non nominato, lo spettro dell'assimilazione. Si parla di cose dette all'epoca dell'Emancipazione, di "illusioni e tragiche disillusioni". Per quanto difficile e complessa sia stata l'uscita dal ghetto degli ebrei italiani, nessuno all'epoca, o solo pochissimi, hanno davvero pensato che la cosa migliore fosse restare nel ghetto. E la Shoah nulla ha a che fare con "le illusioni dell'Emancipazione", anche se non manca, anche tra pensatori di primo piano, chi lo ha pensato e scritto. Gli storici oggi contestano il concetto stesso di "assimilazione", ne negano lo spessore e il significato in rapporto sia al mondo ebraico italiano che a quello europeo, ne riconducono l'origine alle polemiche successive all'emancipazione e a quelle sioniste contro la vita nella diaspora. Un'origine nella storia che va contestualizzata, quindi. Guardando alla nostra storia, quella degli ebrei in Italia, ho sempre visto il fiorire dell'identità e della cultura ebraica legati al dialogo, al rapporto con un mondo esterno a sua volta vivo e vitale. Quando questo non è successo, e ha prevalso il ghetto, è stato quando anche il mondo esterno stava diventando un ghetto, come nella Roma della fine del potere temporale dei papi. L'energia e la vitalità non possono venirci solo dallo studio dei testi, ma dal rapporto tra i testi e la vita, il mondo intorno a noi.
Ogni suggestione a chiudersi all'esterno porta, io credo, solo a spegnere anche la nostra vitalità di ebrei.
 
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Roma, Milano, Torino
deciderà il ballottaggio
Molte conferme dalle urne delle grandi città italiane in cui si è votato questa domenica per la nomina dei rispettivi sindaci. A Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna si andrà al ballottaggio e tutti i giornali (Corriere della Sera, Repubblica e La Stampa tra gli altri) sottolineano l’exploit del Movimento Cinque Stelle a Roma: la candidata pentastellata Virginia Raggi ha dieci punti sull’avversario Pd Roberto Giachetti (35% contro 25%), e tra due settimane si deciderà la sfida per il Campidoglio (terza la candidata della destra Giorgia Meloni, al 20%). “Adesso vinco io”, ha dichiarato nella notte la Raggi, (Repubblica) mentre per il Cinque Stelle Di Maio il risultato della Capitale è “la dimostrazione che possiamo governare” (Corriere).
A Milano invece una manciata di voti divide il candidato della sinistra Pd Giuseppe Sala e quello di centrodestra Stefano Parisi (41,68 contro 40,82%). La sfida è aperta e l’unico dato netto, spiega il Corriere della Sera, è il crollo dell’affluenza “meno 13 per cento rispetto a 5 anni fa”. Lo sottolinea, sempre sul Corriere, anche Aldo Cazzullo secondo cui la bassa affluenza è data dalla percezione dell’elettore medio di “non contare nulla, e comincia a credere che neppure l’eletto conti qualcosa. L’impressione è che le grandi scelte siano prese al di fuori dal perimetro della rappresentanza: dalle lobby, dalle burocrazie europee, dalla finanza internazionale, dai padroni delle anime quali sono diventati i tycoon della rivoluzione digitale”. E in questa situazione i Cinque Stelle, afferma Cazzullo, sono gli unici ad aver parzialmente intercettato il sentimento degli elettori: anche a Torino il Movimento ha ottenuto un ottimo risultato, costringendo il candidato Pd Piero Fassino al ballottaggio (non succedeva da 15 anni). “A casa chi governa da vent’anni”, ha dichiarato Chiara Appendino (La Stampa), comunque dietro di 10 punti rispetto a Fassino.
A Napoli poi saldamente avanti il sindaco uscente Luigi De Magistris (42%) che sfiderà al ballottaggio il candidato di centrodestra Gianni Lettieri (23%). Proprio il centrodestra sembra prossimo a una rivoluzione: Repubblica parla di disfatta alle urne per Berlusconi – si salva Milano con Parisi (La Stampa) – e il leader leghista Matteo Salvini invoca la successione alla guida del centrodestra. “Solo dove c’è la Lega si può vincere”, dichiara a La Stampa il leader del Carroccio.
 
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  davar
Il presidente ucei risponde al consiglio ari
"Il confronto e il dialogo rafforzano l'identità"

Il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna, è intervenuto riguardo ai recenti
commenti diffusi dal Consiglio dell'Assemblea rabbinica italiana sui mezzi di comunicazione e sui social network in merito alla relazione presentata all'ultimo consiglio dell'UCEI, con la seguente nota:

La relazione che ho presentato al Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane riunito il 15 maggio 2016 non è un programma elettorale, né un resoconto dettagliato del lavoro svolto nella qualità di Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ma un messaggio di saluto e di commiato alla vigilia della scadenza del mio mandato di presidente, iniziato nel 2006 e durato dieci anni.

Il documento da me redatto non contiene nulla di nuovo e non è rivolto contro nessuno; ha il carattere di una mia riflessione, aderente e coerente con tutto ciò che ho dichiarato e scritto negli anni trascorsi e con tutte le delibere adottate dal Consiglio e dalla Giunta a larga maggioranza, anche con il voto favorevole dei rabbini. Il fine che mi sono posto è stato, come sempre, quello di rafforzare l’identità e la cultura ebraica, oltre al prestigio delle Comunità ebraiche di fronte alle istituzioni del nostro Paese e ai nostri concittadini.

Con sorpresa e amarezza mi trovo a dover prendere atto che il mio messaggio di carattere generale finalizzato all’unità e alla concordia è stato letto e frainteso dal Consiglio dell’Assemblea Rabbinica Italiana, che ha così trasformato un’occasione di dibattito sereno e costruttivo in una polemica aperta, nella quale mi vengono attribuiti intenti, tesi, progetti e opinioni che non ho mai avuto, professato, espresso o posto in essere.
Parlare di apertura verso la società italiana non significa abbandonare o trascurare la propria identità e la propria cultura, né equivale a proporre di eliminare il perimetro che definisce l’ebraismo italiano, che si riconosce nella tradizione e nell’Halakhà, così come esplicitato nel nostro Statuto; anzi, è vero l’esatto contrario, perché l’apertura e il confronto con l’esterno si basano sul rafforzamento della nostra cultura e della nostra identità.

Rileggendo il testo del Consiglio dell’ARI ho potuto notare che in un primo momento viene testualmente riportato, con riferimento alla chiusura in autodifesa, il termine “antenati”, presente nella mia relazione; tuttavia nel seguito viene usato quale sinonimo il termine “Maestri”, distorcendo così il mio pensiero.
Come si può comprendere dalla lettura della relazione, inoltre, non ho mai pensato di giudicare, tanto meno negativamente, le strategie adottate in passato dai nostri antenati – verso i quali siamo tutti debitori – per mantenere vivo e vitale l’ebraismo.
In un altro passaggio della mia relazione non citato nel comunicato dell’ARI, infine, ho scritto che “occorre affrontare coraggiosamente il mare aperto, guidati con prudenza e con saggezza dai nostri Maestri”.

Ma il comunicato del Consiglio dell’ARI, costituisce soprattutto un pericoloso precedente. Per il suo contenuto e per la scelta dei tempi e delle modalità di diffusione, esso costituisce, a mio avviso, un intervento imprudente e improprio, nella campagna elettorale che è in pieno svolgimento.
L’auspicio finale con il quale si conclude il comunicato, che “il nuovo Consiglio dell’UCEI ribalti finalmente la prospettiva” dei Consigli precedenti, rischia di minare l’immagine di una Rabanut indipendente, che costituisce un pilastro fondamentale per la nostra vita comunitaria.

Peccato che siano stati sottovalutati gli effetti dannosi derivanti dall’accentuazione di divisioni e di contrapposizioni nell’ambito dell’ebraismo italiano e che ciò venga fatto lanciando accuse prive di fondamento, come quella di dedicare attenzione all’apertura verso la società e di trascurare la cultura ebraica. L’infondatezza di questa affermazione è facilmente verificabile prendendo in esame i progetti, le realizzazioni e i bilanci dell’UCEI degli ultimi anni.

Ritengo molto pericoloso dare maggior valore alle promesse elettorali invece che ai fatti concreti portati avanti con coerenza, con continuità, con efficacia e correttezza per molti anni.
La correttezza economica, amministrativa e contabile, inoltre, non è un fattore di secondaria importanza, tanto più per un ente che deve gestire fondi provenienti dallo Stato italiano e da cittadini italiani tramite l’8 per mille. Al contrario sono un’esigenza precisa e irrinunciabile sul piano operativo e sul piano etico; ciò è apparso in grande evidenza a seguito di fatti e situazioni di criticità emerse nell’ambito delle Comunità e degli enti dalle stesse vigilati.

Negli ultimi anni sono stato attaccato violentemente e proditoriamente, anche tramite social network e in altre sedi dove non mi è possibile replicare, con messaggi volti a delegittimare gli organi dell’UCEI e con messaggi calunniosi contenenti falsità e ingiurie.
Sapere, ora, che chi ha cercato di delegittimare la rappresentanza dell’UCEI sta utilizzando il messaggio dell’ARI per la campagna elettorale, non fa che confermare la fondatezza delle mie preoccupazioni.
Auspico che i membri dell’ARI vogliano prenderne le distanze con chiarezza.

Spero che il nuovo Consiglio dell’UCEI che emergerà dalle elezioni del 19 giugno prossimo, non ribalti, ma prosegua nelle prospettive portate avanti negli ultimi mandati, che sono stati dedicati soprattutto all’educazione, alla cultura e alla larga ed efficace diffusione di entrambe nel rispetto di un’equa e corretta ripartizione delle risorse disponibili e delle regole previste dalle leggi, dall’Intesa e dallo Statuto.

Ritengo di concludere dieci anni di presidenza consegnando a chi mi succederà un’Unione più forte, più moderna, meglio organizzata, più rappresentativa di tutte le Comunità e più prestigiosa. Tutto ciò che abbiamo conquistato è il frutto di un durissimo lavoro svolto con senso di responsabilità dai Consiglieri, dai membri di Giunta e dai Rabbini, che colgo l’occasione per ringraziare sentitamente.

L’unico riconoscimento che pretendo per chi ha collaborato alla realizzazione di tutto ciò è il rispetto da parte di tutti.

Renzo Gattegna
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane 

pagine ebraiche a trento economia
Lavoro, tecnologia, integrazione Il mondo in cerca di equilibrio
“Dal 2008 quando la crisi è scoppiata, l'economia mondiale è diminuita di 60 trilioni di dollari. Non significa che ogni paese o ogni regione soffra allo stesso modo, ma globalmente tutto questo non può funzionare sul lungo periodo”. È la fotografia di un mondo che ha bisogno di ritrovare il proprio equilibrio quella presentata dal premio Nobel per l'Economia Michael Spence. Dal palco del Teatro sociale di Trento, Spence ha dialogato con Tito Boeri, direttore del Festival Economia, analizzando la fase di transizione in cui si trova la società globale. Riflessioni ad ampio spettro che hanno chiuso l'undicesima edizione della rassegna, a cui, per il quarto anno consecutivo, ha partecipato anche Pagine Ebraiche, dedicando il dossier Mercati e Valori al tema del Festival ovvero “I luoghi della crescita”. Un argomento che, nelle sue varie accezioni, è stato protagonista dei 111 appuntamenti organizzati quest'anno a Trento, con la città che si è riconfermata come palcoscenico privilegiato per discutere i temi di più stringente attualità economica, sociale e politica.
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QUI WASHINGTON - AJC GLOBAL FORUM
Giovane comunità, stare uniti
davanti alle sfide del futuro

Si è aperto ieri sera a Washington il Global Forum della American Jewish Committee, la conferenza annuale dell'organizzazione statunitense in cui duemila persone da circa 70 paesi discutono i punti chiave dal punto di vista politico, strategico e sociale del futuro dell’ebraismo mondiale. A rappresentare l'Italia, all'interno di una delegazione della European Union of Jewish Students, il presidente dell'Unione giovani ebrei d'Italia Arièl Nacamulli e Talia Bidussa, ex presidente dell'Ugei e attuale consigliera dell'Eujs, presente anche l'anno scorso.
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QUI FIRENZE
Balagan, quarta edizione al via 
Quarta stagione al via per il Balagan Cafè, il festival culturale organizzato dalla Comunità ebraica che è ormai un punto di riferimento per l’estate fiorentina.
Incontri, concerti e appuntamenti enogastronomici nel segno di “I linguaggi delle identità e delle differenze”, il tema scelto per l’edizione che si aprirà giovedì prossimo, come di consueto, nei giardini del Tempio.
Due i temi della prima giornata, presentati oggi in conferenza stampa: la presentazione della prima traduzione in italiano del Talmud, che ha in Firenze e nella Toscana un centro propulsore essenziale; il significato del cinquecentesimo anniversario del Ghetto di Venezia, che sarà approfondito nel corso di una serata musicale denominata “From Ghetto to Cappella".
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qui gerusalemme
Israele, il Talmud parla italiano
Il progetto accolto dagli italkim

Il primo volume del Talmud tradotto in lingua italiana presentato agli italkim. Dopo il grande interesse che il Progetto Talmud ha suscitato presso tanti leader israeliani negli scorsi giorni (tra loro, il presidente Reuven Rivlin, il presidente emerito Shimon Peres, il ministro dell’Istruzione Naftali Bennett), dopo la donazione di una copia del trattato alla Biblioteca nazionale israeliana, il Talmud incontra la comunità che forse più di chiunque conosce la sfida del vivere in bilico tra mondi e identità: gli italiani di Gerusalemme. Così in tanti hanno riempito la Sala degli Affreschi del complesso di Rehov Hillel per ascoltare gli interventi del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni che presiede il progetto, e della direttrice Clelia Piperno, insieme a quello di Hillel Sermoneta, rav del Tempio italiano che ha sede nell’edificio insieme al Museo di arte ebraica italiana U. Nahon. Ad accogliere relatori e pubblico, il presidente della Hevrat Yehudè Italia be-Israel David Patsi.
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qui roma
Mirella e i volti della Memoria
Quattro storie per rappresentare, attraverso una simbologia profonda, e scavando nel quotidiano, il drammatico impatto della legislazione razzista promulgata dal fascismo nel 1938. Si intitolata “Una giornata particolare” ed è il primo cortometraggio che vede in regia Claudio Della Seta, giornalista cui si deve la riscoperta, nel 2014, di un inedito e suggestivo patrimonio filmico, opera di Salvatore Di Segni, che ha raccontato al pubblico di Roma, Gerusalemme, Tel Aviv, Haifa, New York e Washington la vita degli ebrei italiani prima della Shoah. L’azione pionieristica dell’antenato lascia il segno anche in questa circostanza. “Una giornata particolare”, che sarà presentato questo pomeriggio alle 16.30 all’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario, ha infatti una collocazione e una origine precisa: la circoncisione del piccolo Paolo Della Seta, avvenuta nel novembre del ’31 nella casa dei nonni di Claudio, in via Bartolomeo Eustachio. I parenti del bimbo raccolti attorno al neonato, la festa dei bambini in giardino: dietro alla cinepresa, ancora una volta, Salvatore Di Segni.
Un filmato importante anche per la qualità delle immagini (è un 16 millimetri), che Claudio ha avuto in custodia dalla nipote, Daniela Di Segni, e dal pronipote, Gabriel Sagel.
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Informazione – International Edition 
Da New York a Roma e Milano
riscoprire le radici ebraiche

Una nuova lingua debutta nell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition: per la sezione Bechol Lashon, proposto un pensiero di rav Benedetto Carucci Viterbi tradotto in olandese. A firmarlo, Giulia Paris, una delle studentesse della Scuola superiore traduttori e interpreti di Trieste che ha svolto il suo tirocinio nella redazione di Pagine Ebraiche.
La sua collega Isabella Favero realizza invece la versione in inglese di una breve riflessione del fotografo Paolo Della Corte, autore di una serie di ritratti di importanti figure dell’Italia ebraica nella loro vita personale: tra queste, il veneziano Amos Luzzatto.
Riscoprire le proprie radici ebraiche in Italia, ritrovare un legame con il passato nell’assaporare la vita e la vitalità ebraica che offre oggi la penisola: così il Tablet Magazine di New York ha proposto negli scorsi giorni due articoli che raccontano l’esperienza personale delle autrici rispettivamente a Roma e a Milano, in particolare in questo caso durante il Festival Jewish in the City.
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qui casale monferrato
In Comunità, tra arte e musica
È stata una giornata dedicata alle arti quella che ha coinvolto la Comunità Ebraica di Casale Monferrato domenica scorsa. Ad aprirla, l'inaugurazione della mostra “Un unico cielo” in Sala Carmi che raccoglie le opere di Carlo Pasini. A lungo collaboratore di Aldo Mondino, Pasini è un artista che ha preso molto della vena irriverente del proprio maestro. Lo abbiamo visto qualche anno va, sempre alla sala Carmi di vicolo Salomone Olper, cimentarsi con gli animali di una divertente arca di Noè. Per questa mostra ha scelto un mezzo espressivo già sperimentato in parecchie occasioni: le puntine da disegno, che, disposte a migliaia sul pavimento, compongono un grande mandala che accoglie i visitatori e rappresenta l'Uomo di Leonardo.

Claudia De Benedetti, Consigliere UCEI
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QUI FERRARA - SEGNALIBRO
Yoni, lettere che emozionano
In stretta collaborazione con la Comunità ebraica di Ferrara, nella libreria Sognalibro, rav Luciano Meir Caro, insieme al professor Alex Gizunterman, ha presentato il volume Lettere di Jonathan Netanyahu (ed. Liberilibri) – “Yoni” per quell’immenso pubblico che lo ha conosciuto tramite la sua mitica identificazione cinematografica di ufficiale, trentenne, dell’esercito israeliano caduto eroicamente ad Entebbe, nel 1976, nel corso della liberazione di oltre cento ostaggi ebrei e israeliani.
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pilpul
 Oltremare - Concerti
In Israele è veramente facile sentirsi al centro di tutto, ombelico del mondo, occhio del ciclone. Siamo sempre in prima pagina, e sempre punto cardine dell'ordine mondiale, o almeno medio orientale, ma visto che il petrolio è qui in zona non si sa bene quale sia la differenza. Poi arriva l'estate. Non una semplice stagione, al di là della oggettiva stagionalità delle ondate di chamsin, delle tempeste di sabbia o di cavallette, degli scioperi dei bagnini, e degli arrivi in massa dei francesi. L'estate è il momento in cui ogni israeliano dovrebbe fare i conti con la triste realtà che Israele è con assoluta evidenza la periferia dell'Impero.
Altrimenti, verrebbero qui a sfidare ogni BDS estiva saltellando su palchi accaldati dei cantanti sotto i 65 anni, di cui qualcuno (siamo oltre otto milioni perbacco) si ricorda ancora più di un singolo ritornello. Con l'eccezione di Sir Elton John, va detto, e per gli italiani veri, di Ramazzotti che magari non è una celebrità globale, ma almeno ha uno stile riconoscibile, ultimamente attraccano al nostro isolotto gli sconosciuti e i tramontati. Di recente sono pubblicizzate come novelli Beatles oscure band come i Foreigner. Foreigner?


Daniela Fubini, Tel Aviv
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