Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Non
ho parole. Nessuna. Nessun pensiero. Di fronte alla morte di una
tredicenne, Hallel Yafa Ariel הי”ד, uccisa per mano di un
diciassettenne la cui madre ricorda come “eroe del quale essere fiera”,
non ho argute frasi da condividere. Ho solo voglia di abbracciare mia
figlia, tredicenne israeliana anche lei, che come Hallel ha voglia di
uscire con le amiche, dormire un po’ di più nei giorni estivi di
vacanza, ballare ad un saggio di danza, esattamente come ha fatto
Hallel la sera prima di morire. E a nulla serve ricordare il versetto
di Ecclesiaste 3:4 “Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un
tempo per far cordoglio e un tempo per ballare”.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Nuovi
membri per il consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
nuove prospettive da disegnare con l’elezione della presidenza e della
giunta. Una sfida importante per una nuova generazione che deve
proporre risposte alle dinamiche che attraversano l’ebraismo, la
società italiana e l’Europa. Per lavorare bene e in maniera efficace, i
Consiglieri dovranno necessariamente tenere presente alcune prospettive
complesse che spero faranno giustizia di ogni visione partigiana. Non
si tratta di governare il nostro orticello, che è piccolo già per il
solo fatto di essere Italia, ed è ancora più piccolo se riferito alla
più ampia realtà europea o se paragonato agli Stati Uniti o a Israele.
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Hallel, una vita spezzata
dall'odio palestinese
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“Tredicenne
israeliana accoltellata in casa: assassinata da un terrorista mentre
dormiva”. Nel titolo de La Stampa, la sintesi del brutale attentato
compiuto ieri a Kiryat Arba da un giovane terrorista palestinese, che è
riuscito ad introdursi un'abitazione e accoltellare a morte una bambina
israeliana mentre ancora dormiva nella sua cameretta. L'attentatore è
stato poi ucciso dalle forze di sicurezza israeliane. “Hallel Yafa
Ariel aveva tredici anni. - riporta La Stampa parlando delle vittima -
Il palestinese che l’ha accoltellata, diciassette. Lei, israeliana e
anche cittadina statunitense, viveva a Kiryat Arba, un insediamento
israeliano a pochi chilometri da Hebron, in Cisgiordania. Lui nel
villaggio vicino di Bani Naim. Li divideva un muro di separazione e un
odio che sembra sempre più incolmabile”. Come riporta il Corriere,
nella giornata di ieri c'è stato un altro attentato: “in serata a
Netanya, sulla costa a nord di Israele, due persone sono state ferite a
pugnalate, l'assalitore è stato ucciso. Gli attentati di quelli che i
servizi segreti definiscono 'lupi solitari' non si fermano da ottobre
dello scorso anno”. Poche righe invece, dedica Repubblica all'attacco
terroristico di Kiryat Arba.
Contro l'istigazione all'odio. Su Libero Daniel Mosseri riporta le
affermazioni della madre dell'attentatore di Kiryat Arba: “Mio figlio è
un eroe e mi ha resa orgogliosa. E morto da martire per difendere
Gerusalemme e la moschea al-Aqsa. Sia lodato Allah”. Dichiarazioni,
scrive Mosseri che riflettono, “il clima di odio e incitamento alla
violenza contro tutti gli ebrei che pervade i media e le scuole
dell'Autorità palestinese” e nella Striscia di Gaza questa violenza
viene “regolarmente festeggiata per strada”. “Mi aspetto che la
leadership palestinese condanni chiaramente e senza equivoci questo
orrendo omicidio e prenda immediati provvedimenti per fermare
l'istigazione", la denuncia del Premier israeliano Benjamin Netanyahu
riportata dal Foglio in merito all'uccisione della bambina di Kiryat
Arba. Il Foglio scrive anche di un preoccupante caso in Francia dove
“giovedì scorso, la cittadina di Bondy, nel Seine-Saint-Denis, è
diventata il primo comune europeo a rendere obbligatorio il
boicottaggio dei prodotti degli insediamenti israeliani con solo 5 voti
contrari in un'assemblea composta in totale da 45 eletti”.
Il laburista Corbyn e i paragoni impossibili. “Talvolta è peggio la
toppa del buco”, scrive Paolo Salom sul Corriere della Sera parlando
della tempesta mediatica abbattutasi sul leader del Labour britannico
che ha dichiarato che “gli amici ebrei non possono essere ritenuti
responsabili di ciò che fa Israele, o il governo Netanyahu, esattamente
come gli amici musulmani non devono essere considerati responsabili di
ciò che fa un qualche sedicente Stato Islamico o organizzazione”. “Alla
domanda di un reporter – riporta Salom - se il suo fosse un paragone
tra Israele e l'Isis, Corbyn ha risposto: 'Naturalmente no'”. L'ironia,
scrive Salom, è che le parole di Corbyn sono arrivate proprio in
occasione del rapporto che doveva chiarire l'ambiguità del Labour nei
confronti di Israele e di alcune posizioni antisemite espresse dai suoi
membri. L'incauta uscita del leader laburista, continua il giornalista
del Corriere “se non altro ha avuto il pregio di portare alla luce un
comune sentire, diabolicamente mimetizzato nel politicamente corretto”.
Sul tema interviene anche il direttore del Foglio Claudio Cerasa,
rispondendo a una lettera al giornale di Vittorio Robiati Bendaud e in
polemica con Gad Lerner e il suo programma tv “Islam-Italia”. “Corbyn è
stato definito da Gad (ma non solo) – scrive Cerasa - l'uomo che 'sta
cambiando il volto del Labour inglese' e la cui storia dimostra che
'gli antichi ideali della sinistra si rivelano più che mai
contemporanei fra i giovani'. Ma da uomo di sinistra e da ebreo sarebbe
bello che Gad spiegasse ai suoi lettori e ai suoi telespettatori come
mai c'è un pensiero di sinistra ancora molto diffuso che considera gli
israeliani dei potenziali fomentatori d'odio e gli amici musulmani
delle potenziali vittime dell'odio”. Come racconta il Mattino, intanto,
all'interno dei laburisti aumenta il fronte di chi chiede a Corbyn un
passo indietro.
Tribunale tedesco perdona boia di Marzabotto. “La magistratura tedesca
ha archiviato il procedimento a carico di Wilhelm Kusterer, 94 anni,
criminale di guerra nazista già condannato in Italia per la strage di
Marzabotto ( quasi 800 morti, fra il 29 settembre e il 5 ottobre del
1944) e nel marzo scorso al centro di uno scandalo perché insignito di
un'onorificenza in Germania, poi ritirata dopo alcuni mesi.
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MELAMED – AL VIA LA CONVENZIONE UCEI-MIUR
Studi ebraici, corso universitario
nel progetto dei grandi atenei
Il
Diploma universitario triennale in Studi ebraici costituisce una
componente irrinunciabile del patrimonio scientifico e culturale del
paese. Lo afferma una convenzione resa nota dal ministero per
l’Istruzione, l’Università e la Ricerca e sottoscritta dai rettori
delle Università di Bologna, di Roma Tor Vergata, Giuseppe Novelli e
Francesco Ubertini, dal presidente del Collegio rabbinico italiano rav
Riccardo Di Segni e dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna.
Il documento, che segna il rilancio del Corso triennale in studi
ebraici e la sua entrata nel vasto mondo accademico italiano, indica il
percorso che dovrebbe consentire ad alcuni dei maggiori atenei italiani
di adeguare le proprie potenzialità formative fino a comprendere corsi
di materie ebraiche di livello europeo.
Lo sottolinea lo stesso ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che
in un suo messaggio indirizzato ai quattro firmatari della Convenzione
dà atto del paziente lavoro per sviluppare il Diploma triennale in
studi ebraici per derivare da quella struttura allestita dall’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane due corsi triennali nelle due
università di Bologna e di Roma 2 che hanno una feconda tradizione di
studi in materia.
Il Ministro conferma di aver anche disposto che il suo consigliere
professor Alberto Melloni, prenda parte al Comitato ordinatore assieme
al presidente UCEI Renzo Gattegna e alla professoressa Myriam Silvera
per favorire un esito felice e rapido dell’iniziativa. Un modo per
affermare che il Ministero percepisce il valore dell’iniziativa e la
sostiene per la crescita scientifica e culturale del paese.
La svolta interviene a seguito dell’iniziativa, assunta dalla Giunta
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, di convocare il professor
Alberto Melloni e il rav Di Segni per analizzare la situazione del
Corso di laurea in Studi ebraici organizzato dall’UCEI. Un serrato
lavoro di confronto e di progettazione ha aperto la strada a quello che
si annuncia come un salto di qualità nell’iniziativa culturale.
“Si tratta – ha affermato il presidente dell’Unione Renzo Gattegna
ringraziando il ministro Giannini – di un risultato straordinario e
capace di garantire un futuro stabile e prestigioso alla preziosa
iniziativa del Corso di laurea. Un patrimonio di tutti gli italiani che
vogliono studiare e vogliono conoscere quanto l’identità e i valori
ebraici siano da oltre due millenni componenti essenziali dell’identità
nazionale. Ma si tratta anche di una grande soddisfazione per le
istituzioni dell’ebraismo italiano, che da sole non possono sostenere
il peso di strutture formative tanto complesse, ma hanno la
responsabilità e sono depositarie degli autentici valori ancora troppo
poco conosciuti nell’ambito dell’Italia che investe sulla cultura.
L’impegno del Ministero si è così rivelato essenziale – ha aggiunto –
per raggiungere questo traguardo. Ma il varo della Convenzione è stato
anche il banco di prova di come gli ebrei italiani, quando lavorano
nella concordia di intenti, nel rispetto reciproco e nella
consapevolezza del giusto valore da attribuire al rapporto con le
Istituzioni nazionali, possono raggiungere, nonostante gli esigui
numeri, traguardi molto positivi. Grazie dunque a chi si è impegnato
sul fronte degli atenei e del Ministero, ma grazie anche al rav
Riccardo Di Segni, ai componenti della Giunta dell’Unione e a tutti gli
esponenti ebraici che hanno contribuito ad aprire una strada dove il
maggior prestigio si coniuga con la migliore sostenibilità economica,
con l’apertura di nuovi orizzonti di cultura e di formazione, con la
creazione di nuove opportunità professionali per i docenti”.
Lo sviluppo del progetto potenzia la realtà esistente, senza
pregiudicare in alcun modo il diritto dell’esistente Corso in Studi
ebraici di rilasciare l’attuale diploma alle condizioni esistenti e con
le procedure di riconoscimento previste dalla normativa vigente, la
Convenzione rimanda a soluzioni normative che il MIUR dovrà prevedere
per rendere possibili gli accordi attuativi fra atenei e enti non
universitari italiani, favorendo la stesura di convenzioni specifiche e
il superamento di parte dei vincoli previsti dal sistema di regolazione
e accreditamento nazionale.
(nell'immagine il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini e il
presidente dell'Unione Renzo Gattegna firmano nella sinagoga di
Cracovia un protocollo d'intesa fra UCEI e MIUR) Leggi
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pagine ebraiche - dossier sport
“Il calcio? Per noi è una fede”
Sostiene
rav Jonathan Sacks (nell’immagine), un gigante del pensiero ebraico
contemporaneo: “Il calcio è molto più di un semplice gioco. Il calcio,
per molti versi, è come la religione. Ha il suo imprescindibile aspetto
di ritualità perché essere tifosi significa fondare la nostra identità
su un qualcosa più grande di noi. Ma è anche un intenso momento di
fede, perché si tratta di sostenere la tua squadra anche quando le
convinzioni più profonde che puoi aver maturato sono messe a dura prova
dalle circostanze contingenti. Però quando arriva il goal della
vittoria, finalmente, ci si stringe in un abbraccio collettivo per
raggiungere uno stato di trascendenza”. Parole che sono musica per le
orecchie dei tanti colleghi italiani che, come il rav Sacks (acceso
supporter dell’Arsenal) ogni fine settimana seguono con trepidazione le
gesta dei propri beniamini. “Conti, Di Bartolomei, Penzo, Prati,
Spadoni…”. Rav Adolfo Locci, 48 anni, romano, dal 1999 rabbino capo a
Padova, elenca in libertà i nomi di chi l’ha fatto innamorare
(ragazzino) della Magica. Autentici pezzi di storia giallorossa. Anche
se il cuore, ci spiega, batte almeno con la stessa intensità per il
Pupone, il grande protagonista dell’ultimo ventennio. “Totti batte
tutti, senza alcun dubbio”. Leggi
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qui bologna
La Memoria sotto le stelle
Un'occasione
dedicata al passato, alla Memoria della Shoah e dell'oppressione
nazifascista, ma anche un momento per guardare alle ferite del
presente, al terrorismo che da Tel Aviv a Orlando, passando per
Istanbul, minaccia vita e valori delle democrazie moderne. Su questi
temi si è riflettuto ieri sera a Bologna in occasione dell'appuntamento
Memoria sotto le stelle, organizzato nella piazza dove dal 27 gennaio
scorso sorge il Memoriale della Shoah. Una serata tra storia, poesia e
ricordo, organizzata dalla Comunità Ebraica di Bologna e dal Comitato
Antifascista del Navile, dedicata in particolare alla memoria degli 85
ebrei bolognesi deportati ad Auschwitz nel novembre 1943 (di cui sono
stati letti i nomi) e mai più tornati, ai Carabinieri di Roma, passati
per le Caserme Rosse di Bologna, prima della deportazione nei lager
tedeschi; ai partigiani e i militari caduti per liberare l'Italia. Al
centro della serata, il lavoro del poeta bolognese Roberto Dall'Olio,
con i suoi testi da "La notte sul Mondo - Auschwitz dopo Auschwitz" e
altre poesie sui recenti attentati che hanno sconvolto il mondo, da
Parigi a Orlando.“È stato un momento molto significativo a cui hanno
partecipato le istituzioni cittadine, tra cui il vicesindaco Marilena
Pillati", racconta rav Alberto Sermoneta, rabbino capo della città,
intervenuto alla manifestazione assieme al presidente della Comunità
Daniele De Paz. Proprio De Paz ricorda come quello di ieri sia stato
"un po' il banco di prova perché è stato il primo evento pubblico nella
piazza dove sorge il Memoriale della Shoah dalla data della sua
inaugurazione".
(Nell'immagine, l'inaugurazione del Memoriale della Shoah di Bologna lo scorso 27 gennaio) Leggi
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L’insegnante meritevole
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Qualche
settimana fa una mail della nostra coordinatrice di dipartimento, su
richiesta del Comitato di Valutazione, ci invitava a segnalare le
attività svolte nel corso dell’anno scolastico che si possono
inquadrare come “azioni didattiche individuali o di piccolo gruppo
volte a migliorare la qualità della didattica e il successo formativo
degli studenti" (credo che la parte tra virgolette riproduca parola per
parola le indicazioni ministeriali). Insomma, ciascuno di noi
insegnanti doveva segnalare cosa aveva fatto per poter essere ritenuto
meritevole e accedere di conseguenza al bonus. È una logica nuova, a
cui si fa un po’ fatica ad abituarsi: per esempio, ho qualche
esitazione prima di dichiarare le ore che ho svolto in preparazione
delle attività per la giornata della Memoria: per un attimo mi sembra
di voler lucrare sulla Shoah. Poi però considero la cosa da un altro
punto di vista: sarebbe giusto se io fossi magari considerata non
meritevole perché ho dedicato il mio tempo alla giornata della memoria
al posto di tenere, per esempio, un corso intensivo sull’ablativo
assoluto?
Anna Segre, insegnante
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Leave |
"What
is the EU?”. “What does it mean to leave the EU?”. Secondo Google
Trends erano questi i principali quesiti che venivano rivolti nel Regno
Unito al principale motore di ricerca dopo lo spoglio definitivo dei
risultati del referendum sulla Brexit. Coloro che avevano votato
“leave” inoltre, stando ad altre fonti, si sono in seguito mostrati
pentiti della loro scelta. Forse se il referendum venisse riproposto
oggi i risultati sarebbero differenti, ma non è questo il punto, il
punto è cercare di capire cosa abbia spinto così tanti elettori a
votare per lasciare l'Unione Europea. Come per le elezioni
presidenziali in Austria tra i motivi principali v'è il problema
dell'immigrazione e del libero scambio di (merci e) persone -
considerando però che come in Austria, hanno votato per “leave” le zone
rurali rispetto a quelle metropolitane, dove la presenza di stranieri è
nettamente inferiore -. Un altro argomento è quello della riconquista
della sovranità nazionale, o la percezione di un'Europa di tecnocrati
che “nessuno ha eletto” lontani dai problemi reali del cittadino medio.
Oppure la convinzione, alimentata soprattutto da partiti come l'Ukip,
che i milioni versati ogni settimana e ogni anno a Bruxelles potrebbero
essere investiti per potenziare i servizi pubblici, alleggerendo quindi
le tasche della popolazione.
Francesco Moises Bassano
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Timore, paura |
l timore fortifica il rispetto. La paura dà spazio alla malafede.
Ilana Bahbout
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