21 luglio 2016 - 15 Tammuz 5776

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 21 luglio 2016 - 15 Tammuz 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
C’è da domandarsi perché fosse necessario che l’asina parlasse a Bil’àm. Tutto sommato, era sufficiente che ad un certo punto Bil’àm vedesse l’angelo che ostacolava il loro cammino, e da lì avrebbe avuto modo di sapere che cosa D.o volesse da lui.
Il Kelì Yaqàr spiega così: la cosa serviva perché Bil’àm non si inorgoglisse della sua capacità profetica, perché se quell’asina, che certamente non aveva le qualità per avere una visione e parlare, per il bene d’Israele aveva avuto quella possibilità, il fatto che per lo stesso scopo lui avesse il dono profetico, non lo metteva su un piano superiore a quello del suo animale.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Ecco un evento da non perdere assolutamente. Venerdì 29 luglio, alle ore 20.30 a Manziana (RM), in Via Garibaldi 48 (ingresso dal n. 44), la Sen. Ornella Bertorotta parlerà sul tema "Guerre terrorismo caos: In che mondo viviamo? Quale politica estera per l'Italia?". Specifica il testo della locandina: "Sen. Ornella Bertorotta, Movimento 5 Stelle, Commissione Esteri Senato, di ritorno dalla Palestina, con un filmato di Fulvio Grimaldi sulla Palestina". Fin qui nulla di male, se non fosse che la sera dello scorso 11 luglio la medesima Sen. Bertorotta, assieme al sottoscritto e a diversi altri commensali, è stata ospite a una cena offerta dall'Ambasciatore d'Italia in Israele Francesco Maria Talò nella bella e accogliente residenza di Ramat Gan.
 
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Europol: "Lupi solitari
non guidati dall'Isis"
“Secondo il rapporto dell'Europol, presentato nelle scorse ore, nessuno degli ultimi quattro attentanti terroristici in Europa è stato “pianificato, supportato logisticamente e gestito direttamente dallo Stato islamico”. Non c'è dunque un coinvolgimento diretto dell'Isis nei gesti compiuti dagli attentatori, su cui invece pesa, scrive l'Europol, lo stato di salute mentale: “il 35% dei lupi solitari in azione dal 2010 al 2015 soffriva di disturbi mentali”, riporta La Stampa citando il report.  Non ci sono poi “prove concrete che i terroristi usino sistematicamente le rotte dell'immigrazione” per entrare in Europa e i casi sono comunque rari. L'allarme lupi solitari rimane alto ma per l'Europol preoccupa anche l'aumento degli attacchi di matrice nazi-fascista e per la crescente xenofobia. Secondo una ricerca del Pew Research in Italia aumenta intanto la paura: “I rifugiati portano terrorismo sono un peso e commettono reati”, la percezione diffusa nel nostro paese (10 gli stati presi in considerazione dal prestigioso istituto di ricerca americano) in cui sono molto diffusi giudizi negativi negativi nei confronti di musulmani e rom. “Atteggiamenti negativi nei confronti degli ebrei – riporta La Stampa - sono meno diffusi, in media nel 16% dei casi”.

Strage di Nizza, Mattarella accoglie le vittime italiane. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, il governatore Roberto Maroni e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala (che proclamerà un giorno di lutto cittadino quando si svolgeranno i funerali), hanno accolto ieri quattro delle sei vittime italiane dell'attentato terroristico di Nizza, come riporta Leonardo Coen sul Fatto Quotidiano. Coen sottolinea poi il dibattito nato in Francia, ma con riflessi in Italia, sulla necessità di rispondere al terrorismo islamico con un nuovo modello culturale e sociale d'integrazione, diverso da quello d'Oltralpe che “è clamorosamente fallito”.

Modello Israele. Tre approfondimenti sul quotidiano Libero dedicano spazio a Israele e al suo essere un modello a livello internazionale nel contrasto al terrorismo. Tra questi, un'intervista all'ambasciatore israeliano a Roma Naor Gilon, che sottolinea le differenze di investimenti nel settore sicurezza tra Israele e Europa, 6 per cento del Pil la prima, 1,5 la seconda. “Oggi pare che il vecchio continente si trovi di fronte a una minaccia più seria che in passato – afferma Gilon- e pertanto la risposta finanziaria richiede un cambiamento anche nello stanziamento delle risorse nel vecchio continente. Ma spetta alla classe dirigente e ai cittadini europei decidere quale investimento sia sufficiente. Io, ripeto, non sono interessato a dispensare consigli all'Europa”.  “Davanti al terrorismo dilagante quali provvedimenti adottare se non quelli che hanno consentito ad Israele di sopportare gli attacchi pressoché quotidiani dei palestinesi?”, scrive il direttore di Libero Vittorio Feltri mentre in un altro articolo si afferma che l'attentato di Nizza in Israele non sarebbe stato possibile. Sul Fatto invece intervista a Ely Karmon, esperto israeliano di controterrorismo. “I Paesi europei – afferma Karmon - devono ingaggiare più agenti e formare unità speciali che si occupino di monitorare i social media dove la propaganda jihadista fa proseliti in particolare tra i giovani”.
 
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  davar
israele - la riforma nelle telecomunicazioni 
La televisione divide il governo
Faccia a faccia Netayahu-Kahlon

Naviga in cattive acque la televisione pubblica israeliana, nota in inglese con la sigla Israel Broadcasting Authority. E per questo era stata avviata una riforma per rilanciarla, in una nuova versione – la Broadcasting Corporation – che doveva essere operativa da settembre. Il Primo ministro Benjamin Netanyahu negli scorsi giorni però ha annunciato di voler posticipare di un anno il tutto, con la messa in onda nel 2018, bloccando così una riforma da lui stesso sostenuta. Una scelta che ha però sollevato una dura polemica interna all'esecutivo di Gerusalemme: il ministro delle Finanze Moshe Kahlon ha infatti dichiarato di essere contrario a posticipare il lancio della Broadcasting Corporation, soprattutto per i costi economici che deriverebbero da questo ritardo. Anche il ministro dell'Educazione Naftali Bennett è sulle stesse posizioni di Kahlon. E ora la maggioranza di governo si trova ad affrontare una piccola crisi che Netanyahu non aveva preventivato.
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qui trieste - redazione aperta 
Viaggio nel campo di Idomeni
L'umanità in fuga dalla guerra

Volevo toccare con mano il fenomeno migratorio, farmi un’idea mia, per questo sono partito per Idomeni”. Francesco Moisés Bassano, collaboratore della redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con uno spazio settimanale su Pagine Ebraiche 24, ha passato dieci giorni, a inizio aprile 2016 a Idomeni, la grande tendopoli al confine tra Grecia e Macedonia dove masse di migranti, percorrendo la cosiddetta “rotta balcanica”, hanno trovato rifugio per alcuni mesi. Sgombrato nel maggio scorso, il campo era abusivo, sorto spontaneamente, e per molte settimane ha riempito le cronache dei giornali, diventando l’esempio dell’incapacità dell’Europa di dare una risposta alle decine di migliaia di persone che fuggono da guerre e persecuzioni per approdare nel Vecchio continente.
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NUOVA LUCE SULLA VEDOVA di cesare BATTISTI
Ernesta, la paladina dei diritti
che sfidò le Leggi del 1938

Cesare Battisti e Nazario Sauro. Cosa resta della memoria dei due irredentisti a un secolo di distanza dalla loro tragica fine? L’anniversario del loro sacrificio impone di rimettere a fuoco due figure che appartengono alla nostra storia più vicina. Il 12 luglio 1916 Cesare Battisti venne impiccato a Trento al termine di un processo per tradimento sbrigato in sole due ore. Nazario Sauro ne seguì le sorti, a Pola, il 10 agosto di quello stesso anno. Catturati dagli austriaci, per i due ex sudditi passati a combattere contro Vienna sotto le insegne italiane non ci fu alcuna pietà. Il trentino Battisti aveva quarantuno anni, l’istriano Sauro trentasei. A ricordare le loro storie e i valori per cui lottarono è un libro di grande valore, nelle librerie per il duplice centenario: Impiccateli! (ed. Imprimatur), del giornalista e scrittore Paolo Brogi.
Un libro importante anche perché restituisce all’attenzione dell’opinione pubblica la figura della vedova di Battisti, Ernesta Bittanti, e il suo successivo e determinato impegno contro le discriminazioni ebraiche di componenti della Chiesa cattolica e del regime fascista.
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qui brescia - l'iniziativa dell'ambasciata
Tel Aviv, 80 anni di Filarmonica
nel segno di Arturo Toscanini

Ottant'anni fa il primo a salire sul palco e a dirigere la Israel Philarmonic Orchestra – allora Filarmonica di Palestina – fu il celebre direttore d'orchestra Arturo Toscanini. Fondata dal violinista Bronislaw Huberman, la filarmonica fu uno straordinario stratagemma per salvare numerosi musicisti ebrei in fuga dalle persecuzioni. E la scelta di Toscanini per la prima direzione fu fortemente simbolica: il direttore – a cui Pagine Ebraiche ha dedicato un dossier curato da Ada Treves e pubblicato in occasione del concerto “Toscanini – Il coraggio della musica”, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - infatti nel corso della sua vita dimostrò la sua vicinanza al popolo ebraico e rifiutò di piegarsi al fascismo e al nazismo. A quella prima a Tel Aviv di 80 anni fa è dedicato ora un concerto diretto dal maestro statunitense - per la prima volta in Italia - James Feddeck, che al Teatro Grande di Brescia si esibirà il 9 settembre prossimo con l'orchestra Filarmonica della Franciacorta. L'iniziativa è patrocinata dall'ambasciata israeliana in Italia, dalla Regione Lombardia, Provincia di Brescia, Città di Brescia, e sostenuto dal ministero del Turismo dello Stato ebraico.
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jciak - il jerusalem film festival
Polonsky e il debutto da premio
È stato Asaph Polonsky con One Week and a Day – Shavua Veyom a spuntare il premio come miglior film israeliano al da poco concluso Jerusalem Film Festival. Già vincitore del Prix Fondation Gan à la diffusion della Settimana della critica il film di Polonsky, che narra in chiave ironica il ritorno alla routine di due coniugi dopo la morte del figlio, si è aggiudicato anche i riconoscimenti come miglior opera prima e miglior sceneggiatura.
Il premio come miglior documentario israeliano è andato a Dimona Twist di Michal Aviad, toccante intreccio di storie d’immigrazione al femminile. Nella sezione internazionale, quest’anno alla prima edizione, si è infine piazzato al primo posto The Death of Louis XIV del catalano Albert Serra, racconto claustrofobico delle ultime ore del Re Sole, interpretato dal grande attore francese Jean-Pierre Léaud.
In One Week and a Day Asaph Polonsky, nato in America e cresciuto in Israele, riesce nella difficile impresa di raccontare il momento più impervio del lutto, quello che viene dopo la shiva. In questo caso a dover rientrare nella vita di tutti i giorni sono un uomo e una donna che hanno perduto il figlio.

Daniela Gross
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  pilpul


Setirot - Forza e forzature
Setirot numero 1 della nuova Presidenza UCEI. Sarò un pochino più lungo, probabilmente più noioso, certamente più “interno”. Me ne scuso fin dʼora.
Intanto i miei più sinceri e calorosi ringraziamenti a Renzo Gattegna, sei stato una eccellente guida e ci hai rappresentati al meglio. Congratulazioni e auguri di cuore a Noemi Di Segni, un affettuoso mazal tov, ne avrai bisogno perché raccogli il testimone in un momento di grandi difficoltà e tensioni di ogni genere. Sapremo o comunque cercheremo di starti vicini. Daremo – spero – contenuto e concretezza alla tua ammirevole volontà di creare un coro che canti la democrazia dellʼebraismo e nellʼebraismo con le sue infinite differenti voci, senza troppi assoli e senza stonature. Ognuno di noi ascolterà la musica che tu dirigerai con le proprie orecchie, e la arrangerà a seconda delle individuali preferenze di repertorio. Ma sarà la tua bacchetta a segnare il tempo. Mi auguro che ciascuno degli orchestranti (tutti noi) dia suggerimenti e giudizi pacati, perché sono la pacatezza, la passione e il confronto a fare la forza. Ed è di forza che abbiamo bisogno. Di forza, non di forzature. 


Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Collisioni con Elton
Il cielo è terso, l’aria fresca e la vista sulle Langhe è davvero mozzafiato. Sono a Barolo, a trenta minuti da casa, stasera c’è il concerto di Elton John nell’ambito di Collisioni. Un amico mi racconta che il baronetto è arrivato nel pomeriggio con il jet privato all’aeroporto di Cuneo-Levaldigi, in aperta campagna, nell’anonimato. In questo paesino che sembra un dipinto ed è conosciuto nel mondo per il suo vino, stasera ci sono 4000 persone; molti sono seduti a terra e ingannano l’attesa mangiando con grande gusto tajarin al ragù e ravioli del plin al sugo d’arrosto, accompagnati da un buon bicchiere di dolcetto o di nebbiolo. Gusti genuini, tipici della Langa. Sui balconi delle case vedo alcuni anziani, sorrido tra me, immagino i loro pensieri, i loro commenti in dialetto piemontese, mentre tutt’intorno si parla tedesco, inglese, olandese, francese.

Maria Teresa Milano
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Time out - Il pericolo turco
Dato che ciclicamente ci domandiamo perché l’Europa non funziona, quando capiterà in futuro dovremo ricordarci di questi giorni. Le ragioni della Brexit, della crescita dei movimenti antieuropeisti e xenofobi appaiono più comprensibile rispetto alla reazione dell’Europa per ciò che sta accadendo in Turchia. Che il golpe fosse vero o falso è quasi influente. È imbarazzante notare la risposta dei leader europei alla stretta di Erdogan che, con la scusa di ristabilire la democrazia dopo il golpe, ha fatto arrestare in un colpo solo migliaia di persone tra cui giudici, rettori ed insegnanti. Cosa ci saremmo dovuti aspettare? Una reazione più decisa nei confronti di un paese della nostra area politica di riferimento e che nel silenzio dei paesi europei procede nel recidere definitivamente il cordone che legava la Turchia alla democrazia. 

Daniel Funaro
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Thriller sulla neve
Che forma ha una palla di neve? A prima vista è un’imperfetta sfera bianca, fatta di fiocchi che però, a guardarli al microscopio, sono cristalli dalle cento forme: tutte così regolari e definite da sembrare scolpite. Così è La Sostanza del Male (Einaudi), thriller ad alta quota di Luca D’Andrea: una palla che rotola da pagina uno a pagina 449, fatta di dettagli così precisi e connessi da fondersi in un effetto valanga che non si placa che a valle, dopo l’ennesimo colpo di scena finale.
La Natura è la protagonista di un thriller scritto da un italiano che alla prima opera sta per conquistare milioni di lettori in tutte le lingue: quella umana – capace di estremi orrori e amori – e quella del Tirolo, bellissima e terribile – imperscrutabile nel suo silenzio quanto efficace nelle sue azioni.


Valerio Fiandra
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Liberté, liberté chérie
Abbiamo appena finito di leggere la Parashat ha Shavua di questo ultimo Shabbat e di gioire per la festa e per il frescolino che, dopo gli ultimi temporali, ci ha recato sollievo dal caldo torrido, e la chukkà, la norma della Torah rappresentata dalla parà adumà (la mucca rossa) si dispiega davanti ai nostri occhi mettendoci alla prova.
Se, infatti, la Parashà di Chukkat illustra una mitzvah in parte comprensibile relativa a purezza e impurità, il senso generale di questa nistarà, di questa mitzvah, è oscura, ci sfugge eppure abbiamo l'obbligo di osservarla al pari delle mitzvot che capiamo, affidandoci a Kadosh BaruchHu il quale un giorno ci chiarirà anche quanto per noi ora resta indecifrabile. 


Sara Valentina Di Palma
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