Haim Korsia,
Gran Rabbino
di Francia
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Dobbiamo
tornare a essere gioiosi e felici. È vitale per la società. Prendiamo
l'esempio dello Shabbat. Alcuni ci dicono: durante lo Shabbat non
potete scrivere, passare l'esame della patente, telefonare... rispondo
sempre che invece è un momento perfetto nel quale ci disintossichiamo
dalla nostra dipendenza dalla tecnologia, un momento in cui ritroviamo
la nostra umanità. Insomma, camminiamo là dove ci portano i nostri
passi, parliamo con quelli che ci sono vicini. È un momento di gioia,
non un momento di non vita. Anzi, è un momento di bella vita!
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Davide
Assael,
ricercatore
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Si
vota in Germania e, come spesso ormai, si ha una chiara affermazione
del partito xenofobo locale. L’AfD supera addirittura la CDU di Angela
Merkel proprio nel suo collegio elettorale. I media intervistano gli
intellettuali del luogo e si assiste ad una consueta riduzione del
problema a dinamiche locali dovute all’incapacità delle classi
dirigenti di affrontare i grandi problemi del nostro tempo. Lo stesso
aveva detto il filosofo Peter Engelmann a proposito della elezioni
austriache. A mio avviso è un’enorme sottovalutazione del problema, che
è, piuttosto, propriamente europeo. L’Europa ha al proprio interno
un’anima razzista e xenofoba, che si manifesta puntualmente ad ogni
momento di crisi, anche dopo decenni di giornate della memoria, del
ricordo e delle vittime di ogni violenza mondiale. Certo, questa
generale tendenza si esprime in modo diverso in ogni Paese, a seconda
della propria storia, ma gli argomenti sono ovunque gli stessi. Da noi,
ad esempio, ha assunto le sembianze un po’ sguaiate di un comico in
semi-pensione, che fa ridere realmente solo quando il suo partito
inizia a governare. Si spera sempre che ad un certo punto la realtà
prevalga.
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Vergogna ad Haifa,
aperta un'inchiesta
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In
evidenza sui giornali la segnalazione del portale dell’ebraismo
italiano www.moked.it relativa al comportamento di alcuni tifosi
italiani che, ad Haifa, durante l’incontro di qualificazione ai
Mondiali del 2018 contro Israele, avevano fatto sfoggio di saluti
romani e altre manifestazioni di odio. Lanciata dall’Ansa, la
segnalazione del portale UCEI è stata riportata tra gli altri, sul
proprio sito, da Gazzetta dello Sport, Repubblica e Messaggero.
“La vergogna di Haifa: saluto romano e sputi dagli ultrà italiani”
titola oggi Repubblica, segnalando l’apertura di un’indagine da parte
della Federcalcio italiana. “Gli episodi, isolati quanto gravi, sono
stati denunciati dal portale dell’ebraismo italiano Moked, oltre che da
alcuni siti israeliani. Ci sono foto e video in cui si vedono
distintamente tre tifosi che durante l’inno di Mameli fanno il saluto
fascista” spiega il quotidiano.
Un’assenza spiccava ieri ai funerali di Enrica Zarfati (1921-2016),
l’ultima donna romana sopravvissuta ad Auschwitz ad andarsene: quella
di un rappresentante, a qualunque livello, del Comune. “Un’attenzione
sempre più alta da parte delle istituzioni” l’esigenza segnalata dal
vicepresidente della Comunità ebraica Ruben Della Rocca anche alla luce
della progressiva e inesorabile scomparsa degli ultimi Testimoni
italiani della Shoah. Presente invece ai funerali, come riportano i
quotidiani locali, il vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano
Smeriglio.
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dopo la segnalazione del nostro NOTIZIARIO
Vergogna italiana ad Haifa,
la Federcalcio apre l'inchiesta
In
evidenza sui giornali la segnalazione del portale dell’ebraismo
italiano www.moked.it relativa al comportamento di alcuni tifosi
italiani che, ad Haifa, durante l’incontro di qualificazione ai
Mondiali del 2018 contro Israele, avevano fatto sfoggio di saluti
romani e altre manifestazioni di odio. Lanciata dall’Ansa, la segnalazione del portale UCEI è stata riportata tra gli altri, sul proprio sito, da Gazzetta dello Sport, Repubblica e Messaggero.
“La vergogna di Haifa: saluto romano e sputi dagli ultrà italiani” titola oggi Repubblica,
segnalando l’apertura di un’indagine da parte della Federcalcio
italiana. “Gli episodi, isolati quanto gravi, sono stati denunciati dal
portale dell’ebraismo italiano Moked, oltre che da alcuni siti
israeliani. Ci sono foto e video in cui si vedono distintamente tre
tifosi che durante l’inno di Mameli fanno il saluto fascista” spiega il
quotidiano.
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qui roma - festival letteratura al via L'uomo, la scienza, il progresso
Uno sguardo ebraico d'insieme
L'uomo, la scienza, il progresso
La grande lezione ebraica
È giunta ormai alla sua nona edizione il Festival internazionale di
letteratura e cultura ebraica, che come ogni anno porta nell'ex ghetto
di Roma letteratura, arte, danza e teatro per raccontare attraverso di
esse la cultura ebraica. Lo ha descritto così questa mattina Raffaella
Spizzichino, curatrice della rassegna insieme ad Ariela Piattelli,
Shulim Vogelmann e Marco Panella, nel corso di una conferenza stampa
che ha illustrato i vari eventi che si terranno tra il 10 e il 14
settembre. Tema di quest'anno saranno la scienza e le sue relazioni con
l'uomo, grazie anche alla collaborazione del Consiglio Nazionale delle
Ricerche e di Leonardo-Finmeccanica con la Comunità ebraica di Roma,
promotrice della manifestazione. "Per noi questo festival è
un'occasione importantissima per raccontare i valori e la vita
ebraica", ha affermato la presidente Ruth Dureghello. Rilevante secondo
lei anche affrontare il tema del rapporto con la scienza, in quanto
attraverso di esso si comunica un ebraismo "non solo legato al suo
passato ma anche proiettato verso il futuro".
Hanno concesso il loro patrocinio al festival anche l'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane, la Regione Lazio e l'Ambasciata israeliana
a Roma, mentre tra i partner dell'iniziativa ci sono anche la Rai,
l'Azienda Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione dell'Agricoltura
nel Lazio, l'Azienda Comunale Energia e Ambiente, la Società Italiana
degli Autori ed Editori, e la società Consultinvest. La conferenza
stampa è stata anche l'occasione per presentare il programma della
Giornata Europea della Cultura ebraica, che si svolgerà il 18 settembre
per andare, come sottolineato dall'assessore alla Cultura della
Comunità di Roma Giorgia Calò, "in tandem" con il festival, in un'unica
stagione culturale dedicata all'ebraismo. Leggi
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qui torino - al festival con pagine ebraiche Anima, teologia e tradizione
Torino Spiritualità si presenta
Si
è aperta con un’immagine tratta dal Talmud la presentazione del
programma della dodicesima edizione di Torino spiritualità, dedicata a
“D’istinti animali”, che si aprirà la sera del 28 settembre per
chiudersi la domenica 2 ottobre. Armando Buonaiuto, curatore del
Festival, ha fatto riferimento ai trentasei giusti che in ogni
generazione salvano il mondo, come scritto già nel Talmud Babilonese,
per passare a citare i versi con cui Jorge Luis Borges in I giusti –
tratti dal volume da La cifra
– elenca i gesti anche piccoli, inconsapevoli, da loro compiuti. Entra
nella programmazione del Festival – l’unico dei grandi festival
culturali settembrini che si svolga in una grande città, ha
sottolineato il direttore del Circolo dei Lettori Luca Beatrice – il
giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche, responsabile
dell’organizzazione di due incontri: nel primo giorno di Torino
Spiritualità, infatti, il 29 settembre, rav Roberto della Rocca
dialogherà al Circolo dei Lettori con Paolo Debenedetti per l’incontro
“Anima e corpo: teologia dell’uomo e teologia degli animali nella
tradizione ebraica”, moderato dalla redazione, mentre il mattino
successivo alla libreria Bardotto per “Da animali a dei: il pensiero di
Yuval Hariri” sarà il direttore della redazione Guido Vitale a condurre
l’incontro con Davide Assael e David Bidussa. Leggi
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qui torino Gli applausi alla Batsheva mettono a tacere i contestatori
La
scelta intelligente e coraggiosa della Direzione Artistica del Festival
Torino Danza, inauguratosi ieri sera a Torino con lo spettacolo TRE
della Batsheva Dance Company e la coreografia dell’eccellente Ohad
Naharin, è stata una scelta assolutamente vincente.
Folla enorme, successo non certo programmabile, lunghe code (tra uno
schieramento non indifferente di poliziotti) di spettatori all’ingresso
e alle biglietterie del Teatro Regio e tutto esaurito in sala, con una
lunga lista d’attesa di tanti interessati a godersi la danza della
celeberrima Compagnia israeliana di danza contemporanea, fondata nel
1964 da Marta Graham e dalla baronessa Batsheva De Rothschild.
Questo, a dispetto dei, pochi, contestatori del Boycott Israel (e come
scritto negli striscioni fuori dal Teatro, del Boycott Batsheva) che
hanno tentato di inscenare una protesta anche in sala, pochi attimi
prima dell’inizio dello spettacolo, ma sono stati subito allontanati
dal servizio d’ordine appena tre o quattro di loro hanno tirato fuori
una bandiera arrotolata della Palestina e hanno iniziato a gridare
contro il “balletto sionista”.
A quel punto la meravigliosa danza ha potuto avere inizio.
Federico Disegni Leggi
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QUI MILANO - segnalibro Il grande cuore di Mazie
Dall’ultimo
successo della scrittrice americana Jamie Attenberg, dedicato a Santa
Mazie – Mazie Phillips, ebrea newyorkese conosciuta nella prima metà
dello scorso secolo per il suo impegno al fianco di derelitti e senza
casa – alla grande sfida di pubblicare il Talmud tradotto in italiano.
Tanti e diversi i temi toccati ieri alla libreria Verso di Milano,
riempitasi di un pubblico pronto ad ascoltare prima la Attenberg e il
suo editore italiano, Shulim Vogelmann di Giuntina, raccontare della
genesi del libro dedicato a Mazie e celebrato in patria dai critici del
New York Times e del Washington Post; e poi per sentire da Vogelmann,
in dialogo con l’editore di Nottetempo Andrea Gessner, cosa lo abbia
spinto a far parte del grande progetto di Traduzione del Talmud
babilonese in italiano, iniziativa presieduta da rav Riccardo Di Segni,
rabbino capo di Roma, e diretta da Clelia Piperno. Leggi
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Ticketless
- Iudaizzare et otiari
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Rischia
di non essere pienamente apprezzato il lavoro immenso di un bravissimo
medievista napoletano, Stefano Palmieri, dedicato al rapporto fra ebrei
e cristiani nell’Italia meridionale tra antichità e medioevo. Diviso in
due parti, pubblicate in due puntate sull’”Annale dell’Istituto
italiano per gli studi storici” (XXVII-III, 2012-2015, Il Mulino)
avrebbe bisogno adesso di trovare un editore che trasformi in
monografia questo contributo di circa 400 pagine dense di documenti
inediti e di riflessioni metodologiche stimolanti. Per incompetenza non
entro nel merito delle questioni sollevate da Palmieri. Agisce in me
soprattutto il pregiudizio positivo verso il sud ebraico: qui si naviga
fra Oria e Benevento, in amichevole dissenso con l’indimenticabile e
indimenticato Cesare Colafemmina, ma con l’affetto che esige quel
paesaggio meraviglioso.
Per chi s’occupa di storia contemporanea colpisce vedere come pure i
medievisti abbiano subito le oscillazioni della politica della memoria
nell’Italia del dopoguerra. Palmieri nella conclusione del suo saggio
dimostra che nello studio della presenza ebraica nell’Italia del sud si
è passati da una storiografia “sottilmente o esplicitamente antisemita”
a una che dopo il 1961 e il processo Eichmann ha iniziato a riflettere
con ritardo sull’antisemitismo. Nulla di nuovo. Sotto il sole di Oria
come ovunque, il tornante del ’61 è stato cruciale. Tutto si muove in
contemporanea: De Felice che scrive di ebrei e fascism, Bassani che
decide di scrivere il Giardino, la Ginzburg il Lessico, i medievisti
folgorati dalla sapienza che viene da Oria. Tra i documenti prodotti in
questo studio emerge una ricca gamma di pregiudizi antigiudaici che va
ad arricchire l’idioma molesto della contemporaneità. Probabilmente mi
sbaglio, ma è la prima volta che vedo espressa con tanta chiarezza
un’accusa per me nuova. Nella trattatistica del tempo “iudaizzare”
voleva dire quasi esclusivamente “otiari” di sabato. “Otium” e
“negotium”, insegnavano i nostri vecchi professori di latino al liceo,
stranezze della storia, paradossi del tempo. Il fantasma di Lombroso,
che aveva pregiudizi contro l’indolenza dei meridionali e
l’iperattivismo commerciale degli ebrei, si agita sullo sfondo di
queste pagine appassionanti.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - La forza di Alberta
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La
luminosa figura di Alberta Levi Temin, scomparsa la settimana scorsa, è
già stata degnamente commemorata sulle colonne di questo notiziario e
su molti organi di stampa nazionali. In questo momento di cordoglio,
emerge con forza l’imperativo di trovare nuove ed efficaci strade per
mantenere sempre vivo il valore della Memoria, nel momento in cui i
grandi protagonisti del Novecento, inesorabilmente, ci stanno
lasciando. E, nel caso specifico di Alberta, il vuoto lasciato dalla
sua scomparsa sarà particolarmente difficile da riempire, se si
considera lo straordinario livello quantitativo e qualitativo
dell’impegno da lei profuso su tale terreno. Nel rinnovare alla grande
Amica il mio sentimento di profonda gratitudine per tutto quanto ha
fatto per noi nella sua lunga, operosissima vita, vorrei limitarmi, in
questa occasione, a renderle omaggio riportando le parole che
pronunciò, davanti a un’Aula Magna gremita di giovani, presso
l’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, in occasione del Giorno
della Memoria, il 28 gennaio 2015, in quello che probabilmente è stato
il suo ultimo incontro pubblico, certamente uno degli ultimi.
Nonostante la salute già malferma, non volle disattendere il mio
invito. Non registrai il suo intervento, né mi ha consegnato alcun
testo scritto, ma ricordo bene le sue parole, e cerco di riportarle, in
prima persona, nel modo più fedele possibile.
Francesco Lucrezi, storico
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