Giuseppe Momigliano,
rabbino
|
L’altro
giorno, nella ricorrenza di Sheminì Atzeret – 8° Giorno di lieta festa
solenne immediatamente successivo alle festa di Sukkot, abbiamo
concluso il periodo estivo nel quale, nella prima benedizione della
preghiera Amidah, si ricorda l’opera del Signore “che fa scendere la
rugiada” e abbiamo dato inizio al periodo invernale – che durerà fino a
Pesach – durante il quale si manifesta la potenza dell’Eterno “che fa
soffiare il vento e scendere la pioggia”.
|
|
Leggi
|
Davide
Assael,
ricercatore
|
“Ho
tanti amici ebrei” si diceva un tempo per giustificare il proprio
antisemitismo. La stessa funzione sembra assolvere la proprietaria
serba dell’ostello di Gorino a cui erano destinate 12 donne (di cui una
incinta) ed 8 bambini in fuga da miseria, guerra e sofferenze
indicibili. Perché, naturalmente, non c’entrano nulla il mancato
preavviso, o lo scarso lavoro. Si tratta di puro e semplice moto
razzista fomentato da una politica nazionale e locale, che non conosce
la vergogna, al pari di un’opinione pubblica inviperita, che si è resa
ostaggio di una propaganda senza fondo. Caro Juncker ti sfido, dice
oggi Renzi per rivendicare il sacrosanto diritto all’attuazione del
piano di ridistribuzione profughi fra i membri UE, ma con che
legittimità se i guai iniziano all’interno del suo Paese? Mi è stato
insegnato che prima di giocare la finale, bisogna superare le
eliminatorie.
|
|
|
"Barricate anti-immigrati disonorano l'Italia"
|
ISui giornali, l’argomento del giorno sono inevitabilmente le barricate anti-immigrati dei cittadini di Goro e Gorino.
“Voglio essere chiaro: l’Italia che conosco io, quando ci sono 12 donne
e 8 bambini, si fa in quattro per risolvere il problema” ha dichiarato
ieri il premier Matteo Renzi durante la trasmissione Porta a porta.
“Di fronte a 12 donne, organizzare blocchi stradali non fa onore al
nostro Paese. Tutto può essere gestito meglio, ma quella non è Italia”
afferma il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Al Viminale, scrive
Repubblica, si teme ora una reazione a catena: i flussi ininterrotti di
profughi “rischiano infatti di sollevare nuove barriere, come quella
dei sindaci toscani che denunciano: ‘Siamo oltre i limiti di
saturazione'”.
Un milione e mezzo di euro. È la cifra stanziata nelle scorse ore dal
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali per il restauro delle
catacombe ebraiche di Villa Torlonia.
“Parliamo di un monumento di altissima rilevanza storica e culturale, a
testimonianza di quando, già nell’antica Roma, una grande comunità
ebraica viveva in città. Per questo il ministero ha deciso di sostenere
il restauro del complesso che necessita di cospicui interventi
conservativi. Abbiamo condiviso le giuste preoccupazioni degli amici
dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane con cui collaboreremo per
rendere nuovamente vivo e fruibile per tutti questo straordinario
complesso culturale” le parole del ministro Dario Franceschini,
riportate ieri dal Corriere della sera.
Il quotidiano di via Solferino ricorda appunto l’importante ruolo svolto dalla presidente UCEI Noemi Di Segni.
Grande attesa a Firenze per l’inaugurazione domani, alla Biblioteca
Nazionale Centrale, della mostra “E le acque si calmarono” dedicata al
ritorno dei libri ebraici alluvionati in città. Da Repubblica ad
Avvenire, numerose le testate che in queste ore dedicano spazio e
attenzione all’appuntamento (oggi alle 12 visita in anteprima per la
stampa).
“Dopo cinquanta anni siamo riusciti a riportare nella nostra città un
patrimonio fondamentale, che è testimonianza dell’attaccamento della
comunità ebraica alla tradizione e alla storia fiorentina” dichiara
Renzo Funaro, presidente dell’Opera del Tempio ebraico di Firenze, che
per la fondazione ha promosso e coordinato l’iniziativa insieme a
Silvia Alessandri della Nazionale.
|
|
Leggi
|
|
|
l'incontro con gentiloni alla farnesina "Politica estera, dal ministro
importanti rassicurazioni" “Un
incontro positivo e costruttivo. Con grande apprezzamento, accolgo le
rassicurazioni e le indicazioni fornite oggi dal Ministro Gentiloni.
Siamo certi che d’ora in poi in sede Unesco e nelle altre istituzioni
internazionali i nostri rappresentanti faranno registrare un deciso
cambio di rotta. In questi tempi di grave minaccia alla sicurezza e ai
più fermi valori dell’integrazione europea e di radicamento del
fondamentalismo islamico, come ha sottolineato il ministro, la politica
estera deve svolgere la sua seria azione. L’Italia ha tutte le
potenzialità, oltre che il dovere, di essere un punto di riferimento
credibile anche per le altre grandi nazioni d’Europa e del mondo”.
Così la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi
Di Segni al termine di un incontro avuto questa mattina con il Ministro
degli Esteri Paolo Gentiloni, convocato dallo stesso a pochi giorni dal
voto dell’Unesco su Gerusalemme che, con duplice astensione italiana,
ha negato l’ebraicità storica di alcuni luoghi di Gerusalemme. Voto che
il Primo ministro Matteo Renzi, con cui la presidente UCEI ha
intrattenuto nei giorni scorsi un positivo e costruttivo confronto,
aveva definito "allucinante".
Una valutazione positiva è stata espressa anche dalla Presidente della
Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, che ha partecipato
all’incontro alla Farnesina assieme al vicepresidente dell’Unione
Giorgio Mortara e al segretario generale UCEI Gloria Arbib. “È stato –
ha detto Dureghello – un incontro sincero, ma è necessario seguire come
dalle dichiarazioni di principio si passerà ai fatti. Ed è soprattutto
necessario comprendere che quando parliamo di Gerusalemme non parliamo
solo di un elemento del conflitto mediorientale, parliamo anche e
soprattutto di un cardine culturale della nostra civiltà, di un
riferimento universale che tocca tutti i popoli e tutte le fedi”.
“Una riflessione importante – ha concluso il vicepresidente UCEI
Mortara – è stata avviata. L’Italia dovrà fare la sua parte, anche se
sappiamo tutti come la situazione in alcune organizzazioni
internazionali sia pesantemente inquinata da posizioni preconcette che
non sarà facile rimuovere”.
|
qui firenze - a 50 anni dall'alluvione Libri ebraici, la grande mostra "Un pezzo di storia che torna" Tre
anni di lavoro. Un grande sforzo, su un piano più squisitamente tecnico
ma anche di consolidamento di una rete di sostenitori nel mondo delle
istituzioni, delle fondazioni, della cultura. La missione è riuscita.
La mostra “E le acque si calmarono” che la Biblioteca Nazionale
Centrale di Firenze ospita per tre mesi (l'inaugurazione domani alle
17.30, preceduta da una tavola rotonda alle 15.30) dedicandola ai libri
ebraici alluvionati e al loro emozionante ritorno in città a 50 anni
dall’esondazione dell’Arno è un risultato per cui Renzo Funaro,
vicepresidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, non
nasconde la soddisfazione. “Siamo riusciti a riportare nella nostra
città un patrimonio fondamentale, che è testimonianza dell’attaccamento
della comunità ebraica alla tradizione e alla storia di Firenze”
sottolinea con orgoglio nel giorno della conferenza stampa. "Un momento
importante, in cui una parte della nostra vita, della nostra cultura,
della nostra storia torna disponibile" conferma il presidente della
Comunità ebraica Dario Bedarida.
Il
progetto nasce nel 2012, sulla scia di un intervento tenuto dall’Opera
del Tempio Ebraico di Firenze nel Salone dei Cinquecento, sala nobile
di Palazzo Vecchio, in occasione della settimana internazionale dei
Beni Culturali e Ambientali Florens. Da lì l’ambizione di ritagliarsi
un ruolo da protagonisti all’interno di una narrazione che è sì
dolorosa ma anche piena di messaggi profondi. Come
ricordano gli “angeli del fango”, gli eroi richiamati in città dal
sindaco Bargellini che, giunti in riva all’Arno da tutto il mondo,
salvarono Firenze e i suoi tesori.
In mostra nelle teche libri antichi, volumi, manufatti. Testimonianze
preziose riportate a nuova vita. Insieme ad alcuni documenti che la
Nazionale ha scelto di esporre attingendo dalla propria collezione
ebraica, così da rappresentare nel suo insieme il contributo che la
Comunità ha offerto nei secoli alla collettività.
Come viene ricordato anche nel catalogo pubblicato da Angelo
Pontecorboli, il danno in Comunità fu considerevole. Novantadue rotoli
della Torah danneggiati, medesima sorte toccò inoltre a gran parte dei
15mila volumi della biblioteca, degli arredi, degli oggetti di culto. Leggi
|
QUI TORINO - L'OTTAVA LEZIONE Primo Levi e i tedeschi
Per una parte consistente della sua vita
di scrittore, “capire i tedeschi” – o almeno, intercettarli,
incontrarli, interrogarli – fu per Primo Levi un’esigenza quotidiana e
insieme un potente germe creativo. A questo impegno del celebre
scrittore è dedicata l'ottava edizione della Lezione Primo Levi -
appuntamento promosso dal Centro studi Primo Levi nell'autunno di ogni
anno per alimentare il dibattito sui temi più cari all'autore torinese
– che si tiene oggi (ore 17.30) nell'aula magna della Cavallerizza
Reale di Torino. Relatrice dell'incontro, Martina Mengoni dottoranda
della Scuola Normale di Pisa, che su Pagine Ebraiche aveva anticipato
una riflessione legata alla sua lezione odierna.
Primo
Levi e i tedeschi sono i due soggetti dell’ultima Lezione Primo Levi.
Sull’esistenza storica del primo e sulla sua persistenza come
scrittore, non restano dubbi. Affrontare il secondo crea invece
problemi, e non pochi. “I tedeschi” non esistono, potrebbe essere la
prima obiezione. Non con l’articolo determinativo, non al plurale.
Esiste il tedesco, che è una lingua, e un tedesco, che è un cittadino
della Germania. Accostati al nome di Primo Levi, poi, “i tedeschi”
sembra un monolite inaccettabile: semmai, si potrebbe ribattere,
esistono, o meglio, sono esistiti, “quei tedeschi”, quelli che
concorsero alla creazione e al perpetuarsi del nazionalsocialismo, del
sistema concentrazionario, dello sterminio degli ebrei; quelli che lo
appoggiarono; quelli che non lo denunciarono; quelli che non vollero
vedere. Eppure “i tedeschi” sono senz’altro fra i protagonisti di Se
questo è un uomo, dove l’espressione (proprio con l’articolo
determinativo) compare più di trenta volte. “I tedeschi” è il soggetto
della prima frase de La tregua: “Nei primi giorni del gennaio 1945,
sotto la spinta dell’Armata Rossa ormai vicina, i tedeschi avevano
evacuato in tutta fretta il bacino minerario slesiano”. In effetti,
almeno fino al 1945, “i tedeschi” sono il popolo leader di uno dei due
schieramenti in una guerra mondiale; in Italia, sono prima l’alleato,
poi il nemico in casa; sono il popolo di Adolf Hitler che vuole
sterminare un altro popolo: quello ebraico: gli ebrei. Fino al 1945 «i
tedeschi» esistono. Ma dopo?
Martina Mengoni, Pagine Ebraiche ottobre 2016 Leggi
|
Ticketless
- Edmengarde
|
Coincidenze
nell’anno bassaniano. Per i tipi della Salerno editrice, a cura di
Emilio Torchio, vede la luce un’edizione critica di Edmenegarda, poema
in versi di Giovanni Prati, che il padre di Micòl ricorda in una pagina
del Giardino, per mettere a confronto la struggente bellezza dei
cimiteri ebraici italiani, quello del Lido di Venezia e quello di
Ferrara. Di Venezia non è famoso solo il Ghetto. A Ferrara i “giardini”
sono due. Il confronto, a pensarci bene, riguarda da vicino l’idea
romantica che avvolge in un’aura di morte Micòl e Ermengarda. Qui
interessa ribadire l’importanza che hanno le tombe dei vecchi cimiteri.
I sepolcreti, come usava dire nell’Ottocento, sono parte
importantissima nel paesaggio nell’età dell’emancipazione, che forse
giustifica la immensa popolarità dei Sepolcri foscoliani nella
formazione di molti giovani usciti dal ghetto. Vi riposano i nostri
antenati, “stanchi di tanto mercatare”, diceva Saba per l’antico
cimitero triestino.
L’eredità degli affetti è universale. In un’altra pagina assai bella di
Bassani, l’incipit della storia ferrarese “Il muro di cinta”, viene
ricordato il cimitero e l’antica consuetudine della Comunità, solita
cedere ad azienda agricola cittadina l’erba cresciuta “con forza
selvaggia”. Bene sarebbe che queste cose si sapessero e si studiassero
di più; che questi luoghi fossero valorizzati e visitabili da turisti,
ma soprattutto da studenti freschi di letture di Foscolo, di Bassani,
di Saba, e perché no anche di Prati, oltre che dai turisti, come accade
nei paesi nordici.
Dove i cimiteri sono giardini pubblici, il tasso di civiltà cresce e
(forse) si scongiurano gli atti vandalici. Osservando i sepolcreti si
capisce la storia di una minoranza, talvolta meglio che in archivio. Le
spese di manutenzione per conservare oggi questi luoghi sono cospicue,
in molte realtà restauri sono stati fatti, esiste una buona
catalogazione delle lapidi più antiche, ma si potrebbe fare di più.
Mentre rileggo Prati -dal mio Piemonte – mi giungono per posta due
comunicati contrastanti: in un caso una circolare scoraggia ogni
curiosità del visitatore -e anche il cordoglio dei famigliari, cui si
chiede, prima di varcare la soglia della “casa dei vivi”, di fornire le
generalità (richiesta che non viene fatta, che io sappia, nemmeno a chi
vuole entrare in una sinagoga del nostro paese). Capisco le ragioni
della sicurezza, ma come mai, un’altra circolare, di tutt’altro tenore,
mi informa che la visita di un cimitero situato a poche decine di
chilometri di distanza dall’altro, sarà inserita nei percorsi storici
cittadini, da ora in avanti facilitata da una rete di volontari –
docenti e studenti – che sapranno sfruttare a dovere il canale
dell’alternanza scuola-lavoro offerto dai decreti della Buona Scuola?
Un esempio virtuoso di come sia possibile mettere a frutto le scarse
risorse dei nostri giorni.
Alberto Cavaglion
|
|
Il tic su Israele messo a nudo
|
“La
Farnesina e il Governo sono andate in automatico”. Cosi ha giustificato
il voto italiano sulla risoluzione dell’Unesco sui siti archeologici di
Gerusalemme dei giorni scorsi il Premier Matteo Renzi. Una decisione
“allucinante”, l’ha definita il nostro Presidente del Consiglio.
Al di là del piacere di sentire dalla viva voce di Renzi che l’Italia
in questa vicenda ha sbagliato e tralasciando la considerazione che la
dichiarazione è comunque purtroppo tardiva, bisogna riconoscere che
però non è inutile.
Lo stesso capo del Governo d’Israele se ne è reso conto e ha
ringraziato il nostro Premier per questa dichiarazione. Ma la
soddisfazione di Netanyahu deve essere stata ancora maggiore di quanto
non sia apparso, perché quanto avvenuto a Roma sull’Unesco è la prova
di quanto da egli stesso affermato all’Assemblea generale dell’Onu a
New York, solo un mese fa.
“ posizione, confermando così la previsione del Premier israeliano.
Anselmo Calò
Leggi
|
Periscopio - Una notte di ricordi
|
È
stato presentato al pubblico, lo scorso mercoledì 4 ottobre, presso lo
Spazio Guida di Napoli, su iniziativa dell’Associazione Italia-Israele
di Napoli, della Federazione delle Associazioni Italia-Israele e di
“Guida ai libri”, un volume di grande interesse.
Francesco Lucrezi
Leggi
|
|
|