
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Leggendo
la parashà di questa settimana, veniamo accompagnati dal dolore per la
morte di Sarah alla decisione di Abramo di mandare Eliezer a cercare
una moglie per Isacco.
Il dolore apre i versetti di questa porzione biblica settimanale, il
dolore li caratterizza, li definisce con forza e con forza viene
superato per la ricerca e la costruzione di una nuova famiglia, quella
di Isacco, il futuro. Il dolore per la morte di Sarah è profondo,
drammatico eppure Abramo deve superarlo, sceglie di superarlo e di
concentrarsi sul “dopo”. Perché esiste un “dopo”, per ogni dolore, per
quanto terribile, per quanto lancinante, per quanto il dolore possa
aver gelato ogni nostro pensiero, sentimento, azione.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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È
fin troppo facile citare la poesia di Mordechai Gebirtig “Undzer shtetl
brennt”, la nostra città brucia (1936). In Israele la eseguono in varie
versioni, associando il ricordo dei pogrom con la Shoah. Ma il fuoco ha
valore evocativo forte, e non è un mezzo neutro se si intende
minacciare gli ebrei. Dai roghi del Talmud a quelli dei bruciati
dall’Inquisizione, per passare alle sinagoghe incenerite in Moldavia o
in Germania nella Kristallnacht o a Padova nel 1943, fino a giungere ai
forni dei campi di sterminio, il fuoco ha un solo significato: provare
a cancellare una civiltà. La storia insegna che, per quanto doloroso e
difficile da combattere, il fuoco non serve, non è uno strumento utile
politicamente e alla lunga sortisce l’effetto contrario. Se qualcuno,
come sembra, ha voluto approfittare del vento caldo e della siccità per
usare questa nuova arma come strumento di terrore, sappia che la strada
non è quella giusta.
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Francia, torna il terrore
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Torna
il terrore in Francia, dove nella notte un uomo armato è entrato in una
casa di cura per religiosi uccidendo la custode e tenendo prigionieri
per alcune ore gli ospiti dell’istituto. “Una vita da missionari in
Africa – scrive l’Ansa – poi una sera 60 monaci e suore si trovano di
fronte all’incontrollabile furia di un uomo armato, incappucciato.
Generalità e movente ignoti, l’individuo, armato di un fucile a canne
mozze e di un coltello ha prima legato e imbavagliato, poi ucciso con
diverse coltellate la custode che gli aveva aperto la porta. In
nottata, monaci in salvo, killer in fuga”.
“Ogni incendio doloso è un atto di terrorismo e così sarà considerato.
Ci sono incendi per negligenza e altri appiccati. Questi ultimi stanno
crescendo. Fronteggiamo un terrorismo dei piromani. Chi cerca di
bruciare la terra di Israele sarà punito con la massima durezza”. Così
il premier israeliano Benjamin Netanyahu, nelle ore in cui il paese
affronta l’emergenza roghi che ha portato allo sfollamento di decine di
migliaia di cittadini (in particolare ad Haifa).
“I fronti aperti – si legge su La Stampa – sono talmente numerosi che i
pompieri non possono intervenire ovunque”. In manette alcuni giovani
palestinesi, accusati di aver appiccato il fuoco. Significativa la
solidarietà concreta portata da alcuni paesi tra cui l’Italia, che a
sua volta fronteggia in queste ore una complessa situazione ambientale
nel Nord del paese. Italia, Turchia, Cipro, Grecia, Croazia hanno
inviato tredici mezzi aerei. Da Roma sono giunti due Canadair. Altri
mezzi-antincendio sono in arrivo dalla Russia, promessi dal presidente
Vladimir Putin in persona. Dichiara l’ambasciatore israeliano Ofer
Sachs: “Desidero cogliere questa occasione per esprimere la mia
profonda gratitudine alle autorità italiane per la preziosa
collaborazione, in particolare il Ministero degli Interni, la
Protezione Civile e l’Ufficio della Presidenza del Consiglio, che hanno
profuso sforzi notevoli per venire in aiuto di Israele. Israele non dà
per scontati tali sforzi, che sono un’ulteriore testimonianza della
salda amicizia che lega Israele e l’Italia”.
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Forte mobilitazione anche in italia Israele lotta contro gli incendi
"I responsabili dei terroristi"
IContinua
in Israele la lotta contro gli incendi che da quattro giorni divampano
in diverse zone del Paese. A Haifa, una delle aree più colpite, la
maggior parte dei circa 70mila abitanti evacuati sono stati fatti
rientrare nelle rispettive case e la situazione appare sotto controllo.
Secondo i vigili del fuoco almeno 700 case sarebbero state gravemente
danneggiate e intanto l’impegno a controllare le fiamme, sviluppatesi
anche a causa del forte vento e dell’assenza di pioggia, prosegue in
altre aree d’Israele, tra cui la zona di Gerusalemme. Le autorità – tra
cui il ministro degli Interni Gilad Erdan – hanno fatto sapere che
circa la metà degli incendi è di natura dolosa e il Primo ministro
Benjamin Netanyahu ha definito i responsabili “terroristi”. “Ogni
incendio deliberatamente causato è terrorismo e noi lo tratteremo come
tale”, ha sottolineato Netanyahu, aggiungendo che “tutti coloro che
tentano di bruciare lo Stato di Israele saranno puniti duramente”.
Almeno dodici persone sono state arrestate perché ritenute legate a
quello che alcuni media definiscono “l’intifada di fuoco”. Le indagini
stanno andando avanti per capire chi sono i responsabili: la polizia
parla di “movente nazionalistico” mentre Erdan ha sottolineato che al
momento le forze sono soprattutto concentrate a spegnere gli incendi
che hanno coinvolto la zona di Haifa e il Golan e il centro del Paese.
Tanti i paesi che hanno offerto il loro aiuto a Gerusalemme per
fronteggiare la difficile situazione. Tra questi l’Italia, con l’invio
di una squadra della protezione civile e dei vigili del fuoco.“Desidero
cogliere questa occasione per esprimere la mia profonda gratitudine
alle autorità italiane per la preziosa collaborazione, in particolare
il Ministero degli Interni, la Protezione Civile e l’Ufficio della
Presidenza del Consiglio, che hanno profuso sforzi notevoli per venire
in aiuto di Israele. – ha dichiarato l’ambasciatore israeliano in
Italia Ofer Sachs – Israele non dà per scontati tali sforzi, che sono
un’ulteriore testimonianza della salda amicizia che lega Israele e
l’Italia”.
Tante anche le organizzazioni che si stanno mobilitando in queste ore
per sostenere le popolazioni e le zone colpite, tra cui il Keren
Kayemet LeIsrael, il Keren Hayesod e il Maghed David Adom. I rami
italiani delle due organizzazioni hanno lanciato un appello per una
raccolta fondi per far fronte all’emergenza.
Daniel Reichel
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melamed - la nostra segnalazione
Quel ricco e avaro Giosuè
Sembra il 1938, è il 2016
Ci
sono due fratelli. Il più piccolo è povero, praticamente un indigente.
Il maggiore invece è molto ricco. E oltre ad essere ricco è
terribilmente avaro e mal disposto ad aiutare il fratello. In testa
porta la kippah, il copricapo ebraico. Di nome fa Giosuè. Il fratello
povero invece porta l'italico nome di Biagio.
Sembra l'incipit di una favola per bambini nell'Italia dei tempi più
bui, nell'Italia in cui si cavalcava l'onda del pregiudizio e senza
opposizioni si approvavano le leggi razziste che nel 1938 esclusero gli
ebrei dalla scuola, dal lavoro, dalla società e fecero da preludio al
genocidio.
E invece siamo nel 2016. Lo denuncia un servizio firmato da Ada Treves che appare stamane nel notiziario settimanale Sheva Melamed
dedicato ai temi della Scuola e dell'educazione e realizzato dalla
redazione giornalistica dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Si tratta di un libro per l'infanzia fresco di stampa pubblicato da
Gaia Edizioni, con titolo "Mio" e sottotitolo "Il mio viaggio nel mondo
delle parole". Un progetto che, scrive la casa editrice nella
presentazione, "offre un percorso di apprendimento e di crescita,
stimolante e graduale, capace di coinvolgere ciascun alunno e di
rispondere ai suoi bisogni educativi, rispettandone tempi e ritmi".
Adam Smulevich
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intitolato il dipartimento di matematica Tullio Levi Civita, Padova
si inchina al grande studioso
Sala
gremita, l’abbraccio di tutta una città, i messaggi di felicitazione
del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del premier Matteo
Renzi. Quella odierna è stata una giornata straordinaria per Padova e
per la sua Università, il cui dipartimento di Matematica è stato
intitolato al grande scienziato ebreo Tullio Levi Civita.
Nato a Padova nel 1873, morto a Roma nel 1941, Levi Civita fu uno dei
più grandi studiosi del Novecento. Amico personale di Albert Einstein,
che gli riconobbe il merito di alcune osservazioni sulla Teoria della
Relatività che si rivelarono decisive per la sua definitiva
formulazione. Ma anche vittima al pari di tanti suoi colleghi delle
infami Leggi Razziste promulgate dal fascismo, che lo allontanarono
dalla docenza e lo portarono nel giro di pochi anni, con la salute
ormai compromessa, alla morte.
Apertasi con il saluto del rettore Rosario Rizzato, la giornata è
proseguita con gli interventi del direttore del dipartimento di
Matematica Marco Ferrante; del presidente della Comunità ebraica
padovana Davide Romanin Jacur; del nipote dello scienziato, Tullio
Ceccherini-Silberstein; del direttore della Padova University Press,
Luca Illetterati. A seguire tre conferenze, una di carattere storico
generale, una di Storia della Matematica, e una terza di impronta
matematico-divulgativa. Presente alla cerimonia anche il rabbino capo
Adolfo Locci. Ha osservato nel suo intervento il presidente Jacur: “Se
la odierna cerimonia di intitolazione del Dipartimento di Matematica è
un dovuto riconoscimento assolutamente personale agli studi
elevatissimi del Professor Levi Civita, altri eventi sono stati
sicuramente voluti con carattere risarcitorio. Ma, specialmente in
quest’ambito di eccellenza, dobbiamo continuare con convinzione a
ricordare quel motto di ‘Patavina Libertas’ ed augurarci che mai più ci
si vorrà piegare ai conformismi di un antisemitismo, purtroppo sempre
latente e pronto a ripresentarsi, e che già oggi purtroppo si
ripresenta, magari con temi diversi, anche nelle Università Europee o
nelle organizzazioni che dovrebbero promuovere la Cultura”.
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qui roma - l'incontro Grandi rabbini del Novecento,
l'esempio dei Maestri milanesi
Alessandro
Da Fano. Gustavo Bonaventura Castelbolognesi. Ermanno Friedenthal. Tre
grandi figure rabbiniche che hanno operato a Milano, lasciando un segno
in tutta la Comunità. Il primo, rabbino capo per 43 anni (dal 1892 al
1935). Il secondo, rabbino capo negli anni più bui (dal 1935 al 1943).
Il terzo, rabbino capo dalla Liberazione fino al 1970.
Saranno loro i protagonisti del nuovo appuntamento del ciclo di
incontri “Rabbini del Novecento” curato da Raffaella Di Castro e rav
Gianfranco Di Segni.
L’iniziativa si svolgerà domenica prossima al Centro Bibliografico
UCEI, a partire dalle 17.45. Dopo i saluti del rabbino capo di Milano
rav Alfonso Arbib e del suo omologo romano rav Riccardo Di Segni,
prenderanno la parola Gisele Levy, Daniele Nissim, rav Elia Richetti e
rav David Sciunnach, moderati da rav Gianfranco Di Segni.
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qui ferrara - spotlight
'Giardino dei Finzi Contini,
ecco come diventai Giorgio'
Come
riconosce lui stesso, la sua vita, quella che presto assumerà le vesti
di un libro autobiografico, per molti aspetti supera la finzione dei
tanti film che ha interpretato, dei testi che ha portato in scena a
teatro, delle storie in cui si è calato. E parte di quell’esistenza
così ricca e vivace, Lino Capolicchio la racconta a “Pagine Ebraiche”,
che ha incontrato l’attore a Ferrara, a Casa dell’Ariosto, dove era
impegnato nella lettura di un brano de “Il Giardino dei Finzi-Contini”
e di due poesie di Bassani – “Le leggi razziali” e “Rolls Royce” –, per
un’iniziativa promossa dal Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e
della Shoah – MEIS e dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara,
nella cornice delle celebrazioni per il centenario della nascita dello
scrittore.
(Lino
Capolicchio con Dominique Sanda sul set de Il Giardino dei Finzi
Contini e con il direttore del Meis Simonetta Della Seta e la
professoressa Anna Quarsi dell’Istituto di Storia Contemporanea di
Ferrara)
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SERGIO DELLA PERGOLA alla presidenza
Ebrei italiani in Israele,
eletto il nuovo Consiglio
La
Hevrat Yehudè Italia, la comunità ebraica italiana in Israele,
nell’assemblea generale di giovedí 24 novembre ha eletto il suo nuovo
Consiglio con un mandato di due anni: Sergio Della Pergola, Presidente;
Umberto Pace, Vicepresidente e Affari Comunitari; Michael Sierra,
Attività Giovani; Viviana Di Segni, Tesoreria; Samuele Rocca, Cultura;
Rav Hillel Sermoneta, Parnas del Tempio; David Cassuto, Commissione
Edilizia. Al collegio dei Probiviri sono stato eletti Angelo Piattelli,
Ruhama Bonfil Piperno e Vito Anav.
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Davide e Golia
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Giustamente
molti hanno rilevato che La verità negata di Mick Jackson è solo in
parte un film sulla Shoah (per quanto una decina di minuti ad Auschwitz
e altri 10-15 minuti di discussioni in tribunale sulle camere a gas
siano già per gli spettatori un bel pugno nello stomaco). Si parla,
certo, di negazionismo (il film, ricordiamo, è la storia del processo
per diffamazione che David Irving intentò contro Deborah Lipstadt che
in un suo saggio lo aveva definito negazionista e antisemita), ma anche
più in generale di verità e menzogna, del confine tra libera ricerca
storica e falsificazione dei fatti, del ruolo dei sopravvissuti e della
loro testimonianza, dell’utilità e dei limiti di una verità storica
stabilita in tribunale.
C’è però un altro tema che ricorre con insistenza e su cui le
recensioni che ho letto scelgono di non soffermarsi: nel film David
Irving presenta più volte sé stesso come Davide che combatte contro
Golia. E in effetti i fatti sembrano dargli ragione: mentre lui,
autodidatta e isolato nella comunità degli storici, sceglie di
difendersi da solo, la Lipstadt, con il sostegno economico delle
comunità ebraiche americane (motivo che fa capolino con una certa
insistenza, a tal punto che mi sono domandata quale impatto potrebbe
avere su uno spettatore che covasse pregiudizi antisemiti), può
permettersi una squadra di avvocati e consulenti di altissimo livello.
A pensarci bene questa è una novità piuttosto rilevante nella
tradizione dei film giudiziari: nella storia del cinema ci sono stati
proposti centinaia di avvocati (o personaggi che si difendono da sé)
isolati, inesperti, privi dei mezzi necessari per condurre indagini
adeguate, senza conoscenze o contatti – spesso tutte queste cose
insieme – in lotta contro avversari ricchi e potenti affiancati da
avvocati astuti ed esperti. Sfide che terminano quasi sempre con la
vittoria di “Davide”. Questa volta, invece, il film rovescia lo schema
perché non assume il punto di vista di “Davide” ma quello di “Golia”, e
una volta tanto ci mostra una squadra di avvocati costosi ed esperti
che si mette dalla parte di una causa giusta.
Non è detto che chi è più ricco e influente abbia sempre ragione, ma
non ha necessariamente ragione neppure chi è isolato e privo di mezzi:
una lezione non scontata nel mondo di oggi, in cui essere uno contro
tutti viene troppo spesso presentato come una virtù.
Anna Segre, insegnante
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Cosa è cambiato
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Di
questi tempi, se ipoteticamente in Europa si dovessero verificare
nuovamente persecuzioni contro la popolazione ebraica, non ho idea di
chi scenderebbe in piazza per ostacolarle. Come del resto non sono
neppure molti coloro che protestano ed alzano la voce contro eventuali
gesti di intolleranza o violenza contro rom, omosessuali, musulmani o
migranti. Eppure nella storia del Novecento, anzi nel periodo più buio,
ci sono due eventi particolarmente significativi che hanno testimoniato
il sostegno da parte della società civile nei confronti degli ebrei,
sebbene spesso dimenticati dai più. Una è la battaglia di Cable Street
avvenuta nell’East End di Londra nel 1936 – all’epoca abitata da un
gran numero di ebrei e cuore della working class della capitale – nella
quale un folto numero di lavoratori ed antifascisti impedì con tanto di
barricate lo svolgimento di un corteo organizzato dalla British Union
of Fascists di Oswald Mosley. L’altro è il Februaristaking, avvenuto
nei Paesi Bassi il 25-26 Febbraio del 1941, quando soprattutto il
Partito Comunista Nederlandese invitò, attraverso dei volantini, allo
sciopero generale di tutto il paese per protestare contro le misure
antiebraiche applicate dagli occupanti nazisti. Aderirono per primi i
tranvieri, e poi a seguire altri lavoratori, studenti ed impiegati in
tutto il paese. Sebbene la protesta fu sedata, a questa ne seguirono
altre, e oggi davanti alla Sinagoga Portoghese di Amsterdam una statua
dal titolo De Dokwerker, “il portuale”, ricorda la ribellione. Simbolo
di un’Europa che non è stata in silenzio di fronte alla tirannia e al
fascismo.
Francesco Moises Bassano
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Testimoni del futuro
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“Testimoni
del futuro” è quello che dovremmo aspirare ad essere sopratutto nei
momenti difficili. Vivere oltre il presente, con la consapevolezza che
qualcosa sfugge o arriverà. È così che in fondo gli ebrei se la sono
cavata al di là della (loro) storia.
Ilana Bahbout
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