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6 Dicembre 2016 -  6 Kislev 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Ytzchàk, il primo nato ebreo, un sopravvissuto che vive all’ombra del trauma di un mancato sacrificio, e che porta un nome così ossimorico alla sua sofferta esistenza (ytzchàk,”colui che riderà”), sceglie di trascorrere il resto della sua vita a scavare quei pozzi che già suo padre aveva aperto e che i Filistei avevano ostruito (Bereshìt, 26; 15-18), anteponendo l’invidia e il desiderio di cancellare ogni traccia della presenza storica di Avrahàm in quei luoghi, al beneficio che queste stesse risorse economiche rappresentano per tutti gli abitanti del posto.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
Vai a Cuba e muore Fidel. Gli amici ti chiedono se tu c’entri qualcosa. Hemingway, a cui la rivoluzione non stava antipatica, si vede tuttavia requisire la bella villa all’Avana. Un dispetto all’americano, tanto per fare di tutta l’erba un fascio.
Torni in Italia e perde il Sì. Il fronte del No esulta, e l’Italia da una modesta ripresa si vede nuovamente sospinta verso imprevedibili sabbie mobili. Il centro (in senso puramente geometrico) non tiene più. La frammentazione del momento desta una sensazione di irrazionale anarchia. Ma la smetteranno mai i politici di occuparsi solo di equilibrismi da politicanti?
Disperante che, nello squallore del panorama umano e politico del momento, nessuno pensi, al di là dei propri interessi specifici e delle proprie specifiche rivincite, al destino di un paese.
In nulla e in nessuno si riesce più a distinguere una logica chiara, coerente. Ma chi l’ha mai detto che la storia debba svolgersi secondo modelli logici e prevedibili? È il bello dell’inatteso; purché non ci porti alla catastrofe.
Speriamo solo che questo rimanga ancora per molto tempo il Bel Paese.
 
L'Italia e i foreign fighters, Lombardia uno snodo
Tra Lecco e Milano, sui quotidiani nuove storie legate al terrorismo internazionale e al problema dei foreign fighters, uomini e donne che partono per unirsi alla jihad e ai terroristi dell’Isis. Il Corriere racconta di Alvin, bimbo di otto anni, strappato dagli affetti dalla madre e portato in Siria. “Qui ci sono gli aerei e le bombe, io ho paura. Ma la mamma mi ripete che tanto moriremo”, le parole del bimbo al padre durante una telefonata. “Dopo un anno passato ad indottrinarsi tra siti i Internet del Califfato, la madre, Valbona Berisha, a 32 anni – racconta il Corriere – ha deciso di partire per la Siria portandoselo dietro e lasciando a casa a Barzago (Lecco) le altre due figlie, Mikela e Klenisa, di 11 e 10 anni, come Alvin nate in Italia, e il marito Afrimm, di 13 anni più grande”. E stato quest’ultimo a denunciare la moglie, ricercata per terrorismo da un’ordinanza di custodia cautelare di un gip milanese. E a Milano venerdì scorso è stato arrestato un uomo di 30 anni di origine marocchina che “aveva dato a una brigata di jihadisti dello Stato islamico – tedeschi di nascita ma di origine araba – la sua disponibilità a compiere un attentato a Milano o nell’hinterland, ma chiedeva collaborazione” (Corriere Milano). L’uomo alla brigata di foreign fighter sparsa per il mondo aveva mandato soldi in più occasioni, anche recentemente: da 50 a 600 euro per un totale di seimila euro spediti ai palestinesi, in Algeria, Turchia, Francia.
 
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  davar
folla enorme ai funerali
Alisa, l'ultimo commosso saluto  'La sua vita un esempio per tutti'
L'intera Comunità ebraica, nelle sue molte anime e sfaccettature. Numerosi Consiglieri UCEI, giunti da tutta Italia. Tanti, tantissimi giovani. Gli amici più stretti, i compagni di scuola. Tutti coloro ai quali aveva donato e continuerà a donare con il suo esempio un sorriso, una speranza, l'amore per la vita.
Oltre un migliaio di persone si sono date appuntamento al cimitero di Prima Porta per portare l'ultimo saluto ad Alisa Coen, 18enne romana tragicamente scomparsa nella giornata di venerdì in seguito a un incidente stradale, e per stringersi in questi momenti terribili ai genitori Sabrina e Daniel e ai familiari. 
I rabbini Riccardo Di Segni e Amedeo Spagnoletto, il fidanzato, le amiche del cuore. Tutti nei loro interventi hanno sottolineato il carattere solare di Alisa, la sua positività, la sua capacità di affrontare le sfide più dure senza mai perdere la calma. Qualità che, è stato spiegato, continueranno a vivere nel ricordo e come esempio per chi ha avuto il privilegio di conoscerla e per chi di lei, dei suoi sogni e dei suoi progetti sentirà parlare da altri.
Alla famiglia è andata anche la solidarietà del grande rabbino e talmudista Adin Steinsaltz, intervenuto in serata al Centro Bibliografico dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. "Tragedie di questo tipo ci impongono di impegnarci ancora di più, di non arrenderci. Bisogna tutti fare uno sforzo, come singoli e come collettività ebraica, per cercare di guardare avanti. Sia il ricordo di Alisa di benedizione per tutti" ha osservato rav Steinsaltz.

L'INCONTRO AL CENTRO BIBLIOGRAFICO UCEI
Il messaggio del rav Steinsaltz:

"Per essere leader, bisogna agire"
“Mantenere e difendere quello che già c’è. Ma sempre in movimento, mai restando fermi. E poi progettare, sviluppare idee, proiettarsi verso il futuro. Saper dire di sì, ma anche saper dire di no. Cosa che non sempre è facile, lo capisco, ma inevitabile. Solo così saremo dei veri leader in grado di incidere nella vita e negli orientamenti delle nostre Comunità”.
Questo il messaggio che il grande rabbino e talmudista Adin Steinsaltz, ospite ieri dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha voluto condividere in occasione di un incontro sul significato e le sfide della leadership in campo ebraico tenutosi al Centro Bibliografico UCEI. Incontro molto atteso e intenso, focalizzato su diversi temi centrali nella dialettica comunitaria e apertosi con una introduzione della Presidente Noemi Di Segni.
Primo atto di fiducia nel futuro, ha sottolineato il rav, è quello di mettere al mondo dei figli. Quella infatti è la prova, ha spiegato, che nel futuro “ci si crede davvero”. Ma non basta concentrarsi sulle componenti già attive, su chi già frequenta le istituzioni e i luoghi ebraici. È importante ritrovare chi si è allontanato, coinvolgerlo, fargli ritrovare interesse e passione. “Chi oggi non partecipa, deve tornare a farlo. Le possibilità per un coinvolgimento ci sono sempre, e vanno percorse in tutti i modi. Perché certamente chi non partecipa non si è dissolto nell’aria. È fuori, è tra noi” ha affermato rav Steinsaltz, il cui messaggio è stato tradotto in italiano dal musicologo Massimo Acnfora Torrefranca.
Serve quindi concretezza, azione, passione. È fondamentale agire, respingere il pericolo dell'inerzia. “Un leader che non fa niente non è un vero leader. Magari non produce un danno tangibile e immediatamente valutabile nel presente, ma ha la responsabilità di non indicare una direzione a chi ripone fiducia nella sua figura e nelle sue parole. E se non si indica una direzione a chi vede in noi degli esempi, si riempie solo un posto, si occupa ingiustamente una poltrona. In questo caso non parlerei quindi di leader, ma di pezzi di legno. E nelle nostre Comunità, dalle più piccole alle più grandi, non ce lo possiamo permettere".


Adam Smulevich
la nuova fase diplomatica
Israele si riconcilia con Ankara,

ma la guardia resta alta
Una nuova fase nelle relazioni tra Israele e Turchia è iniziata. Ad affermarlo, il nuovo ambasciatore d’Israele ad Ankara Eitan Na’eh, che ha presentato ieri le sue credenziali al presidente turco Recep Erdogan. Un momento che ha segnato la definitiva riconciliazione tra i due paesi dopo sei anni di gelo diplomatico dovuti all’incidente della Mavi Marmara del 2010. Erdogan, che in questi anni non ha mancato di criticare ferocemente Israele, ha invece stretto la mano al nuovo ambasciatore Na’eh (nell’immagine), che torna ad Ankara per la seconda volta dopo l’esperienza diplomatica dei primi anni Novanta. La prossima settimana arriverà invece in Israele Kemal Okem, consigliere per la politica estera del Primo ministro Binali Yildirim, e presto nuovo ambasciatore turco per lo Stato ebraico.
Secondo Na’eh, che si è detto contento della nomina, per i due paesi inizia ora una nuova pagina di storia con diversi fronti di collaborazione aperti.
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qui torino - l'incontro
Il Talmud e le fonti del diritto 
Sarà la coordinatrice del corso di Diritto comparato delle religioni dell’Università degli studi di Torino, Ilaria Zuanazzi, ad aprire il convegno “Le fonti del diritto ebraico tra storia e attualità: La traduzione italiana del Talmud babilonese” che si terrà questo pomeriggio nell’aula magna del Campus Einaudi. I saluti istituzionali – prenderanno la parola il Rettore, Gianmaria Ajani, la vice direttrice del Dipartimento di giurisprudenza Elisa Mongiano, rav Ariel Di Porto, il rabbino capo della comunità ebraica torinese e Dario Disegni, che ne è presidente, e Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo – precederanno una introduzione ai temi del convegno, ad opera di Bianca Gardella Tedeschi, docente dell’Università del Piemonte Orientale. Il convegno, che ha il patrocinio della Comunità, si inserisce nel ciclo di incontri dedicati al Progetto Talmud, sostenuto dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dal Collegio Rabbinico Italiano insieme a Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, Consiglio Nazionale delle Ricerche, che ha avuto come primo risultato tangibile la pubblicazione, con la casa editrice Giuntina, del Trattato di Rosh haShanah.
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qui londra - l'evento internazionale
Giovani e religioni in dialogo
Si è concluso ieri nella cornice di Taplow Court, maniero ottocentesco della campagna inglese non distante da Londra, il sesto summit dello European Interfaith Youth Network, coordinamento europeo delle associazioni giovanili che aderiscono a Religions For Peace, il movimento che raccoglie in tutti i continenti le principali organizzazioni religiose per sviluppare progetti per la cooperazione, la pace e la conoscenza reciproca.
Il maniero, quartier generale dagli anni Ottanta dei buddisti Soka Gakkai d’Inghilterra, ha ospitato 25 giovani leader religiosi proveniente da tutta Europa. Per l’Italia due rappresentanti: Angelita Tomaselli, valdese, in rappresentanza dell’Ecumenical Youth Council in Europe e Filippo Tedeschi, vicepresidente dell’Unione giovani ebrei d’Italia (Ugei), primo ebreo ad essere designato ufficialmente come rappresentante di Religions For Peace Giovani-Italia.
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L'INIZIATIVA DI ARACHIM ITALIA
Chanukkà, i segreti della festa
Si svolgerà nei pressi del lago di Bracciano, dal 23 al 26 dicembre, il 17esimo seminario dell’associazione Arachim Italia. Tema di questa edizione “I segreti di Chanukkà”, un weekend di studio per adulti e bambini ricco di attività e con ospite, tra gli altri, il rabbino ed esperto cabalista David Menasce.
In parallelo al programma per adulti, in collaborazione con il Dipartimento Giovani della Comunità ebraica romana guidato da Lidia Calò, si svolgerà uno shabbaton di preparazione a Bar e Bat Mitzvà, la maggiorità religiosa ebraica.
Per maggiori informazioni: italia@arachim.org
pilpul
L'indifferenza che uccide
Come è possibile che un’infermiera e un medico anestesista, divenuti amanti, riescano a uccidere cinque pazienti e forse persino sette (per gli eventuali ultimi delitti non è scattata la custodia cautelare)? Come è possibile che una donna ammazzi il marito a colpi di insulina per un diabete immaginario, la madre, lasciandola agonizzare un paio d’ore prima di chiamare l’ambulanza, e persino un cugino lontano (si è salvato) “reo” di farsi mantenere dalla moglie?
Posta come premessa che ogni accusa andrà vagliata dalla magistratura e che tutti sono innocenti fino a prova contraria, ci sono due piani di risposta. Il primo – che può essere andar bene anche per tragici precedenti analoghi, pare incredibile ma ci sono! – attiene alla follia insondabile dell’animo umano, ciò che in taluni frangenti conduce genitori a uccidere i figli, uomini a colpire le loro donne, giovani a compiere stragi in scuole o università con armi recuperate su internet.
Ma nella vicenda dell’ospedale di Saronno, ora all’attenzione dei magistrati, c’è un dolo persino più preoccupante in quanto meno scandaloso: quello della burocrazia cieca e assassina che, per sciatteria e omertà, decide di non intervenire. L’apposita commissione, istituita nel 2013 per indagare sugli episodi denunciati da alcuni colleghi, non si riunisce neanche una volta in tre anni: di fronte a fatti così marginali – cosa sarà mai qualche omicidio in corsia? – i commissari ritengono che sia sufficiente uno scambio di email; e nessuno si premura di verificare come mai ci siano continui ammanchi di farmaci – anche questi denunciati -, quegli stessi farmaci che servivano alla coppia per i loro omicidi.
È proprio vero: chi si volta dall’altra parte può essere più pericoloso di chi uccide.


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi


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