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22 dicembre 2016 - 22 Kislev 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
A proposito del pozzo nel quale i fratelli gettano Yosèf, la Torah ci dice che “il pozzo era vuoto, non c’era acqua”. I Maestri notano che se un pozzo è vuoto, è evidente che non ci sia acqua, e quindi la Torah non avrebbe avuto necessità di sottolinearlo. Da qui insegnano che “non c’era acqua, ma c‘erano serpenti e scorpioni”.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
A volte certi piccoli episodi che osserviamo non hanno nessuna rilevanza reale e semplicemente distraggono l’attenzione dal corso principale degli avvenimenti. A volte invece anche un’inezia può essere il sintomo di qualcosa di più grosso che sta maturando. Quello che segue è un piccolo esempio di che cosa sta succedendo o potrebbe avvenire in America dopo l’elezione di Donald Trump. Da anni durante il mese di dicembre, nei media americani e anche nei quotidiani scambi di corrispondenza si è instaurata l’abitudine di salutare con l’espressione “Auguri di fine anno” invece del tradizionale “Buon Natale”. E questo per due motivi: il rapido aumento della secolarizzazione e del multiculturalismo nella società americana; e anche la frequente simultaneità della festa di Natale con quella di Chanukkah.
 
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Strage di Berlino, polizia
a caccia del terrorista
Caccia all’uomo, in tutta la Germania e anche nei paesi vicini. Anis Amri, tunisino, 24 anni, probabilmente ferito, sicuramente armato è sospettato di essere il responsabile della strage di Berlino. L’invito ai cittadini è di fare attenzione, scrive Repubblica. Il presunto terrorista era stato quattro anni in carcere in Italia; ora su di lui è stato spiccato un mandato di cattura europeo. Intanto dalle ricostruzioni della polizia, risulta che il camionista polacco a cui l’attentatore ha sottratto il tir poi lanciato sulla folla presente al mercatino di Natale, fosse ancora vivo al momento dell’attacco e abbia cercato di fermare il terrorista (Avvenire). Da Israele invece arriva la conferma che una delle 12 vittime è l’israeliana Dalya Eliakim, in vacanza con il marito a Berlino e investita dal camion lunedì scorso. Il marito, Rami, è invece ancora ricoverato in ospedale in condizioni serie.

Strage di Berlino, perché. “I tedeschi ora si chiedono “Perché?” come gli ebrei durante il nazismo”, scrive sul Fatto Quotidiano Leonardo Cohen, parlando della strage terroristica nella Capitale tedesca. “Warum se lo chiesero gli ebrei dinanzi allo sprofondo dell’Olocausto, e se lo chiese e ce lo chiese Primo Levi, nel suo squassante indagare sull’annientamento dell’uomo, su I sommersi e i salvati, “perché io?”, scrive il giornalista. “La Storia replica di nuovo il suo turpe inventario: corpi senza identità, giovani generazione Erasmus sacrificati in nome di un’ideologia malata e fanatica, vite spezzate senza ragione: appunto, perché?”. Intanto manifestazioni in tutta la Germania con la partecipazione dei rappresentai dei tre grandi monoteismi sono stati organizzati per le prossime ore, scrivono Avvenire e l’Osservatore Romano. Sul Fatto invece Furio Colombo risponde a un lettore che si chiede perché la guerra in corso non venga definita “di religione”: buttando Dio nella mischia, afferma Colombo, “si disarmano i veri sentimenti religiosi e si dà vita a un odio contro odio, motivato dal fatto che io non posso permettere che il mio nemico sia peggiore di me. In questa gara a chi odia di più, ed è capace di fare più male, l’invocazione di Dio è necessaria come lo è stata nei secoli”.

Sequestro Moro e coinvolgimento palestinese. Dai cassetti segreti di una storia infinita come il caso Moro, ora affiora una nuova vicenda che conferma il rapporto privilegiato e oscuro intrecciato dallo Stato italiano con i movimenti palestinesi, nella stagione in cui questi praticavano attività terroristiche: nell’aprile 1978 – quindici giorni prima che il prigioniero Aldo Moro venisse ucciso dalle Br – dunque nel momento di massima crisi dello Stato repubblicano – i Servizi italiani attivarono un canale riservatissimo con i palestinesi per sondare una trattativa. Obiettivo: la liberazione del presidente democristiano (La Stampa e il Corriere).
 
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  davar
la risoluzione presentata dall'egitto
“L'eccidio in Siria non interessa,
l'Onu si occupa solo d’Israele”

Ha colto di sorpresa Israele la decisione del Cairo di presentare ieri sera al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una risoluzione contro gli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Nella bozza del provvedimento si afferma che gli insediamenti non “hanno alcuna validità legale”, sono “una palese violazione” del diritto internazionale e si chiede l’“immediata e completa cessazione di ogni attività” a loro legata “nei territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme est” (dal testo della risoluzione). Tutto ciò sarebbe, afferma il testo proposto dall’Egitto, “essenziale per il recupero della soluzione dei due Stati” in quanto queste attività sono “mettono in pericolo” la possibilità di un futuro Stato palestinese in Cisgiordania. “Una risoluzione di questo tipo – ha dichiarato poco dopo la circolazione della bozza l’ambasciatore d’Israele all’Onu Danny Danon (nell’immagine) – non servirà a fare passi avanti per il processo di pace, ma sarà solo un premio delle Nazioni Unite alla politica palestinese di incitamento del terrore”. Il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha invece chiesto attraverso i social network agli Stati Uniti di porre il veto sulla risoluzione che dovrebbe essere votata alle 15 ora di New York (le 21 italiane) in Consiglio.
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La vittima israeliana dell'attacco di Berlino
Dalia Elyakim (1956-2016)
Si chiamava Dalia Elyakim, aveva sessant’anni ed era a Berlino con il marito Rami. Erano partiti da Herzelya, a nord di Tel Aviv, per una vacanza invernale. La sera di lunedì i coniugi Elyakim erano
al mercatino natalizio di Breitscheidplatz, allestito nelle strade di Charlottenburg, nel centro della Capitale tedesca. Entrambi sono stati investiti dal terrorista piombato con un tir proprio su quel mercatino. Nelle scorse ore Dalia, a lungo nella lista dei dispersi, è stata riconosciuta come una delle 12 vittime della strage. Rami invece è uno dei 48 feriti, ancora ricoverato in gravi condizioni in un ospedale berlinese. I due figli della coppia erano arrivati ieri sera in città per collaborare nelle ricerche della madre e per visitare il padre.
Cordoglio per la morte di Dalia è stato espresso in queste ore alla famiglia dal Presidente d’Israele Reuven Rivlin. “Da qui porgo le mie condoglianze alla famiglia, che ora si trova al fianco di Rami, seriamente ferito nell’attacco e per cui preghiamo”, ha dichiarato Rivlin. “Rimarremo uniti e determinati di fronte a questo terrore omicida che colpisce ovunque nel mondo. – ha ribadito il Presidente – Combatteremo senza tregua contro l’estremismo e contro l’odio”.
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jciak
Per l’Oscar, Israele non ci sarà
Le speranze israeliane di correre all’Oscar finiscono in niente. Sand Storm, il film della debuttante Elite Zexer incentrato sulla drammatica vicenda di due donne alle prese con i pregiudizi della società patriarcale in un villaggio beduino del Negev e dialogato in arabo, non ce l’ha fatta a entrare nella shortlist dei nove candidati all’Oscar come migliore film straniero. Se può essere di consolazione, tra i film rimasti in lizza ben tre sono dedicati al periodo nazista. Ricordando che un anno fa la vittoria come migliore lavoro straniero andò a Il figlio di Saul di Laszlo Nemes, ipnotica storia di un prigioniero ad Auschwitz, anche le nomination 2017 testimoniano che quel tratto di storia è un’enigma che ancora inquieta e interroga le coscienze.

Daniela Gross
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  pilpul

Setirot -  Evviva le feste
In periodi di differenti festività, soprattutto se – come a volte capita – sovrapposte, colpisce l’afflato alla fratellanza, alla pace e alla solidarietà che arriva da parte di rappresentanti dei tre grandi monoteismi. Rabbini, preti e imam si uniscono spesso in “cori” più che condivisibili, in particolare di questi tempi. Poi uno va a guardare che cosa scrivono sui social alcuni di coloro che quei rabbini, quei preti, quegli imam dovrebbero seguire (e dicono di farlo) ed ecco che leggiamo frasi e ragionamenti del tutto diversi, carichi di diffidenza, di paura, di rancore, di rabbia se non di odio. Evviva le feste e chag Chanukkà sameach.

Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Berlino
Non ho mai amato le città cartolina e forse per questo mi sono innamorata di Berlino la prima volta che ci ho messo piede. È una città viva, con una straordinaria capacità di trasformarsi, di rinascere e di guardare al futuro e voglio credere che in qualche modo riuscirà a riprendersi dal colpo tremendo che ha appena ricevuto. Ancora una volta.
Berlino – Sinfonia di una grande città, recitava il titolo del film documentario in bianco e nero del 1927 musicato da Edmund Meisel e potremmo dire che la città è davvero una grande sinfonia, perché risuona di generi musicali diversi in ogni suo angolo e perché nei secoli ha ispirato centinaia di autori e artisti.
“There’s a place where you can air your brain… this city is so beautiful and lets you be the best one that you are”, canta Max Koffler, giovane musicista tedesco che dice di discendere dal compositore barocco Domenico Mazzocchi. È una canzone pop di ultima generazione, che abbonda di suoni elettronici ma mantiene la morbidezza del classico genere melodico.


Maria Teresa Milano
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Regole rovesciate
Dobbiamo contare fino a 60, dice Calò a Kevin. E infatti le ultime cinque pagine di Carne mia, di Roberto Alajmo (Sellerio) sono un conto alla rovescia che precipita il finale in un testa coda letterale che aggancia le prime cinque. È ‘una storia semplice’, narrata senza fretta, come un treno a vapore che procede su binari dritti e – quando si ferma alla stazione – lascia ammirati noi lettori-passeggeri.
Non servono infatti – anzi disturbano – gli effetti speciali, se un romanzo ha nelle parole la forza di rappresentare l’abisso; ma ci vuole una prosa incollata ai paesaggi, ai fatti, ai personaggi. Alajmo non ha fretta: comincia dalla fine perché sa che ogni fine è nota, quando il destino è un orto chiuso come lo è per chi nasce al Borgo Vecchio, l’enclave all’interno della zona più prestigiosa di Palermo dove tutte le regole sono sospese, se non rovesciate – e che non basta andare a vivere in Spagna per farlo deragliare.


Valerio Fiandra
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Vernacolo
Non avendo purtroppo il dono dell’ubiquità, che in diversi casi comoderebbe alquanto (come contemporaneamente allattare un bambino, misurare la temperatura ad un altro, fornire il fazzoletto ad un terzo, rassicurare il quarto che desiderava dormire invece di essere svegliato nel cuore della notte, e magari, perché no, avere l’ambizione di dormire io stessa?) alcuni giorni or sono ho avuto il piacere di prendere parte alla cena annuale dell’ordine dei commercialisti, rinunciando però ad una serata poetica dedicata ai vernacolari novecenteschi pistoiesi.

Sara Valentina Di Palma
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Solidarietà
“Food for thoughts, spunti per il pensiero per questi primi giorni di inverno. Mi sembra appropriato questa settimana dedicare una riflessione a questa parola: solidarietà. Il termine francese solidarité – da cui l’utilizzo nelle lingue romanze e in quelle anglosassoni pare derivare – è riferito nell’Encyclopédie del 1765 come lo stato di un gruppo di debitori ciascuno dei quali si impegna verso il creditore in solidum, rispetto all’interezza di un debito. La solidarietà come una forma di impegno alla restituzione, quindi.

Sira Fatucci 
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