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2 Marzo 2017 - 4 Adar 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Nell’espressione di apertura della Parashà: “We-yiqchu li terumà” (Prenderanno per Me una prelevazione) il Qedushàth Lewì, sfruttando la radice della parola “Terumà”, vede adombrato il seguente insegnamento: quando gli Ebrei hanno la volontà e la generosità di osservare le mitzwòth senza secondi fini, per amore per le mitzwòth stesse, anche Ha-Qadòsh Barùkh Hu Si sente elevato, perché ogni mitzwà aggiunge forza alle forze celesti.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
A un convegno sul Futuro del Popolo Ebraico che si è tenuto ieri al Jewish People Policy Institute a Gerusalemme, un incisivo aforisma è emerso dall’intervento del politologo francese Dominique Moïsi che ha citato tre termini ormai paradigmatici nell’attuale situazione dei paesi membri dell’Unione Europea: “Nostalgie, inégalité, aliénation”. Siamo lontanissimi, e di fatto agli antipodi di quel motto: “Liberté, égalité, fraternité” che fu il punto di partenza dell’emancipazione delle società europee e di un nuovo ordine politico basato su una più giusta distribuzione dei diritti, dei doveri e delle risorse dei cittadini. Nostalgia dei mitici anni ’50 e ’60 della ricostruzione e del miracolo della crescita economica europea dopo la seconda guerra mondiale. Ineguaglianza fra coloro che, in un contesto di notevole miglioramento generale del tenore di vita, realmente si arricchiscono e coloro i quali rimangono indietro e stentano a finire il mese. Alienazione nei confronti del sistema politico e della sua classe dirigente che non solo non è riuscita a risolvere ma ha anche dimostrato molta indifferenza nei confronti dei problemi della gente. Se è vero che siamo arrivati a tanto, vuol dire che effettivamente esiste un profondo senso di disagio da parte di una grande fetta della popolazione europea contemporanea. E questo può aiutare a comprendere i suoi comportamenti elettorali presenti, e a prevedere quelli futuri.
 
Studenti contro Israele
Il Consiglio degli studenti dell’Università di Torino ha votato a maggioranza (16 a favore, 5 contrari) una mozione in cui chiede che il rettore Gianmaria Ajani “receda agli accordi attualmente in vigore con il Technion”. Sposando le velenose tesi del movimento Bds, che propugna l’isolamento e il boicottaggio d’Israele, la rappresentanza studentesca ha approvato una richiesta che Repubblica Torino definisce come “la prima ad essere approvata da un organo istituzionale di un ateneo italiano”. Il documento sarà discusso dal Senato Accademico ma il rettore Ajani spiega che “la cooperazione che abbiamo noi con il Technion è stata approvata dalla maggioranza di Senato e Cda e gli accordi stipulati non coinvolgono attività legate all’uso militare delle tecnologie, né la violazione dei diritti umani”. Uno dei rappresentati studenteschi contrari alla mozione, spiega che “boicottare una comunità accademica popolata da studenti nostri coetanei equivale ad isolarla, impedendo alle future generazioni di israeliani di crescere e portare un contributo diverso rispetto a quella attuale sul conflitto in atto”.
 
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  davar
LA MISSIONE A ROMA DEL MINISTRO STEINITZ
Energia, gas e nuovi investimenti

"Israele e Italia partner strategici"
Da tempo si parla dell’Italia come del possibile hub commerciale per il trasporto del gas israeliano in Europa. Un’opportunità economica importante per entrambi i Paesi, tornata al centro del discorso durante l’incontro avvenuto nelle scorse ore tra il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e il ministro israeliano dell’Energia, delle infrastrutture nazionali e delle risorse idriche Yuval Steinitz. I due si sono incontrati ieri nella Capitale, dove Steinitz ha incontrato anche il ministro degli Esteri Angelino Alfano e una delegazione di parlamentari dell’associazione interparlamentare di Amicizia Italia-Israele guidata da Maurizio Bernardo. Sul tavolo dell’incontro tra Steinitz e Calenda, questioni legate all’energia e alle nuove opportunità di business per le imprese. Sono state analizzate la situazione attuale e le prospettive del mercato energetico nel Mediterraneo e le possibilità di sviluppo della produzione del gas nel bacino del Levante. Il ministro Calenda ha confermato l’obiettivo dell’Italia di diventare hub energetico per l’Europa e, in questo ambito, ha ribadito il sostegno del Paese al progetto EastMed, il gasdotto offshore che porterebbe le risorse di gas dell’Est Mediterraneo in Europa, attraverso Cipro e Grecia. Il progetto è attualmente all’esame della Commissione europea, alla quale sarà richiesto a breve un finanziamento per la fase di sviluppo dell’ingegneria.
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l'emozione degli ebrei romani
Prima convocazione nel derby

Giorgio sogna a occhi aperti 
L’esordio sarebbe stato il massimo, meglio di una favola. Ma questo primo assaggio di calcio ad alto livello resterà comunque indimenticabile.
Diciotto anni ad agosto, Giorgio Spizzichino è una grande promessa della Lazio. Un passato di attaccante, l’arretramento sulla fascia e quindi la definitiva consacrazione come terzino destro.
Ieri, per la prima volta, mister Inzaghi l’ha voluto con sé tra i convocati. E mica per una partita qualunque, l’atteso derby di Coppa Italia con la Roma. Forse la partita più importante della stagione per l’undici biancoceleste (che non ha fallito l’obiettivo).
Con la maglia 43 addosso Giorgio si è seduto in panchina e ha assaporato il brivido di un possibile debutto, che non è arrivato ma che sembra comunque vicino. Involontariamente forse, Giorgio è stato anche artefice di un piccolo miracolo. Nella Comunità ebraica romana, tradizionale feudo giallorosso, c’è stato infatti chi, almeno per una serata, ha messo da parte la propria fede calcistica e fatto il tifo per un giocatore degli odiati cugini.
Troppo forte l’orgoglio per quel ragazzo così promettente, che al Portico d’Ottavia ha un pezzo del proprio cuore, delle proprie origini, del proprio vissuto familiare.
“Diciotto anni ancora da compiere, ma tanta voglia di imparare e di migliorarsi. Dove? Basta chiedere a lui, e vi risponderà che si può migliorare in qualsiasi aspetto: per crescere c’è sempre tempo” si legge di Giorgio sul sito della Lazio.
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FONDAZIONE MUSEO DELLA SHOAH - IL PRESIDENTE
"Da Roma a Milano, migliaia

di ingressi alle nostre mostre"
Settemila visitatori ufficiali al Memoriale di Milano, ma il numero non tiene conto degli ingressi degli studenti (che non vengono registrati). A Roma, alla Casina dei Vallati, scolaresche prenotate fino alla prima settimana di maggio. Elementi di grande positività quelli che il presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma, Mario Venezia (nell’immagine), condivide con i lettori del portale dell’ebraismo italiano www.moked.it.
Le due mostre proposte in questo primo scorcio di 2017 dalla Fondazione, “16 ottobre 1943 – La razzia” (in esposizione a Milano) e “La razza nemica”, dedicata alla propaganda antisemita del nazifascismo (Roma), inaugurate entrambe in occasione dell’ultimo Giorno della Memoria, stanno avendo un grande successo e coinvolgendo diversi protagonisti del mondo della scuola e della formazione. Un segno tangibile, osserva Venezia, “che c’è grande attenzione per le tematiche che trattiamo e per come le trattiamo, con grande passione e senso di responsabilità”.


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LA STORIA D'ISRAELE NELLE SUE FOTO
David Rubinger (1924-2017)
David Rubinger era nella zona della penisola del Sinai quando gli arrivò la voce della conquista del Muro Occidentale di Gerusalemme. Stava immortalando a sud la situazione del conflitto del 1967, la celebre guerra dei sei giorni quando decise di precipitarsi verso Gerusalemme. Riuscì a farsi dare un passaggio da un elicottero fino a Be’er Sheva, dove aveva parcheggiato la sua macchina. Troppo stanco per mettersi al volante, chiese ad un soldato di guidare l’auto al suo posto e macinare quei 100 chilometri che lo dividevano dalla foto che lo rese celebre. Rubinger arrivò nella Città Vecchia e si diresse subito al Kotel. Nei pressi del Muro Occidentale si sdraiò, immortalando tre paracadutisti dell’esercito israeliano (con altri in secondo piano) che guardavano intensamente quanto appena conquistato: il luogo più sacro e importante per il mondo ebraico. Quell’immagine, che Rubinger definì bruttina, divenne un’icona della guerra dei sei giorni e della riconquista di Gerusalemme.
A quello scatto ne seguirono molti altri, e le fotografie di Rubinger, scomparso oggi all’eta di 92 anni, diventarono presto l’album di famiglia d’Israele. “Ci sono quelli che scrivono le pagine della storia, e ci sono quelli che le illustrano tramite l’obiettivo della loro macchina fotografica. Attraverso la sua fotografia, David ha immortalato la storia come sarà per sempre impressa nella nostra memoria”, il ricordo del Presidente d’Israele Reuven Rivlin.
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ISRAELITICO - l'incontro sulla nuova legge
"Sanità, una giornata storica"
“Una data che resterà nella storia della sanità italiana” Così il responsabile Sanità del Partito Democratico e relatore del disegno di legge sulla Responsabilità professionale, Federico Gelli, ieri approvata in modo definitivo dalla Camera dei deputati. Legge che l’onorevole Gelli ha avuto l’opportunità di illustrare poche ore dopo, al Centro Ebraico Il Pitigliani, nel corso di un incontro organizzato dall’Ospedale Israelitico sul tema “Medicina e nuove forme di tutela”. Diversi gli specialisti che sono intervenuti al riguardo, davanti a una folta platea di addetti ai lavori.


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qui vercelli - LA SERATA
Nuove memorie da Ferramonti
Un incontro dai tanti richiami. Memorie da Ferramonti di Tarsia. Memorie dalla Shoah, un ricordo per i Giusti. Un brano musicale di grande impatto, Un Kaddish in memoria. Due momenti che hanno segnato un partecipato incontro svoltosi nella sede della Comunità ebraica vercellese su iniziativa della presidente Rossella Bottini Treves.


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jciak
Manchester by the Sea
I suoi genitori hanno divorziato quando aveva cinque anni. Un anno più tardi sua madre si risposava e Kenneth Lonergan, Oscar per la sceneggiatura di Manchester by the Sea che ha anche diretto, si trasferiva con la nuova famiglia in un palazzo in Central Park West. Qui il regista – di padre irlandese come dice il nome – è cresciuto in un universo ebraico. Sua madre e il nuovo marito, entrambi psichiatri, erano ebrei come lo erano i loro amici e conoscenti. “Pensavo che tutti fossero ebrei”, ha raccontato sul New Yorker il regista di uno dei film più belli della stagione (il protagonista Casey Affleck ha anche spuntato l’Oscar come miglior attore protagonista). “Non sapevo che in qualche modo era fuori del comune. Quando alla fine ho incontrato qualcuno che non era ebreo ho preso atto, ma mi ci è voluto un po’ per assorbire l’idea”.

Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - Una vita in più
Un nuovo prezioso pezzo di Memoria – persecuzione, deportazione, Lager, sopravvivenza, ritorno – è il regalo che ci fa “Fatina Sed, biografia di una vita in più”, adolescente ebrea romana sopravvissuta all’inferno di Auschwitz. Le pagine intense del diario ritrovato dalla nipote Fabiana dopo oltre cinquant’anni e pubblicate dall’editrice Elliot, oltre al valore in sé, forniscono qualcosa di cui abbiamo e avremo sempre più bisogno, ovvero un “accompagnamento” solido e profondo verso un futuro senza testimoni. Ad accompagnarci appunto, insieme “svelandoci” alcuni sentimenti e contraddizioni che riguardano proprio noi, venuti al mondo dopo, è il lavoro delle due curatrici: Anna Segre, medico psicoterapeuta, e Fabiana Di Segni, psicoterapeuta sistemico-relazionale. Che si propongono «di descrivere una parte verificabile delle conseguenze psicologiche che un evento come Auschwitz può causare nelle generazioni successive». Un lavoro di grande interesse perché non teorico e generico, bensì incentrato e studiato su una storia, una famiglia, un micro-cosmo.

Stefano Jesurum, giornalista

In ascolto - The way you look
Alla fine del 1800, a New York, l’editore Judah Katzenellenbogen manda in stampa la prima collezione di canzoni in yiddish che ottiene un grande successo e apre la strada alle tante altre raccolte che verranno pubblicate negli anni successivi. I canzonieri intitolati Lieder Magazin, voluti da Katzenellenbogen nascono all’interno di quella industria musicale, la Tin Pan Alley, che ha i suoi uffici tra la Sesta avenue e Broadway sulla 28esima e che per alcuni decenni dominerà il mercato degli USA. Sono davvero molti i nomi di compositori ed esecutori che divengono celebri lavorando per la Tin Pan Alley e tra loro vi sono diversi ebrei: George Gershwin, Irving Berlin, Oscar Hammerstein, Richard Rodgers, Jerome Kern. Certo si tratta di mostri sacri della musica americana del Novecento ed è normale che siano i più ricordati, ma spesso passa inosservato il nome di una donna, Dorothy Fields, a cui dobbiamo diversi standard jazz di grande successo. In 50 anni di carriera firma oltre 400 brani, collaborando alla scrittura di canzoni in venticinque film.
Nasce in New Jersey nel 1904, suo padre è Lew Fields, nato Moses Schoenfeld e divenuto famoso grazie ai suoi spettacoli di vaudeville e alla collaborazione con Joe Weber; i due portavano in scena uno spettacolo comico in cui impersonavano gli immigrati dalla Germania.


Maria Teresa Milano
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Il Giallo e la Storia
Di Carlo Lucarelli, incontrato la scorsa domenica alla settima edizione del Festival del Giallo di Pistoia, mi affascina l’ambientazione storica di diversi suoi romanzi, sin dall’esordio con Carta bianca (edito nel 1990 da Sellerio, primo lavoro con protagonista il fortunato personaggio del commissario De Luca, il quale opera negli ultimi anni del fascismo repubblicano). Il giallo, che da domenica reca una dedica autografa ad un bambino di sei anni il quale si è presentato con il libro in mano, serio serio, per farselo firmare dallo “scrittore famoso” (piccolo premio per la quasi paziente attesa durante la conferenza), mi fa pensare all’irrisolto dilemma tra scienza ed arte – ammesso che la storia possa essere considerata una scienza, cosa su cui vi sono pareri discordi, come rifletteva già Marc Bloch analizzando la contrapposizione tra story e history nel suo Apologia della storia o mestiere di storico e rivendicando la legittimità della storia tra le scienze umane.
Lucarelli ha infatti tratto ispirazione dalla sua tesi di laurea in storia contemporanea sull’apparato poliziesco della Repubblica di Salò, per dare vita al suo primo romanzo la cui vicenda si svolge negli ultimi giorni del regime repubblichino.


Sara Valentina Di Palma
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