maternità
Pentirsi di essere madre
“Li
chiamo, mi preoccupo, naturalmente sto in ansia per loro, organizzo
pranzi e cene, ci parlo, ci gioco. Mentre sto lì però non faccio che
pensare: quand’è che finisce? Quand’è che posso andare a letto a
leggermi un libro?”. Questa è Tirtza, una delle ventitré “madri
pentite” ascoltate dalla sociologa israeliana Orna Donath nel suo
libro-bestseller tradotto ora in italiano con il titolo “Pentirsi di
essere madri”, per Bollati Boringhieri. Sono molte forse le madri che
si riconoscono nelle parole di Tirtza, ma non tutte, alla domanda “Se
tornassi indietro, rifaresti i figli?” risponderebbero, senza dubbio
alcuno, un definitivo e secco “No”. Il libro di Orna Donath, che ha già
provocato polemiche negli Stati Uniti, in Germania e Spagna, racconta
di loro, donne che se potessero tornare indietro non sceglierebbero la
maternità, donne che si dichiarano insofferenti al solo pensiero dei
figli, e che però spesso sono costrette al silenzio. Perché confessare
questo genere di scarsa predisposizione – o peggio il proprio
pentimento – è ancora un tabù.
Orna Donath, perché ha deciso di scrivere questo libro?
Al termine del mio primo studio, condotto tra il 2003 e il 2007, su
donne e uomini ebrei israeliani che non volevano diventare genitori,
sono rimasta colpita da una frase che veniva rivolta prevalentemente
alle donne: “Te ne pentirai, ti pentirai di non essere diventata
madre”..
Francesca Sforza per La Stampa
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