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Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Eccolo là, acquattato come un gatto selvatico che deve assaltare una
donnola, in un balzo appare davanti a noi il voyeur halachico, quello
che ha seguito e segue ogni passo della vita dei signori Kushner, Jarod
ed Ivanka Yael, ed, in quanto voyeur, è pronto ad analizzare ogni
singolo atto del loro essere in base ai dettami deuteronomici, che
magari il gatto selvatico per se stesso non applica, ma è pronto ad
usarli come griglia per la vita altrui.
Ed allora il nostro gatto selvatico si chiede come abbiano fatto a
viaggiare di Shabbat, come hanno fatto a mangiare kasher in Arabia
Saudita e poi, nel caso del voyeur de’ noantri, si chiede pure perché i
Kushner, arrivati a Roma, non siano andati a mangiare in uno dei
buonissimi ristoranti kasher della capitale.
Ed ecco che vengono fuori gli articoli che raccontano di una “dispensa”
rabbinica, poi questa viene smentita ma, intanto, il popolo del web si
è già sovraeccitato, ha già sovrapostato, si è già scatenato in mille e
più like o dislike o quasi quasi like.
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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Non
è un fatto di quantità, ma di qualità. La programmazione dell’uccisione
di bambini e ragazzi è una delle malattie della modernità. Gli apparati
di sicurezza possono tentare di scongiurare gli attentati, le
organizzazioni umanitarie possono assistere gli scampati alle stragi,
ma il punto rimane. Le giovani vite sono considerate pericolose in sé,
e sono un anello debole, facile da colpire, difficile da difendere. Uno
dei modi più efficaci per contrastare questa dinamica è lo studio delle
precondizioni sociali, culturali, economiche e politiche che nel
recente passato (genericamente nel Novecento, ma in maniera più
circoscritta e riconoscibile nella Shoah) hanno determinato l’uccisione
programmata di masse di giovani vite. Studiare e documentare, per saper
riconoscere i segni premonitori di eventi che non cessano di lacerare
le nostre coscienze.
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Milano, destra in corteo
Sala: "Una provocazione"
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“Una
provocazione che andrebbe evitata”. Il sindaco di Milano Beppe Sala
prende una posizione netta contro una manifestazione in programma
domani, definita da Repubblica “di chiaro stampo xenofobo, razzista e
neofascista”. Si tratta del corteo No invasion, che vedrà sfilare
gruppi di estrema destra riuniti dal comitato Milano sicura. “Hanno già
aderito Fratelli d’Italia, Fiamma tricolore, Fronte Nazionale, Italia
Victrix, Destra sociale, Destra per Milano, Fare Fronte. I promotori
puntano sul tema sicurezza, ma la locandina non lascia spazio a dubbi:
l’obiettivo – scrive il quotidiano – è l’offensiva anti immigrati”.
In un’installazione di Hamas a Gaza sono state eseguite, davanti un
folto pubblico, le condanne a morte di tre palestinesi giudicati
responsabili dell’uccisione, a marzo, di un comandante militare del
gruppo terroristico al governo della Striscia. Uno dei condannati è
stato impiccato, mentre gli altri due sono stati fucilati da un plotone
di esecuzione. “I tre palestinesi, che secondo Hamas hanno agito per
conto di Israele, erano stati condannati a morte dopo che, secondo la
versione ufficiale, avevano confessato le proprie responsabilità”
scrive Avvenire.
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qui roma - domenica l'evento al pitigliani Dall'architettura all'innovazione,
le molte anime di Gerusalemme
Si
conclude questa domenica, con una intera giornata dedicata a Israele
nelle sue molteplici sfaccettature – luogo di cultura, identità,
innovazione, dialogo e molto altro ancora – il programma di iniziative
pensato da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Comunità ebraica di
Roma, Ambasciata d’Israele e Hevràt Yehudi Italia (la comunità degli
ebrei italiani in Israele) per festeggiare Gerusalemme nel
cinquantesimo anniversario dalla riunificazione.
La giornata di domenica, al Centro Ebraico Il Pitigliani, sarà
introdotta dalla responsabile per le iniziative culturali del Centro
Bibliografico UCEI Raffaella Di Castro.
Si partirà alle 11, con ouverture e intermezzi musicali per pianoforte
di Antonio Cama. Seguirà una conversazione su “Hebrew University, da
Einstein all’avanguardia hi tech” moderata da Viviana Kasam (Presidente
BrainCircle Italia) e con la partecipazione di Hillel Bercovier (Hebrew
University) e dell’ambasciatore israeliano Ofer Sachs. Alle 16,
“Gerusalemme nelle pagine del Talmud”: una discussione moderata da
Clelia Piperno, direttrice del Progetto Talmud, con interventi di rav
Riccardo Di Segni e di rav Gianfranco Di Segni. Alle 16 si parlerà di
“Il nome di Gerusalemme”, con Barbara Notaro che intervisterà Clelia
Piperno e Alberto Melloni. Alle 17.30 focus su “Archeologia, Arte e
Architettura a Gerusalemme” introdotto da Tamar Milo, direttore del
Dipartimento Italia, The Jerusalem Foundation, moderato da Davide
Spagnoletto e con interventi di Dan Bahat, Giorgia Calò, David Cassuto,
Tania Coen e Raffaella Frascarelli. Concluderà la serata la proiezione
del film inedito “Ben Gurion, Epilogue” presentato da Ariela Piattelli,
direttrice artistica del Pitigliani Kolnoa Festival. Sarà presente la
produttrice Yael Perlow.
Riflette su questo anniversario il demografo Sergio Della Pergola,
presidente della Hevràt Yehudi Italia: “Sono trascorsi cinquant’anni
dal proditorio attacco contro lo Stato d’Israele e la sua capitale, di
cui alcuni di noi furono diretti testimoni. Non abbiamo dimenticato le
giornate di tesa apprensione che precedettero la Guerra dei Sei Giorni,
e i momenti di sincera gioia e sollevazione seguiti all’allontanamento
del pericolo, grazie all’eroico sforzo e sacrificio dei nostri giovani
combattenti di Zahal, le Forze di Difesa di Israele. È rimasto
indimenticabile nei nostri cuori il momento della liberazione dei
luoghi più cari e più carichi di sacre memorie nella tradizione
ebraica, il Kotel Hama’aravi (il Muro Occidentale), e la Spianata del
Tempio. In quel breve momento di sollevazione degli spiriti abbiamo
sentito e creduto che fosse giunta la fine del conflitto e che si
aprisse una nuova era di pace e di speranza. Purtroppo oggi sappiamo
che questi nostri sentimenti sinceri non hanno trovato corrispondenza
nella realtà politica ostile del Medio Oriente”.
A Gerusalemme, la Hevràt Yehudé Italia ha tuttavia dato un suo unico e
prezioso contributo alla cultura, al dialogo, e alla pacificazione. “Il
Tempio Italiano e il Museo di Arte Ebraica Italiana Umberto Shlomo
Nahon – spiega infatti Della Pergola – hanno costituito e costituiscono
un piccolo ma prezioso sito di luce e di civiltà. La lunga, ricca e
multiforme tradizione dell’ebraismo italiano ha portato al grande
pubblico a Gerusalemme e in Israele un messaggio originale e profondo
di spiritualità ebraica, di fiducia nei valori, e di senso estetico”.
Un dono che, aggiunge, “arricchisce enormemente la qualità della
società israeliana e di ogni persona di buona volontà che ne voglia
prendere visione”. Un notevole sforzo in particolare è stato investito
nell’attività educativa di fronte alle scolaresche “della parte ebraica
e della parte araba di Gerusalemme” Migliaia di ragazzi e di ragazze,
ebrei, musulmani, cristiani, sono rimasti così incantati di fronte a
questo messaggio di amore e di rigore. E sperabilmente, osserva Della
Pergola, porteranno avanti questa memoria verso un futuro “con meno
tensioni, migliore convivenza e finalmente una pace condivisa”.
(Nell’immagine un momento della serata per Yom Yerushalaim ai Mercati di Traiano)
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il messaggio di auguri per il ramadan 'Un mese di spiritualità e qualità'
“In
prossimità dell’avvio del mese festivo del Ramadan, desidero estendere
a tutte le persone di fede musulmana presenti in Italia un mio
personale augurio. Si tratta di un augurio che viene dal cuore, nella
consapevolezza che mai come oggi le religioni devono agire con fermezza
contro ogni forma di terrore e di odio, verso uno spazio futuro che
condividiamo quotidianamente, testimoniando attraverso i valori che
uniscono, ciascuno con le proprie tradizioni e specificità, un impegno
che guarda oggi alle comuni sfide sociali, e domani all’orizzonte
irrinunciabile della pace e della fratellanza”.
Così la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi
Di Segni in un messaggio inviato alla vigilia del Ramadan. “L’auspicio
– si legge ancora – è che, anche in questa prospettiva, il Ramadan
possa rappresentare un’occasione per condividere momenti che lascino un
segno, sia nella dimensione privata che in quella collettiva
comunemente partecipata. Un mese di introspezione, spiritualità,
qualità e incisività delle relazioni”.
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qui roma - la consegna nei locali comunitari Forze armate, un riconoscimento per il generale Claudio Graziano
Una targa per ringraziare forze armate ed esercito per il loro impegno a difesa delle istituzioni comunitarie.
Questo l'omaggio che è stato consegnato dalla presidente della Comunità
ebraica romana Ruth Dureghello e dal rabbino capo Riccardo Di Segni al
generale Claudio Graziano, Capo di Stato maggiore della Difesa, ospite
ieri del centro comunitario di via Balbo per la presentazione del
volume Abenaim. Una famiglia ebrea e le leggi razziali di Umberto Abenaim.
La storia di Carlo Abenaim, un giovane ebreo militare di carriera che
aveva partecipato alla Guerra di Abissinia e che, con la promulgazione
delle Leggi Razziste nel '38 da parte del fascismo, fu espulso con
disonore dall'esercito assieme ai suoi correligionari. Finita la
guerra, scampato alle persecuzioni antiebraiche, Abenaim fu reintegrato
e si distinse nuovamente nei ranghi militari, fino a diventare
responsabile dell'Arsenale Militare di Piacenza. Una storia avvincente,
nonostante i molti tradimenti subiti, di attaccamento alla patria.
Valore quest'ultimo che, è stato sottolineato alla presenza
dell'illustre ospite, attraversa da sempre il mondo ebraico italiano.
A commentare il libro, moderati dall'ex presidente della Comunità
ebraica Riccardo Pacifici, i giornalisti del Corriere della sera Paolo
Conti e Maurizio Caprara. Leggi
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Qui roma - segnalibro Quando Moisè andò alla guerra
Nel
1915, quando l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria, gli ebrei
italiani erano animati da un diffuso patriottismo, dovuto
all’emancipazione e ai diritti ottenuti solo pochi decenni prima con
l’unità d’Italia, e aderirono con entusiasmo al profilarsi dell’impresa
bellica.
La storia della partecipazione ebraica alla Grande Guerra è ripercorsa nel voluminoso saggio di Paolo Orsucci Granata, Moisè va alla guerra, pubblicato dall’editore livornese Salomone Belforte.
Il libro è stato presentato ieri pomeriggio al Centro Bibliografico
“Tullia Zevi” dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. A
intervenire, introdotto dalla bibliotecaria-archivista del Centro
Giséle Levy, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il rabbino e
direttore della Rassegna Mensile d’Israel Gianfranco Di Segni, il
giornalista di Panorama Stefano Caviglia e l’autore, ebraista con
diverse pubblicazioni al suo attivo. Leggi
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circolano delle indiscrezioni
Bergoglio ancora in Israele?
Dal Vaticano smentiscono
Sarebbero
prive di fondamento le voci relative a un prossimo viaggio di Bergoglio
in Israele circolate sulla stampa israeliana nelle scorse ore. Voci
raccolte in ambienti vaticani dalla redazione di Pagine Ebraiche
smentiscono chiaramente questa possibilità.
Bergoglio era già stato in Israele nel 2014, nel ventesimo anniversario
dall'avvio delle relazioni tra Stato ebraico e Santa Sede. Nessun papa,
tra coloro che l'hanno preceduto in questo itinerario, è mai tornato
una seconda volta in visita.
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Tradurre noi stessi a noi stessi
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Domenica
mattina, Salone del Libro. Chi è in coda per entrare digerisce
abbastanza bene la novità dei controlli di sicurezza (purtroppo diventa
ogni giorno più difficile metterne in discussione la necessità); unica
nota stonata l’attivista BDS che cerca di convincere la gente che
comprare stampanti o cartucce di una nota marca è un crimine contro
l’umanità (al confronto guerre, attentati, bombardamenti sui civili, e
altre cose che si sentono quotidianamente sul Medio Oriente sono
bazzecole). Se non si può neanche finire di entrare al Salone prima di
sentire i soliti violenti attacchi contro Israele mi domando con
preoccupazione cosa succederà agli incontri sulla letteratura
israeliana e sulla traduzione dall’ebraico. Invece fortunatamente fila
tutto liscio, ed è un piacere, una volta tanto, sentir parlare di
Israele come si parla di qualunque altro Paese al mondo.
Anna Segre, insegnante Leggi
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Dentro la testa e il cuore |
“Il
mio cuore è oriente, e io mi trovo alla fine dell’occidente” scriveva
il poeta e rabbino spagnolo Yehuda Halevi (1085-1141). Halevi fu forse
il primo sionista della storia, ma sebbene il suo nome ricorra
continuamente nelle strade d’Israele, egli morì al Cairo prima di
imbarcarsi per la Palestina, o secondo altri, alle porte di Gerusalemme
senza però riuscire a varcarle. Il legame di Halevi con Sion era
prevalentemente individuale e spirituale, egli riteneva che la Shekinah
fosse più palpabile in Eretz Israel rispetto ad altrove.
Quasi come Halevi, posso vantarmi in circa trent’anni di aver girato
per quasi tutti i paesi del Mediterraneo ed aver visto questo mare da
tutti e quattro i punti cardinali, ma mai fino ad adesso ero ancora
giunto in Israele.
Francesco Moises Bassano
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Diario del soldato - Chic e shock |
Se
sia Chic o se sia uno Shock, ancora non si sa, ma una cosa è certa:
l’abito indossato da Miri Regev (ministra della Cultura israeliana)
alla settantesima edizione del Festival di Cannes, ha fatto discutere
tutti. Ma proprio tutti. Persino chi da sempre sostiene i suoi modi
eccentrici e poco convenzionali, questa volta ha storto il naso
perplesso.
L’oggetto dell’acceso dibattito è un corpetto dorato valorizzato da
pietre altrettanto scintillanti e un’ampia gonna perlata con sopra
stampata la città vecchia di Gerusalemme, confezionato su misura per
lei dallo stilista Aviad Arik Herman.
David Zebuloni
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Unirsi nel deserto
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Ovunque
si viva, probabilmente si vive in Egitto; esiste un posto migliore che
è la Terra promessa e la strada che porta ad essa attraversa il
deserto. L’unico modo di raggiungerla è unirsi e marciare assieme.
(David Walzer, Esodo e rivoluzione)
Ilana Bahbout
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