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26 Maggio 2017 - 1 Sivan 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Eccolo là, acquattato come un gatto selvatico che deve assaltare una donnola, in un balzo appare davanti a noi il voyeur halachico, quello che ha seguito e segue ogni passo della vita dei signori Kushner, Jarod ed Ivanka Yael, ed, in quanto voyeur, è pronto ad analizzare ogni singolo atto del loro essere in base ai dettami deuteronomici, che magari il gatto selvatico per se stesso non applica, ma è pronto ad usarli come griglia per la vita altrui.
Ed allora il nostro gatto selvatico si chiede come abbiano fatto a viaggiare di Shabbat, come hanno fatto a mangiare kasher in Arabia Saudita e poi, nel caso del voyeur de’ noantri, si chiede pure perché i Kushner, arrivati a Roma, non siano andati a mangiare in uno dei buonissimi ristoranti kasher della capitale.
Ed ecco che vengono fuori gli articoli che raccontano di una “dispensa” rabbinica, poi questa viene smentita ma, intanto, il popolo del web si è già sovraeccitato, ha già sovrapostato, si è già scatenato in mille e più like o dislike o quasi quasi like.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
Non è un fatto di quantità, ma di qualità. La programmazione dell’uccisione di bambini e ragazzi è una delle malattie della modernità. Gli apparati di sicurezza possono tentare di scongiurare gli attentati, le organizzazioni umanitarie possono assistere gli scampati alle stragi, ma il punto rimane. Le giovani vite sono considerate pericolose in sé, e sono un anello debole, facile da colpire, difficile da difendere. Uno dei modi più efficaci per contrastare questa dinamica è lo studio delle precondizioni sociali, culturali, economiche e politiche che nel recente passato (genericamente nel Novecento, ma in maniera più circoscritta e riconoscibile nella Shoah) hanno determinato l’uccisione programmata di masse di giovani vite. Studiare e documentare, per saper riconoscere i segni premonitori di eventi che non cessano di lacerare le nostre coscienze.
 
Milano, destra in corteo
Sala: "Una provocazione"
“Una provocazione che andrebbe evitata”. Il sindaco di Milano Beppe Sala prende una posizione netta contro una manifestazione in programma domani, definita da Repubblica “di chiaro stampo xenofobo, razzista e neofascista”. Si tratta del corteo No invasion, che vedrà sfilare gruppi di estrema destra riuniti dal comitato Milano sicura. “Hanno già aderito Fratelli d’Italia, Fiamma tricolore, Fronte Nazionale, Italia Victrix, Destra sociale, Destra per Milano, Fare Fronte. I promotori puntano sul tema sicurezza, ma la locandina non lascia spazio a dubbi: l’obiettivo – scrive il quotidiano – è l’offensiva anti immigrati”.

In un’installazione di Hamas a Gaza sono state eseguite, davanti un folto pubblico, le condanne a morte di tre palestinesi giudicati responsabili dell’uccisione, a marzo, di un comandante militare del gruppo terroristico al governo della Striscia. Uno dei condannati è stato impiccato, mentre gli altri due sono stati fucilati da un plotone di esecuzione. “I tre palestinesi, che secondo Hamas hanno agito per conto di Israele, erano stati condannati a morte dopo che, secondo la versione ufficiale, avevano confessato le proprie responsabilità” scrive Avvenire.
 
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  davar
qui roma - domenica l'evento al pitigliani
Dall'architettura all'innovazione,

le molte anime di Gerusalemme
Si conclude questa domenica, con una intera giornata dedicata a Israele nelle sue molteplici sfaccettature – luogo di cultura, identità, innovazione, dialogo e molto altro ancora – il programma di iniziative pensato da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Comunità ebraica di Roma, Ambasciata d’Israele e Hevràt Yehudi Italia (la comunità degli ebrei italiani in Israele) per festeggiare Gerusalemme nel cinquantesimo anniversario dalla riunificazione.
La giornata di domenica, al Centro Ebraico Il Pitigliani, sarà introdotta dalla responsabile per le iniziative culturali del Centro Bibliografico UCEI Raffaella Di Castro.
Si partirà alle 11, con ouverture e intermezzi musicali per pianoforte di Antonio Cama. Seguirà una conversazione su “Hebrew University, da Einstein all’avanguardia hi tech” moderata da Viviana Kasam (Presidente BrainCircle Italia) e con la partecipazione di Hillel Bercovier (Hebrew University) e dell’ambasciatore israeliano Ofer Sachs. Alle 16, “Gerusalemme nelle pagine del Talmud”: una discussione moderata da Clelia Piperno, direttrice del Progetto Talmud, con interventi di rav Riccardo Di Segni e di rav Gianfranco Di Segni. Alle 16 si parlerà di “Il nome di Gerusalemme”, con Barbara Notaro che intervisterà Clelia Piperno e Alberto Melloni. Alle 17.30 focus su “Archeologia, Arte e Architettura a Gerusalemme” introdotto da Tamar Milo, direttore del Dipartimento Italia, The Jerusalem Foundation, moderato da Davide Spagnoletto e con interventi di Dan Bahat, Giorgia Calò, David Cassuto, Tania Coen e Raffaella Frascarelli. Concluderà la serata la proiezione del film inedito “Ben Gurion, Epilogue” presentato da Ariela Piattelli, direttrice artistica del Pitigliani Kolnoa Festival. Sarà presente la produttrice Yael Perlow.
Riflette su questo anniversario il demografo Sergio Della Pergola, presidente della Hevràt Yehudi Italia: “Sono trascorsi cinquant’anni dal proditorio attacco contro lo Stato d’Israele e la sua capitale, di cui alcuni di noi furono diretti testimoni. Non abbiamo dimenticato le giornate di tesa apprensione che precedettero la Guerra dei Sei Giorni, e i momenti di sincera gioia e sollevazione seguiti all’allontanamento del pericolo, grazie all’eroico sforzo e sacrificio dei nostri giovani combattenti di Zahal, le Forze di Difesa di Israele. È rimasto indimenticabile nei nostri cuori il momento della liberazione dei luoghi più cari e più carichi di sacre memorie nella tradizione ebraica, il Kotel Hama’aravi (il Muro Occidentale), e la Spianata del Tempio. In quel breve momento di sollevazione degli spiriti abbiamo sentito e creduto che fosse giunta la fine del conflitto e che si aprisse una nuova era di pace e di speranza. Purtroppo oggi sappiamo che questi nostri sentimenti sinceri non hanno trovato corrispondenza nella realtà politica ostile del Medio Oriente”.
A Gerusalemme, la Hevràt Yehudé Italia ha tuttavia dato un suo unico e prezioso contributo alla cultura, al dialogo, e alla pacificazione. “Il Tempio Italiano e il Museo di Arte Ebraica Italiana Umberto Shlomo Nahon – spiega infatti Della Pergola – hanno costituito e costituiscono un piccolo ma prezioso sito di luce e di civiltà. La lunga, ricca e multiforme tradizione dell’ebraismo italiano ha portato al grande pubblico a Gerusalemme e in Israele un messaggio originale e profondo di spiritualità ebraica, di fiducia nei valori, e di senso estetico”. Un dono che, aggiunge, “arricchisce enormemente la qualità della società israeliana e di ogni persona di buona volontà che ne voglia prendere visione”. Un notevole sforzo in particolare è stato investito nell’attività educativa di fronte alle scolaresche “della parte ebraica e della parte araba di Gerusalemme” Migliaia di ragazzi e di ragazze, ebrei, musulmani, cristiani, sono rimasti così incantati di fronte a questo messaggio di amore e di rigore. E sperabilmente, osserva Della Pergola, porteranno avanti questa memoria verso un futuro “con meno tensioni, migliore convivenza e finalmente una pace condivisa”.

(Nell’immagine un momento della serata per Yom Yerushalaim ai Mercati di Traiano)

le felicitazioni di ucei e fbcei
Associazione Italiana Editori,

il Consiglio designa Levi
Il Consiglio Generale dell’Associazione Italiana Editori ha indicato nel giornalista ed ex parlamentare Ricardo Franco Levi la figura candidata a guidare l’ente nel prossimo biennio.
Ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria e autore di un disegno di legge di riordino del settore, Levi è nato a Montevideo (Uruguay) il 10 aprile 1949. Nel corso della sua carriera è stato portavoce dell’ex premier Romano Prodi, cui ha dedicato la biografia ‘Il Professore. Romano Prodi, dall’Iri all’Ulivo’ (Mondadori). Nel 1991 ha inoltre fondato il quotidiano L’Indipendente, che ha diretto fino all’anno successivo.
A Levi sono andate le felicitazioni, tra gli altri, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e di Dario Disegni, Presidente Fondazione della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia (realtà di cui Levi è Consigliere).
L’elezione del nuovo presidente AIE avverrà il 28 giugno a Milano. Levi è designato a succedere all’attuale presidente Federico Motta.

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il messaggio di auguri per il ramadan
'Un mese di spiritualità e qualità'
“In prossimità dell’avvio del mese festivo del Ramadan, desidero estendere a tutte le persone di fede musulmana presenti in Italia un mio personale augurio. Si tratta di un augurio che viene dal cuore, nella consapevolezza che mai come oggi le religioni devono agire con fermezza contro ogni forma di terrore e di odio, verso uno spazio futuro che condividiamo quotidianamente, testimoniando attraverso i valori che uniscono, ciascuno con le proprie tradizioni e specificità, un impegno che guarda oggi alle comuni sfide sociali, e domani all’orizzonte irrinunciabile della pace e della fratellanza”.
Così la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in un messaggio inviato alla vigilia del Ramadan. “L’auspicio – si legge ancora – è che, anche in questa prospettiva, il Ramadan possa rappresentare un’occasione per condividere momenti che lascino un segno, sia nella dimensione privata che in quella collettiva comunemente partecipata. Un mese di introspezione, spiritualità, qualità e incisività delle relazioni”.


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qui roma - la consegna nei locali comunitari
Forze armate, un riconoscimento per il generale Claudio Graziano
Una targa per ringraziare forze armate ed esercito per il loro impegno a difesa delle istituzioni comunitarie.
Questo l'omaggio che è stato consegnato dalla presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello e dal rabbino capo Riccardo Di Segni al generale Claudio Graziano, Capo di Stato maggiore della Difesa, ospite ieri del centro comunitario di via Balbo per la presentazione del volume Abenaim. Una famiglia ebrea e le leggi razziali di Umberto Abenaim.
La storia di Carlo Abenaim, un giovane ebreo militare di carriera che aveva partecipato alla Guerra di Abissinia e che, con la promulgazione delle Leggi Razziste nel '38 da parte del fascismo, fu espulso con disonore dall'esercito assieme ai suoi correligionari. Finita la guerra, scampato alle persecuzioni antiebraiche, Abenaim fu reintegrato e si distinse nuovamente nei ranghi militari, fino a diventare responsabile dell'Arsenale Militare di Piacenza. Una storia avvincente, nonostante i molti tradimenti subiti, di attaccamento alla patria. Valore quest'ultimo che, è stato sottolineato alla presenza dell'illustre ospite, attraversa da sempre il mondo ebraico italiano.
A commentare il libro, moderati dall'ex presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, i giornalisti del Corriere della sera Paolo Conti e Maurizio Caprara.
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Qui roma - segnalibro
Quando Moisè andò alla guerra
Nel 1915, quando l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria, gli ebrei italiani erano animati da un diffuso patriottismo, dovuto all’emancipazione e ai diritti ottenuti solo pochi decenni prima con l’unità d’Italia, e aderirono con entusiasmo al profilarsi dell’impresa bellica.
La storia della partecipazione ebraica alla Grande Guerra è ripercorsa nel voluminoso saggio di Paolo Orsucci Granata, Moisè va alla guerra, pubblicato dall’editore livornese Salomone Belforte.
Il libro è stato presentato ieri pomeriggio al Centro Bibliografico “Tullia Zevi” dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. A intervenire, introdotto dalla bibliotecaria-archivista del Centro Giséle Levy, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il rabbino e direttore della Rassegna Mensile d’Israel Gianfranco Di Segni, il giornalista di Panorama Stefano Caviglia e l’autore, ebraista con diverse pubblicazioni al suo attivo.
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circolano delle indiscrezioni
Bergoglio ancora in Israele?

Dal Vaticano smentiscono
Sarebbero prive di fondamento le voci relative a un prossimo viaggio di Bergoglio in Israele circolate sulla stampa israeliana nelle scorse ore. Voci raccolte in ambienti vaticani dalla redazione di Pagine Ebraiche smentiscono chiaramente questa possibilità.
Bergoglio era già stato in Israele nel 2014, nel ventesimo anniversario dall'avvio delle relazioni tra Stato ebraico e Santa Sede. Nessun papa, tra coloro che l'hanno preceduto in questo itinerario, è mai tornato una seconda volta in visita.

qui torino - commemorazione in sinagoga
Saluzzo ebraica, un ricordo
Commosso ricordo questa mattina, nella sinagoga di Torino, al termine della preghiera mattutina di Shachrit, degli ebrei saluzzesi deportati nei campi di sterminio. L’ultimo gruppo partì da Fossoli il 16 maggio del 1944, allora Rosh Chodesh Sivan (il primo giorno del mese ebraico di Sivan, come oggi).
Gli ebrei deportati da Saluzzo furono 30, 29 uccisi ad Auschwitz.
Fu una pagina terribile per una piccola Comunità quale quella saluzzese che rimase letteralmente distrutta e piegata dalla furia nazista: un tributo enorme se si pensa che il nucleo ebraico nella città contava una cinquantina di membri all’inizio della guerra.


(Nell'immagine la sinagoga di Saluzzo)
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pilpul
Tradurre noi stessi a noi stessi
Domenica mattina, Salone del Libro. Chi è in coda per entrare digerisce abbastanza bene la novità dei controlli di sicurezza (purtroppo diventa ogni giorno più difficile metterne in discussione la necessità); unica nota stonata l’attivista BDS che cerca di convincere la gente che comprare stampanti o cartucce di una nota marca è un crimine contro l’umanità (al confronto guerre, attentati, bombardamenti sui civili, e altre cose che si sentono quotidianamente sul Medio Oriente sono bazzecole). Se non si può neanche finire di entrare al Salone prima di sentire i soliti violenti attacchi contro Israele mi domando con preoccupazione cosa succederà agli incontri sulla letteratura israeliana e sulla traduzione dall’ebraico. Invece fortunatamente fila tutto liscio, ed è un piacere, una volta tanto, sentir parlare di Israele come si parla di qualunque altro Paese al mondo.

Anna Segre, insegnante
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Dentro la testa e il cuore 
“Il mio cuore è oriente, e io mi trovo alla fine dell’occidente” scriveva il poeta e rabbino spagnolo Yehuda Halevi (1085-1141). Halevi fu forse il primo sionista della storia, ma sebbene il suo nome ricorra continuamente nelle strade d’Israele, egli morì al Cairo prima di imbarcarsi per la Palestina, o secondo altri, alle porte di Gerusalemme senza però riuscire a varcarle. Il legame di Halevi con Sion era prevalentemente individuale e spirituale, egli riteneva che la Shekinah fosse più palpabile in Eretz Israel rispetto ad altrove.
Quasi come Halevi, posso vantarmi in circa trent’anni di aver girato per quasi tutti i paesi del Mediterraneo ed aver visto questo mare da tutti e quattro i punti cardinali, ma mai fino ad adesso ero ancora giunto in Israele.


Francesco Moises Bassano
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Diario del soldato - Chic e shock
Se sia Chic o se sia uno Shock, ancora non si sa, ma una cosa è certa: l’abito indossato da Miri Regev (ministra della Cultura israeliana) alla settantesima edizione del Festival di Cannes, ha fatto discutere tutti. Ma proprio tutti. Persino chi da sempre sostiene i suoi modi eccentrici e poco convenzionali, questa volta ha storto il naso perplesso.
L’oggetto dell’acceso dibattito è un corpetto dorato valorizzato da pietre altrettanto scintillanti e un’ampia gonna perlata con sopra stampata la città vecchia di Gerusalemme, confezionato su misura per lei dallo stilista Aviad Arik Herman.


David Zebuloni
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Unirsi nel deserto
Ovunque si viva, probabilmente si vive in Egitto; esiste un posto migliore che è la Terra promessa e la strada che porta ad essa attraversa il deserto. L’unico modo di raggiungerla è unirsi e marciare assieme.
(David Walzer, Esodo e rivoluzione)


Ilana Bahbout



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