Paolo Sciunnach, insegnante | "Chi
è santo? Chi cambia il nemico in amico" (Avot Nathan 23); “Ama a tal
punto il tuo nemico così che anche lui sarà costretto ad amarti” (Rabbi
Israel miWiznitz); “Chi fa la pace è un figlio di D-o e del mondo a
venire” (Sifrà Bemidbar 6, 26); “Gli Zeloti che abitavano vicino a
Rabbi Meir lo opprimevano molto.
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Anna
Foa,
storica |
Nel
triste risveglio di ieri, mi colpisce di più, emotivamente, Torino che
Londra. Certo, lo so che Londra è più grave, che è terrorismo e Torino
non lo è, che in Inghilterra ci sono stati sette morti. Ma vedo in
Inghilterra una capacità di reazione, una forza che non vedo qui. E il
grande concerto di Manchester contro la paura lo dimostra. Qui, nella
Torino nota per il suo rigore, per la sua sobrietà, vedo
improvvisazione, stupidità di chi crea volutamente il panico, di chi
lascia che accada per insipienza, dichiarazioni a sproposito, panico. E
mi sembra un simbolo di quello che stiamo diventando, che siamo
diventati. Se ci fosse anche da noi un attentato, che il Cielo ci aiuti!
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Le parole contro il terrore
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Ra
guerra ai terroristi? Si fa con le parole giuste. È quanto scrive Paolo
Mieli, in un ampio intervento sul Corriere della sera. Minacciare
ritorsioni impraticabili è rischioso, sostiene lo storico e
giornalista, “meglio raffinare l’analisi di un problema che durerà e
non si supera dicendo che la vita continua come prima”.
Tra gli studiosi ad essere citati anche il francese Alain Finkielkraut
e il dibattito in corso sul cosiddetto “ricatto dell’islamofobia”,
formulazione espressa proprio dall’illustre intellettuale d’Oltralpe.
“Intelligence e zero pietà per i complici”. Il sindaco Nir Barkat
intervistato dal Messaggero, racconta il modello Gerusalemme nella
risposta e prevenzione al terrorismo islamico. Afferma il primo
cittadino della capitale di Israele: “La sicurezza è il frutto di una
combinazione di elementi. A Gerusalemme, su 900mila residenti gli arabi
sono 300mila, oltre un terzo. In maggioranza sono persone perbene, che
vogliono una vita pacifica, un’istruzione valida per i figli, buoni
servizi sanitari. Ma tra di loro ci sono pure i cattivi che fanno
ricorso alla violenza”. Aggiunge quindi Barkat: “Gerusalemme ha la
migliore polizia e i migliori servizi del mondo. Intercettiamo i
cattivi prima che facciano le cose malvagie. Lavoriamo insieme alla
maggioranza dei buoni, contro i cattivi. Abbiamo una difesa civile alla
quale contribuiamo tutti. La nostra filosofia è semplice: esser buoni
coi buoni e molto cattivi coi cattivi”.
Sul dorso romano del Corriere, la presidente della Comunità ebraica
Ruth Dureghello sottolinea: “Gli attentati come quello di Londra o una
tragedia da panico incontrollato come quella di Torino ci fanno capire
che serve, ora più che mai, una vera e propria educazione per poter
gestire il terrore e controllare la sovreccitazione che ne deriva”.
Riflette ancora Dureghello: “In Paesi come Israele questa cultura
esiste già. Viene insegnato già da bambini ad aver occhi ovunque, a
guardarsi intorno e a guardarsi gli uni con gli altri al fine di
evitare pericoli”.
Israele pensava di usare la bomba atomica durante la guerra dei Sei
giorni, nel giugno del 1967. È quanto scrive il New York Times, in un
articolo citato oggi in breve da alcuni quotidiani italiani (tra cui
Repubblica). “Sarebbe stata gettata sulla penisola del Sinai come
monito all’Egitto e alle altre forze arabe nemiche dello Stato ebraico”
riporta Alberto Flores D’Arcais.
Scrive a proposito dell’anniversario Fabio Nicolucci sul Mattino: “Se
gli inizi della guerra sono stati il problema della sinistra europea,
gli effetti strategici di quel prodigio tattico sull’anima di Israele
sono il problema della destra ora al governo a Gerusalemme. Le
celebrazioni del cinquantenario, fatte in un insediamento, e
soprattutto la scia negli ultimi anni di leggi e atti restrittivi del
meraviglioso pluralismo sociale e politico del sionismo realizzato da
parte della destra al governo indicano che tale problema ancora non è
vissuto come tale”.
Molto critico Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano: “Alla
lunga, l’occupazione di Cisgiordania e Gaza, da storica vittoria
militare, si tramuterà nella peggiore sconfitta storica. Il sogno della
Grande Israele biblica attizzerà gli appetiti religiosi e coloniali del
gruppi ebraici più estremi, stravolgendo uno Stato finora laico e
socialista. L’ennesima disfatta militare convincerà i palestinesi (e
non solo loro) che non resti altra soluzione che il terrorismo:
tantopiù che si ritroveranno contro non soltanto Israele, ma anche i
finti alleati arabi, dalla Giordania al Libano all’Egitto, autori dei
peggiori massacri di palestinesi della storia”.
Intervistata dal Messaggero, la star del grande schermo Natalie Portman
racconta il suo esordio in regia con “Sognare è vivere”, film tratto
dal romanzo Una storia di amore di tenebra di Amos Oz. “Ho amato molto
il libro – spiega l’attrice – è una storia incredibile. La prima cosa
che mi ha colpita è stato il rapporto tra il ragazzo e sua madre e ho
trovato molto toccante come lei plasmi questo personaggio destinato a
diventare un artista, questo in primo luogo, e poi credo che la lingua
ebraica contenga così tanti misteri, e sia così potente e bella per
raccontare una storia del genere”.
Stasera protagonista al Conservatorio di Milano, il violinista Shlomo
Mintz racconta al Corriere l’incontro con gli strumenti musicali che
più lo hanno emozionato: “Due violini anonimi, costruiti negli anni
venti del Novecento. Sono due dei 28 strumenti che Amon Weinstein, un
liutaio di Tel Aviv, ha recuperato tra quelli che si suonavano ad
Auschwitz”.
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il parlamento ue e la definizione dell'ihra
Antisemitismo, battaglia comune
e strada verso un'Europa unita
A
pochi giorni dalla votazione con cui, il primo giugno, il Parlamento
Europeo ha votato una risoluzione con la quale invita tutti gli stati
membri e le istituzioni e le agenzie dell’Unione ad adottare e ad
applicare la definizione operativa di antisemitismo utilizzata
dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) grande è la
soddisfazione dei membri della delegazione italiana, che si appresta,
nel 2018, a prendere la guida della rete intergovernativa per un anno
di presidenza, a ottanta anni dalle leggi razziste del ’38. Simonetta
Della Seta, direttrice del Meis, il Museo nazionale dell’Ebraismo
Italiano e della Shoah di Ferrara, è da diversi anni membro della
delegazione italiana: “Avendo partecipato come delegata a lavoro
costante in cui è impegnata l’IHRA – ero presente anche a Bucarest,
alla riunione plenaria durante la quale, nello spirito della
dichiarazione di Stoccolma, è stata approvata all’unanimità la
definizione operativa di antisemitismo – non posso che compiacermi che
le istanze nate in seno all’associazione raggiungano obiettivi così
alti”. Leggi
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l'approfondimento sul new york times
Venezia, la “casa della vita”
arriva sui media internazionali
Ogni
giorno, con straordinaria passione e abnegazione. Ogni giorno quel
cancello da superare, quei luoghi da tutelare dalle avversità e dal
tempo che inesorabilmente scorre mettendo a rischio antiche tracce di
storia e vita. Aldo Izzo è il custode delle memorie della Venezia
ebraica, l’uomo che da oltre trenta anni a questa parte si prende cura,
ogni giorno, dell’antico cimitero monumentale al Lido. Una
testimonianza formidabile, una delle più struggenti, della radicata
presenza in questa città (le tombe più antiche all’interno del
comprensorio risalgono al Medioevo).
Izzo, 86 anni, capitano di nave in pensione, è il protagonista di un
progetto che coinvolge l’intera Comunità lagunare e che è finito,
proprio in questi giorni, sulle pagine del New York Times. Un progetto
che è frutto dell’estro dell’artista israeliana Hadassa Goldvicht, che
molte ore ha trascorso assieme a Izzo e ai protagonisti dell’ebraismo
veneziano di oggi. Leggi
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Krav Maga, la tre giorni a Roma
Nuove strade contro la violenza
Una
tre giorni dedicata al Krav Magà, la disciplina sportiva che, nata
quale tecnica di difesa e combattimento delle forze speciali
israeliane, è oggi insegnata e praticata a livello sportivo agonistico
in molti Paesi. L’evento, intitolato “Defend your life – Legittima
difesa personale” a sottolineare come il Krav Magà nasca e debba essere
utilizzato per difendersi e non per attaccare, è stato organizzato
dall’associazione sportiva Mind (che sta per Multiple Individual
Natural Defence) con il patrocinio dell’Ambasciata d’Israele, presso il
Forum Sport Center di Roma.
Alla presentazione della tre giorni di conferenze e pratica sportiva
sono intervenuti, coordinati dal consigliere di Mind Yuri Macrino,
l’ambasciatore d’Israele Ofer Sachs, il presidente del consiglio
dell’ordine degli Avvocati di Roma Mauro Vaglio, l’esponente
dell’Internation Kapap Association Moshe Galisko (il Kapap è la
disciplina da cui il Krav Magà deriva, nata negli anni ’20) e il
presidente di Mind David Galle. Leggi
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Oltremare - Qatar Show |
Certi
giorni riesco a prendermi un attimo per paragonare la prima pagina dei
giornali israeliani e di quelli italiani. Come oggi, che un po' per
caso ho aperto il meraviglioso giornalone.it, che mi regala quelle
poche volte che lo apro le prime pagine di tutti i quotidiani nazionali
italiani in uno sguardo. Oro puro per l'expat, anche quelo come me che
ormai fa fatica a riconoscere i nomi dei politici per non dire delle
starlette. Ho cercato, ho sfogliato, ma non ho trovato da nessuna parte
la notizia che da questo lato del mare tambura già da ieri. Il Qatar
messo all'angolo da quattro paesi arabi, come un bambino birichino
dietro alla lavagna con i ginocchi sui ceci. L'accusa: provvedere aiuto
a gruppi islamici non meglio determinati. Accusatori per la precisione,
Arabia Saudita, Emirati Uniti, Barhain ed Egitto.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Analisi scorretta - 1967
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In
questi giorni si ricordano i 50 anni dalla guerra del giugno 1967. Le
riflessione e i commenti che leggiamo riguardano però più i 50 anni
trascorsi da quel 5 giugno 1967, che le motivazioni e gli eventi che
condussero a quel conflitto.
Dopo la Guerra dei Sei giorni il quadro del confronto arabo-israeliano
si è modificato, divenendo sempre più, specialmente dopo gli accordi di
Camp David del 1978 tra Israele ed Egitto, e gli accordi con la
Giordania del 1995, il conflitto israelo-palestinese.
Israele dopo la guerra del ’67 ha avuto uno sviluppo economico-sociale
profondo. Dapprincipio con l’allargamento del mercato dei consumatori
derivante dall’acquisizione dei territori prima in mani arabe, poi
proprio grazie al disimpegno bellico con gli egiziani e con i giordani,
che ha allontanato il pericolo di un nuovo conflitto tradizionale lungo
le principali frontiere. Ma tutto questo è avvenuto dopo il 1967.
Anselmo Calò
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