29 Maggio 2017 - 4 Sivan 5777

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5 giugno 2017 - 11 Sivan 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
"Chi è santo? Chi cambia il nemico in amico" (Avot Nathan 23); “Ama a tal punto il tuo nemico così che anche lui sarà costretto ad amarti” (Rabbi Israel miWiznitz); “Chi fa la pace è un figlio di D-o e del mondo a venire” (Sifrà Bemidbar 6, 26); “Gli Zeloti che abitavano vicino a Rabbi Meir lo opprimevano molto.
 
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Anna
Foa,
storica
Nel triste risveglio di ieri, mi colpisce di più, emotivamente, Torino che Londra. Certo, lo so che Londra è più grave, che è terrorismo e Torino non lo è, che in Inghilterra ci sono stati sette morti. Ma vedo in Inghilterra una capacità di reazione, una forza che non vedo qui. E il grande concerto di Manchester contro la paura lo dimostra. Qui, nella Torino nota per il suo rigore, per la sua sobrietà, vedo improvvisazione, stupidità di chi crea volutamente il panico, di chi lascia che accada per insipienza, dichiarazioni a sproposito, panico. E mi sembra un simbolo di quello che stiamo diventando, che siamo diventati. Se ci fosse anche da noi un attentato, che il Cielo ci aiuti!
 
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Le parole contro il terrore
Ra guerra ai terroristi? Si fa con le parole giuste. È quanto scrive Paolo Mieli, in un ampio intervento sul Corriere della sera. Minacciare ritorsioni impraticabili è rischioso, sostiene lo storico e giornalista, “meglio raffinare l’analisi di un problema che durerà e non si supera dicendo che la vita continua come prima”.
Tra gli studiosi ad essere citati anche il francese Alain Finkielkraut e il dibattito in corso sul cosiddetto “ricatto dell’islamofobia”, formulazione espressa proprio dall’illustre intellettuale d’Oltralpe.
“Intelligence e zero pietà per i complici”. Il sindaco Nir Barkat intervistato dal Messaggero, racconta il modello Gerusalemme nella risposta e prevenzione al terrorismo islamico. Afferma il primo cittadino della capitale di Israele: “La sicurezza è il frutto di una combinazione di elementi. A Gerusalemme, su 900mila residenti gli arabi sono 300mila, oltre un terzo. In maggioranza sono persone perbene, che vogliono una vita pacifica, un’istruzione valida per i figli, buoni servizi sanitari. Ma tra di loro ci sono pure i cattivi che fanno ricorso alla violenza”. Aggiunge quindi Barkat: “Gerusalemme ha la migliore polizia e i migliori servizi del mondo. Intercettiamo i cattivi prima che facciano le cose malvagie. Lavoriamo insieme alla maggioranza dei buoni, contro i cattivi. Abbiamo una difesa civile alla quale contribuiamo tutti. La nostra filosofia è semplice: esser buoni coi buoni e molto cattivi coi cattivi”.
Sul dorso romano del Corriere, la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello sottolinea: “Gli attentati come quello di Londra o una tragedia da panico incontrollato come quella di Torino ci fanno capire che serve, ora più che mai, una vera e propria educazione per poter gestire il terrore e controllare la sovreccitazione che ne deriva”. Riflette ancora Dureghello: “In Paesi come Israele questa cultura esiste già. Viene insegnato già da bambini ad aver occhi ovunque, a guardarsi intorno e a guardarsi gli uni con gli altri al fine di evitare pericoli”.

Israele pensava di usare la bomba atomica durante la guerra dei Sei giorni, nel giugno del 1967. È quanto scrive il New York Times, in un articolo citato oggi in breve da alcuni quotidiani italiani (tra cui Repubblica). “Sarebbe stata gettata sulla penisola del Sinai come monito all’Egitto e alle altre forze arabe nemiche dello Stato ebraico” riporta Alberto Flores D’Arcais.
Scrive a proposito dell’anniversario Fabio Nicolucci sul Mattino: “Se gli inizi della guerra sono stati il problema della sinistra europea, gli effetti strategici di quel prodigio tattico sull’anima di Israele sono il problema della destra ora al governo a Gerusalemme. Le celebrazioni del cinquantenario, fatte in un insediamento, e soprattutto la scia negli ultimi anni di leggi e atti restrittivi del meraviglioso pluralismo sociale e politico del sionismo realizzato da parte della destra al governo indicano che tale problema ancora non è vissuto come tale”.
Molto critico Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano: “Alla lunga, l’occupazione di Cisgiordania e Gaza, da storica vittoria militare, si tramuterà nella peggiore sconfitta storica. Il sogno della Grande Israele biblica attizzerà gli appetiti religiosi e coloniali del gruppi ebraici più estremi, stravolgendo uno Stato finora laico e socialista. L’ennesima disfatta militare convincerà i palestinesi (e non solo loro) che non resti altra soluzione che il terrorismo: tantopiù che si ritroveranno contro non soltanto Israele, ma anche i finti alleati arabi, dalla Giordania al Libano all’Egitto, autori dei peggiori massacri di palestinesi della storia”.

Intervistata dal Messaggero, la star del grande schermo Natalie Portman racconta il suo esordio in regia con “Sognare è vivere”, film tratto dal romanzo Una storia di amore di tenebra di Amos Oz. “Ho amato molto il libro – spiega l’attrice – è una storia incredibile. La prima cosa che mi ha colpita è stato il rapporto tra il ragazzo e sua madre e ho trovato molto toccante come lei plasmi questo personaggio destinato a diventare un artista, questo in primo luogo, e poi credo che la lingua ebraica contenga così tanti misteri, e sia così potente e bella per raccontare una storia del genere”.

Stasera protagonista al Conservatorio di Milano, il violinista Shlomo Mintz racconta al Corriere l’incontro con gli strumenti musicali che più lo hanno emozionato: “Due violini anonimi, costruiti negli anni venti del Novecento. Sono due dei 28 strumenti che Amon Weinstein, un liutaio di Tel Aviv, ha recuperato tra quelli che si suonavano ad Auschwitz”.
 
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  davar
l'eroe della resistenza
Alberto Terracina (1921-2017)
È scomparso all’età di 96 anni Alberto Terracina, uno degli ultimi partigiani ebrei protagonisti della Liberazione d’Italia dal nazifascismo che era ancora in vita.
La sua Resistenza iniziò al fianco dei partigiani jugoslavi. Quindi, tornato in Italia, con le bande partigiane dei Castelli Romani. Dopo lo sbarco alleato ad Anzio, Terracina si spostò sul versante tosco-emiliano. Per poi tornare verso Roma, assieme alle truppe americane, nei giorni decisivi per la liberazione della Capitale. Come nei mesi precedenti, anche in questo caso fu protagonista.
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la cerimonia a tel aviv per il 2 giugno
Rivlin: "Festa della Repubblica,
grazie Italia per un'amicizia vera"

“Sono passati 71 anni da quando l'Italia ha realizzato il sogno di vivere in una Repubblica democratica. Ed è un sogno che vale la pena celebrare”. Ospite dell'ambasciata italiana a Tel Aviv, il Presidente d'Israele Reuven Rivlin ha sottolineato, in occasione della Festa della Repubblica, il valore storico di questa data. “Le relazioni tra il popolo italiano e quello d'Israele risalgono a centinaia di anni fa e negli ultimi anni si sono rafforzate – ha dichiarato Rivlin – Proprio il mese scorso l'Italia ha dimostrato che la sua non è un'amicizia solo a parole ma anche nei fatti votando contro la vergognosa risoluzione dell'Unesco su Gerusalemme”. Il Presidente d'Israele ha inoltre ricordato il contributo dato dalla Brigata Ebraica - i cinquemila volontari ebrei partiti dalla Palestina mandataria per combattere i nazifascisti in Europa – alla Liberazione dell'Italia, e quindi alla nascita della Repubblica. Rivlin ha detto di essere “orgoglioso e onorato del riconoscimento dato dalla Camera dei Deputati al ruolo della Brigata Ebraica”, facendo riferimento alla legge in discussione in Parlamento volta a conferire al gruppo di combattenti-volontari la medaglia d’oro al valore militare per la Resistenza. Un provvedimento che ha come primi firmatari i parlamentari Lia Quartapelle ed Emanuele Fiano e che attende ora il via libera del Senato.
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il parlamento ue e la definizione dell'ihra
Antisemitismo, battaglia comune
e strada verso un'Europa unita

A pochi giorni dalla votazione con cui, il primo giugno, il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione con la quale invita tutti gli stati membri e le istituzioni e le agenzie dell’Unione ad adottare e ad applicare la definizione operativa di antisemitismo utilizzata dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) grande è la soddisfazione dei membri della delegazione italiana, che si appresta, nel 2018, a prendere la guida della rete intergovernativa per un anno di presidenza, a ottanta anni dalle leggi razziste del ’38. Simonetta Della Seta, direttrice del Meis, il Museo nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, è da diversi anni membro della delegazione italiana: “Avendo partecipato come delegata a lavoro costante in cui è impegnata l’IHRA – ero presente anche a Bucarest, alla riunione plenaria durante la quale, nello spirito della dichiarazione di Stoccolma, è stata approvata all’unanimità la definizione operativa di antisemitismo – non posso che compiacermi che le istanze nate in seno all’associazione raggiungano obiettivi così alti”.
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l'approfondimento sul new york times
Venezia, la “casa della vita”
arriva sui media internazionali

Ogni giorno, con straordinaria passione e abnegazione. Ogni giorno quel cancello da superare, quei luoghi da tutelare dalle avversità e dal tempo che inesorabilmente scorre mettendo a rischio antiche tracce di storia e vita. Aldo Izzo è il custode delle memorie della Venezia ebraica, l’uomo che da oltre trenta anni a questa parte si prende cura, ogni giorno, dell’antico cimitero monumentale al Lido. Una testimonianza formidabile, una delle più struggenti, della radicata presenza in questa città (le tombe più antiche all’interno del comprensorio risalgono al Medioevo).
Izzo, 86 anni, capitano di nave in pensione, è il protagonista di un progetto che coinvolge l’intera Comunità lagunare e che è finito, proprio in questi giorni, sulle pagine del New York Times. Un progetto che è frutto dell’estro dell’artista israeliana Hadassa Goldvicht, che molte ore ha trascorso assieme a Izzo e ai protagonisti dell’ebraismo veneziano di oggi.
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martedì la proiezione a milano
L'esodo degli ebrei dalla Libia,
una lezione per il presente

“La memoria di quanto accaduto 50 anni fa agli ebrei di Libia è un'occasione per una riflessione sia per gli ebrei italiani sia per il Paese”, sottolinea lo psicanalista David Meghnagi, assessore alla Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. E il documentario “Libia – L’ultimo esodo” vuole proprio andare nella direzione di aprire un fronte di discussione su un momento storico poco conosciuto al grande pubblico. La pellicola, diretta dal regista Ruggero Gabbai e realizzata assieme a Meghnagi – prodotta da Forma international -, sarà presentata domani in anteprima a Milano al Cinema Orfeo (ore 20.00) grazie al sostegno dell'UCEI e racconta la storia dell'ebraismo libico: un'esperienza secolare conclusasi nella violenza. Sarà infatti il pogrom del 5 giugno 1967 – preceduto da quello del 1945 - a segnare la fine della vita ebraica del Paese: migliaia di ebrei abbandoneranno la Libia, rifugiandosi in Israele e in Italia, dove riusciranno a ricostruirsi un nuovo futuro.
“Sono tre gli elementi di questa storia che possono essere una lezione per il presente – spiega Meghnagi, di origine libica e testimone diretto di quei tragici eventi – Il primo è legato all'ebraismo italiano: l'arrivo degli ebrei libici ha profondamente cambiato l'identità ebraica dell'Italia; un dato su cui non si è ancora riflettuto a sufficienza. Il documentario e l'anniversario sono un'opportunità per farlo”.
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Qui Firenze – Limmud Italia 
Leadership, confronto aperto
Quali sono i più gravi problemi che esistono attualmente tra la leadership e la base? Quali qualità dovrebbe possedere un leader comunitario? Esiste una formazione specifica? Sarebbe possibile organizzarla? Quali modelli di leadership del passato o di altre comunità ebraiche nel mondo potrebbero ispirarci dei miglioramenti strutturali?
Queste e molte altre le questioni su cui ci si è confrontati ieri pomeriggio, nell’ultima giornata da quarta edizione del Limmud Italia svoltasi a Firenze, in occasione della tavola rotonda “Idee fresche su Leadership e Comunità ebraica”. Appuntamento conclusivo di una tre giorni densa di iniziative e approfondimenti su disparati temi della cultura ebraica contemporanea. Al tavolo dei relatori, incalzati dall’educatore Sandro Servi, una delle anime del Limmud, la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, il rabbino capo di VeneziaShalom Bahbout e l’esponente della sezione ebraica senese Anna Di Castro.
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Krav Maga, la tre giorni a Roma 
Nuove strade contro la violenza
Una tre giorni dedicata al Krav Magà, la disciplina sportiva che, nata quale tecnica di difesa e combattimento delle forze speciali israeliane, è oggi insegnata e praticata a livello sportivo agonistico in molti Paesi. L’evento, intitolato “Defend your life – Legittima difesa personale” a sottolineare come il Krav Magà nasca e debba essere utilizzato per difendersi e non per attaccare, è stato organizzato dall’associazione sportiva Mind (che sta per Multiple Individual Natural Defence) con il patrocinio dell’Ambasciata d’Israele, presso il Forum Sport Center di Roma.
Alla presentazione della tre giorni di conferenze e pratica sportiva sono intervenuti, coordinati dal consigliere di Mind Yuri Macrino, l’ambasciatore d’Israele Ofer Sachs, il presidente del consiglio dell’ordine degli Avvocati di Roma Mauro Vaglio, l’esponente dell’Internation Kapap Association Moshe Galisko (il Kapap è la disciplina da cui il Krav Magà deriva, nata negli anni ’20) e il presidente di Mind David Galle.
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INFORMAZIONE – INTERNATIONAL EDITION 
La Siria ebraica racconta l'esilio
con i sapori della cucina  

Di fronte al dramma infinito della Siria ci si dimentica facilmente come, prima che il mondo iniziasse sia pur distrattamente a fare attenzione a quanto accade nel paese mediorientale, a fare le spese dell’odio e dell’intolleranze delle sue autorità fu anche la sua plurisecolare comunità ebraica, perseguitata e anch’essa da annoverare tra i protagonisti dell’Esodo forzato che hanno conosciuto gli ebrei provenienti dalle nazioni arabe. Nell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International, la rubrica Italics propone un approfondimento sulla cucina ebraica-siriana, “una cucina in esilio”, tra le cui influenze e ingredienti segreti furono quelli portati nella regione dai mercanti ebrei italiani che vi giunsero a partire dal XV secolo.
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pilpul
Oltremare - Qatar Show
Certi giorni riesco a prendermi un attimo per paragonare la prima pagina dei giornali israeliani e di quelli italiani. Come oggi, che un po' per caso ho aperto il meraviglioso giornalone.it, che mi regala quelle poche volte che lo apro le prime pagine di tutti i quotidiani nazionali italiani in uno sguardo. Oro puro per l'expat, anche quelo come me che ormai fa fatica a riconoscere i nomi dei politici per non dire delle starlette. Ho cercato, ho sfogliato, ma non ho trovato da nessuna parte la notizia che da questo lato del mare tambura già da ieri. Il Qatar messo all'angolo da quattro paesi arabi, come un bambino birichino dietro alla lavagna con i ginocchi sui ceci. L'accusa: provvedere aiuto a gruppi islamici non meglio determinati. Accusatori per la precisione, Arabia Saudita, Emirati Uniti, Barhain ed Egitto.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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Analisi scorretta - 1967
In questi giorni si ricordano i 50 anni dalla guerra del giugno 1967. Le riflessione e i commenti che leggiamo riguardano però più i 50 anni trascorsi da quel 5 giugno 1967, che le motivazioni e gli eventi che condussero a quel conflitto.
Dopo la Guerra dei Sei giorni il quadro del confronto arabo-israeliano si è modificato, divenendo sempre più, specialmente dopo gli accordi di Camp David del 1978 tra Israele ed Egitto, e gli accordi con la Giordania del 1995, il conflitto israelo-palestinese.
Israele dopo la guerra del ’67 ha avuto uno sviluppo economico-sociale profondo. Dapprincipio con l’allargamento del mercato dei consumatori derivante dall’acquisizione dei territori prima in mani arabe, poi proprio grazie al disimpegno bellico con gli egiziani e con i giordani, che ha allontanato il pericolo di un nuovo conflitto tradizionale lungo le principali frontiere. Ma tutto questo è avvenuto dopo il 1967.


Anselmo Calò 
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