Jonathan Sacks,
rabbino
|
A
volte abbiamo troppa poca fiducia nel nostro essere genitori.
Sottostimiamo quanto i nostri figli desiderino ascoltare da noi storie
che diano senso e scopo alle nostre vite e che un giorno saranno per
loro motivo di forza.
|
|
David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | “Censored
Voices”, il docufilm della regista Mor Louschy costruito intorno alle
interviste dello scrittore Amos Oz ai soldati israeliani realizzate
pochi giorni dopo la Guerra dei Sei giorni, è un’operazione di memoria
e di contro memoria: fa riemergere voci dal passato che sono una parte
dello scenario e, allo stesso tempo, ridiscutono o chiedono di
ridiscutere la memoria consolidata nel tempo. Sulla questione della
memoria la discussione è molto spesso incentrata sulla questione della
fedeltà o meno all’evento.
| |
Leggi
|
 |
Francia e Italia, le elezioni
e il futuro dei partiti
|
“Per
il presidente francese Emmanuel Macron arriva una nuova prova
elettorale: 47 milioni di francesi sono infatti chiamati oggi alle urne
per il primo turno delle elezioni legislative. Macron chiede agli
elettori di dargli una maggioranza parlamentare abbastanza forte da
permettergli di realizzare il programma con il quale ha conquistato
l’Eliseo e, secondo i sondaggi, al secondo turno (18 giugno) dovrebbe
ottenerla largamente. Come scrive il Corriere, il presidente francese
corre il rischio di stravincere: “sta completando l’opera di
distruzione del vecchio sistema politico, e si è messo alla testa di
una ricomposizione che vede il suo movimento al centro della politica
francese, con proporzioni quasi da partito unico”. Situazione diversa
in Italia dove la politica appare molto più frazionata: le elezioni
comunali di oggi potranno chiarire un po’ gli equilibri in campo. Sono
infatti 1004 le città italiane chiamate a scegliere il proprio sindaco,
“un test molto significativo, – sottolinea il Corriere – innanzitutto
perché arriva un anno dopo gli exploit nelle città-simbolo di Roma e
Torino del Movimento 5 Stelle con i trionfi di Virginia Raggi e Chiara
Appendino, ma con un centrodestra che ora si presenta più competitivo e
unito e il Pd di Matteo Renzi che spera in una rivincita rispetto al
2016 (obiettivo minimo dichiarato: arrivare a 20-22 ballottaggi nei 25
principali comuni), consapevole inoltre che un successo alle
amministrative di giugno 2017 potrebbe fare da volano anche per le
elezioni politiche, in caso di voto nel 2018”. Il quotidiano di via
Solferino spiega poi quali sono le ambizioni dei sei principali leader
politici italiani, Renzi, Grillo, Berlusconi, Bersani e Salvini.
Crisi dei Paesi del Golfo, amministrazione Usa divisa. Mentre prosegue
la campagna di isolamento adottata da alcuni Paesi arabi nei confronti
del Qatar, la Casa Bianca si divide su come gestire la situazione: da
una parte il presidente Usa Donald Trump ha intimato al Qatar “di
interrompere il finanziamento ai terroristi”, dall’altra il suo
Segretario di Stato, Rex Tillerson, ha invitato il gruppo guidato
dall’Arabia Saudita “alla calma e al dialogo”. Lo scontro tra Qatar e
Arabia Saudita, sottolinea Maurizio Molinari su La Stampa, interessa
anche l’Europa: nel Vecchio continente infatti i due Paesi hanno aperto
e finanziano network di istituzioni religiose islamiche che
rappresentano due scuole di pensiero differenti, “riproponendo nelle
singole nazioni le aspre rivalità che si originano dalla Penisola
arabica”. “La sfida per la supremazia politica nell’Islam – spiega il
direttore de La Stampa – può avere ripercussioni immediate in casa
nostra”.
Israele come esempio di tolleranza. “Israele è una democrazia che
protegge i diritti di tutte le persone, di tutte le religioni e dei
loro luoghi sacri. La critica al governo è essenziale in una democrazia
dinamica, ma non dimentichiamo che la tolleranza e l’apertura mentale
che si vedono in Israele non si trovano da nessun’altra parte nel Medio
Oriente. Israele è un ideale. E l’ottimismo sulla pace”. A parlare, il
rabbino americano Mark Goldfeder, avvocato e dayan (giudice dei
tribunali ebraici) è tra i protagonisti della European Academy of
Religion di Bologna. Al Corriere Lettura, rav Goldfeder spiega la sua
visione del confronto tra religioni che non deve essere diretta “a
cancellare le differenze. A costruire dall’esterno una finta religione
moderata”, sottolinea il ruolo delle religioni all’interno del
dibattito pubblico e spiega che bisogna distinguere tra l’islam e
l’islamismo radicale: “In ogni comunità e in ogni religione ci sono
buoni e cattivi. Good people, bad people. Con la violenza in nome
dell’islam il mio vicino musulmano c’entra quanto c’entro io”.
Le responsabilità del mondo musulmano. A partire dal libro dello
storico Georges Bensoussan, Les juifs du monde arabe (Gli ebrei del
mondo arabo), Ernesto Galli Della Loggia critica sul Corriere quello
che secondo l’editorialista è un sentimento diffusissimo all’interno
del mondo islamico: “il vittimismo. L’idea che mentre quel mondo
sarebbe stato oggetto da sempre di gravi soprusi da parte
dell’Occidente, il suo passato, invece, sarebbe totalmente privo di
macchie. L’atmosfera culturale dominante in Europa e negli Stati Uniti
negli ultimi decenni, intrisa di un desiderio di espiazione per i
nostri, veri o presunti, peccati storici, ha indubbiamente favorito la
diffusione di tale sentimento pronto a volgersi in risentimento”.
Richiamando Bensoussan, Galli Della Loggia ricorda come questo
atteggiamento sia legato anche al “mito della presunta felice
convivenza che avrebbe caratterizzato in generale l’esistenza degli
ebrei in tutto il mondo arabo”: un mito appunto perché “le pagine del
libro forniscono a questo proposito una vasta documentazione circa il
miserabile stato di inferiorità, di forzata ignoranza, in cui per
secoli nel mondo islamico gli ebrei furono costretti”. Per
l’editorialista l’Islam per dirsi moderato deve riconoscere questi
torti del passato che influiscono anche sul presente.
|
|
Leggi
|
|
|
qui
ferrara - l'incontro al meis
"Mio
padre, il mio Bat Mitzvah"
Paola Bassani racconta
Una
toccante pagina di diario in parole e note. A raccontarla domani, Paola
Bassani in occasione dell'incontro “Memoria e musica di una maggiorità
religiosa ferrarese”, parte del ciclo “Gallery Talks/Garden Talks”
organizzato al Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di
Ferrara (ore 18.00). Figlia del celebre scrittore Giorgio Bassani e di
Valeria Sinigallia, Paola - metterà a fuoco un preciso frammento del
proprio passato personale e familiare, ovvero quando, a 12 anni,
festeggiò il Bat Mitzvah presso la Comunità ebraica di
Ferrara. L'autrice di Se avessi una piccola casa mia. Giorgio Bassani,
il racconto di una figlia (a cura di Massimo Raffaeli e pubblicato da
La nave di Teseo) ha deciso di soffermarsi sull’esperienza della sua
maggiorità religiosa ferrarese, dopo che il MEIS ha esposto nella
mostra “Lo Spazio delle Domande” gli spartiti originali di quella
festa, celebrata nel 1958 nella Sinagoga di Via Mazzini.
Leggi
|
intervista allo psicanalista gérard haddad
"Come capire il fanatismo? Mettendolo sul lettino"
"
Gérard
Haddad, psicanalista francese che è anche psichiatra, saggista,
editore e traduttore, oltre che ingegnere agronomo, noto soprattutto
per un recente libro dedicato alla psicanalisi del fanatismo, risponde
in un italiano morbido, raffinato, in cui si percepisce appena un
leggero accento difficile da definire. Dichiara subito che gli fa
piacere parlare in italiano, e aggiunge: "Vedremo poi se basta, se mi
ingarbuglio troppo torniamo al francese", prima di spiegare che il
semplice fatto di essere nato a Tunisi nel 1940 lo avvicina molto
all'Italia. Tunisi, spiega, era un paese in cui a quell'epoca sui tre
milioni circa di abitanti almeno il dieci per cento veniva dall'Italia,
dalla Sicilia prevalentemente. "Così anche io mi sento un po'
italiano. E poi ho anche una moglie italiana". Ma non è l'unica lingua
che parla fluentemente, Haddad, che ha fatto anche il traduttore
dall'ebraico al francese, dedicandosi prevalentemente all'opera di
Yeshayahu Leibowitz, insieme a Jacques Lacan il pensatore che più l'ha
influenzato. Paradossalmente, però, la maggior parte delle sue opere
circola molto poco in Israele, e le più recenti non sono tradotte in
italiano.
Ada Treves
(Disegno di Giorgio Albertini) Leggi
|
gérard haddad e il profilo dei fanatici
Le forme dell’intolleranza
La prima parte di Dans la main droite de Dieu. Psychanalyse du fanatisme,
il volume di Gérard Haddad pubblicato da Premier Parallèle a settembre
2015, descrive il fanatismo come soggetto collettivo, composto oggi da
fanatici millenaristi, non solo islamici, ma che in altre epoche si è
presentato in forme differenti, dalle pulizie etniche ai fascismi al
nazismo. Come ha spiegato su Doppiozero Pietro Barbetta, docente di
Teorie psicodinamiche all’Università di Bergamo: "Il progetto dei
fanatici millenaristi contemporanei consiste nello sterminio di
chiunque non concepisca la fede come un progetto di sterminio
generalizzato, una sorta di circolarità dello sterminio. A prima vista,
il fanatismo è una lotta fratricida totale: ebrei, cristiani, laici,
islamici. Il suo teorema è la distruzione dell'umanità. In questa lotta
contro gli infedeli, ci sarà sempre qualcuno più fedele che ucciderà
l'altro, in un processo infinito: il fratricidio appunto". Un
fratricidio di cui Haddad si è occupato in maniera più approfondita nel
suo più recente Le Complexe de Caïn Terrorisme, haine de l'autre et rivalité, uscito presso lo stesso editore lo scorso gennaio. Leggi
|
Cristalli di argilla |
È
spesso apprezzabile l’impegno devoluto alle cause di principio. Non
tutte, va da sé, poiché i principi non si equivalgono, così come la
diversità di visuali non implica l’equivalenza degli sguardi. Tuttavia,
in certi ambienti (forse si dovrebbe dire in determinati “habitat”, a
partire da quello virtuale), tale impegno rischia di rivelarsi una
miscela tra sforzi inani, ossessive tautologie e defatiganti
reiterazioni. Chi svolge una professione intellettuale è spesso
chiamato in causa per comprovare la veridicità, o quanto meno la
plausibilità, di altrui affermazioni. Le motivazioni che stanno a
presupposto di queste richieste sono molteplici. La prima di esse è che
chi studia dovrebbe sapere di più di chi non l’ha fatto. Come non
essere quindi in accordo con quella che sembra costituire di per sé una
evidenza, anche se la professione di cultura non sempre è una garanzia
assoluta di autonomia, prestandosi anch’essa a piegature e
manipolazioni di sorta? Non di meno, chi appella lo «studioso» nel
convalidare il proprio dire, frequentemente non ha ad oggetto la
conoscenza in quanto tale (un’attività che produce risultati spesso
ambivalenti, o comunque illineari se non imprevedibili, rispetto a
quanto molti dichiarano di essere disposti ad accettare in linea di
principio) bensì l’affermazione delle proprie ragioni come imperativo
assoluto. L’aspettativa è, in questo caso, molto netta.
Claudio Vercelli
Leggi
|
|
|