
Elia Richetti,
rabbino
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È
scritto nella Torah che quando Moshè ha sentito le contestazioni di
Qòrach “cadde sul suo volto”, ossia faccia a terra. Nel nostro
immaginario, sembra un gesto di disperazione e di umiliazione. Suona
quindi strana l’osservazione che fa la Ghemarà (Ta’anìth 14): “Una
persona importante non è autorizzato a cadere faccia a terra se non è
esaudito come Yehoshùa’ figlio di Nun".
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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Nella
corso della storia come nella vita quotidiana ci sono situazioni
vinci-vinci o perdi-perdi. Un esempio di quest’ultimo caso è la
questione delle forniture israeliane di energia elettrica alla striscia
di Gaza. Non tutti sanno che dopo il ritiro da Gaza nell’agosto 2005 e
l’abbattimento di tutte le abitazioni dei circa 8000 israeliani
evacuati in quell’occasione, Israele ha continuato a fornire
elettricità alla popolazione del piccolo territorio palestinese
governato da Hamas.
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Terrorismo islamico,
la linea di Macron |
Prima
intervista del neo presidente francese Emmanuel Macron ai giornali
europei. A pubblicarla, in Italia, è il Corriere della sera. Tra i
molti temi trattati nel corso del colloquio anche la minaccia del
terrorismo islamico e la repressione a monte delle minacce più
significative alla sicurezza interna. “Come trovare il punto di
equilibrio tra leggi eccezionali e protezione delle libertà?” viene
chiesto all’inquilino dell’Eliseo dalla stampa.
Risponde Macron: “Bisogna costruire gli strumenti per lottare contro
questa minaccia nuova, sotto il controllo del giudice, amministrativo o
penale. Servono risposte inedite e adatte alla lotta contro questo
terrorismo islamista. Occorre poi avere una politica internazionale
coerente ed essere capaci di parlare con tutte le parti in causa.
Questo è il mio principio diplomatico”.
“Ho parlato cinque volte al presidente Erdogan da quando sono qui. Due
volte con il presidente iraniano Rohani. Ho ricevuto Vladimir Putin.
Alla Francia non viene chiesto di scegliere un campo contro l’altro. È
la sua forza e la sua storia diplomatica” aggiunge Macron.
“Dobbiamo ritrovare la coerenza e la forza di una politica che torni a
darci del credito internazionale. Avere una politica di sicurezza ferma
costruendo le coalizioni più efficaci contro il terrorismo. Infine –
afferma – ci vuole una politica di civiltà, che consiste nello
sradicare i fondamenti profondi di questo terrorismo”.
La generazione dei trentenni prende il potere in Arabia Saudita, scrive
La Stampa. Con Mohammed bin Salman, classe 1985, ministro della Difesa,
ora primo nella linea di successione al trono. E con Abdulaziz bin Saud
bin Nayef, trentatreenne, promosso ministro dell’Interno. “Uno –
si legge – dovrà gestire la sfida con l’Iran sul piano internazionale,
l’altro in patria, stroncando la rivolta sciita che serpeggia
nell’Est”.
L’ascesa dei trentenni era in corso da quando due anni fa il regno è
passato nelle mani di Re Salman, ultimo nella serie di successioni al
trono di fratello in fratello, che ha portato a sovrani sempre più
anziani, ottuagenari. “Ora – viene spiegato – si passerà di padre in
figlio”.
Per la prima volta in chiaro in Italia sulla piattaforma tivùsat un
canale allnews israeliano (i24News) tutto sul Medio Oriente, che ha tre
milioni di utenti, 90 canali tv e 43 radiofonici con redazioni a New
York, a Washington, a Parigi e a Tel Aviv.
“L’arrivo su tivùsat contribuisce alla diffusione internazionale del
canale e porta uno sguardo fresco e nuovo sul Medio Oriente” dichiara
il Ceo Frank Melloul (Messaggero).
Sempre a proposito di televisione, questa sera su Rai2 al via il nuovo
format sperimentale di Michele Santoro, dal titolo “M”. Hitler sarà il
primo signor M e la domanda che si porrà il programma, si legge sul
Corriere nella rubrica ‘Telaraccomando’, è: si tratta di una
mostruosità irripetibile o di un fenomeno che potrebbe ripetersi? Tra
gli ospiti i Consiglieri Ugei Giorgio Berruto e Simone Santoro.
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l'incontro intergovernativo a roma
Industria, scienza e tecnologia Nuove intese tra Italia e Israele
Sono
15 gli accordi di collaborazione su cui ha lavorato la Commissione
mista di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia
ed Israele riunitasi ieri alla Farnesina, a Roma. “Un incontro
importante che prosegue l'importante collaborazione tra i due Paesi
prevista dall'accordo intergovernativo del 2002”, sottolinea a Pagine
Ebraiche l'ambasciatore d'Israele in Italia Ofer Sachs, esprimendo la
sua soddisfazione per il lavoro della Commissione co-presieduta dal
Direttore Centrale per la Ricerca e l'Innovazione Fabrizio Nicoletti da
parte italiana e dal Chief Executive Officer (CEO) della Israel
Innovation Authority Aharon Aharon da parte israeliana. L'Authority
nasce dalla trasformazione dell'Office of the chief scientist,
organismo creato già 45 anni fa, e ha il compito di sostenere
economicamente aziende - grandi, medie e piccole - che affrontano il
mercato, “con stanziamenti che verranno restituiti, se l'azienda ha
successo, altrimenti no. La ricerca e lo sviluppo è un settore
rischioso, noi riduciamo i rischi per le aziende investendo in ogni
ambito economico, secondo la tendenza del mercato”, ha spiegato Aharon,
nel corso di un incontro all'ambasciata di Israele a Roma. La sua
agenzia sostiene tra l'altro 1.400 start-up all'anno, “delle quali 800
chiudono. In ogni caso in Israele ci sono 5.000 start up attive”.
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L'omaggio di israele ed el salvador
Castellanos, Console tra i Giusti
C’è
chi l’ha chiamato lo “Schindler salvadoregno”. Non ci sono numeri
certi, come nel caso della celeberrima lista stilata dall’industriale
reso immortale dal film di Spielberg. Ma è lecito supporre che
numericamente si spinse persino oltre, aiutando a mettersi in salvo tra
i 20mila e i 40mila ebrei.
E questo attraverso la concessione di documenti falsi, con cittadinanza
El Salvador, che furono fatti pervenire attraverso un contatto in
Bulgaria, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia e Romania. Un’operazione
che è valsa a José Arturo Castellanos, console generale del paese
sudamericano nella neutrale Svizzera nel triennio 1942-45, il titolo di
Giusto tra le Nazioni conferito dallo Yad Vashem agli eroi che seppero
dire no all’orrore.
In suo onore le ambasciate d’Israele e di El Salvador presso la Santa
Sede hanno organizzato oggi un ricordo del console, nei locali del
Centro Pro Unione a Roma.
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qui roma
Ebrei di Libia, tre salotti romani
per raccontare 50 anni in Italia
Da
una parte storie di fuga dall’orrore, lasciato fortunatamente alle
spalle; dall’altra storie di accoglienza, di porte che si sono
gradualmente aperte. Due narrazioni che si sono intrecciate, in tre
diversi salotti romani, per approfondire i 50 anni di presenza in
Italia degli ebrei libici. L’arrivo, ma naturalmente anche tutto quello
che è seguito: l’incontro con una nuova realtà, l’ambientamento,
l’incastro da costruire, il contributo da allora offerto alla
collettività ebraica romana.
Cinquant’anni nel segno dell’integrazione, raccontati in una duplice
prospettiva nel corso di un nuovo appuntamento di “Zikaron basalon”,
l’iniziativa organizzata dal Centro di Cultura Ebraica della Comunità
capitolina insieme a Delet, l’assessorato alle politiche giovanili over
18. Leggi
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in edicola
Le reti dell'antisemitismo
Si intitola Le reti dei nuovi antisemiti – Dai grillini all'Islam politico. L'ossessione contro Israele, i pregiudizi verso gli ebrei
il libro firmato da Davide Romano, assessore alla Cultura della
Comunità ebraica di Milano, e dal giornalista Alberto Giannoni in
edicola da oggi con il Giornale. Il testo, con prefazione di Fiamma
Nirenstein, è dedicato ai nuovi volti dell'antisemitismo, con
riferimento in particolare a quanto accade sulla rete e nel mondo
islamico contemporaneo.
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Setirot
- Amichai |
Ognuno
di noi può avere o meno fiducia nella volontà del presidente Donald
Trump di portare a un accordo di pace tra israeliani e palestinesi.
Così come si può sperare o no che l’Unione Europea e/o Mosca si mettano
di buzzo buono per facilitare una ripresa dei negoziati diretti tra le
parti in causa.
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Tom Jones |
Conto
alla rovescia per il concerto di Tom Jones alla Yad Eliyahu Arena a Tel
Aviv. Sir Thomas Jones Woodward, ospite di Israele per la terza volta
(la prima nel 1997 e la seconda nel 2013), porterà sul palco i tanti
successi che hanno segnato la sua carriera. La sua voce è un dono, uno
strumento eccezionale, ruvida e calda al tempo stesso, dotata di ampia
estensione e forza ed energia invidiabili, quindi ci pare ovvio che
nella sua lunga carriera abbia venduto milioni di dischi e vinto decine
di premi. In realtà il suo percorso artistico e umano è tutt’altro che
ovvio.
Nasce in tempo di guerra in una famiglia povera e a soli 15 anni lascia
la scuola. A 16 anni è già sposato e cerca di mantenere la moglie
lavorando come operaio e muratore “a giornata”.
Sono anni duri, ma Tommy non molla mai e continua a credere e a
investire nel suo straordinario talento musicale, nonostante le
difficoltà e lo scetticismo dei più.
Maria Teresa Milano
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Leibowitz tra terra ed eternità
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Nel
cinquantesimo anniversario dalla Guerra dei sei giorni e l’unificazione
sotto il controllo israeliano di Gerusalemme, non sono mancate le
strumentalizzazioni della storia a fini politici di chi ha dipinto il
conflitto come una guerra di liberazione, così come i ben più numerosi
tentativi di erodere la legittimità di Israele dipingendolo come
aggressore e potenza intenzionalmente protesa all’occupazione. Ho
l’impressione che queste due posizioni abbiano un significativo
elemento comune: entrambe ritengono che il 1967 sia da considerare come
un inizio, e non un momento di una lunga storia, quella
dell’autodeterminazione politica e dell’autodifesa di Israele. Inizio
della liberazione o dell’occupazione, ma pur sempre un inizio. Tanto
più che liberazione e occupazione hanno in comune l’oggetto, la terra,
intesa come estensione di zolle, terreno.
Giorgio Berruto, HaTikwà/Ugei
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Perplessità estive
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Se
non fossi stata in spiaggia con amici, avendo dimenticato a casa il
libro che sto leggendo (serie di improperi per riuscire sempre e
comunque a scordare qualcosa, e ringraziamenti perché il qualcosa se
non altro è ‘soltanto’ un libro e non il cibo in polvere per lattanti,
perché non di sola cultura ci si nutre), non avrei forse mai preso in
mano Storie della buonanotte per bambine ribelli. 100 vite di donne straordinarie
di Francesca Cavallo ed Elena Favilli (Mondadori 2017). Con spirito un
po’ snob diffido dei testi presentati all’uscita come grandi successi,
i toni magniloquenti mi irritano, provo fastidio di fronte alle
operazioni editoriali (in questo caso il lancio del libro per la festa
della donna l’8 marzo, e anche sulla suddetta festa potremmo
argomentare). Ma di fronte al sole, al mare e alla fame di lettura, ho
ceduto.
Sara Valentina Di Palma
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