Giuseppe Momigliano,
rabbino
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La
giustizia, la giustizia seguirai affinché tu viva ed erediti la terra
che il Signore tuo D.O sta per darti” (Deut. 16,20). Rav Moshe Avigdor
Amiel (1882-1945; fu rabbino capo di Tel Aviv) così spiegava il duplice
richiamo alla giustizia: non era sufficiente richiedere la giustizia
con una sola espressione, poiché per gli uomini esistono tanti tipi
diversi di giustizia, come tanti generi diversi di verità, ci può
essere una giustizia che si accompagna alla menzogna e una pietà non
disgiunta da colpa. N
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Davide
Assael,
ricercatore
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Non
mi ha mai appassionato il dibattito, ripreso dopo gli eventi di
Barcellona, se il terrorismo internazionale sia comandato dall’alto in
stile mafia siciliana, oppure se si sia tutti in balia di frustrati o
malati mentali che decidono di uccidere persone al mattino dopo essersi
alzati. Mi ricorda un po’ la questione dell’uovo e della gallina.
Capiamo bene che le due cose non sono in contraddizione e che ad essere
centralizzata è la propaganda, verso cui si mostrano sensibili soggetti
di varia natura e condizione sociale. Per questo non mi unisco al coro
di chi si felicita della scarsa potenza di fuoco di un Isis morente.
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Sfida al radicalismo
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Continuano
le indagini degli inquirenti spagnoli per ricostruire il piano della
cellula terroristica che ha compiuto la strage a Barcellona, uccidendo
13 persone e ferendone 126. I terroristi volevano colpire con camion
bomba “simultaneamente diversi monumenti e chiese simbolo” della città,
ha raccontato uno degli arrestati. L’imperizia degli attentatori farà
però saltare in aria il covo dove è tenuto l’esplosivo, uccidendo tre
di loro. Così, “nel campionario dell’orrore proposto dai manuali della
propaganda del Califfato”, racconta Repubblica, i terroristi scelgono
di usare direttamente il camion come arma, lanciandolo contro la folla.
Un metodo già tristemente noto, da Nizza a Gerusalemme. Intanto anche
in Italia si installano barriere per scongiurare nuovi attacchi e si
riflette su come contrastare il radicalismo islamista: un’inchiesta di
Repubblica propone alcune iniziative da adottare, tra cui la
“prevenzione culturale” incentrata sulle seconde generazioni e ricorda
come al Senato presto sarà in discussione la legge sul contrasto alla
radicalizzazione jihadista. Secondo il sociologo Maurizio Ambrosini,
“per fermare la paura dobbiamo insistere su lavoro e cittadinanza” e
contro il radicalismo “serve una vera politica: entrare nelle moschee e
formare gli imam”.
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l'incontro netanyahu-putin "Iran una minaccia per tutti"
L’Iran
si sta inserendo gradualmente nel vuoto lasciato dall’Isis in Siria. E
questo è un pericolo non solo per Israele ma per il mondo intero. È
quanto ha dichiarato il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu al
presidente russo Vladimir Putin durante l’incontro tra i due tenutosi
nelle scorse ore a Sochi. “Signor Presidente, grazie a un impegno
comune, stiamo sconfiggendo lo Stato islamico, ed è un punto molto
importante. Ma la cosa negativa è che mentre il movimento dello Stato
Islamico sconfitto si dilegua, l’Iran ne prende il posto” ha dichiarato
Netanyahu a Putin durante i colloqui con russi tenuti sul Mar Nero.
“Non possiamo dimenticare neanche per un minuto il fatto che l’Iran
minaccia ogni giorno di annientare Israele” ha proseguito il capo del
governo di Gerusalemme, ricordando anche che Teheran arma “le
organizzazioni terroristiche, sponsorizza e fa da il via al terrore”.
Accompagnato dai vertici del Mossad e dei servizi di intelligence
interna, Netanyahu, durante l’incontro aperto ai giornalisti, ha
ribadito anche che l’influenza iraniana già compre ampie zone del Medio
Oriente: “L’Iran è già sulla strada per avere il controllo dell’Iraq,
dello Yemen e in larga misura ha già in pratica il controllo sul
Libano”. Qui il gruppo terroristico Hezbollah, braccio armato di
Teheran nell’area e nemico di Israele, si è rafforzato grazie alla
partecipazione al conflitto siriano: Hezbollah, sottolineano gli
analisti, non è più quello contro cui Tsahal (l’esercito israeliano) ha
combattuto nel 2006. L’esperienza appresa sul campo, nel combattere al
fianco del dittatore Assad, finanziati dall’Iran, ha reso i miliziani
di Hezbollah molto più pericolosi. Leggi
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un nuovo progetto per le olimpiadi giovanili Il Centro Wiesenthal ai Giochi: "Razzismo fuori dallo sport"
Per
sradicare il razzismo nello sport sono due le direttrici da seguire.
Implementare progetti realmente incisivi, che vadano oltre slogan e
buone intenzioni; coinvolgere in modo costante i più giovani,
trasformarli in veri e propri ambasciatori di valori.
Linee guida su cui sembra basarsi un progetto realizzato dal Simon
Wiesenthal Center, tra le realtà ebraiche al mondo che più si battono
nella lotta al pregiudizio in qualunque forma esso si manifesti (di
alcuni giorni la notizia di una ingente donazione da parte dell’ex
governatore della California Arnold Schwarzenegger, nel solco dei
drammatici fatti di Charlottesville).
“Eleven Points Against Racism in Football”, il progetto lanciato alcuni
fa dal centro e già sperimentato nel recente passato in alcuni tornei
minori, conquista una vetrina fondamentale: i prossimi Giochi Olimpici
giovanili, che si svolgeranno nell’ottobre del 2018 a Buenos Aires.
A confermare la partnership, come riporta la stampa ebraica
statunitense, è stata direttamente la Organization of American States
incaricata di realizzare l’evento (cui dovrebbero partecipare migliaia
di atleti, in rappresentanza di oltre duecento paesi).
“Se riusciremo ad eliminare il razzismo, la xenofobia e la
discriminazione nello sport potremo generare una maggiore
consapevolezza nella società. Come ha dimostrato Nelson Mandela, lo
sport è uno strumento potente per cambiare comportamenti inaccettabili
e promuovere società inclusive” ha scritto il segretario generale della
OAS Luis Almagro in un messaggio inviato ai dirigenti del centro, che
fu fondato e porta il nome del più celebre cacciatore di nazisti della
storia ed è tra gli altri accreditato presso le Nazioni Unite, l’Unesco
e il Consiglio d’Europa. Leggi
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pagine ebraiche agosto 2017 Bosnia ebraica, c'è un futuro
Nel
2015, in occasione dei vent’anni dal genocidio di Srebrenica in
Bosnia-Erzegovina, lo storico David Bidussa scriveva sul Portale
dell’ebraismo italiano: “Dopo tanto tempo, tutto il mondo è a Sarajevo.
Mi piacerebbe che ci fosse ancora tra un mese. Mi piacerebbe che
qualcuno, avendo il ruolo e la forza morale per farlo, convocasse un
qualche cosa sabato 11 luglio, a venti anni dalla corsa folle e
disperata dei musulmani di Srebrenica in fuga verso la salvezza per
molti di loro finita con la violazione del loro corpo, lo stupro, la
morte. Lo scrivo ora, perché poi non si dica che non c’era il tempo”.
Una terra, quella della Bosnia-Erzegovina, ferita e divisa da profondo
odio etnico in cui si è consumato, dopo la Shoah, il peggior genocidio
europeo. Un paese a maggioranza musulmana in un’Europa sempre più
diffidente verso l’Islam e in cui l’integralismo islamista è una
minaccia costante. Qui, nella capitale Sarajevo, la sinagoga, caso
oramai raro nel Vecchio Continente, non ha veicoli della polizia o
dell’esercito davanti; non ha telecamere di sicurezza; il cancello
dell’antica sinagoga ashkenazita è aperto e nessuno chiede le
generalità a chi entra. “Pensiamo di essere al sicuro con le porte
aperti qui” racconta Jakob Finci (nell’immagine) alla giornalista Kate
Bartlett, autrice di un lungo reportage proprio sulla comunità ebraica
della Bosnia-Erzegovina (di cui Finci è presidente). Leggi
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Ticketless - Colle delle Finestre
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Anche
quest’anno, prima domenica di settembre, quest’anno il 10 settembre,
centrando in pieno il ricordo della traversata degli ebrei di St Martin
Vésubie, che si svolse fra l’8 e il 12 settembre 1943. L’appuntamento è
per giovani e meno giovani, studenti e non: saliranno dal versante
francese e da quello italiano sul colle delle Finestre, poco più di
2500 m. di altitudine. Sono previti interventi di autorità come non era
mai accaduto in passato. Il Presidente della Regione Piemonte
Chiamparino, il Sindaco di Nizza, rappresentanti delle maggiori
comunità ebraiche della Costa Azzurra. Sono passati parecchi anni da
quando una giovane e valorosa associazione saluzzese diede vita a
questa manifestazione. Si partì dal nulla. La prima volta, una ventina
di anni fa, eravano in cinque.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Antieroine
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Le
donne, com’è noto, hanno sempre occupato una posizione essenziale nella
storia del popolo ebraico, e il loro ruolo centrale – nella famiglia e
nella società – è stato ed è ampiamente elogiato nelle Sacre Scritture:
i Padri di Israele, com’è noto, sono tre – Abramo, Isacco e Giacobbe –
mentre le Madri sono quattro – Sara, Rebecca, Lea e Rachele. E le
figure di Ester, Rut, Noemi, Susanna, Debora, della madre dei Maccabei
ecc. sono, da sempre, elette a modelli di eroismo, abnegazione, virtù e
spirito di sacrificio. Eppure, credo che, nonostante tutto, anche le
donne d’Israele, come tutte le donne del mondo, vantino ancora un
immenso credito nei confronti della società degli uomini
Francesco Lucrezi, storico
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Ninna nanna
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A
seguito del rastrellamento del quartiere ebraico di Roma da parte delle
truppe tedesche nell’ottobre 1943, il penitenziario di Regina Coeli
ospitò numerosi ebrei, alcuni di essi vittime di delazione; da Regina
Coeli furono prelevati 320 detenuti successivamente fucilati presso le
Fosse Ardeatine.
In via Tasso, nel rione romano Esquilino, era ubicato un altro
penitenziario controllato dalle autorità d’occupazione tedesche nonché
sede degli apparati di sicurezza della Gestapo; presso il carcere di
via Tasso furono rinchiusi e torturati migliaia di antifascisti, molti
di essi fucilati a Forte Bravetta o successivamente prelevati e
fucilati presso le Fosse Ardeatine.
Francesco Lotoro
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Alberto Baumann
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Alberto
Baumann (1933-2014). È stato giornalista, scrittore, pittore e
scultore. Con la moglie Eva Fischer, condivise l’esperienza della
pittura. Contribuì ai primi passi del Mensile Shalom. In occasione
della Giornata Europea della Cultura ebraica, alcune delle sue opere
saranno esposte a Troina (Sicilia).
David Meghnagi, Università Roma Tre
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