Adolfo Locci,
rabbino | Inter arma silent leges!
Questo detto latino esprime il concetto per cui in guerra non esiste
legge e che l'uomo è libero di dar sfogo ai suoi istinti primordiali.
Quanto l'etica della Torah possa essere lontana da questo lo dimostrano
le regole di ingaggio in situazioni di conflitto esposte nelle letture
della scorsa e di questa settimana (Shofetim e Ki Tetzè). Tali norme
insegnano che neanche in questi casi, dobbiamo venir meno alla nostra
condizione di esseri umani, che hanno la possibilità di intendere e che
la guerra porta morte e distruzione sia nei vinti sia nei vincitori.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Diaspora è il tema della prossima Giornata Europea della Cultura Ebraica (il 10 settembre).
Il senso comune vuole che diaspora ed esilio siano coincidenti. Non credo che sia così.
L’esilio è la nostalgia di un luogo da cui ci divide un evento
traumatico e che tendiamo ad annullare, volendo ristabilire la
condizione di partenza. La diaspora non è solo, né prevalentemente
nostalgia. È sfidare il proprio tempo e rispondere alle persecuzioni
andando altrove, reinvestendo su un nuovo inizio da un’altra parte.
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Sala: "Apologia fascista,
la legge è da aggiornare"
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“La
Giornata sulla Diaspora con la Sicilia ebraica protagonista. Si
avvicina l'appuntamento del 10 settembre con la Giornata europea della
cultura ebraica - dedicata quest'anno al tema della Diaspora: identità
e dialogo – e il Messaggero dedica un'intera pagina all'evento, con due
articoli a firma di Francesca Nunberg. “Si tratta di un evento promosso
con crescente successo dall'Unione delle Comunità ebraiche italiane –
spiega al Messaggero la presidente UCEI Noemi Di Segni - a testimoniare
la diffusa richiesta di conoscenza e approfondimento sull'ebraismo che
da 18 anni tentiamo di soddisfare con una grande manifestazione di
apertura e partecipazione. Un appuntamento importante in un periodo nel
quale la necessità di costruire percorsi di dialogo tra le diverse fedi
che compongono il mosaico culturale della nostra società è sempre più
stringente”. Nell'articolo si ricorda come il calendario degli eventi
sarà presentato martedì al Collegio Romano presso la sede del Ministero
dei beni e delle attività culturali, in una conferenza congiunta a cui
parteciperà il ministro Dario Franceschini per presentare – assieme al
presidente del Meis Dario Disegni e alla direttrice del Museo Simonetta
Della Seta - l'imminente apertura del Museo Nazionale dell'Ebraismo
Italiano e della Shoah a Ferrara. Nell'altro articolo del Messaggero,
si parla invece della storia dell'ebraismo siciliano e dell'impegno di
Evelyne Aouate, dell'UCEI, del rabbino Pierpaolo Pinhas Punturello a
far rivivere nell'isola una comunità ebraica.
Corea del Nord, il test atomico. Come racconta il Post, la Corea del
Nord ha annunciato di aver condotto con “completo successo”
il test di una bomba all’idrogeno in grado di essere montata su un
missile balistico internazionale, confermando che il
terremoto rilevato nella notte tra sabato e domenica, di
magnitudo compresa tra 5,6 e 6,3 e con epicentro nel nord ovest del
paese, è stato causato da un test nucleare, come avevano già sostenuto
funzionari militari sudcoreani e il ministro degli Esteri giapponese.
La natura della bomba non è però sicura, visto che non ci sono conferme
indipendenti sul fatto che il regime di Kim Jong-un abbia realmente
sviluppato una bomba all’idrogeno. Quello di stanotte è stato il sesto
test nucleare condotto dalla Corea del Nord, e secondo l’agenzia
di stampa sudcoreana Yonhap ha causato un terremoto di dieci volte
maggiore rispetto all’ultimo, avvenuto un anno fa.
Il manifesto fascista e razzista. "I nuovi barbari sono peggiori di
quelli del '43/'45, oggi come allora fiancheggiati dai traditori della
Patria". Con queste parole si conclude il vergognoso post pubblicato su
Facebook dal partito neofascista Forza Nuova. Il testo accompagna
un'immagine raffigurante un uomo nero che aggredisce e tenta di
spogliare una donna bianca. "Difendila dai nuovi invasori", si legge
sull'immagine "potrebbe essere tua madre, tua moglie, tua sorella, tua
figlia". Diversi parlamentari hanno chiesto al Viminale e alla
magistratura d'intervenire. “
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pagine ebraiche - dossier sicilia ebraica
Beni culturali ebraici al Sud,
"Tutelarli, impegno delicato"
La
Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma il prossimo 10
settembre protagonista del numero di settembre di Pagine Ebraiche in
distribuzione, che tra i vari temi approfondisce sfide e scenari
dell’ormai tradizionale appuntamento di fine estate. Incontri e linee
guida della Giornata trovano collocazione in diverse pagine del
mensile, in continuità con i diversi spazi di approfondimento aperti
nello scorso numero attraverso le pagine dello speciale dossier
“Sicilia ebraica”, curato da Ada Treves. Tra i protagonisti
dell'approfondimento, Renzo Funaro, architetto fiorentino che da
decenni si occupa di restauro e recupero di edifici storici nonché
vicepresidente della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici (Fbcei).
Funaro racconta il delicato impegno legato alla valorizzazione,
catalogazione e tutela del patrimonio culturale ebraico in Meridione e
in particolare in Sicilia.
"Bisogna essere attenti, e vigilare, perché la situazione in Sicilia e
in generale in tutto il Meridione è molto delicata. Bisogna
accompagnare la rinascita ma allo stesso tempo essere vigili: appaiono
molteplici costellazioni di siti e di iniziative che si definiscono
ebraiche e vanno fatte verifiche storiche, e tecniche". È cauto, Renzo
Funaro, l'architetto fiorentino che da decenni si occupa di restauro e
di recupero di edifici storici anche in qualità di presidente
dell’Opera del Tempio ebraico (ha seguito tra gli altri anche i lavori
alla sinagoga di Siena e il recupero dei cimiteri ebraici di Firenze).
Vicepresidente della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici (Fbcei),
si occupa da tempo della rinascita dell'ebraismo nel Sud e pur senza
voler frenare gli entusiasmi raccomanda prudenza: "In tanti propongono
siti, a volte compaiono organizzazioni fantomatiche, fondazioni che non
sono composte da esperti. Spesso sono persone di buona volontà, che
magari hanno cognomi di origine ebraica, e pensano sinceramente di fare
bene. Anche per questo bisogna sempre intervenire con delicatezza, e
cercare di capire sia il valore effettivo dei ritrovamenti che le
persone. Alcune operazioni di rivalutazione non sono fondate, vanno
sempre vagliate attentamente, servono documenti storici e prove
provate. Anche questo è uno dei compiti della Fondazione". Leggi
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la scomparsa del testimone della shoah
Giuseppe Di Porto (1923-2017)
Si
è spento come i Giusti, di Shabbat. Novantaquattro anni vissuti
intensamente – testimonianza dell’orrore ma anche ferma volontà di
guardare avanti, costruire una famiglia, assicurare una copiosa
discendenza – Giuseppe Di Porto era uno degli ultimi Testimoni italiani
della Shoah ancora in vita.
Un vero e proprio pezzo di storia recente della Roma ebraica che se ne
va. Come in tanti hanno voluto affermare stamani con la loro presenza,
rendendo omaggio al feretro durante il suo passaggio davanti al Tempio
maggiore e poi in occasione dei funerali svoltisi nel settore ebraico
del cimitero di Prima Porta. Centinaia di persone che si sono strette
ai suoi cari, agli amici più stretti, alla Comunità tutta.
Nato a Roma, Di Porto sfugge al rastrellamento antiebraico del 16
ottobre ’43 trasferendosi alcuni giorni prima, insieme al cugino
Amedeo, a Genova. Nel novembre dello stesso anno, entrambi sono
arrestati (mentre si preparavano a fuggire) in seguito alla retata alla
sinagoga del capoluogo ligure. Dopo un trasferimento al carcere di S.
Vittore a Milano, sono deportati ad Auschwitz e quindi avviati al
lavoro a Monowitz. Mesi di prove durissime, l’inferno spalancato
davanti agli occhi, ma facendosi forza i cugini Di Porto resistono fino
all’ultimo. A seguito dell’evacuazione del campo tutti i prigionieri
rimasti in vita vengono quindi fatti marciare verso la Germania. Dopo
tre giorni di cammino, come raccontato dallo stesso Di Porto a Liliana
Picciotto nell’ambito del progetto del Cdec “Interviste alla storia”,
tutti sono fatti fermare in una radura. Consapevole di quello che sta
per accadere, Giuseppe prende l’iniziativa e scappa con il cugino.
Amedeo viene colpito, Giuseppe riesce invece a fuggire. Durante la fuga
incontra un prigioniero jugoslavo con il quale raggiunge Glewitz e da
lì arriva a piedi a Chestochova. Al ritorno a Roma, dopo alcuni anni
sposa Marisa Di Porto. Anche lei sopravvissuta ai campi di sterminio. Leggi
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Le particelle elementari
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Continua
l’idiozia della rimozione delle statue nel nome di una riscrittura del
passato attraverso la distruzione dei suoi segni. Ora è il momento,
parrebbe, delle statue che raffigurano Colombo. Rimuovere implica in
questo caso non certo fare i conti al presente con ciò che ci rimane di
quello che è stato, assumendocene quindi anche eventuali
responsabilità, ma riconoscersi in una sorta di suo festoso e
demenziale rifiuto. La rimozione, più che mai, assume in questo caso il
significato (e i contenuti) di un agire ai limiti del lucido delirio.
Un agire che sta diventando sindromico e pandemico, al pari di una
patologia che va diffondendosi come modalità - prima ancora che
contenuto - con la quale rapportarsi al tempo trascorso. Dove a contare
non è neanche più il bisogno di ribaltare i simboli che di (e da) esso
ci sono tramandati (laddove peraltro valgono più i significati che noi
oggi gli conferiamo che non quelli che in origine potevano essergli
attribuiti.
Claudio Vercelli
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