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 7 Settembre 2017 - 16 Elul 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
La Torà stabilisce che, portando le decime al Beth Ha-Miqdàsh, ognuno facesse la dichiarazione in cui affermava di aver provveduto ad eliminare da casa sua tutto ciò che era destinato ad uso sacro, di non aver mancato al suo dovere e di non essersene dimenticat
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Non capita spesso che nel corso della stessa settimana per due volte venga proposta la domanda più intrigante dell’identità di gruppo per gli ebrei italiani: ma tu stai per l’Italia o per Israele? Sul campo ha vinto l’Italia due volte: 69-48 agli europei di pallacanestro, 1-0 e alle qualificazioni per i mondiali di calcio. Prevedibili i risultati, forse meno i punteggi. I valori emersi sui campi sportivi di Tel Aviv e di Reggio Emilia danno comunque chiaramente un vincitore e uno sconfitto. Tornando invece alla questione identitaria, le domande e le risultanze sono più complesse e maggiormente sfumate. Nessun dramma, ma forse la necessità di precisare quali siano i significati e limiti del paradigma identitario in un’epoca in cui nel panorama dei gruppi religiosi, etnici, sociali e culturali sembrano emergere due tendenze contrapposte: una di consolidamento integralista e supremazionista di confini rigidi e assoluti, e una di fluidificazione e cancellazione assimilazionista dei medesimi confini. La tendenza da parte di molti, incluse paradossalmente persone che si sentono vicine più al secondo che non al primo dei due modelli ora menzionati, è di percepire le identità di gruppo come blocchi monolitici e mutualmente esclusivi. Nella realtà sociale contemporanea, l’identità sia italiana sia israeliana (e a monte – ebraica) sono un composito di molte sotto-identità diverse. Esiste realmente la possibilità di essere sia italiano sia israeliano (e ebreo) in molti modi. Il problema inizia quando guardiani della città di vario genere e di diverse ispirazioni pretendono cha la loro sia l’unica via possibile e omologata, e si impegnano a fustigare chiunque la pensi diversamente.
 
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La marcia nera da fermare
Impedire la manifestazione annunciata da Forza Nuova per il 28 ottobre prossimo a Roma, ovvero nella stessa data della tristemente nota “marcia su Roma” con cui il Partito nazionale fascista di Benito Mussolini prese il potere nel 1922. A chiederlo, diversi esponenti della politica – tra cui il deputato Emanuele Fiano con la richiesta di un’interrogazione parlamentare – a cui si unisce la voce preoccupata dell’ebraismo italiano, le cui istituzioni stanno seguendo da vicino la questione. “Dopo una giornata di polemiche, con il centrosinistra che insorge e chiede al Viminale di impedire l’iniziativa del partito neofascista di Roberto Fiore, – scrive Paolo Berizzi su Repubblica – in serata arriva il duro intervento della sindaca di Roma, Virginia Raggi: ‘La Marcia su Roma non può e non deve ripetersi’”. Il Viminale intanto ha chiesto al capo della Polizia, Franco Gabrielli, di individuare le modalità tecnico-giuridiche per arrivare a fermare la manifestazione neofascista. Inquietanti anche le parole con cui Fiore cerca di legittimare la manifestazione che definisce “non filo-fascista o nostalgica, ma patriottica. II Viminale farebbe un errore a vietarla. Non è contro il ministro Minniti, ma contro Soros”. Ovvero il magnate ebreo americano, sopravvissuto alla Shoah, che il neofascista Fiore accusa di “organizzare l’invasione di migranti nel Sud Europa”. Intanto, riporta il Corriere, il questore di Roma Guido Marino ha vietato la “passeggiata per la sicurezza” organizzata da Fn per domani sera al Tiburtino III, il quartiere dove alcuni giorni fa un eritreo è stato accoltellato da un’italiana durante una lite accanto al centro della Croce Rossa.
 
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  davar
la cerimonia in sinagoga a roma 
Gadi Piperno ordinato rav

"Un'emozione condivisa"
Dietro un grande traguardo personale raggiunto c’è sempre un duro lavoro alle spalle ma ci sono anche tante persone che, con i loro consigli, l’affetto, l’esempio quotidiano, hanno fatto sì che quel giorno potesse arrivare.
Visibilmente emozionato, rav Gadi Piperno ha voluto affermare questo concetto nel corso della cerimonia di attribuzione del titolo rabbinico (“Semikhà”) svoltasi nelle scorse ore nel Tempio Maggiore di Roma. “Vedo tante persone qua oggi, tanti volti amici. Ciascuno di voi mi regala un’emozione speciale” ha detto il neo rabbino nella sinagoga affollata.
“Questo momento significa molto per Gadi e per tutti noi. È anche un’ulteriore dimostrazione che il Collegio Rabbinico Italiano, da cui in questi ultimi anni sono usciti più rabbini che in passato, è istituzione utile per la collettività ebraica” ha osservato il rabbino capo (e direttore del Collegio Rabbinico) Riccardo Di Segni nel suo intervento in apertura di cerimonia.
Da tempo attivo nelle iniziative di valorizzazione e riscoperta dell’ebraismo nel Sud Italia attraverso il progetto Meridione UCEI, rav Piperno è anche figura rabbinica di riferimento per il Tempio Bet Michael a Monteverde.
Del luglio scorso l’ottenimento del titolo di Chakham (Rabbino Maggiore) con il massimo dei voti: 110/110 con una speciale menzione per la tesi presentata alla commissione, dedicata al grande rabbino veneziano David Pardo (1719-1792). In occasione dell’esame rav Piperno aveva anche esposto i libri biblici di Ezrà e Nechemià, discusso un brano del Talmud del trattato di Ketubbot riguardo ai diritti della moglie, risposto ad alcuni quesiti halakhici sulle regole dello Shabbat e sul diritto matrimoniale.


gerusalemme non conferma ancora
Siria, Israele colpisce il regime

Distrutto un deposito d'armi
Il presunto attacco israeliano contro un deposito di armi chimiche in Siria non è stato confermato da Gerusalemme. La fonte citata in queste ore dai media è l’esercito siriano, che ha affermato che dei caccia israeliani hanno bombardato una base militare nei pressi di Masyaf, nella parte occidentale della provincia di Hama, uccidendo due militari e provocando danni alla struttura. Ad essere colpito sarebbe stato il Centro per la ricerca e gli studi scientifici nei pressi di Masyaf, a nord di Hama, considerato dagli ufficiali occidentali un istituto legato alla produzione di armi chimiche. Israele ha più volte colpito in Siria – come confermato dall’ex capo di Stato maggiore dell’aeronautica israeliana, il generale Amir Eshel, ad Haaretz, parlando di oltre 100 attacchi – ma l’obiettivo è quasi sempre stato il movimento terroristico di Hezbollah, che nel Paese combatte al fianco del regime di Assad.


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sul sito tutti i programmi
Diaspora, tra identità e dialogo

Una Giornata a porte aperte
Ottantuno località, sette in più dello scorso anno, distribuite su quattordici regioni italiane, dalla Sicilia al Trentino, dal Piemonte alla Puglia. In attesa di decine di migliaia di visitatori, che ci si augura come ogni anno sceglieranno di passare una domenica di cultura e svago, visitando una sinagoga o un museo ebraico, assistendo a un concerto di musica klezmer o di origine sefardita, a uno spettacolo, a una conferenza a tema ebraico. Esprimendo amicizia e voglia di conoscere meglio una cultura antica e presente in Italia da oltre due millenni, in una occasione di incontro, di confronto, di scambio.
È la sfida della Giornata Europea della Cultura Ebraica, in programma questa domenica. "Diaspora. Identità e dialogo" il tema dell'edizione 2017. 
Sul sito della Giornata il programma con tutti gli eventi e diversi contenuti e approfondimenti. 


al festivaletteratura con pagine ebraiche
Da Roth alla Gundar-Goshen,

a Mantova pagine di ebraismo
IEntra nel vivo in queste ore l’edizione 2017 del Festivaletteratura di Mantova, capostipite dei festival culturali italiani nato nel 1997 grazie all’iniziativa di un gruppo di privati cittadini che, ispirandosi a un modello consolidato in altri paesi europei, hanno saputo convincere e trascinare nell’avventura la comunità cittadina. E proprio grazie al sostegno della città, e alla sua bellezza rinascimentale – Mantova è riconosciuta dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità – e grazie alla straordinaria partecipazione di pubblico l’appuntamento annuale con la letteratura, i libri e gli scrittori è uno dei più amati e frequentati dai lettori, e apre la stagione dei grandi appuntamenti culturali dell’autunno, cui da anni partecipa la redazione di Pagine Ebraiche, il giornale dell’ebraismo italiano, accompagnando e supportando la diffusione della cultura e delle tradizioni di una minoranza millenaria. E come tutti gli anni anche in questa ventunesima edizione del Festivaletteratura quella ebraica è una presenza forte, che nei giorni del festival vede presentare libri di grandi autori e opere prime, a partire dalla lezione su “Philip Roth e l’amara sinfonia del tempo”, tenuta da Alessandro Piperno, questa sera, per proseguire domani con l’incontro con l’ormai affermata autrice israeliana Ayelet Gundar-Goshen in “Labili confini della mente”, e l’appuntamento intitolato “Adesso sono nel vento”, con Frediano Sessi che incontra Piotr M. A. Cywiński, direttore del Museo di Auschwitz-Birkenau intervistato alcuni mesi fa da Pagine Ebraiche per discutere di memoria, consapevolezza e responsabilità.
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ucei e comunità
Firenze, confronto con gli iscritti Le sfide tra interno ed esterno
Una sempre più stretta e necessaria collaborazione tra Comunità ma anche tra Comunità e UCEI. E inoltre lo stato delle relazioni con la società nel suo insieme, con le sue diverse anime e rappresentanze.
Questi i principali temi toccati nel corso della visita della Presidente dell’Unione Noemi Di Segni a Firenze, in un proficuo dialogo con il Consiglio comunitario e quindi con diverse decine iscritti (tra cui molto giovani) nel corso di un successivo momento di confronto.
“Dove va l’ebraismo italiano” il titolo dell’incontro, che ha portato al centro temi quali identità, formazione, reperimento delle risorse, la sfida di lavorare giorno dopo giorno per il bene dell’ebraismo italiano.
In sala tra gli altri il Presidente della Comunità ebraica fiorentina Dario Bedarida, la Vicepresidente della stessa Daniela Misul, il Vicepresidente UCEI Giorgio Mortara e la Consigliera UCEI Sara Cividalli.

la nota del comune di catania
"Vita ebraica nella nostra città,

l'UCEI è l'unico interlocutore"

"Non esiste nessuna 'Casa degli ebrei' concessa dal Comune di Catania che ha come unico referente su questi temi l'Unione delle Comunità Ebraiche italiane; il solo soggetto a cui la Legge della Repubblica riconosce di rappresentare le Comunità ebraiche nel nostro Paese".
È quanto precisa l'Ufficio Stampa del Comune siciliano in merito ad alcune fuorvianti ricostruzione apparse sulla stampa locale in cui si parlava (a proposito della recente assegnazione di uno spazio pubblico) di "Comunità ebraica di Catania" che avrebbe ottenuto dallo stesso Comune una "casa".
"Come fa ha ben spiegato la presidente dell'UCEI Noemi Di Segni - si legge nella nota, diffusa nelle scorse ore - 'una Comunità ebraica può costituirsi soltanto sulla base di quanto previsto dall’Intesa firmata nel 1987 tra l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Repubblica italiana, che ha trovato applicazione con la legge 8 marzo 1989, n. 101 (Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l’Unione delle Comunità ebraiche italiane), che sostituisce la Legge Falco del 1930 (Norme sulle Comunità israelitiche e sull’Unione delle Comunità medesime) e sulla base dello Statuto dell’Ebraismo Italiano approvato dall’UCEI stessa'".
"Qualora l'associazione in questione ribadisse la sua appartenenza alla Comunità ebraica Italiana e ciò non fosse vero, perché un tale atto rientra nella materia riservata e disciplinata da ben precise norme di legge e di Statuto, e non può essere proclamata unilateralmente da un soggetto privato che promuove i propri fini, ancorché associativi e di interesse per l’ebraismo - si legge ancora - a questo punto non sarebbe più legittima la concessione di beni pubblici da parte del Comune di Catania"
Si tratterebbe infatti, viene spiegato, di un ente privato che si è presentato come 'Comunità ebraica' senza alcuna reale evidenza e senza aver considerato o interpellato l’UCEI e la Comunità ebraica di Napoli, unici referenti istituzionali ai sensi della citata legge. Il Comune di Catania, si legge, "ha attivato tutte le verifiche necessarie ed è pronto a riconsiderare ogni atto adottato".

ebraista e professore universitario  
Mauro Zonta (1968-2017)
A fine agosto è mancato uno dei maggiori ebraisti italiani, il professor Mauro Zonta, docente di storia del pensiero ebraico al Dipartimento di filosofia dell’Università La Sapienza di Roma. Stava per compiere 49 anni. Il suo lascito scientifico e culturale è immenso e destinato a restare a lungo come modello di rigorosa e competente ricerca storico-filologica e come fonte di ispirazione per nuovi studi. Zonta era apprezzatissimo nel suo campo, la filosofia ebraica medioevale, non solo in Italia ma anche in Europa e in Israele. Aveva studiato a Pavia e a Torino, sotto la guida di Bruno Chiesa (a sua volta prematuramente scomparso) e di Giuliano Tamani, alla scuola di ebraistica di Paolo Sacchi. Ma le sue ricerche si erano subito spostate a Parigi, a Oxford e Cambridge, a Roma e a Napoli, e naturalmente alla Biblioteca nazionale e universitaria di Gerusalemme, miniera di quei manoscritti medioevali che Zonta sapeva ‘far parlare’.

Massimo Giuliani
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  pilpul
Setirot - Sondaggi
Dei sondaggi, ormai, ci si fida poco. Ciò non toglie che conoscerli è meglio che ignorarli. L’ultimo che riguarda la situazione israelo-palestinese dice che il 54% dei palestinesi vuole la ripresa dei negoziati mentre cala da 40-50% al 28,6% il sostegno alla lotta armata. Il 79,3% del campione non si fida però degli appelli del presidente Trump alla ripresa delle trattative. (Ricerca condotta in Cisgiordania dall’agenzia di stampa Jerusalem Media and Communications Centre insieme alla Fondazione Friedrich Ebert Stiftung).

Stefano Jesurum, giornalista

In ascolto - Il lavoro di Davide
Mi è capitato più volte di avere la sensazione di conoscere qualcuno pur non avendolo mai incontrato. Mi è successo con musicisti o studiosi su cui avevo letto e sentito molto e al momento dell’incontro mi sono resa conto che in effetti sì, avevo una sorta di famigliarità con la persona in questione, ma in realtà erano moltissime le cose che non conoscevo e avrei invece voluto approfondire. E ancora una volta mi è successo in questi giorni, perché ho finalmente incontrato di persona Davide Casali, in occasione del Festival Klezmer a Gradisca d’Isonzo a cui ho partecipato insieme ai Mishkalé.
Dopo il concerto abbiamo chiacchierato a lungo della sua attività come musicista in formazioni klezmer, della tournée con Oylem Goylem negli Stati Uniti, della collaborazione con grandi musicisti come Frank London e del suo duo clarinetto – pianoforte con cui quest’anno ha portato a Chicago e Detroit musiche del periodo della Shoah di compositori ebrei soprattutto italiani.


Maria Teresa Milano
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Il tempo della scelta
Più volte mio nonno mi ha raccontato di quando, dopo essere sfuggito per un soffio al rastrellamento nazifascista del 10 maggio 1944 in val Sangone, nelle montagne non lontane da Torino, si trovò con un solo compagno della banda decimata, un giovane siciliano che, come numerosi militari, si era unito ai partigiani nei caotici mesi successivi all’8 settembre e all’occupazione tedesca. Era un contadino e aveva nostalgia di casa, raccontava mio nonno. Dopo la distruzione della formazione partigiana non sapeva che cosa fare, e allora andò ad arruolarsi volontario tra i militi della Repubblica sociale, forse perché in questo modo, almeno, la cena era assicurata. Chissà se ha preso parte a rastrellamenti di partigiani e se, alla fine della guerra, è tornato nella sua terra. Mio nonno, in ogni caso, non lo ha più incontrato.

Giorgio Berruto
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Gioia e dramma
La parashà di Ki Tavò, che leggeremo questo Shabbat, è per diversi aspetti ambivalente. Dopo la mitzvà gioiosa dei bikurim offerti al Bet HaMikdash, c’è il momento solenne e drammatico della cerimonia sui due monti Gherizzim ed Eval, sei tribù sul primo monte per la benedizione e le altre sei sul secondo monte per la maledizione, con in mezzo i koanim con l’Arca nella valle con la città di Shechem a significare che le mitzvot portano benedizione mentre la lontananza da esse porta maledizione, e la Torà al centro rappresenta il libero arbitrio umano nello scegliere quale strada intraprendere.

Sara Valentina Di Palma
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