Elia Richetti,
rabbino
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La
Torà stabilisce che, portando le decime al Beth Ha-Miqdàsh, ognuno
facesse la dichiarazione in cui affermava di aver provveduto ad
eliminare da casa sua tutto ciò che era destinato ad uso sacro, di non
aver mancato al suo dovere e di non essersene dimenticat
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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Non
capita spesso che nel corso della stessa settimana per due volte venga
proposta la domanda più intrigante dell’identità di gruppo per gli
ebrei italiani: ma tu stai per l’Italia o per Israele? Sul campo ha
vinto l’Italia due volte: 69-48 agli europei di pallacanestro, 1-0 e
alle qualificazioni per i mondiali di calcio. Prevedibili i risultati,
forse meno i punteggi. I valori emersi sui campi sportivi di Tel Aviv e
di Reggio Emilia danno comunque chiaramente un vincitore e uno
sconfitto. Tornando invece alla questione identitaria, le domande e le
risultanze sono più complesse e maggiormente sfumate. Nessun dramma, ma
forse la necessità di precisare quali siano i significati e limiti del
paradigma identitario in un’epoca in cui nel panorama dei gruppi
religiosi, etnici, sociali e culturali sembrano emergere due tendenze
contrapposte: una di consolidamento integralista e supremazionista di
confini rigidi e assoluti, e una di fluidificazione e cancellazione
assimilazionista dei medesimi confini. La tendenza da parte di molti,
incluse paradossalmente persone che si sentono vicine più al secondo
che non al primo dei due modelli ora menzionati, è di percepire le
identità di gruppo come blocchi monolitici e mutualmente esclusivi.
Nella realtà sociale contemporanea, l’identità sia italiana sia
israeliana (e a monte – ebraica) sono un composito di molte
sotto-identità diverse. Esiste realmente la possibilità di essere sia
italiano sia israeliano (e ebreo) in molti modi. Il problema inizia
quando guardiani della città di vario genere e di diverse ispirazioni
pretendono cha la loro sia l’unica via possibile e omologata, e si
impegnano a fustigare chiunque la pensi diversamente.
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La marcia nera da fermare
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Impedire
la manifestazione annunciata da Forza Nuova per il 28 ottobre prossimo
a Roma, ovvero nella stessa data della tristemente nota “marcia su
Roma” con cui il Partito nazionale fascista di Benito Mussolini prese
il potere nel 1922. A chiederlo, diversi esponenti della politica – tra
cui il deputato Emanuele Fiano con la richiesta di un’interrogazione
parlamentare – a cui si unisce la voce preoccupata dell’ebraismo
italiano, le cui istituzioni stanno seguendo da vicino la questione.
“Dopo una giornata di polemiche, con il centrosinistra che insorge e
chiede al Viminale di impedire l’iniziativa del partito neofascista di
Roberto Fiore, – scrive Paolo Berizzi su Repubblica – in serata arriva
il duro intervento della sindaca di Roma, Virginia Raggi: ‘La Marcia su
Roma non può e non deve ripetersi’”. Il Viminale intanto ha chiesto al
capo della Polizia, Franco Gabrielli, di individuare le modalità
tecnico-giuridiche per arrivare a fermare la manifestazione
neofascista. Inquietanti anche le parole con cui Fiore cerca di
legittimare la manifestazione che definisce “non filo-fascista o
nostalgica, ma patriottica. II Viminale farebbe un errore a vietarla.
Non è contro il ministro Minniti, ma contro Soros”. Ovvero il magnate
ebreo americano, sopravvissuto alla Shoah, che il neofascista Fiore
accusa di “organizzare l’invasione di migranti nel Sud Europa”.
Intanto, riporta il Corriere, il questore di Roma Guido Marino ha
vietato la “passeggiata per la sicurezza” organizzata da Fn per domani
sera al Tiburtino III, il quartiere dove alcuni giorni fa un eritreo è
stato accoltellato da un’italiana durante una lite accanto al centro
della Croce Rossa.
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la cerimonia in sinagoga a roma
Gadi Piperno ordinato rav
"Un'emozione condivisa"
Dietro
un grande traguardo personale raggiunto c’è sempre un duro lavoro alle
spalle ma ci sono anche tante persone che, con i loro consigli,
l’affetto, l’esempio quotidiano, hanno fatto sì che quel giorno potesse
arrivare.
Visibilmente emozionato, rav Gadi Piperno ha voluto affermare questo
concetto nel corso della cerimonia di attribuzione del titolo rabbinico
(“Semikhà”) svoltasi nelle scorse ore nel Tempio Maggiore di Roma.
“Vedo tante persone qua oggi, tanti volti amici. Ciascuno di voi mi
regala un’emozione speciale” ha detto il neo rabbino nella sinagoga
affollata.
“Questo momento significa molto per Gadi e per tutti noi. È anche
un’ulteriore dimostrazione che il Collegio Rabbinico Italiano, da cui
in questi ultimi anni sono usciti più rabbini che in passato, è
istituzione utile per la collettività ebraica” ha osservato il rabbino
capo (e direttore del Collegio Rabbinico) Riccardo Di Segni nel suo
intervento in apertura di cerimonia.
Da tempo attivo nelle iniziative di valorizzazione e riscoperta
dell’ebraismo nel Sud Italia attraverso il progetto Meridione UCEI, rav
Piperno è anche figura rabbinica di riferimento per il Tempio Bet
Michael a Monteverde.
Del luglio scorso l’ottenimento del titolo di Chakham (Rabbino
Maggiore) con il massimo dei voti: 110/110 con una speciale menzione
per la tesi presentata alla commissione, dedicata al grande rabbino
veneziano David Pardo (1719-1792). In occasione dell’esame rav Piperno
aveva anche esposto i libri biblici di Ezrà e Nechemià, discusso un
brano del Talmud del trattato di Ketubbot riguardo ai diritti della
moglie, risposto ad alcuni quesiti halakhici sulle regole dello Shabbat
e sul diritto matrimoniale.
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gerusalemme non conferma ancora Siria, Israele colpisce il regime
Distrutto un deposito d'armi Il
presunto attacco israeliano contro un deposito di armi chimiche in
Siria non è stato confermato da Gerusalemme. La fonte citata in queste
ore dai media è l’esercito siriano, che ha affermato che dei caccia
israeliani hanno bombardato una base militare nei pressi di Masyaf,
nella parte occidentale della provincia di Hama, uccidendo due militari
e provocando danni alla struttura. Ad essere colpito sarebbe stato il
Centro per la ricerca e gli studi scientifici nei pressi di Masyaf, a
nord di Hama, considerato dagli ufficiali occidentali un istituto
legato alla produzione di armi chimiche. Israele ha più volte colpito
in Siria – come confermato dall’ex capo di Stato maggiore
dell’aeronautica israeliana, il generale Amir Eshel, ad Haaretz,
parlando di oltre 100 attacchi – ma l’obiettivo è quasi sempre stato il
movimento terroristico di Hezbollah, che nel Paese combatte al fianco
del regime di Assad.
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sul sito tutti i programmi
Diaspora, tra identità e dialogo
Una Giornata a porte aperte
Ottantuno
località, sette in più dello scorso anno, distribuite su quattordici
regioni italiane, dalla Sicilia al Trentino, dal Piemonte alla Puglia.
In attesa di decine di migliaia di visitatori, che ci si augura come
ogni anno sceglieranno di passare una domenica di cultura e svago,
visitando una sinagoga o un museo ebraico, assistendo a un concerto di
musica klezmer o di origine sefardita, a uno spettacolo, a una
conferenza a tema ebraico. Esprimendo amicizia e voglia di conoscere
meglio una cultura antica e presente in Italia da oltre due millenni,
in una occasione di incontro, di confronto, di scambio.
È la sfida della Giornata Europea della Cultura Ebraica, in programma
questa domenica. "Diaspora. Identità e dialogo" il tema dell'edizione
2017.
Sul sito della Giornata il programma con tutti gli eventi e diversi contenuti e approfondimenti.
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al festivaletteratura con pagine ebraiche Da Roth alla Gundar-Goshen,
a Mantova pagine di ebraismo
IEntra
nel vivo in queste ore l’edizione 2017 del Festivaletteratura di
Mantova, capostipite dei festival culturali italiani nato nel 1997
grazie all’iniziativa di un gruppo di privati cittadini che,
ispirandosi a un modello consolidato in altri paesi europei, hanno
saputo convincere e trascinare nell’avventura la comunità cittadina. E
proprio grazie al sostegno della città, e alla sua bellezza
rinascimentale – Mantova è riconosciuta dall’Unesco patrimonio mondiale
dell’umanità – e grazie alla straordinaria partecipazione di pubblico
l’appuntamento annuale con la letteratura, i libri e gli scrittori è
uno dei più amati e frequentati dai lettori, e apre la stagione dei
grandi appuntamenti culturali dell’autunno, cui da anni partecipa la
redazione di Pagine Ebraiche, il giornale dell’ebraismo italiano,
accompagnando e supportando la diffusione della cultura e delle
tradizioni di una minoranza millenaria. E come tutti gli anni anche in
questa ventunesima edizione del Festivaletteratura quella ebraica è una
presenza forte, che nei giorni del festival vede presentare libri di
grandi autori e opere prime, a partire dalla lezione su “Philip Roth e
l’amara sinfonia del tempo”, tenuta da Alessandro Piperno, questa sera,
per proseguire domani con l’incontro con l’ormai affermata autrice
israeliana Ayelet Gundar-Goshen in “Labili confini della mente”, e
l’appuntamento intitolato “Adesso sono nel vento”, con Frediano Sessi
che incontra Piotr M. A. Cywiński, direttore del Museo di
Auschwitz-Birkenau intervistato alcuni mesi fa da Pagine Ebraiche per
discutere di memoria, consapevolezza e responsabilità. Leggi
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la nota del comune di catania "Vita ebraica nella nostra città,
l'UCEI è l'unico interlocutore"
"Non
esiste nessuna 'Casa degli ebrei' concessa dal Comune di Catania che ha
come unico referente su questi temi l'Unione delle Comunità Ebraiche
italiane; il solo soggetto a cui la Legge della Repubblica riconosce di
rappresentare le Comunità ebraiche nel nostro Paese".
È quanto precisa l'Ufficio Stampa del Comune siciliano in merito ad
alcune fuorvianti ricostruzione apparse sulla stampa locale in cui si
parlava (a proposito della recente assegnazione di uno spazio pubblico)
di "Comunità ebraica di Catania" che avrebbe ottenuto dallo stesso
Comune una "casa".
"Come fa ha ben spiegato la presidente dell'UCEI Noemi Di Segni - si
legge nella nota, diffusa nelle scorse ore - 'una Comunità ebraica può
costituirsi soltanto sulla base di quanto previsto dall’Intesa firmata
nel 1987 tra l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Repubblica
italiana, che ha trovato applicazione con la legge 8 marzo 1989, n. 101
(Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l’Unione delle
Comunità ebraiche italiane), che sostituisce la Legge Falco del 1930
(Norme sulle Comunità israelitiche e sull’Unione delle Comunità
medesime) e sulla base dello Statuto dell’Ebraismo Italiano approvato
dall’UCEI stessa'".
"Qualora l'associazione in questione ribadisse la sua appartenenza alla
Comunità ebraica Italiana e ciò non fosse vero, perché un tale atto
rientra nella materia riservata e disciplinata da ben precise norme di
legge e di Statuto, e non può essere proclamata unilateralmente da un
soggetto privato che promuove i propri fini, ancorché associativi e di
interesse per l’ebraismo - si legge ancora - a questo punto non sarebbe
più legittima la concessione di beni pubblici da parte del Comune di
Catania"
Si tratterebbe infatti, viene spiegato, di un ente privato che si è
presentato come 'Comunità ebraica' senza alcuna reale evidenza e senza
aver considerato o interpellato l’UCEI e la Comunità ebraica di Napoli,
unici referenti istituzionali ai sensi della citata legge. Il Comune di
Catania, si legge, "ha attivato tutte le verifiche necessarie ed è
pronto a riconsiderare ogni atto adottato".
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ebraista e professore universitario
Mauro Zonta (1968-2017)
A
fine agosto è mancato uno dei maggiori ebraisti italiani, il professor
Mauro Zonta, docente di storia del pensiero ebraico al Dipartimento di
filosofia dell’Università La Sapienza di Roma. Stava per compiere 49
anni. Il suo lascito scientifico e culturale è immenso e destinato a
restare a lungo come modello di rigorosa e competente ricerca
storico-filologica e come fonte di ispirazione per nuovi studi. Zonta
era apprezzatissimo nel suo campo, la filosofia ebraica medioevale, non
solo in Italia ma anche in Europa e in Israele. Aveva studiato a Pavia
e a Torino, sotto la guida di Bruno Chiesa (a sua volta prematuramente
scomparso) e di Giuliano Tamani, alla scuola di ebraistica di Paolo
Sacchi. Ma le sue ricerche si erano subito spostate a Parigi, a Oxford
e Cambridge, a Roma e a Napoli, e naturalmente alla Biblioteca
nazionale e universitaria di Gerusalemme, miniera di quei manoscritti
medioevali che Zonta sapeva ‘far parlare’.
Massimo Giuliani Leggi
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Setirot
- Sondaggi
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Dei
sondaggi, ormai, ci si fida poco. Ciò non toglie che conoscerli è
meglio che ignorarli. L’ultimo che riguarda la situazione
israelo-palestinese dice che il 54% dei palestinesi vuole la ripresa
dei negoziati mentre cala da 40-50% al 28,6% il sostegno alla lotta
armata. Il 79,3% del campione non si fida però degli appelli del
presidente Trump alla ripresa delle trattative. (Ricerca condotta in
Cisgiordania dall’agenzia di stampa Jerusalem Media and Communications
Centre insieme alla Fondazione Friedrich Ebert Stiftung).
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Il lavoro di Davide
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Mi
è capitato più volte di avere la sensazione di conoscere qualcuno pur
non avendolo mai incontrato. Mi è successo con musicisti o studiosi su
cui avevo letto e sentito molto e al momento dell’incontro mi sono resa
conto che in effetti sì, avevo una sorta di famigliarità con la persona
in questione, ma in realtà erano moltissime le cose che non conoscevo e
avrei invece voluto approfondire. E ancora una volta mi è successo in
questi giorni, perché ho finalmente incontrato di persona Davide
Casali, in occasione del Festival Klezmer a Gradisca d’Isonzo a cui ho
partecipato insieme ai Mishkalé.
Dopo il concerto abbiamo chiacchierato a lungo della sua attività come
musicista in formazioni klezmer, della tournée con Oylem Goylem negli
Stati Uniti, della collaborazione con grandi musicisti come Frank
London e del suo duo clarinetto – pianoforte con cui quest’anno ha
portato a Chicago e Detroit musiche del periodo della Shoah di
compositori ebrei soprattutto italiani.
Maria Teresa Milano
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Il tempo della scelta
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Più
volte mio nonno mi ha raccontato di quando, dopo essere sfuggito per un
soffio al rastrellamento nazifascista del 10 maggio 1944 in val
Sangone, nelle montagne non lontane da Torino, si trovò con un solo
compagno della banda decimata, un giovane siciliano che, come numerosi
militari, si era unito ai partigiani nei caotici mesi successivi all’8
settembre e all’occupazione tedesca. Era un contadino e aveva nostalgia
di casa, raccontava mio nonno. Dopo la distruzione della formazione
partigiana non sapeva che cosa fare, e allora andò ad arruolarsi
volontario tra i militi della Repubblica sociale, forse perché in
questo modo, almeno, la cena era assicurata. Chissà se ha preso parte a
rastrellamenti di partigiani e se, alla fine della guerra, è tornato
nella sua terra. Mio nonno, in ogni caso, non lo ha più incontrato.
Giorgio Berruto
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Gioia e dramma
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La
parashà di Ki Tavò, che leggeremo questo Shabbat, è per diversi aspetti
ambivalente. Dopo la mitzvà gioiosa dei bikurim offerti al Bet
HaMikdash, c’è il momento solenne e drammatico della cerimonia sui due
monti Gherizzim ed Eval, sei tribù sul primo monte per la benedizione e
le altre sei sul secondo monte per la maledizione, con in mezzo i
koanim con l’Arca nella valle con la città di Shechem a significare che
le mitzvot portano benedizione mentre la lontananza da esse porta
maledizione, e la Torà al centro rappresenta il libero arbitrio umano
nello scegliere quale strada intraprendere.
Sara Valentina Di Palma
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