Gioia e dramma

Sara Valentina Di PalmaLa parashà di Ki Tavò, che leggeremo questo Shabbat, è per diversi aspetti ambivalente. Dopo la mitzvà gioiosa dei bikurim offerti al Bet HaMikdash, c’è il momento solenne e drammatico della cerimonia sui due monti Gherizzim ed Eval, sei tribù sul primo monte per la benedizione e le altre sei sul secondo monte per la maledizione, con in mezzo i koanim con l’Arca nella valle con la città di Shechem a significare che le mitzvot portano benedizione mentre la lontananza da esse porta maledizione, e la Torà al centro rappresenta il libero arbitrio umano nello scegliere quale strada intraprendere. Shechem tra l’altro non è un luogo casuale: qui Yossef era stato catturato e fatto schiavo e Yakov era arrivato dopo il lungo soggiorno da Lavan.
La parte centrale della parashà elenca le tochechot, gli ammonimenti ovvero le benedizioni e le maledizioni che spetteranno ad Am Israel rispettivamente se eseguirà le mitzvot o se si allontanerà da esse (Devarim 28).
Sono questi temi legati allo stesso mese di Tishri in cui ci viviamo tra paura ed ottimismo, con i dieci giorni di teshuvà tra la gioia di Rosh HaShanà e quella di Succot e Simchat Torà. Terribili sono le maledizioni, che incutono timore e sgomento crescente sino a
כַּֽאֲשֶׁר־שָׂ֨שׂ יְהֹוָ֜ה עֲלֵיכֶ֗ם לְהֵיטִ֣יב אֶתְכֶם֘ וּלְהַרְבּ֣וֹת אֶתְכֶם֒ כֵּ֣ן יָשִׂ֤ישׂ יְהֹוָה֙ עֲלֵיכֶ֔ם לְהַֽאֲבִ֥יד אֶתְכֶ֖ם וּלְהַשְׁמִ֣יד אֶתְכֶ֑ם
(come il Signore gioiva prima nel farvi del bene e nel rendervi numerosi, così gioirà ora il Signore nel rovinarvi e nel distruggervi: Devarim 28, 63).Sembra di leggere qui che Kadosh BaruchHu gioisca della sofferenza del suo popolo, ma ancora più dubbi suscita la possibilità di osservare con gioia le mitzvot quando incombono punizioni tanto terribili in caso di inadempienza: possiamo forse provare gioia nell’osservare le mitzvot e contemporaneamente essere tanto timorosi della punizione in caso di devianza?
Come osserva la Leibowitz, mitzvot rimanda a צֶוֶת tzevet, equipaggio, come dire che in essi l’uomo si incontra con il Creatore ed osservando si avvicina a Dio; da qui deriva che osservare porta all’osservanza ed il Signore allontana gli ostacoli dall’uomo che segue i precetti in modo che egli possa farlo al meglio, e viceversa (Nehama Leibowitz, Studies in Devarim, World Zionist Organization, Gerusalemme 1996, pp. 282-288).
Osservare con gioia vuol dire ricordarsi non solo delle mitzvot ma del legame che esse instaurano con il Creatore. Al contrario, se l’uomo volta le spalle a Kadosh BaruchHu e sceglie di eseguire il male, Dio a sua volta si allontana e splende con minore intensità (שָׂ֨שׂ,
יָשִׂ֤ישׂ ovvero gioire nel senso di emanare luce). A noi dunque la scelta.

Sara Valentina Di Palma

(7 settembre 2017)