Jonathan Sacks,
rabbino | L'uso
del linguaggio per creare una connessione morale tra l'Infinito e il
finito. Questo è quello che rende l'ebraismo differente.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | La
paura è un grande tema politico. È la paura che fonda la politica, ci
dice Thomas Hobbes (più o meno 350 anni fa). Così quando la paura
riemerge, si tratta di sapere che essa è l’effetto di una mancanza di
politica in grado di spegnerla. Possiamo indignarci per le “Passeggiate
per la sicurezza”, ma l’indignazione o la strategia del dito alzato che
rimprovera non risolverà alcunché senza un ascolto attento dei bisogni,
delle paure, delle urgenze di chi le città le vive.
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"Due popoli, uno Stato"
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“Due
popoli, uno Stato”. Intervistato da Wlodek Goldkorn per l’Espresso, lo
scrittore israeliano Abraham Yehoshua propone la sua soluzione. “Stop
ai due stati, cittadinanza e diritti uguali per tutti” dice Yehoshua.
Nell’occasione svela anche che a novembre sarà a Roma, dove riceverà il
premio Antonio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei.
In occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica sono diversi
gli approfondimenti dedicati al tema “La diaspora. Identità e dialogo”
che segna questa edizione. Per celebrare l’evento in modo “non rituale”
(così viene scritto) Repubblica parla del film ‘Diaspora. Ogni fine è
un inizio’ in cui la produttrice Marina Piperno racconta, tra alti e
bassi, la storia della sua famiglia.
Sara Netanyahu, la moglie del premier israeliano, va verso
l’incriminazione per frode. Centinaia di pasti preparati dagli chef dei
più prestigiosi ristoranti che sarebbero stati sottratti alle casse
dello Stato: questa l’ipotesi di reato nei confronti della donna. In
attesa di aggiornamenti in tal senso, c’è da registrare il cattivo
gusto del Fatto Quotidiano che non trova miglior aggettivo per definire
la donna di “pingue”.
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il via questa mattina nel capoluogo
La Giornata della Sicilia ebraica Palermo riprende il cammino “Quest’anno,
al centro di questa diciottesima edizione abbiamo posto la Sicilia, con
eventi in cinque località – Palermo, Catania, Agira , Camarina e
Siracusa – . Una Sicilia che, come ha detto lei sindaco Orlando, come
noi vive ogni giorno guardando al futuro, traendo forza dal suo antico
passato e dove la rinascita della cultura ebraica, dopo secoli di
silenzio, è un rinascimento per la Regione intera”. Così la presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in
occasione dell’inaugurazione questa mattina a Palermo della
diciottesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica Ad
accogliere la presidente Di Segni in un luogo significativo come
Palazzo Steri il sindaco Leoluca Orlando, che ha ricordato la storia
multiculturale e di integrazione della città. “Palermo è una città
orgogliosamente europea ma anche mediorientale che crede nello ius soli
e che si impegna con forza a far dialogare le diverse culture –
sottolinea a Pagine Ebraiche Orlando – È una città mosaico, costruita
da tante tessere e ciascuna di queste rappresenta una cultura
differente, come quella ebraica”. Il sindaco ha ricordato il glorioso
passato ebraico di Palermo, traumaticamente interrotto sul finire
del XV secolo con l’espulsione degli ebrei dalla Sicilia su ordine dei
regnanti spagnoli. Un passato che oggi è tornato a vivere grazie
all’impegno della piccola realtà ebraica locale, che presto avrà una
sua sinagoga. La prima nell’isola dopo oltre 500 anni, ha affermato
Noemi Di Segni, esprimendo poi la propria gratitudine alla Diocesi
locale per la concessione dell’ex Oratorio di Santa Maria del Sabato,
dove sorgerà la sinagoga, alla neonata sezione ebraica del capoluogo
siciliano: proprio venerdì scorso c’è stata la storica firma da parte
dell’arcivescovo Corrado Orefice della concessione dei locali. A
firmare il documento, la presidente della Comunità ebraica di Napoli
Lydia Schapirer e la referente della sezione ebraica palermitana
Evelyne Aouate, alla presenza del vicepresidente UCEI Giulio Disegni.
Un progetto che racconta di un ebraismo vivo come dimostrano anche gli
eventi in tutta Italia, da Torino a Roma, da Venezia a Napoli, oltre
ovviamente alle iniziative siciliane, con Catania protagonista nel
pomeriggio. E da un illustre rappresentante dell’isola è arrivato un
messaggio importante: “Identità e dialogo è il tema della Giornata
della cultura ebraica di quest’anno – il messaggio del Presidente della
Repubblica Sergio Mattarella – a cui vorrei aggiungere memoria e
responsabilità, il senso di responsabilità di chi intende coltivare la
memoria per sviluppare anticorpi contro il ripetersi di degenerazioni
dei valori di convivenza civile che videro uno stato sospinto da un
regime feroce rivoltarsi contro i propri cittadini, contro umani
inermi”. Leggi
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giornata della cultura ebraica - catania Sicilia, due millenni in mostra Si
apre con l’inaugurazione della mostra “Gli ebrei in Sicilia” la
Giornata di Catania, che nel pomeriggio eredita da Palermo la qualifica
di città capofila. In mostra riproduzioni a cura di UCEI e Fondazione
Beni Culturali Ebraici in Italia della mostra Sicilia Judaica – 2000
anni di presenza ebraica in Sicilia, realizzata dalla Regione
Sicilia-Assessorato Regionale dei Beni Culturali e della Pubblica
Istruzione.
La cerimonia di apertura della Giornata alle 17, con interventi del
sindaco Enzo Bianco, della presidente dell’Unione Noemi Di Segni e del
ministro consigliere dell’ambasciata israeliana Rafael Erdreich. Alle
17.30 al Palazzo degli Elefanti convegno aperto alla cittadinanza sui
temi salienti della manifestazione. Ad intervenire, moderati dal
segretario generale UCEI Gloria Arbib, Nicolò Bucaria (“La presenza
degli ebrei mitteleuropei a Catania negli anni ‘20 e ‘30 e il loro
contributo alla vita economica e culturale della città”), Nadia Zeldes
(“Il mondo culturale degli ebrei Siciliani: fra identità ebraica e
identità locale”) e Myriam Silvera (“Le espulsioni del 1492 dalla
Spagna a Catania”). In serata, nella corte del palazzo, improvvisazioni
su musiche ebraiche della Diaspora da parte del pianista Yakir Arbib.
(Il
segretario generale dell'UCEI Gloria Arbib firma il libro degli ospiti
della mostra insieme al sindaco di Catania Enzo Bianco)
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palermo - l'intervento della presidente ucei
"Cultura chiave per il progresso" È
con grande emozione che inauguriamo la diciottesima Giornata Europea
della Cultura Ebraica in Italia, qui in Sicilia – in un percorso che
vedrà diverse città e località. A Palermo nella prestigiosa e simbolica
cornice di Palazzo Steri, per secoli sede dell’Inquisizione, sinonimo
di oscurantismo e di oppressione, oggi luogo che illumina una cultura
millenaria. A Catania, nel Palazzo degli Elefanti, sede del Comune.
Grazie per questa accoglienza.
Anzitutto un ringraziamento alle numerose Istituzioni che sostengono
questa Giornata condividendo l’importanza – direi vitale – di far
conoscere il patrimonio culturale ebraico diffuso nella nostra
penisola. 22 secoli di storia vissuta ed ininterrotta. Storia
dell’Italia. Artisti, Scrittori, Architetti, Scienziati, premi Nobel,
imprenditori, sindaci e giuristi, rabbini e soprattutto cittadini.
Secoli di studio e contributo alla scienza, alla sapienza e al pensiero
ebraico, alla mistica e alla Cabalà. Un apporto culturale importante,
che noi ebrei italiani siamo felici di far conoscere e valorizzare con
iniziative come questa che rappresentano un inno alla vita.
Perché la cultura? Citando una celebre battuta di Albert Einstein: “È
più facile dividere un atomo, che spezzare un pregiudizio.” Proprio per
questo nasce la Giornata europea della cultura ebraica: per contrastare
antisemitismo, razzismo, vecchi e nuovi stereotipi, con lo strumento
più importante che abbiamo: la cultura.
La Cultura, in tutte le sue espressioni, è ciò di cui il Paese
necessita oggi, quale motore indispensabile per lo sviluppo e per un
futuro di vero progresso, anche economico. Permettetemi di dire: È
l’unica vera arma nucleare che il mondo possiede.
Noemi Di Segni, Presidente UCEI
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giornata della cultura ebraica - venezia Un Ghetto, tante nazioni La
Giornata veneziana si è aperta questa mattina nella sala Montefiore
della Comunità ebraica. Sono intervenuti per i saluti ufficiali Paolo
Gnignati, presidente della Comunità ebraica; rav Scialom Bahbout,
rabbino capo della stessa; Cristiana del Monaco, vicepresidente
Coopculture; Deborah Onisto, vicepresidente della commissione cultura
del Comune; Bruno Pigozzo, vicepresidente del Consiglio Regionale del
Veneto.
Un programma intenso di eventi che, nonostante il maltempo, animeranno il ghetto e il Museo ebraico.
Ad aprire le danze nella rinnovata sala Montefiore la lectio
magistralis dello scrittore e saggista Francesco Cataluccio,
conoscitore attento delle diverse storie relative alle Comunità
ebraiche orientali, dal Titolo “La diaspora Centro_Europea: lingue e
culture a confronto”. Leggi
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Tra permanenza e mutamento
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Sia
la condizione diasporica che l’idea di nazione di matrice ebraica hanno
costituito due paradigmi moderni ai quali altri movimenti e gruppi si
sono ispirati, non importa quanto consapevolmente, nel Novecento. Va
tuttavia precisato un fatto. Vi sono peculiari caratteristiche della
diaspora ebraica che si ritrovano e si rinnovano, sic et simpliciter,
nelle altre diaspore in generale, senza che vi sia necessariamente un
qualche disegno imitativo. Il vero punto nodale è comunque dato dal
riconoscersi come parte di una comunità che deve ricomporsi. A partire
da ciò si innesca una traiettoria che richiama, per identificazione
esplicita, come anche per dinamiche autonome – in questo secondo caso
tali perché non direttamente associate al precedente ebraico -, quanto
è comunque di storicamente consustanziale alla storia degli ebrei. Non
di meno, la lunga permanenza di una coscienza diasporica è ciò di più
peculiare che l’ebraismo abbia apportato. Alimento d’essa sono stati
l’intreccio tra dimensione storica e componente religiosa delle
tradizioni, insieme all’alto livello di alfabetizzazione, fatto
quest’ultimo che permise non solo la rielaborazione della cultura ma
anche la sua trasmissione tra poli spazialmente segmentati. I Testi
sacri, da questo punto di vista, hanno costituito un vettore
formidabile. È stato detto che: «una memoria collettiva costruita sulla
cultura scritta, la cui trasmissione non è stata affidata a depositari
del sapere sacro ma a tutta la collettività, e priva di un luogo in cui
appoggiarsi, ha facilitato la resistenza culturale e su quello che
potremmo definire il proprio capitale simbolico». Di fatto diaspora ha
significato circolazione: di notizie, di idee, di esperienze. Il
paradigma dell’esilio, infatti, non si basa sulla fissità bensì sulla
mobilità.
Claudio Vercelli
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