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15 ottobre 2017 - 25 Tishri 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
I buoni leader creano discepoli. I grandi leader creano altri leader.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Chatan Torah e chatan Bereshit sono quelli che fanno la differenza. Da ieri abbiamo ricominciato. Molti diranno: ma è sempre la stessa storia. Certo che è sempre la stessa storia.  La differenza la fa chi dà il segnale di fine e quello di inizio, ovvero chi è la persona che simbolicamente chiude la storia e quella che simbolicamente riavvolge indietro il rotolo e lo fa ripartire dall’inizio leggendo i primi versi.
 
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L’Austria e il populismo,
attesa risposta dalle urne
Oggi in Austria si vota per il rinnovo del Nationalrat, la camera bassa del parlamento che dispone dei maggiori poteri legislativi. Favorito per l’elezione a cancelliere, secondo tutti i sondaggi, è l’attuale ministro degli Esteri Sebastian Kurz, del partito popolare: ha 31 anni e durante la campagna elettorale si è molto avvicinato alle posizioni dell’estrema destra della FPÖ, il partito che fu un tempo di Jörg Haider. Insieme potrebbero formare il nuovo governo. L’estrema destra, come racconta il Sole 24 Ore, ha puntato la campagna elettorale sul rifiuto delle quote di migranti stabilite dalla Ue ma non sull’uscita dall’euro. A raccontare il volto dei giovani elettori sempre più spostati verso il nazionalismo populista, un articolo de La Stampa. Del candidato della destra popolare scrive invece Daniel Mosseri sul Giornale: “Oggi Kurz, che chiede anche la chiusura degli asili islamici, il taglio delle sovvenzioni ai residenti stranieri e che ha toni durissimi con il presidente turco Erdogan, passa all’incasso: la sua linea toglie voti all’Fpö”. I risultati del voto austriaco, sostiene invece Repubblica, influenzeranno anche gli equilibri politici in Italia, rafforzando il patto tra centrodestra guidato da Berlusconi e la Lega di Salvini.

Cade la capitale dell’Isis. Dopo quattro mesi e mezzo di battaglia, con la resa degli ultimi foreign fighter dell’Isis, Raqqa, ormai ex capitale del Califfato nel nord siriano, è da considerarsi una città quasi interamente liberata dalle forze democratiche siriane (Sdf), un’alleanza curdo-araba sostenuta da Washington e guidata dalle Unità di Protezione del Popolo curdo (Ypg). “Raqqa sin dai primi mesi del 2014 era diventata infatti il cuore amministrativo e militare dell’Isis. – racconta Lorenzo Cremonesi sul Corriere – Qui stavano i suoi massimi dirigenti, i centri di comando e reclutamento, gli uffici della propaganda, compresi alcuni tra i mandanti degli attacchi in Europa. Da qui soprattutto passavano i volontari stranieri, inclusi i tanti ceceni, francesi, tunisini, libici, algerini, egiziani, afghani. Si calcola che al massimo della sua espansione, tra la fine del 2014 e il 2015,l’Isis abbia contato tra i suoi ranghi oltre 40 mila jihadisti arrivati dall’estero: i più ideologizzati, determinati, incattiviti e pronti a farsi ‘martiri’ in nome della loro interpretazione fanatica dell’Islam”.

Il futuro dell’Unesco. Venerdì è stata nominato a Parigi il nuovo direttore generale dell’Unesco: la francese Audrey Azoulay, ex ministro della Cultura del governo Hollande ed ebrea di origine marocchina, è la guida dell’organizzazione dell’Onu che si occupa della tutela della cultura e dell’educazione nel mondo (Avvenire). La Azoulay deve far fronte all’annuncio da parte di Washington, e in seguito di Gerusalemme, di voler lasciare l’Unesco a seguito delle tante risoluzioni in chiave anti-israeliana approvate dall’organizzazione. “La sua prima missione – scrive Pietro Del Re su Repubblica – consisterà nell’evitare ogni pretesto che possa prestarsi alla politicizzazione dell’agenzia Onu. Inoltre, come ha dichiarato la direttrice uscente, la bulgara Irina Bokova, dovrà ‘riunire le forze in campo e trovare nuovi fondi’”. Per farlo, servirà convincere Trump e Netanyahu che l’Unesco ha cambiato corso.
 
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  davar
la nomina dell'ex ministro francese
Azoulay alla guida dell'Unesco
Per Israele: "Un'ottima notizia"

Ridare credibilità all'Unesco. Questo il primo obiettivo della francese Audrey Azoulay, nuovo direttore generale dell'organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di cultura, scienza ed educazione. In una breve conferenza stampa dopo la sua nomina di venerdì, la Azoulay, già ministro della Cultura del governo Hollande, ha spiegato che “la prima cosa che farò sarà lavorare per ripristinare la credibilità dell'organizzazione e dei suoi Stati membri e la sua efficacia”. Uno sforzo necessario per poter convincere Israele e Stati Uniti a tornare all'interno dell'Unesco dopo l'annuncio a sorpresa di Washington – a cui è seguito quello di Gerusalemme - di voler lasciare l'organizzazione. Mentre si tenevano le elezioni per la nomina del direttore generale, la Casa Bianca ha infatti annunciato di voler diventare osservatore permanente dell’agenzia senza più parteciparvi (dal 2011 gli Stati Uniti hanno smesso di pagare la propria quota all'organizzazione), perché l’Unesco deve essere riformata e continua a dimostrare un “pregiudizio anti-israeliano”. Una decisione che ha preso molti di sorpresa – a quanto riportato i quotidiani israeliani, anche i diplomatici del governo Netanyahu non erano stati informati del passo voluto da Trump – e che complica il lavoro della Azoulay.
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il rabbino capo racconta i suoi obiettivi 
Firenze, rav Amedeo Spagnoletto
nuova guida della Comunità

"Una Comunità unita, affiatata, fiera della sua identità, che fa e rincorre il bene per sé, per il proprio popolo e per il mondo intero”. Questo il primo obiettivo di rav Amedeo Spagnoletto, cui il locale Consiglio comunitario ha assegnato nelle scorse ore (all’unanimità) l’incarico di nuovo rabbino capo di Firenze.
Quarantotto anni, romano di nascita ma con un forte legame con il capoluogo toscano, di cui è originaria la moglie Giuditta, rav Spagnoletto si affaccia al primo incarico da guida rabbinica di una Comunità con alle spalle un lungo impegno come studioso, sofer, docente al Collegio Rabbinico e molto altro ancora. Apprezzatissime tra l’altro ogni mese le sue pillole di Torah e saggezza popolare su Pagine Ebraiche.
Porta la firma del rav Spagnoletto il recente restauro del Sefer Torah di Biella, il più antico Sefer in uso al mondo riportato in funzione grazie alla Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia ed oggetto di approfondimento, appena poche settimane fa, al prestigioso World Congress of Jewish Studies svoltosi a Gerusalemme. Sempre rav Spagnoletto era stato tra i protagonisti, nell’autunno del 2016, della grande mostra sui libri ebraici alluvionati allestita alla Biblioteca Nazionale di Firenze. Il nuovo rabbino, che prende il posto di rav Joseph Levi (andato in pensione in primavera dopo 21 anni di servizio), conosce molto bene la realtà ebraica fiorentina. “La scelta di cimentarmi con l’incarico rabbinico deriva principalmente proprio da questo – afferma – dall’amore che ho per Firenze e per questa Comunità”. Tanto che negli scorsi giorni, con l’incarico ancora non ufficiale, quando è stato chiamato a partecipare alle funzioni di Rosh Hashanah, Yom Kippur e Sukkot in sinagoga, si è rivolto a tutti gli iscritti con una preghiera: “Chiamatemi Amedeo!”.
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qui roma
Collegio Rabbinico e studi ebraici
al via un nuovo anno di lezioni

Sono circa un centinaio gli studenti, di tutte le fasce di età, raggiunti dal percorso didattico del Collegio Rabbinico Italiano e del Diploma Universitario Triennale in Studi Ebraici che ha preso oggi avvio, nella sede del Collegio, con una lezione pubblica del direttore, il rav Riccardo Di Segni, sul trattato talmudico di Sukkà. La prosecuzione di un percorso già avviato due anni fa su questo specifico testo, su cui diverse decine di studenti si sono confrontati oggi insieme al rabbino capo di Roma.
Sei le materie principali in cui sono suddivisi i corsi proposti dal Collegio, parte dei quali insieme al Corso di Laurea dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: Torah con i commenti, Bibbia, Talmud, Halakhah, Midrash, Lingua ebraica. Diversi inoltre i target: si va infatti da corsi rivolti agli studenti di scuola media a quelli per liceali e universitari, dal corso per il conseguimento del titolo di maskil al corrispettivo femminile di bagrut, per arrivare al vertice dell’offerta rappresentato dal corso superiore.
Una notevole ricchezza di proposte e un bilancio che, specie negli ultimi anni, è stato certamente positivo. È quanto sottolinea il coordinatore del Collegio, rav Gianfranco Di Segni, che porta come esempio il recente conseguimento del titolo rabbinico da parte di rav Gadi Piperno, rav Jacov Di Segni e rav Roberto Di Veroli oltre al titolo di maskil conseguito da David Sessa e quello di bagrut ottenuto in estate da Grazia Gualano. Tra le note maggiormente liete, viene inoltre spiegato, anche la disponibilità espressa da alcuni studenti universitari di ritorno da un’esperienza in yeshiva in Israele di voler portare avanti in parallelo studio in facoltà universitaria e al Collegio rabbinico. Alcuni di questi studenti di ritorno, spiega il rav, hanno usufruito di borse di studio UCEI durante la loro permanenza in Israele.
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il vincitore del deutcher buchpreis 2017
Lo scrittore che incarna l'Europa,
Francoforte premia Menasse

Scrittore, traduttore e saggista austriaco, Robert Menasse è il vincitore dell'edizione 2017 del Deutscher Buchpreis, il prestigioso premio assegnato durante la Fiera del Libro di Francoforte al miglior romanzo in tedesco, che si può considerare l'equivalente del Man booker Prize. Die Hauptstadt, La capitale, pubblicato da Suhrkamp, ha colpito la giuria internazionale del premio, che ha dichiarato: "Vale sempre la pena di impegnarsi per l'umanità, non si può dare nulla per scontato o acquisito, e con il suo romanzo, Die Hauptstadt, Robert Menasse mostra come sia un principio che si applica anche all'Unione Europea. Con grande capacità drammaturgica riesce a scavare in profondità negli strati più profondi di questo che chiamiamo il nostro mondo, mostrando senza ombra di dubbio che non basterà l'economia a garantirci un futuro di pace. Coloro che sminuiscono il valore di quel progetto di pace che è l'Europa sono tra noi, e non è raro che siamo noi stessi a fare la stessa cosa. Con La capitale Menasse ha raggiunto l'obiettivo che si era dato: nel romanzo, la contemporaneità è ritratta con una tale capacità letteraria che i contemporanei vi si riconosceranno, e chi non è ancora nato riuscirà meglio a comprendere il nostro tempo".
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qui roma - in ricordo della razzia nazifascista
“16 ottobre, non dimentichiamo”
In prima fila, come sempre. Il volto serio e composto, pronto però a regalare un sorriso a un bambino che si avvicina, vuole conoscerli, scambiare con loro una parola. Gli ultimi Testimoni romani della Shoah, e con loro un romano d’adozione come Sami Modiano, sfilano compatti in occasione della consueta marcia silenziosa che precede le manifestazioni ufficiali organizzate insieme alle istituzioni per ricordare il rastrellamento nazista del 16 ottobre 1943. Marcia silenziosa che accompagna la nominazione di tutti gli ebrei deportati da Roma sotto il nazifascismo, il 16 ottobre e in occasione di altre retate.
La significativa partecipazione oggi alla marcia, che si è snodata per l’intero quartiere, ha dato anche quest’anno il senso di quanto questo appuntamento sia sentito. E lo stesso in sinagoga, dove l’evento si è concluso con la partecipazione dei Testimoni calorosamente accolti dai bambini della scuola ebraica. Tempio maggiore gremito, l’emozione sul volto dei sopravvissuti all’inferno.
A due di loro, come è stato sottolineato in sinagoga, è dedicata questa giornata: a Giuseppe Di Porto, scomparso a inizio settembre; e a Idek Wofowicz che ci ha lasciati invece nelle scorse ore.
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il diplomatico impegnato per il dialogo
Nathan Ben Horin (1921-2017)
Durante la festa di Sukkot, il 20 di Tishrì (10 ottobre) si è spento a Gerusalemme, dopo una lunga e intensa vita spesa in buona parte tra Israele e l’Italia, Nathan Ben Horin, diplomatico, fine studioso e membro della commissione dei Giusti allo Yad Vashem: una personalità che ha lasciato il segno, non ultimo quello della sua squisita umanità, ad un tempo mite e determinata, dolce e dotata di forte senso critico. Nato a Wiesdaben nel 1921 (luogo e anno dei famosi trattati sui danni di guerra che la Germania doveva pagare), si trasferì presto con la famiglia in Francia, dove entrò nelle fila della resistenza ebraica al nazismo. Alla fine del 1944 riuscì a immigrare in Palestina e alla nascita dello Stato di Israele subito si arruolò nell’esercito di difesa del suo nuovo stato. Combatté nella guerra d’indipendenza (1948-49) durante la quale venne gravemente ferito (ogni volta che all’aeroporto di Tel Aviv passava per il metal detector, questo suonava e segnalava la presenza del metallo interno, che gli avevano messo dopo l’operazione del ’49).
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sorgente di vita
Storie di salvezza
È dedicato al 16 ottobre 1943 il servizio di apertura della puntata di Sorgente di Vita in onda domenica 15 ottobre. La storia di Vittorio Polacco, allora bambino, che si salvò grazie alla prontezza dello zio e a una rete di salvatori. È una delle vicende raccontate nel libro “Salvarsi”, una ricerca di Liliana Picciotto per il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, dedicata a chi sfuggì alle deportazioni naziste. 
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pilpul

Volontà senza responsabilità
Un tempo si sarebbe detto che “dio lo vuole!” (il minuscolo è d’obbligo), trattandosi dell’invocazione con la quale si legittimava tutto, in genere quasi sempre il peggio. Oggi la legittimazione divina si scomoda perlopiù a corredo di un’altra affermazione non meno diffusa, quella per cui è il “popolo che lo vuole”. Anzi, la “gente”. Il popolo è la vera entità metafisica alla quale rifarsi quando si intende ottenere la validazione per qualcosa di altrimenti ingiustificato. Il gentismo – un neologismo che già nella sua sgradevole pronuncia rivela di quale natura sia fatta la sostanza che avvolge – è l’ideologia dei tempi senza idee. Rimanda ad una visione della volontà collettiva e della sovranità pubblica che ha lo spessore del vuoto. Non a caso è una cassa di risonanza di qualsiasi contenuto vi si intenda immettere, a partire da quel grande collante degli spaesati e dei disincantati di ogni epoca ed età che è il risentimento. Si è risentiti quando ci si sente privati di qualcosa che, a torto o ragione, si ritiene di avere ingiustamente perduto o del quale ci si reputa spossessati senza colpa alcuna. Si coniuga ad un altro atteggiamento mentale, che ha la propensione del farsi immediato predicato morale, ovvero il “populismo”, in sé espressione lessicale tanto inflazionata quanto ambigua poiché privata dei suoi più autentici significati.

Claudio Vercelli
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