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 23 Novembre 2017 - 5 Kislev 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Nel voto che Ya’aqòv pronuncia dopo il sogno della scala e la relativa promessa divina, dice: “Se D.o sarà con me, se mi proteggerà…, se mi darà pane…, se tornerò in pace alla casa di mio padre…”. Commentando quest’ultima espressione, Rashì sostiene che essa si riferisce al tornare “integro senza peccato”. Che cosa gli impedisce di spiegare il versetto più letteralmente (cosa che Rashì afferma di fare in primo luogo), cioè che qui si tratta semplicemente del tornare serenamente e senza danni?
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Lo scorso mese di febbraio, il giornalista tedesco Peter Kapern – corrispondente da Israele della rete radiotelevisiva ARD – mi ha intervistato su vari aspetti della società e in particolare della demografia israeliana. Fra le altre cose abbiamo fatto dei confronti fra la natalità in Israele (in costante crescita) e in Europa occidentale (in stallo o in diminuzione, a parte l’effetto ancora non bene metabolizzato dell’immigrazione extra-comunitaria). Fra le cause delle differenze abbiamo confrontato la situazione economica nei diversi paesi ma soprattutto il grado di ottimismo e di pessimismo nelle rispettive popolazioni. E poi inevitabilmente siamo giunti al discorso sugli effetti delle grandi certezze e incertezze sociali sulla politica e sul voto degli europei alle più recenti elezioni in Europa. Lo spostamento verso i partiti populisti e di estrema destra era ormai evidente, e io ricordo di aver detto questa frase che a qualcuno potrà apparire incredibile: “La nostra ultima speranza è la Germania. Ma se alle prossime elezioni la Germania segue la tendenza dei suoi vicini europei, allora sono tempi duri per l’Europa e per tutti noi”. Al che il giornalista mi ha risposto: “Non si preoccupi, i tedeschi sono una società molto solida e piuttosto conservatrice. La vittoria di Angela Merkel è certa”. Nove mesi dopo, la scena politica tedesca sembra molto meno semplice. Se ci dovessero essere nuove elezioni a meno di un anno dalle precedenti, sarà bene seguire attentamente i risultati. Qualcuno ha già fatto notare che la volta precedente che i tedeschi erano andati alle urne due volte nello stesso anno era il 1933.
 
Il boia condannato
“Imputato Ratko Mladic, il Tribunale internazionale delle Nazioni Unite la condanna all’ergastolo per genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra”. Dopo la lunga lettura dei capi d’accusa, il presidente del Tribunale penale internazionale dell’Aia Aphons Orie ha letto la sentenza che condanna all’ergastolo il generale Ratko Mladic per il suo ruolo nella guerra in Bosnia negli anni Novanta, e in particolare nel massacro di Srebrenica e nell’assedio di Sarajevo. “Carcere a vita per una serie di reati che sono il concentrato del male: – scrive il Corriere della Sera – crimini contro l’umanità, crimini di guerra. Soprattutto il genocidio consumato a Srebrenica l’l1 luglio del 1995, 27 anni fa, 8372 morti accertati (12000 secondo i musulmani), gettati nelle fosse comuni con i bulldozer con un colpo alla nuca. II più grave massacro in Europa dopo la Seconda guerra mondiale, perpetrato con metodi simili a quelli nazisti”. Mladic, ricorda Repubblica, “toccò quel giorno l’apice della potenza e l’inizio del declino. Nell’enclave che doveva essere protetta dalle Nazioni Unite trattava da sudditi i caschi blu olandesi, muti testimoni e dunque complici della carneficina, come un dio feroce separava i sommersi (tutti i maschi dai 14 anni in su) dai salvati (donne, vecchi, bambini)”. Il boia di Srebrenica in patria però non è visto da tutti come il criminale che è: anni fa, in un sondaggio, un serbo su due ammise che con Mladic avrebbe bevuto volentieri una grappa e la principale tv belgradese, Pink, oggi parla di sentenza “vergognosa”.
 
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  davar
presentata la nuova edizione del suo libro
'Rav Toaff, l'impronta livornese'
“Il Tirreno, all’epoca Il Telegrafo, fu un giornale fascistissimo. Il palazzo in cui ci troviamo fu proprietà della famiglia Ciano, mentre la linea della testata fu di entusiastica adesione al regime. Anche per questo sono orgoglioso di ospitare quest’evento, in questo luogo così significativo. Un riconoscimento a un grande livornese cui siamo tutti grati”.
È il padrone di casa, il direttore del Tirreno Luigi Vicinanza, ad accogliere il folto pubblico che assiste alla prima presentazione della nuova edizione del celeberrimo libro del rav Elio Toaff, “Perfidi giudei, fratelli maggiori”. Non più con Mondadori, ma con il Mulino. E con in aggiunta, rispetto al 1987, anno della prima edizione, una introduzione del demografo Sergio Della Pergola; una lettera inedita del rav, scritta nel 1945 al fratello Renzo (che si trovava nell’allora Palestina mandataria, il futuro Stato di Israele); il discorso di commiato nel Tempio Maggiore di Roma del 2001; un ricordo dell’allievo rav Gianfranco Di Segni, oggi coordinatore del Collegio Rabbinico Italiano e una testimonianza dei figli Daniel, Miriam e Ariel che ricostruisce gli anni dal 1987 al 2001.
“Rav Toaff fu un uomo dalla schiena dritta, aperto al dialogo ma solido nei suoi principi e nei suoi convincimenti. E non fu soltanto uomo del dialogo, ma anche colui che restituì dignità e consapevolezza agli ebrei italiani dopo la ferita delle Leggi Razziste del 1938. Rav Toaff fu uno tzaddik, un Giusto” sottolinea il presidente della Comunità ebraica livornese Vittorio Mosseri.
Ha poi osservato Gadi Polacco, tra gli organizzatori dell’evento con il Benè Berith locale: “Il rav Toaff non ha mai dimenticato la sua città, che sempre portava nel cuore. L’auspicio è che anche attraverso questa iniziativa si apra un percorso di riscoperta, finalizzato un giorno alla realizzazione di un nuovo volume dedicato ai suoi insegnamenti e alle sue lezioni. C’è tanto materiale sparso da raccogliere”.
Mentre Francesco Belais, assessore alla Cultura del Comune, si è detto pronto a sostenere il progetto di intitolazione di un luogo significativo della città al rav Toaff. Anche se, ha messo le mani avanti, “non sarà semplice”. E questo perché, a suo dire, “non esistono al momento spazi disponibili”. Un vero peccato, visto che la mozione per dedicargli una strada, su proposta di un consigliere della Lista Civica Città Diversa, è stata la prima in Italia ad essere approvata (tra l’altro all’unanimità).


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qui roma - il limmud
Alisa, ricordo e nuovi impegni
Le testimonianze degli amici più cari, le riflessioni dei Maestri. Musica, poesia e commozione ad accompagnare il ricordo della 18enne romana Alisa Coen, mancata esattamente un anno fa. Una serata partecipata e intensa, nel nome di una giovane piena di vita il cui impegno, i cui valori e il cui coraggio non sono stati e non saranno dimenticati.
Sono stati in tanti ieri a stringersi attorno alla famiglia, e in particolare ai genitori Daniel e Sabrina. Centro Pitigliani gremito e nuove sfide da lanciare, anche assieme all’associazione “Suoniamo insieme per Alisa” costituita negli scorsi mesi per portare una diversa sensibilità musicale nelle scuole romane.
Condotto da Davide Jona Falco, il limmud per Alisa ha visto sul palco i rabbini rav Gianfranco Di Segni, rav Roberto Colombo, rav Gadi Piperno e rav Amedeo Spagnoletto, oltre al presidente dell’associazione Saul Meghnagi. Sul palco anche la poetessa Anna Segre, i cui versi sono stati trascritti all’ingresso di un bosco dedicato ad Alisa che è stato inaugurato negli scorsi giorni in Israele su iniziativa del Keren Kayemeth LeIsrael.
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qui parma - il concorso
"Musica nel mondo ebraico,

tante tradizioni a confronto"
L’appuntamento è per il 12 dicembre alla Casa della Musica di Parma, per ascoltare i finalisti del Concorso di Composizione Musicale ispirato alla Tradizione Ebraica. Un progetto promosso dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane insieme alla Comunità ebraica di Parma e alla Casa della Musica, che vuole favorire la composizione di nuovi brani ispirati alla tradizione ebraica e di arricchire ulteriormente questo specifico ambito fortemente caratterizzante nei vari settori della vita culturale e religiosa. Questa prima edizione del concorso, in collaborazione con Parma OperArt e sotto la direzione artistica di Riccardo Joshua Moretti, ha per tema la città di Yerushalaim, Gerusalemme, in concomitanza con il 50° anniversario della sua riunificazione. “Siamo partiti chiedendoci cosa stia succedendo nel panorama musicale contemporaneo e abbiamo pensato che un’iniziativa del genere possa contribuire a mantenere viva una tradizione ricchissima, e magari anche rivestire un’importante funzione divulgativa – spiega Moretti, che è compositore, musicista e direttore oltre che coordinatore della Commissione Cultura dell’UCEI – Vogliamo dimostrare che la musica ebraica non è solo klezmer”.
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sicilia ebraica
Ortigia, il mikve riscoperto  
Da piazza Archimede scendi lungo via della Maestranza, la seconda a destra è via della Giudecca. A ora di pranzo le stradine di Ortigia sono deserte, piove, il quartiere sembra addormentato. Ascolto i miei passi lungo la strada, mentre immagino quello che deve essere stato questo posto prima della cacciata ordinata da Isabella e Ferdinando II d’Aragona, re di Spagna, nel 1492.
Si ipotizza che all’epoca a Siracusa vivessero circa 5000 ebrei e che nel quartiere ebraico vi fossero botteghe, un ospedale, il mercato, il macello, 12 sinagoghe e 3 Mikweh, il più importante dei quali scoperto solo 25 anni fa dalla marchesa Amalia Danieli Di Bagni durante i lavori di ristrutturazione dell’hotel all’interno del quale è situato.
Gli ebrei siracusani erano completamente autosufficienti, dediti al commercio. Nel quartiere ebraico c’era anche il forno. Mi lascio andare lungo i vicoli e le case di pietra bianca, quasi a perdermi per le stradine dove mi sembra di sentire le voci allegre dei bambini che giocano nei cortili e sulle piazzette. Immagino le donne intente a stendere i panni o impegnate nella cucina e gli uomini a vendere al mercato. Immagino scene di vita spazzata via da un editto, che costrinse tutta la popolazione a lasciare le case o a convertirsi lasciando quel quartiere nel silenzio.


Lucilla Efrati
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qui roma - il festival
Pitigliani Kolno'a, si chiude

con l'omaggio a Luzzati
Ultima serata per il Pitigliani Kolno'a Festival, il festival dedicato al cinema israeliano giunto quest'anno alla dodicesima edizione. Nella sede del Pitigliani, alle 19.30, prenderà infatti il via la cerimonia di consegna del Premio intitolato al grande illustratore e scenografo genovese Emanuele Luzzati (di cui ricorrono i dieci anni dalla scomparsa).
Decine i registi e sceneggiatori (italiani e stranieri) che hanno partecipato al concorso, che aveva come tema “Tra particolarismo e universalismo: la diversità in mezzo all’uguaglianza” e che è stato realizzato in collaborazione con il Museo Luzzati a Porta Siberia di Genova.
Able 20.30 è quindi prevista la proiezione di "Libia, l'ultimo esodo", documentario sulla storia e sulla memoria degli ebrei di Libia con regia di Ruggero Gabbai e David Meghnagi.
La prenotazione alla serata è obbligatoria.
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jciak
Gal Gadot batte Thor
Dopo aver trionfato al box office, l’israeliana Wonder woman sconfigge Logan, Thor, Spider man e tutti i supereroi piazzandosi al primo posto nella celebre lista di Rotten Tomatoes “50 Best Superhero Movies of All Time”. L’elenco è rimbalzato sui media di mezzo mondo. Non è la notizia del secolo, ma fa riflettere che - mentre nel mondo del cinema dilagano le notizie di molestie sessuali - sia una signora, mamma di due bimbe, a conquistare il titolo di supereroe in un film campione d’incassi diretto da un’altra donna.
Nella lista di Rotten Tomatoes, popolare sito americano che aggrega informazioni sui film a recensioni di critici e del pubblico in un doppio punteggio, Wonder Woman diretto da Patty Jenkins spunta il 108,569 per cento contro il 107,976 di Logan (2013) di James Mangold con Hugh Jackman e il 106,313 del Cavaliere oscuro (2008) di Christopher Nolan con Christian Bale. Spider Man finisce al quarto posto, mentre all’ultimo c’è L’incredibile Hulk (2008) di Louis Leterrier con Edward Norton.


Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - Stranieri residenti
Uno dei grandi pregi di Donatella Di Cesare è quello di coniugare – cosa sempre più rara – la filosofia “alta”, vera, con il senso dell’attuale, vorrei dire dell’immanente. Anche nell’ultimo lavoro, Stranieri residenti (Bollati Boringhieri) la docente di Teoretica alla Sapienza e di Ermeneutica filosofica alla Scuola Normale Superiore di Pisa, affronta e sviscera le infinite poliedriche problematiche di qualcosa che non solo è parte viva della nostra quotidianità, ma che è senz’altro nodo vitale del domani collettivo. Non a caso, fin dalle prime righe, avverte che a chi «lo Stato appare un’entità naturale, quasi eterna, la migrazione è allora devianza da arginare, anomalia da abolire». Così il migrante ricorda allo Stato il suo futuro storico, ne scredita la purezza mitica. «Ecco perché riflettere sulla migrazione vuol dire anche ripensare lo Stato».

Stefano Jesurum, giornalista

In ascolto - A Cuneo
Lo scorso weekend ho fatto capolino allo shabbaton organizzato nella sinagoga di Cuneo, una comunità a cui sono molto legata, non solo per vicinanza geografica, ma soprattutto per questioni di studio e affetti importanti. Nel corso della visita alla biblioteca, Alberto Cavaglion, che con “orgogliosa modestia” ha saputo collocare in uno spazio semplice e molto accogliente, testimonianze importanti della storia ebraica cuneese e piemontese, ha creato per noi un percorso di conoscenza mostrando i grandi fogli che riproducono gli studi linguistici sul giudeo-piemontese compiuti da Primo Levi, le fotografie, le vecchie stampe e una canzone densa di storia.

Maria Teresa Milano
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Primo Levi e la scrittura
Il Sistema periodico è il risultato della raccolta di racconti molto diversi, scritti da Primo Levi in periodi diversi e pensati, in alcuni casi, nel corso di decenni. Levi ha cercato a lungo un principio unificatore, una struttura attorno a cui riunire i contributi che vanno, nell’ordine delle pagine infine adottato, dagli antenati ebrei piemontesi di Argon, una costellazione di personaggi “nobili e inerti”, allo straordinario viaggio di un atomo di carbonio che è una riflessione sulla vita e il suo rigenerarsi perpetuo, “storia del tutto arbitraria” e “tuttavia vera”, ma anche sui mestieri di chimico e di scrittore. Il Sistema periodico e la scrittura di Levi sono stati al centro del convegno “Cucire parole, cucire molecole” che ieri e oggi si è svolto a Torino.

Giorgio Berruto, HaTikwà/Ugei
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Bar Mitzwa
Tornare a casa sa di quel cassetto in soffitta chiuso da tanto, che odora di naftalina con dentro nostalgia del passato ed al contempo perdita del tempo. “Nel mio cuore amico scende il ricordo”, attraverso le stanze e per le scale, una vertigine a pensare quante persone qui ho incontrato, anni uno sull’altro snocciolati e già si parla del prossimo Bat Mitzvà (da quanto ne mancano, qui), ed è più comodo pensare ai figli altrui, decenni, a quella presentazione di bambina al Tempio di Purim quando indossavi un premaman rosso, volti andati di chi ha cambiato strada, volti invecchiati il tuo compreso, di chi è ancora qui.

Sara Valentina Di Palma
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