Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
|
Il
corpo delle donne ha occupato i pensieri, le parole e le testate di
molti giornali, telegiornali, talk show e libere bocche e liberi
pensieri di molto mondo del cinema, dello sport, di ogni genere di
spettacolo. Il corpo violato di alcune donne, mercificato,
mercanteggiato è diventato oggetto e soggetto di tanta riflessione e di
profonda indagine, poliziesca e sociale, in mezzo mondo occidentale, da
Hollywood sino a Cipro.
Per la tradizione rabbinica il corpo diventa è un luogo ed un concetto
filosofico, un punto fermo halachico ed un sano confine, profondo e
forte.
|
|
Leggi
|
Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
|
Il
tifo sportivo è il terreno privilegiato di alcune dinamiche che tendono
a semplificare la realtà rappresentandola come parodia della guerra. I
supporters si sbeffeggiano e si provocano, a volte come singoli, più
spesso in gruppi organizzati che da diversi decenni vengono chiamati
ultras. In un simile contesto le normali regole della convivenza civile
sembrano sospese. Buoni padri di famiglia, educati e apparentemente
cittadini senza macchia, adottano linguaggi feroci e offensivi e si
autorappresentano in vesti di potenziali guerriglieri. Ma non sempre è
un gioco innocente, e la sentenza di condanna a Mladic, il boia di
Srebrenica che diresse il pogrom sotto gli occhi non innocenti della
civile Europa, sta lì a ricordarcelo. Parte della sua manodopera
sanguinaria era composta dai supporters calcistici serbi, quelli che
inneggiavano a un altro criminale di guerra, il famigerato comandante
Arkan.
Quando ci permettiamo di prendere sottogamba gli eccessi violenti che
troppo spesso vengono tollerati nei nostri stadi compiamo un’operazione
colpevole di mancata vigilanza.
|
|
Leggi
|
|
Germania, appello all'unità
|
La
soluzione non può che essere una Grande Coalizione. Il presidente
tedesco, Frank-Walter Steinmeier, continua a sostenere questa ipotesi
(esercitando pressioni in particolare sul leader dell’Spd Martin
Schulz) per superare l’impasse post-elettorale ed evitare tutta una
serie di circostanze che metterebbero a rischio la stabilità del paese
e favorirebbero con tutta probabilità l’ascesa ulteriore di forze
estreme. Come riporta tra gli altri Repubblica, ieri Schulz è stato da
Steinmeier, il quale è stato molto netto sull’ipotesi di un ritorno al
voto. “Il suo appello – si legge – e quello analogo di un vecchio leone
della politica tedesca come Wolfgang Schaeuble, nella sua nuova
funzione di presidente del Bundestag, sono stati interpretati da tutti
come un invito forte a Schulz a compiere un gesto di responsabilità e
tornare al governo”.
Continua a far parlare il prossimo intervento a Napoli della
palestinese Leila Khaled, terrorista non pentita, che il 4 dicembre
sarà ospite all’Asilo Filangieri (edificio di proprietà del Comune in
centro storico, ma da anni gestito da un collettivo). Si chiede
Pierluigi Battista sul Corriere: “Perché accogliere con tanto
entusiasmo una militante diventata famosa per aver dirottato aerei come
arma letale di lotta politica per distruggere lo Stato di Israele,
insomma una terrorista ancora convinta delle sue scelte? Perché, come
ha fatto il sindaco di Napoli e come ha fatto il Parlamento europeo e
altre istituzioni che saranno incontrate in un tour promozionale,
celebrare le gesta di Leila Khaled, che nemmeno due mesi fa ha
legittimato l’assassinio di tre cittadini israeliani come guerra santa
contro l’odiato ‘sionismo’?”.
“Il Talmud siamo noi, è ciò che ha reso il popolo ebraico com’è oggi.
Tutte le nostre tradizioni religiose, poi diventate culturali e
familiari, hanno origine in questo libro. Che è anche un unicum dal
punto di vista strutturale”. Così il coordinatore del Collegio
Rabbinico Italiano, rav Gianfranco Di Segni, che in una intervista al
Venerdì ne racconta specificità e orizzonti valoriali.
| |
Leggi
|
|
|
qui roma - il progetto trivalent 'Contro l'odio facciamo squadra'
I
numerosi attentati terroristici, insieme alla crisi sempre più acuta
dei modelli di dialogo e integrazione esistenti, sono al centro
dell'agenda di istituzioni nazionali e sovranazionali in termini di
sicurezza interna, coesione, stabilità sociale. Come affrontare queste
sfide, assai complesse e articolate? Quali le più pratiche più efficaci
per arginare la minaccia e costruire una società più forte e unita
nella difesa dei suoi valori fondamentali?
Se ne è discusso nell'aula magna del rettorato dell'Università di Roma
Tre, in occasione di un confronto promosso nell'ambito del progetto
europeo Trivalent. "The challenges of radicalization: the role of the
institutions, religious communities and civil society" il tema del
panel, che ha offerto diversi spunti agli addetti ai lavori presenti.
Con l'obiettivo, come è stato chiaramente sottolineato, di costruire
una solida rete tra tutti i partecipanti al progetto (tra cui l'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane) e la società civile, le istituzioni,
gli esperti. Leggi
|
|
qui pisa - il festival al via Nessiah, tra musica e arte
Un
nuovo viaggio a 360 gradi all’interno del mondo ebraico. A proporlo è
il 21esimo Festival Nessiah, diretto come sempre dal Maestro Andrea
Gottfried e organizzato dalla Comunità ebraica di Pisa con il sostegno
di Fondazione Pisa, Regione Toscana, il contributo del Comune di Pisa,
la collaborazione di Rete Toscana Ebraica e UCEI. La musica, come da
tradizione, è protagonista del festival (presentato oggi in conferenza
stampa) ma dal 26 novembre al 10 dicembre ci sarà spazio e anche per la
cucina, il cinema, l’animazione e il teatro.
L’edizione 2017 è stata infatti concepita come omaggio a un grande
personaggio dell’ebraismo italiano, Emanuele Luzzati – uno dei più noti
illustratori, scenografi e disegnatori italiani - che a 10 anni della
sua scomparsa continua ad affascinare i piccoli e i grandi con le sue
opere teatrali, editoriali e d’animazione e con i suoi colori…
Per ricordare l’immenso contributo del Maestro, in concomitanza con il
Festival, è stata così allestita una mostra diffusa che abbraccia la
città e rende la presenza di Luzzati tangibile attraverso le sue opere
nei molteplici ambiti della sua attività (costumi teatrali,
scenografie, illustrazioni, disegni, animazione). Leggi
|
qui roma - la serata conclusiva "Pitigliani Kolno'a Festival,
anche nel 2018 protagonisti" Cala
il sipario, e la soddisfazione è tanta. Ma già si guarda al futuro, con
l’obiettivo di fare ancora meglio. “Dalla prossima settimana si inizia
a lavorare sull’edizione 2018” assicura Bruno Sed, presidente del
Pitigliani.
La sala è gremita per l’ultima serata del Pitigliani Kolno’a, il
festival che per il dodicesimo anno consecutivo ha gettato uno sguardo
fresco e sfaccettato sul cinema di Israele. Sui tanti volti, sulle
numerose complessità che svela a un pubblico sempre più vasto. Per la
prima volta, doppia direzione artistica alla guida del festival: con
Ariela Piattelli, l’israeliana Lirit Mash.
Altra novità di questa edizione, l’istituzione del Premio Emanuele
Luzzati dedicato al grande illustratore e scenografo genovese di cui
ricorrono i dieci anni dalla scomparsa. “Tra particolarismo e
universalismo: la diversità in mezzo all’uguaglianza” il tema su cui si
sono confrontati decine di registi e sceneggiatori. Ad aggiudicarselo
il regista Maurizio Forcella, premiato dalla direttrice del Pitigliani
Ambra Tedeschi. Leggi
|
qui roma - melamed Libia, testimonianze dall'esilio Presentato
anche in occasione del Pitigliani Kolno’a Festival incentrato su
ebraismo e Israele nel cinema, il documentario “Libia, ultimo esodo”
per la regia di Ruggero Gabbai coautore insieme al professor David
Meghnagi nella cui ideazione e realizzazione ha avuto un ruolo
centrale, in qualità di autore, interprete, voce narrante di guida e di
controcanto alle testimonianze, è stato proiettato ai ragazzi e ai
professori di due scuole statali di Roma, una il Convitto Nazionale
“Vittorio Emanuele II” e l’altra il Leonardo Da Vinci di Maccarese.
Dagli interventi degli autori, completati dalle domande dei ragazzi, è
emerso chiaramente come l’esodo sia stata una storia di grande
resilienza da parte degli ebrei libici, costretti ad abbandonare il
loro Paese senza per questo farsi vincere dagli eventi.
Giordana Terracina Leggi
|
Il posto della donna
|
Quando
circa un anno fa avevo letto della signora a cui era stato chiesto di
cambiare posto in aereo per venire incontro all’esigenza di un
viaggiatore charedì di non sedere vicino ad una donna mi ero detta che
se fosse successo a me mai e poi mai avrei accettato una simile
imposizione, a costo di litigare.
E invece l’ho fatto. Ubbidiente mi sono alzata e sono andata a sedermi
una fila più avanti (unico debole tentativo di obiezione: ho chiesto di
aspettare fino all’ultimo per essere sicuri che davvero quel posto non
fosse occupato). Il meccanismo con cui queste cose avvengono è più
sottile di quanto forse si potrebbe immaginare. La coppia di charedim
(suppongo marito e moglie) era tutt’altro che ostile, anzi, era gentile
e amichevole; entrambi mi hanno rivolto domande sulla mia provenienza e
sull’Italia, e inizialmente non avevano mostrato nessun segno di
disappunto per la mia presenza accanto a loro (certo, marito e moglie
si erano scambiati di posto perché io avessi al mio fianco la moglie,
ma dal mio punto di vista erano problemi loro che non mi riguardavano).
Solo dopo un po’, quando si è visto che il posto davanti a me era
rimasto libero, la signora mi ha chiesto gentilmente di spostarmi per
permetterle di stare vicino al finestrino e guardare il panorama. E
così in nome della solidarietà tra donne ho accettato un atto di
arbitrio contro le donne.
Anna Segre, insegnante
Leggi
|
Decostruire i monumenti
|
Un
articolo uscito sul New Yorker – apparso in Italia sia su
Internazionale che sul giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche
– e firmato da Ruth Ben-Ghiat, professoressa di storia e studi italiani
alla New York University, rifletteva sui monumenti del ventennio in
Italia, e di come la maggior parte di essi restassero in piedi in
opposizione a ciò che avviene abitualmente in altri paesi, come per
esempio in Germania. Il testo è stato duramente criticato da più parti
ed interpretato come un’invito alla demolizione dei monumenti fascisti.
In realtà come ha risposto l’autrice, la quale ha asserito di aver
subito a tal proposito offese maschiliste e antisemite, il suo era un
“appello alla sensibilizzazione, lanciato mentre la destra risorge un
po’ ovunque, per riflettere su come interagire con questi edifici e con
l’eredità storica a cui sono legati”. Il discorso, come ha spiegato
anche Roberto Saviano sull’Espresso, è quanto questi simboli
influenzano la nostra vita e il nostro quotidiano, e se essi finiscono
per costituire un monito o una memoria da rispolverare. Tra
l’abbattimento e la piena restaurazione, la soluzione potrebbe essere
una ricontestualizzazione o semplicemente un “depotenziamento”. A
Bolzano, una delle città che paradossalmente presenta numerosi
monumenti fascisti, è stata installata da poco su un lungo bassorilievo
con Mussolini a cavallo, presente sul Palazzo del Tribunale, una
scritta luminosa con le parole di Hannah Arendt “Nessuno ha il diritto
di obbedire”. In tedesco, ladino e italiano. Non sono mancate
ugualmente le critiche, per quello che è stato definito uno “scempio”.
Forse le parole “Credere, obbedire, combattere” restano per la maggior
parte, tuttora più affascinanti.
Francesco Moises Bassano
|
|
|