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5 dicembre 2017 -  17 kislev 5778
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MEMORIA

“Ricordare ostinatamente”, il monito di Max

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img headerMax Mannheimer / UNA SPERANZA OSTINATA / Add Editore

Una vita spesa a spiegare alle nuove generazioni che, se non sono loro responsabili degli orrori perpetrati dall’Europa settant’anni fa, su di loro ricade tuttavia il dovere di impedire che essi si ripetano. Una testimonianza scritta per raccontare ciò che quegli orrori furono. “Una speranza ostinata” ripercorre le esperienze di una delle più instancabili voci nel ricordare al mondo e in particolare alla Germania cosa fu la Shoah, Max Mannheimer, scomparso nel 2016. L’opera, pubblicata da Add Editore, è stata presentata la scorsa settimana al Museo della Comunità ebraica di Trieste “Carlo e Vera Wagner” (nell’immagine, scattata da Giovanni Montenero).
È la scoperta di un grande vecchio ancora ragazzo, apparentemente timido eppure sicuro di sé nel profondo, riservato e nello stesso tempo galante, intimo nel rapporto con la morte ma non per questo meno affamato di vita. Un libro dove l’ammonimento non si stacca mai dalla speranza”, si legge nella prefazione a firma di Paolo Rumiz, che era presente all’evento triestino insieme al traduttore Claudio Cumani, laureato in fisica all’Università di Trieste, impiegato all’ESO (European Southern Observatory), l’organizzazione astronomica europea con sede a Garching bei München in Germania e i telescopi sulle Ande cilene.

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SAGGISTICa

Fanatismi da combattere

img headerAmos Oz / CARI FANATICI / Feltrinelli

Dopo oltre dieci anni dall’uscita di Contro il fanatismo, lo scrittore israeliano Amos Oz torna sul tema con tre nuove riflessioni che riprendono il discorso rielaborandolo, ampliandolo e aggiornandolo.
Cari fanatici, di recente pubblicazione per Feltrinelli, principale editore delle opere di Oz in Italia, è ancora una volta una disamina del fanatismo unita a una pacata apologia della moderazione. A prescindere dal tipo di fede e dal contesto in cui si esprime, sia esso religioso, politico o culturale, è questo "fenomeno comportamentale", ad un tempo individuale e collettivo, il vero nemico del presente.
Nel primo saggio, "Cari fanatici" che dà il titolo al libro, Oz rileva il fanatismo in ogni schieramento politico, in ogni religione, in ogni ideologia. Nessuno ne è immune: "E' un male atavico, molto più antico dell'islam, del cristianesimo, dell'ebraismo, più antico di qualunque ideologia. Ha un fondamento intrinseco nella natura dell'uomo." E descrive le caratteristiche del fanatico, una su tutte: la completa mancanza di senso dell'umorismo, minimo comun denominatore dei fanatici di tutto il mondo.

Marco Di Porto

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Comics & Jews

Il ritorno di Nicolas, a fumetti 

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img headerGoscinny e Sempé / LE PETIT NICOLAS / IMAV editions

In libreria da qualche settimana, Le Petit Nicolas di Sempé e Agostini è un piccolo tesoro ritrovato, in cui le storie - minime, racchiuse in una tavola - sono il concentrato dell'umorismo che caratterizzerà tutte le avventure di Nicola, o Nicolino, come era stato chiamato in Italia nelle sue prime versioni. Sono poi nate le storie, tante, e gli adattamenti per il cinema, ma tutto era già contenuto in quelle prime tavole, in cui Sempé e René Goscinny, che allora si firmava Agostini, avevano già riversato una miniera di umorismo. Un umorismo molto particolare, che nasceva da una situazione allora davvero rara: le avventure raccontate in prima persona erano tutte narrate dal punto di vista del bambino, dell'allievo di scuola elementare. La prima tavola risale al 25 settembre 1955, l'ultima al maggio '56, un'epoca in cui Goscinny aveva numerose coll a b o r a - zioni e altrettanti pseudonimi, tra cui quello con cui firma Le Petit Nicolas, l'albo con cui si consolida l'alleanza fra i due grandi umoristi. Le storie di Nicolas vengono poi riprese tre anni dopo, in una formula differente, che ha un grande successo.

Ada Treves, Pagine Ebraiche, novembre 2017

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PENSIERO EBRAICO

Talmud: anche Dio
prega ogni mattina 

società

La svolta di Mann
sulla scia di Eschilo

Gianfranco Di Segni
(a cura di) / BERAKHOT
/ La Giuntina

Il primo trattato dal Talmud Babilonese è dedicato alle preghiere, più esattamente alle benedizioni o berakhot, e inaugura la serie dei trattati sulla vita economica, nell'epoca antica l'agricultura. Il massimo della spiritualità, se così si può dire, introduce al massimo della concretezza: le semine e la vita dei campi, i raccolti e la loro distribuzione. Questa nuova traduzione di Berakhot, ampia al punto da necessitare di due tomi (quasi mille pagine, testo ebraico a fronte, curati da Gianfranco Di Segni e pubblicati da Giuntina), offre la possibilità di conoscere e penetrare nel mondo, arcano ai più, della preghiera ebraica, così vicina e al contempo così lontana dal mondo della preghiera cristiana.

Massimo Giuliani, Avvenire,
29 novembre 201
7

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Thomas Mann
/ MONITI ALL'EUROPA
/ Mondadori

Si dice che l'epitaffio sulla tomba di Eschilo lo celebrasse perché aveva combattuto da valoroso a Maratona in difesa della patria e non menzionasse le sue tragedie, capolavori assoluti che, insieme a quelli degli altri tragici greci, sono scesi nel profondo del mito, dell'inconscio e del senso della vita. Da duemilacinquecento anni ricordiamo, studiamo e amiamo l'Orestea più che lo scudo imbracciato dal suo autore sul campo di battaglia, ma quell'epitaffio dice che la vita e la civiltà valgono più dell'arte e che quest'ultima è grande quando fa sentire a fondo tale verità, quando rimanda a qualcosa più in alto di essa. Pure Thomas Mann ha sentito di dover brandire la spada nella lotta politica, anche se la spada che sapeva maneggiare era la penna.

Claudio Magris,
Corriere della Sera,
5 dicembre 201
7

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