Paolo Sciunnach, insegnante | “Mostrami
la tua gloria” implorava Moshe il nostro Maestro, e l’Onnipotente gli
rispose: “E mi vedrai da dietro; ma la mia faccia non può essere
veduta”. Questo significa che per il mondo tutto appare alla rovescia,
che ciò che pare evidente non è che il rovescio di ciò che, secondo
l’uomo, deve essere. Il mondo gira le spalle alla ragione; il volto di
D-o è nascosto.
| |
Leggi
|
Anna
Foa,
storica |
Scriveva
ieri Marek Halter su Repubblica: “Vista la mia lunga amicizia con l’ex
premier israeliano Yitzak Rabin, assassinato nel 1995 da un colono
ebreo della destra estremista, mi è stato chiesto… come avrebbe reagito
alla decisione di Trump. Ebbene, non credo che una tale scelta sarebbe
mai stata presa semplicemente perché Rabin non l’avrebbe mai chiesta.
Diverso è per Netanyahu che si trova ora in grandi difficoltà, sia per
l’opposizione della destra e degli ultra-ortodossi all’interno del suo
stesso schieramento politico, sia per il vicino esito di processi
giudiziari che lo riguardano. La vicenda dell’ambasciata e della
richiesta fatta a Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale
d’Israele è il suo canto del cigno”.
|
|
Leggi
|
![](http://moked.it/unione_informa/strutturanl/stampa_header.jpg) |
“Gerusalemme è capitale,
proprio come Parigi”
|
Vertice
ieri all’Eliseo tra il presidente francese Emmanuel Macron e il primo
ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “Sono d’accordo con Netanyahu
quando dice che bisogna dare una chance alla pace: allora fai un gesto
per i palestinesi, give a chance” ha detto Macron rivolto
all’interlocutore. Per poi aggiungere: “Mi sembra che il congelamento
della colonizzazione e misure di fiducia rispetto all’autorità
palestinese sarebbero atti importanti”.
“Parigi è la capitale della Francia, Gerusalemme è la capitale di
Israele. È così da tremila anni” ha detto Netanyahu a Macron, tra i
leader europei che più fortemente hanno criticato la decisione di
Trump. Di Erdogan invece Netanyahu ha detto: “Non accetto lezioni di
morale da un uomo che bombarda i villaggi curdi in Turchia, imprigiona
i giornalisti, aiuta l’Iran ad aggirare le sanzioni internazionali e
aiuta i terroristi, in particolare a Gaza”.
La tensione resta alta anche a Gerusalemme stessa, dove ieri un soldato
israeliano è stato vittima di un attacco terroristico palestinese.
La decisione di Trump continua ad essere oggetto di opinioni e
approfondimenti. Sul Corriere, un’ampia riflessione dello scrittore
israeliano Eshkol Nevo. “Chi ama Gerusalemme davvero, e non solo come
slogan politico – scrive l’intellettuale, nipote dell’ex primo ministro
Levi Eshkol – non ha bisogno che il presidente degli Stati Uniti gli
dica che è la capitale di Israele. E ovvio, che sia la capitale
d’Israele. Gli ebrei hanno pregato in direzione di Gerusalemme per i
duemila anni di diaspora”. Ma chi ama davvero Gerusalemme, prosegue
Nevo, sa anche che la sua esistenza si fonda su un delicatissimo
sistema di equilibri e compromessi. “Non sono sicuro che Donald Trump
se ne renda conto. Non sono sicuro – sostiene – che sappia di cosa
parla quando parla di Gerusalemme”.
Sulla stessa testata così riflette Donatella Di Cesare: “Yerushalaim,
capitale di Israele – chi potrebbe non riconoscerlo? – ma anche soglia
che Israele è chiamato a oltrepassare. Come ha già fatto, è bene
ricordarlo, con la libertà di culto. Ogni rivendicazione
nazionalistica, da ambo le parti, è fuori luogo. Qui dove si
richiederebbero mitezza, prudenza, perspicacia, l’atto arrogante e
fragoroso del trumpismo danneggia sia israeliani sia palestinesi”.
Sul Foglio il direttore Claudio Cerasa lancia un appello: “È arrivato
il momento di portare in Parlamento una mozione che prima dello
scioglimento delle Camere impegni già questo governo a fare una cosa
semplice: a presentare il progetto di candidatura per l’inserimento
d’Israele nella lista rappresentativa del patrimonio culturale
materiale dell’umanità dell’Unesco”.
Poche righe in genere per raccontare quanto accaduto invece a Göteborg,
dove la sinagoga è stata raggiunta sabato notte dal lancio di alcune
molotov. “L’attentato di ieri a Göteborg, seconda città svedese, è di
matrice incerta, ma ha portato a tre arresti ed è un nuovo segnale di
allarme” scrive Repubblica. Nella stessa pagina il quotidiano racconta
l’ascesa dei movimenti neonazisti nel paese, attraverso la
testimonianza di un giornalista che si è infiltrato al loro interno.
|
|
Leggi
|
|
|
il premier israeliano a bruxelles
Netanyahu ai ministri europei:
"Seguite l 'esempio americano"
Il
riconoscimento da parte del Presidente Usa Donald Trump di Gerusalemme
come capitale d'Israele ha avvicinato la pace e non il contrario. A
sostenerlo, da Bruxelles, il Premier israeliano Benjamin Netanyahu,
impegnato in queste ore in un delicato incontro con i ministri degli
Esteri dell'Unione europea. Il riconoscimento di Trump “non previene la
pace, la rende possibile, perché riconoscere la realtà è la sostanza
della pace, è il suo fondamento”, le parole di Netanyahu protagonista
questa mattina di un incontro pubblico con l'Alto rappresentante della
politica estera europea Federica Mogherini. “Anche se ancora non
abbiamo un accordo, questo è quello che credo accadrà in futuro: la
maggior parte dei Paesi europei sposterà le loro ambasciate a
Gerusalemme, riconoscendola come capitale di Israele, e si impegneranno
con forza, con noi, per sicurezza, pace e prosperità”, ha detto
Netanyahu a Mogherini. Per contro, il capo della diplomazia europea
Mogherini ha ribadito l'opposizione dell'Ue a un cambiamento dello
status di Gerusalemme prima di un accordo di pace onnicomprensivo.
Durante il suo breve discorso congiunto con Netanyahu, ha dichiarato
che “l'unica soluzione realistica al conflitto tra Israele e Palestina
si basa su due Stati con Gerusalemme come capitale di entrambi”. Leggi
|
il dossier di pagine ebraiche dedicato al museo
Ferrara, grande attesa per il Meis
Mattaralla all'inaugurazione
Apre
le porte al pubblico questa settimana il corpo centrale del Meis, il
museo dell’Ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara sino ad ora
costretto negli spazi della Palazzina di Via Piangipane. Un
appuntamento importante - alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella -,
che arriva a svelare il progetto e le idee portate avanti dalla
direttrice, Simonetta Dalla Seta, che insieme al suo team sta
trasformando l’ex carcere di Ferrara in un vero e proprio hub culturale
dalle mille potenzialità.
“Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni” è la mostra
inaugurale, curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla,
che illustra le origini della presenza ebraica in Italia dai suoi
albori sino al Medioevo, con l’obiettivo sia di evidenziarne
specificità e unicità che dare risposte che a volte è più facile
considerare scontate. Da dove sono venuti gli ebrei italiani? Quando?
Perché? E, una volta giunti in Italia, dove hanno scelto di attestarsi?
Quali rapporti hanno stabilito con le popolazioni residenti, con i
poteri pubblici: prima con la Roma imperiale, poi con la Chiesa, ma
anche con i Longobardi, i Bizantini e i musulmani, sotto il cui dominio
hanno vissuto? Quali sono stati la vita, le consuetudini, la lingua, la
cultura delle comunità ebraiche d’Italia nel corso di tutto questo
lungo tempo? E soprattutto: cosa ha di particolare e di specifico
l’ebraismo italiano rispetto a quello di altri luoghi della Diaspora?
Dal 14 dicembre la minoranza ebraica italiana si mostra in un percorso
espositivo che prefigura la prima sezione del futuro museo per
raccontare il suo primo millennio di storia italiana, il suo
radicamento e il processo di formazione della sua peculiare identità.
Al Meis Pagine Ebraiche ha dedicato un nuovo speciale Musei, che dopo
il dossier del settembre 2016 torna a dare spazio e attenzione al
panorama dei musei ebraici in Europa. Si tratta di una realtà complessa
e variegata, come mostra lo studio della Rothschild Foundation curato
da Brigitte Sion che viene presentato nelle pagine, in cui grandi sono
le potenzialità e anche i punti di fragilità.
E mentre a Ferrara fervono i preparativi per l’inaugurazione
riproponiamo oggi l’introduzione, qui in calce, e alcuni testi dal
dossier di Pagine Ebraiche.
Meis, il primo grande appuntamento
Una realtà multiforme ricchissima e complessa, composta da grandi enti
nazionali come da piccole realtà locali. Un patrimonio enorme fatto di
più di cento istituzioni, presenti in tutta Europa. Il quadro
tratteggiato nel “Survey of Jewish Museums in Europe”, firmato da
Brigitte Sion e pubblicato nel 2016 dalla Rothschild Foundation
(Hanadiv) Europe è il risultato di una lunga ricerca. Già uno dei primi
passaggi, la costruzione dell’indirizzario cui inviare il questionario,
ha mostrato quanto l’argomento sia complesso: la definizione di cosa
sia un museo ebraico ha posto non poche difficoltà, e non è stato
semplice neppure compiere la scelta di non includere memoriali e musei
dedicati alla Shoah, che però hanno obiettivi diversi dall’oggetto
della ricerca.
La transizione da contenitori di manufatti al nuovo ruolo pubblico di
centri educativi e informativi, e anche culturali non è uniforme, e
presentare l’esperienza ebraica in Europa come un baluardo contro
l’antisemitismo e come strumento pedagogico ed esemplare nella via
verso l’inclusione e il rispetto interculturale non è una scelta
condivisa da tutti. Come possono o devono, i musei ebraici, bilanciare
il mandato originario di raccontare la storia, le tradizioni e la
cultura della minoranza ebraica con il più universalistico potenziale
educativo che hanno tutti i musei ebraici e non ebraici nella società
europea contemporanea? In questo complesso panorama si inserisce il
Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah che a Ferrara si
presenta al pubblico in queste settimane con l’apertura della mostra
“Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”.
Ada Treves twitter ada3ves
Dossier Musei di Pagine Ebraiche, Dicembre 2017 Leggi
|
domani la proclamazione dei vincitori
Musica e tradizione ebraica
sul palcoscenico a Parma
Proseguono
le prove alla Casa della Musica di Parma (nell'immagine) in attesa del
grande appuntamento di domani con la premiazione del “Concorso musicale
nella tradizione ebraica”: un'iniziativa – alla prima edizione -
di respiro internazionale, organizzata dall’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con Parma OperArt e sotto
la direzione artistica del Maestro Riccardo Joshua Moretti, che si
propone di favorire la composizione di nuovi brani ispirati alla
tradizione ebraica e di arricchire ulteriormente questo specifico
ambito.
Quattro gli artisti che si contenderanno il concorso, scelti dalla
giuria tra una serie di candidati: i vincitori saranno decretati alla
Casa della Musica a fine concerto, aperto al pubblico e ad ingresso
gratuito (12 dicembre, alle ore 17.30). L'evento - dedicato ai
cinquant’anni dall’unificazione di Gerusalemme - sarà inoltre aperto
dall'accensione della Chanukkiah in pubblico.
|
Qui Roma, la presentazione
“Rav Toaff, maestro di umanità”
Sala
gremita, domande stimolanti e numerosi aneddoti significativi portati
all’attenzione del pubblico. Era molto attesa, e non ha tradito le
aspettative, la presentazione al Museo ebraico di Roma di Perfidi
giudei. Fratelli maggiori. L’edizione aggiornata, non più con Mondadori
ma con Il Mulino, del celebre saggio del rav Elio Toaff. Già presentata
a Livorno nelle scorse settimane, l’opera è stata illustrata nei suoi
passaggi fondamentali da Sergio Della Pergola ed Enrico Mentana. Mentre
a portare i saluti della Comunità sono stati la presidente Ruth
Dureghello e il rav Riccardo Di Segni, introdotti da Lia Toaff. Oltre
all’opera in sé, l’attenzione si è focalizzata sul suo protagonista e
sulla formidabile traccia lasciata nel suo lungo magistero nella
Capitale. E inoltre sulla sua umanità, sul suo essere maestro di
ebraismo e di vita, coraggio, dignità. Leggi
|
Qui Casale - l’incontro in comunità
“Aleppo, ecco cosa ho visto”
Una
città metodicamente distrutta, sei anni di guerra, centinaia di
migliaia di morti. La voce di Domenico Quirico si alza di tono, si fa
sempre più contrita nel suo incontro con la Comunità ebraica di Casale
Monferrato, mentre racconta di Aleppo, la città siriana, a cui ha
dedicato il suo ultimo libro presentato ieri.
Una partecipazione emotiva che non ti aspetteresti da chi dovrebbe
essere avvezzo a raccontare ogni atrocità della guerra. “Giornalista di
presenza” lo chiama Roberto Gabei, ripercorrendo con lui una biografia
che potrebbe essere quella di un mercenario contemporaneo, se non fosse
che è armato solo di parole: il Ruanda, la Libia (e il primo
rapimento), l’avventura di prendere un barcone per l’Italia insieme ai
migranti, il conflitto siriano (e il secondo rapimento).
Alberto Angelino Leggi
|
qui firenze
Israele, uno sguardo a 360 gradi
Uno
sguardo a 360 gradi su vita, economia, musica, cucina, tecnologia,
sport, scienza, sicurezza e religione in Israele. A proporlo la
conferenza “Love for Israel”, svoltasi in tre giornate a Firenze con
ospite d’onore Ran Margaliot, team manager della Israel Cycling
Academy, la prima squadra professionistica israeliana di ciclismo che a
maggio (grazie a una wild card che sarà prossimamente ufficializzata)
sarà al via del Giro d’Italia. Leggi
|
INFORMAZIONE
– INTERNATIONAL EDITION
Tutto pronto per il Meis
Il
Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah è pronto per l’inaugurazione
ufficiale, in programma il 13 dicembre. Ad approfondire l’evento, e
raccontare non soltanto il Meis ma lo stato dei Musei ebraici
d’Europa è il dossier del numero di Pagine Ebraiche di dicembre,
attualmente in distribuzione. Parte del dossier, curato da Ada Treves,
è riproposto anche sull’odierna uscita dell’edizione internazionale di
Pagine Ebraiche, grazie al lavoro delle studentesse della Scuola
Traduttori e Interpreti di Trieste che stanno svolgendo il proprio
tirocinio nella redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane (a essere coinvolte nel progetto sul dossier Musei
sono state Federica Alabiso, Sara Volpe e Milena Porsch). Oltre
all’introduzione del dossier, inseriti anche gli interventi del
presidente del Meis Dario Disegni e della direttrice Simonetta Della
Seta, che si sofferma tra l’altro sull’importanza di Ferrara come luogo
dell’Italia ebraica, e sul profondo significato che la location in cui
il Museo sorge, l’ex carcere di via Piangipane, assume.
Leggi
|
Oltremare - Sport |
Una
cosa che salta all’occhio quando si gira estensivamente il paese,
ovvero fuori dalla tayelet di Tel Aviv e dall’area intorno alla Porta
di Jaffa a Gerusalemme, è che in Israele pullulano i negozi di
abbigliamento e attrezzature per lo sport. Se si fa mente locale sulla
pianeggiante geografia locale, ci si può aspettare che questi negozi
vendano tutto quel che serve a ciclisti di ogni sorta, e a nuotatori
più o meno professionali. E invece basta entrare e ci si sente come a
Cortina, tolti gli sci. Gli israeliani, contro ogni logica come in
molte altre manifestazioni della nostra cultura, sono montanari.
D’altra parte, se come dice il detto in Polonia sono tutti antisemiti
anche adesso che non ci sono più ebrei, non si vede perché l’assenza di
montagne possa impedire agli israeliani di avere una passione sfrenata
per ogni tipo di alpe, cima, catena di montagne e altitudine.
Daniela Fubini, Tel Aviv
Leggi
|
|
|