Giuseppe Momigliano,
rabbino
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La
festa di Chanukkah può apparire da un certo punto di vista come una
ricorrenza dedicata a ricordare e celebrare essenzialmente una
restaurazione di valori, in particolare la purezza del culto
monoteistico nel Santuario di Gerusalemme, simbolizzata dalla
riaccensione della Menorah, e l’autonomia ebraica, rappresentata dalla
vittoria dei Maccabei. In realtà però il nome stesso della festa –
Chanukkah significa innanzitutto inaugurazione – ci dice che non si
trattava di un semplice ritorno al passato ma l’inizio di qualcosa di
nuovo e di assolutamente fondamentale, proprio in quanto rivolto al
futuro.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Emunatecha
baleylot: è nota l’espressione ebraica che sembra indicare nella notte
il momento in cui emerge l’identità autentica. È della settimana scorsa
la notizia che Israele ha aperto il confine Nord per permettere
l’ingresso a 20 mamme siriane, con i rispettivi bimbi, in modo che
avessero accesso alle cure mediche.
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Meis, il grande giorno
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È
il grande giorno del Meis, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e
della Shoah che si inaugura a Ferrara alla presenza del capo dello
Stato Sergio Mattarella.
Racconta Paolo Rumiz su Repubblica: “Il Meis aprirà domani al pubblico
la prima delle cinque sezioni previste, dedicata alle origini e ai
primi mille anni di presenza ebraica in Italia. Nel 2020, una volta
completato, diverrà uno dei più grandi contenitori culturali della
nazione”. Rumiz parla inoltre di Ferrara come città “dove l’ebraismo è
nell’aria, nei mattoni, nei canali, nei vicoli e nelle stesse brume
padane”. E dal Meis, sottolinea, “impareremo molto”.
Prova a spiegare perché anche Anna Foa, curatrice della mostra dedicata
al primo millennio di presenza ebraica nel paese assieme a Giancarlo
Lacerenza e Daniele Jalla. Scrive la studiosa sull’Osservatore Romano:
“Perché gli ebrei sono così importanti nella storia italiana? Nella
simbiosi culturale che si crea, nella mescolanza di lingue, il greco,
il latino, più tardi l’esplosione dell’ebraico, la cultura ebraica è
stata parte integrante della formazione della cultura in volgare:
abbiamo testi in volgare scritti in lettere ebraiche, ebraici sono
alcuni dei primi testi della letteratura italiana. La cultura in lingua
italiana nasce anche dall’apporto del mondo ebraico, ed è il frutto di
un complesso meticciato culturale, anche se ce lo siamo troppo a lungo
dimenticato”.
Secondo il Messaggero, sarebbe a rischio la prossima partenza del Giro
d’Italia da Gerusalemme. E questo perché la Rai, che detiene i diritti
televisivi della corsa, ha annullato tutte le partenze di tecnici
(incaricati di alcuni sopralluoghi) previste per la prossima settimana.
Una ricostruzione che appare eccessiva. Basti pensare al fatto che la
Gazzetta dello sport, il quotidiano che organizza la corsa, ospita oggi
un’intervista all’ex ciclista spagnolo Alberto Contador. Il
plurivincitore di Giro e Tour, pur confermando di aver chiuso con
l’agonismo, dice: “Quale corsa mi sarebbe piaciuto disputare? Il Giro
che parte da Israele”.
“Il sogno di un Paese progressista e secolare, per quanto possa esserlo
una nazione come Israele che sulla religione basa tanta parte della sua
vita, con Netanyahu è tramontato. Insieme a quello di una pace duratura
con i palestinesi”. È quanto sostiene Aluf Benn, direttore di Haaretz,
in una intervista a Repubblica.
Parlamentari alle marce antisemite, molotov sulle sinagoghe, roghi di
bandiere israeliane. Secondo Giulio Meotti, che ne parla sul Foglio, la
Svezia “ha un problemino con ebrei”.
Sul Foglio, Manuel Orazi parla con coinvolgimento del progetto di
traduzione in italiano del Talmud babilonese (in libreria da qualche
giorno anche i due volumi del trattato di Berakhot). “Le grandi opere
non sono solo di cemento, ma possono essere anche d’inchiostro. E
l’inchiostro – si legge – è scorso a fiumi per comporre il Talmud, il
cuore della tradizione orale dell’ebraismo”.
Su Repubblica, Wlodek Goldkorn ricorda il fondamentale intervento con
cui 75 anni fa, dai microfoni della BBC, Thomas Mann raccontò ai
tedeschi le notizie che aveva sulla sorte degli ebrei in Polonia e nel
resto dell’Europa sotto controllo nazifascista. “Oggi, a 75 anni da
quel discorso, e a 72 dall’apertura dei cancelli di Auschwitz e con i
fascisti che dispiegano i loro vessilli nelle città del Vecchio
Continente – riflette l’autore – sappiamo che un discorso improntato a
un modo di pensare razionale e razionalista, legato alla fede nella
capacità degli umani di stare dalla parte del Bene, a patto che
capiscano la situazione, non è sufficiente per combattere il fascismo”.
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meis, il capo dello stato apre il grande museo
Ferrara, il percorso degli ebrei
è un patrimonio di tutta l'Italia
“Quella
degli ebrei italiani è una storia incredibile, bellissima, ricca, piena
di dolori e gioie, speranze e delusioni, e poco conosciuta, che il Meis
contribuirà a far conoscere. È importante fare un grande investimento
sul futuro scientifico del Museo, puntare sul turismo scolastico,
portare i ragazzi dall’Italia e dall’estero, perché investire in
conoscenza significa offrire l’antidoto più forte a tutti i rischi e le
paure di questo tempo. Arriva oggi a compimento un percorso iniziato
molti anni fa ed è un segnale di grande attenzione la presenza del
Presidente della Repubblica. Lo Stato italiano sarà al fianco del Meis
anche nei prossimi anni”.
Ha
esordito così il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Culturali
e del Turismo Dario Franceschini, intervenuto oggi, a Ferrara, alla
conferenza stampa di presentazione del Museo Nazionale dell’Ebraismo
Italiano e della Shoah, che apre con la mostra “Ebrei, una storia
italiana. I primi mille anni”, curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza
e Daniele Jalla. Con lui, al tavolo dei relatori, il Presidente del
Museo, Dario Disegni, il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, Jalla e
Michele Coppola, responsabile Attività Culturali di Intesa Sanpaolo,
main partner dell’evento.
“L’idea – ha proseguito Franceschini – è nata nel 2003, in una
discussione cui erano presenti Vittorio Sgarbi e Alain Elkann, ed è
diventata legge nel 2003, quando ero da poco diventato parlamentare.
Quella legge è una merce rarissima, in Italia, perché porta la mia
firma e quella di tutti i capigruppo, ed è stata votata dalla Camera e
dal Senato unanimemente. Lì è partito il percorso, che ha avuto una
svolta nel 2006, quando si trovò un equilibrio intelligente: Roma
individuò un Memoriale sui temi della Shoah e si scelse che Ferrara
fosse, invece, dedicata alla storia dell’ebraismo italiano”.
E
a chi gli chiede perchè proprio Ferrara, il Ministro risponde: “Perché
è ha accolto con solidarietà gli ebrei quando venivano cacciati dalla
Spagna, perché è stata ed è ancora oggi conosciuta per Bassani e il
“Giardino dei Finzi-Contini”. Questa cosa un po’ strana e che sta
dentro l’idea della città metafisica, per cui migliaia di visitatori
ogni anno chiedono dov’è il giardino, mentre il giardino in realtà non
esiste, se non nei nostri cuori. E poi perché la comunità ebraica qui è
ancora così forte e radicata: l’ebraismo a Ferrara è nelle pietre e
nelle persone. C’era un luogo straordinario, la vecchia trattoria
“Nuta” di Via Mazzini, dove lavorava come aiutante la mamma di mia zia.
Ed è stato così, in un intreccio di storia cittadina e familiare, che
ho potuto conoscere cose meravigliose, come la cucina dello storione e
del caviale secondo le ricette ebraiche tramandate di generazione in
generazione”.
(Foto in alto e centrale di Marco Caselli Nirmal)
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l'inaugurazione deLla mostra a ferrarA
Ebrei, una storia italiana
Si
è sciolta la tensione, e Anna Foa finalmente sorride, e con lei Daniele
Jalla e Giancarlo Lacerenza, curatori della mostra "Ebrei, una storia
italiana. I primi mille anni", che viene inaugurata oggi al Museo
dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. Si è chiusa da poco la
prima parte della grande giornata del Meis e in una inaspettata
giornata di sole chiacchierano e sorridono commentando l'allestimento i
tantissimi che hanno partecipato a Ferrara alla conferenza stampa in
via Piangipane. Dopo un primo appuntamento con i giornalisti stranieri,
guidato questa mattina da Sharon Reichel - poi presentata da Jalla come
conservatrice del museo - è stato il momento di svelare l'installazione
multimediale che aprirà il percorso espositivo. Curata da Giovanni
Carrada e Simonetta Della Seta, la direttrice del Meis citata con
enorme stima e apprezzamento oggi nei discorsi di tutti, assente per
motivi familiari, ha colpito ed emozionato con la narrazione delle
vicende degli ebrei italiani. Narrata in prima persona, con un
approccio narrativo coinvolgente, è un fascinoso primo approccio alla
narrazione ti taglio più storico e didattico della mostra. Poco dopo il
presidente del Meis Dario Disegni ha accolto i presenti con evidente
emozione, ringraziando tutti coloro che hanno lavorato in questi anni
per portare a compimento un'impresa che - ha sottolineato - è a volte
sembrata sul punto di fallire. Accanto a lui il ministro Dario
Franceschini, evidentemente molto soddisfatto per un risultato che ha
superato le sue aspettative, ha ascoltato con attenzione i discorsi del
sindaco, Tiziano Tagliani, che ha voluto ricordare come sia forte e
antico il legame della città con la sua comunità ebraica. Un legame,
come ha scritto Paolo Rumiz sull'edizione odierna di Repubblica, che si
respira in ogni strada, che permea ogni sasso. A Michele Coppola,
responsabile dei progetti culturali di Intesa San Paolo - che grande
sostegno ha dato al Meis - il compito di ricordare come anche per le
imprese sia importantissimo puntare sui progetti culturali, in cui
l'ebraismo ha un ruolo importante.
a.t.
(Foto Marco Caselli Nirmal)
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dossier musei - pagine ebraiche dicembre
"Meis, per il sapere e il dialogo" L’apertura
del primo grande edificio del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e
della Shoah (Meis), con la mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi
mille anni”, rappresenta una tappa di notevole rilevanza nella
realizzazione del Museo, istituito dal Parlamento della Repubblica con
legge 17 aprile 2003, n. 91, modificata con legge 27 dicembre 2006, n.
296.
L’ex carcere di Ferrara, ristrutturato in modo impeccabile per essere
adibito alla nuova destinazione d’uso assegnatagli, si appresta
pertanto ad assumere, in una sorta di contrappasso, da luogo di
segregazione e di esclusione, quale è stato per tutta la durata del
Novecento e in particolare negli anni bui del fascismo, il ruolo,
quanto mai significativo, di centro di cultura, di ricerca, di
didattica, di confronto e dialogo e quindi, in una parola, di
inclusione.
Il Meis verrà poi completato entro la fine del 2020, con la costruzione
di cinque edifici moderni, connotati da volumi che richiamano i cinque
libri della Torah, destinati a ospitare, accanto agli spazi espositivi,
anche accoglienza al pubblico, museum shop, biblioteca, archivio,
centro di documentazione e catalogazione, auditorium, laboratori
didattici, ristorante e caffetteria, dando così vita a un grande
complesso museale e culturale.
Dario Disegni, Presidente MEIS Leggi
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dossier musei - pagine ebraiche
"La Ferrara ebraica da esplorare
nel segno dell'Albero della Vita"
Visitando
per la prima volta gli spazi nei quali avremmo allestito la prima parte
del percorso espositivo del Meis, mi colpì lo sforzo degli architetti
di rispettare la struttura delle ex celle, pur nel tentativo di
trasformarle in un ambiente museale vivo. Una sfida doppia, per loro e
per noi: aprire un luogo chiuso agli uomini e alla conoscenza. Una
sfida molto ebraica. Contando quelle celle, mi accorsi che erano 32.
Per l’ebraismo, e per la sua corrente più mistica che è la Qabbalah, si
tratta di un numero speciale, perché 32 sono i sentieri dell’Albero
della Vita, le 32 vie della sapienza che derivano dallo studio
dell’alfabeto ebraico (22 lettere che, secondo la tradizione, furono
protagoniste della stessa creazione) e dalle dieci Sefirot, i dieci
anelli, le emanazioni, che avvicinano l’uomo a Dio. 32 è anche il
valore numerico della parola lev, che in ebraico significa “cuore”.
L’indicazione è quella di prendere a cuore le 32 vie della sapienza che
derivano dall’alfabeto in cui è stata scritta la Torah e da tutti gli
insegnamenti che questa mette a disposizione dell’essere umano.
Simonetta Della Seta, Direttore MEIS Leggi
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Dossier Musei – Pagine Ebraiche dicembre
“Esporre bene, grande sfida”
“Non esistono cose belle o brutte. Basta esporle bene”.
Per Giovanni Tortelli e Roberto Frassoni, chiamati a progettare e
realizzare il percorso espositivo inaugurale del Meis, le parole di
Franco Albini non evocano solo gli anni delle prime esperienze ‘di
bottega’ nello studio del celebre architetto e designer milanese, ma
hanno soprattutto il sapore perentorio di una linea editoriale cui
restare fedeli, di un imperativo deontologico, di un preciso e
inderogabile approccio alla professione. E di una sfida quotidiana:
“L’architetto museografo deve riuscire a far percepire l’importanza di
un quadro, di un oggetto o di un reperto anche quando è apparentemente
respingente, perché magari richiede un certo impegno cognitivo – spiega
Tortelli – di sicuro è molto più difficile mostrare un coccio di
lucerna o un frammento di anfora rispetto alla Gioconda. Ma se non
vengono guardati, la colpa è di chi ha pensato male l’allestimento, che
resta il principale strumento di comunicazione di un’opera”. Leggi
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il successo della prima edizione
A Parma festa di musica ebraica
col vincitore del concorso UCEI
Tra
gli applausi del pubblico riunitosi alla Casa della Musica di Parma, a
conquistare la prima edizione del “Concorso di composizione musicale
nella tradizione ebraica” è stato il brano Shirah del compositore Luka
Lodi. Organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in
collaborazione con Parma OperArt e sotto la direzione artistica del
Maestro Riccardo Joshua Moretti, il concorso ha richiamato musicisti da
tutta Europa e da Israele e si è concluso ieri, in un momento carico di
significato per il mondo ebraico: l’accensione del primo lume di
Chanukkah, che ha inaugurato l’ultima fase del concorso dedicato ai
cinquant’anni dall’unificazione di Gerusalemme con la partecipazione
della Presidente dell’Unione Noemi Di Segni, dell’assessore alla
Cultura UCEI David Meghnagi e di rav David Sciunnach. A fare gli onori
di casa, con l’accensione della Chanukkiah in pubblico, il presidente
della Comunità ebraica di Parma, Giorgio Yehuda Giavarini.
Poi
spazio alla musica, con l’esibizione dei quattro finalisti: oltre al
vincitore, il francese Alexis Cielsa e gli italiani Francesco Melani e
Gianmartino Durighello, tutti con dei brani, come ha ricordato il
Maestro Moretti, di altissimo livello. A spuntarla alla fine è stato
Lodi, compositore, pianista e direttore d’orchestra nato a Shkoder, in
Albania, nel 1980 – grazie alla sua Shirah (un richiamo all’ebraico,
canto), “in cui la viole ha un ruolo chiave: è uno strumento un po’
nascosto ma molto espressivo. Questo brano vuole essere un canto di
dolore ma al tempo stesso una reazione esplosiva e tenace, un po’ come
la storia millenaria degli ebrei, che alla sofferenza patita hanno
sempre saputo reagire”, ha spiegato Lodi, la cui partitura – così come
quelle degli altri finalisti – è stata eseguita dall’Orchestra
Filarmonica Italiana, con i suoi sedici solisti, nella Sala Concerti
alla Casa della Musica.
“Questa
prima edizione è riuscita a determinare pienamente lo spirito
dell’iniziativa, portando all’attenzione composizioni di musicisti
provenienti da vari paesi europei e da Israele che hanno dedicato i
loro brani alla tradizione ebraica ed in particolare modo alla città di
Gerusalemme”, ha sottolineato il Maestro Moretti, ricordando il tema al
centro di questa prima edizione di grande successo. Leggi
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la visita al campo della presidente ucei
Fossoli, il presente della Memoria
Sinergie
e progettualità tra i musei e i luoghi della Memoria in Italia e in
Europa. Un obiettivo importante soprattutto alla luce di quanto accade
oggi in molti paesi del Vecchio Continente. A discuterne nelle scorse
ore, in occasione di una visita al Campo di transito di Fossoli – meta
di 30mila visitatori ogni anno – e del Museo della Deportazione di
Carpi, la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi
Di Segni con il direttore della Fondazione Fossoli Marzia Luppi e la
vicepresidente Maria Cleofe Filippi.
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qui Venezia - la targa commemorativa
Kadima, speranza in un viaggio
Scoperta
stamane a Pellestrina, Lido di Venezia, una targa commemorativa a
ricordo della partenza avvenuta da quel luogo (nel novembre del 1947)
della nave Kadima. Al suo interno centinaia di donne e uomini europei,
migranti illegali verso una nuova patria: l’allora Palestina
mandataria, il futuro Stato di Israele.
A promuovere l’iniziativa Comunità ebraica veneziana e municipalità di Lido e Pellestrina,
Fu quello, è stato ricordato stamane, uno dei molti viaggi clandestini
attivati dall’organizzazione ebraica Aliyah Bet, sorta già nel 1934 per
portare al sicuro gli ebrei tedeschi. Le navi erano di solito
imbarcazioni da carico, riadattate per passeggeri, ben oltre la
capienza massima e senza attrezzature di sicurezza adeguate.
La Kadima era una di queste navi, originariamente denominata Raffael
Luccia e ribattezzata per l’occasione con il termine ebraico che
significa “avanti”. Leggi
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Ticketless - Fobia gerosolimitana |
Sulla
“fobia romana”, di cui soffrì Freud, esiste una vasta bibliografia, a
partire dalla corrispondenza epistolare dell’interessato. Meno si
conosce la “paura di Gerusalemme”, una patologia che nel Novecento ha
colpito un po’ tutti gli osservatori di cose mediorientali. In questi
giorni, stiamo osservando all’eterno ritorno del già detto e la fobia
pertanto ci appare in ottima forma. Manca la volontà di trovare un
rimedio.
Alberto Cavaglion
Leggi
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Periscopio - Gerusalemme
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Mettiamo
il caso di una riunione di condominio che procede, stancamente e
noiosamente, da molte ore (anzi, molti decenni), tra periodiche liti e
controversie, all’insegna della più assoluta inconcludenza. A un certo
punto, in una fase in cui i condòmini, da un bel po’, sembrano
sonnecchiare e scambiare messaggini sui cellulari, uno del gruppo, che
ha fama di essere arrogante e antipatico (e forse, talvolta, lo sembra
veramente), dice di volere affrontare un punto perennemente all’ordine
del giorno, e perennemente rinviato.
Francesco Lucrezi, storico
Leggi
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Il bello delle feste
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Il
bello delle feste sono i canti che accompagnano le cerimonie, i cibi
speciali che si mangiano solo in quei giorni, la luce che inonda tutto
e ti dà un senso di calore e di famiglia. Le nostre feste sono una
fucina di storie, di simboli, di metafore e legami con la terra e con
lo spirito. Sono fonte di allegria per i bambini per merito dei quali
si rinnova tutto, anno dopo anno, perché a loro si narrano le storie,
per loro si ha la forza di ripeterle all’infinito.
Angelica Edna Calò Livne
Leggi
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