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13 dicembre 2017 - 25 Kislev 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
La festa di Chanukkah può apparire da un certo punto di vista come una ricorrenza dedicata a  ricordare e celebrare essenzialmente una restaurazione di valori, in particolare la purezza del culto monoteistico nel Santuario di Gerusalemme, simbolizzata dalla riaccensione della Menorah, e l’autonomia ebraica, rappresentata dalla vittoria dei Maccabei. In realtà però il nome stesso della festa – Chanukkah significa innanzitutto inaugurazione – ci dice che non si trattava di un semplice ritorno al passato ma l’inizio di qualcosa di nuovo e di assolutamente fondamentale, proprio in quanto rivolto al futuro. 
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Emunatecha baleylot: è nota l’espressione ebraica che sembra indicare nella notte il momento in cui emerge l’identità autentica. È della settimana scorsa la notizia che Israele ha aperto il confine Nord per permettere l’ingresso a 20 mamme siriane, con i rispettivi bimbi, in modo che avessero accesso alle cure mediche.
 
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Meis, il grande giorno
È il grande giorno del Meis, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah che si inaugura a Ferrara alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella.
Racconta Paolo Rumiz su Repubblica: “Il Meis aprirà domani al pubblico la prima delle cinque sezioni previste, dedicata alle origini e ai primi mille anni di presenza ebraica in Italia. Nel 2020, una volta completato, diverrà uno dei più grandi contenitori culturali della nazione”. Rumiz parla inoltre di Ferrara come città “dove l’ebraismo è nell’aria, nei mattoni, nei canali, nei vicoli e nelle stesse brume padane”. E dal Meis, sottolinea, “impareremo molto”.
Prova a spiegare perché anche Anna Foa, curatrice della mostra dedicata al primo millennio di presenza ebraica nel paese assieme a Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla. Scrive la studiosa sull’Osservatore Romano: “Perché gli ebrei sono così importanti nella storia italiana? Nella simbiosi culturale che si crea, nella mescolanza di lingue, il greco, il latino, più tardi l’esplosione dell’ebraico, la cultura ebraica è stata parte integrante della formazione della cultura in volgare: abbiamo testi in volgare scritti in lettere ebraiche, ebraici sono alcuni dei primi testi della letteratura italiana. La cultura in lingua italiana nasce anche dall’apporto del mondo ebraico, ed è il frutto di un complesso meticciato culturale, anche se ce lo siamo troppo a lungo dimenticato”.

Secondo il Messaggero, sarebbe a rischio la prossima partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme. E questo perché la Rai, che detiene i diritti televisivi della corsa, ha annullato tutte le partenze di tecnici (incaricati di alcuni sopralluoghi) previste per la prossima settimana.
Una ricostruzione che appare eccessiva. Basti pensare al fatto che la Gazzetta dello sport, il quotidiano che organizza la corsa, ospita oggi un’intervista all’ex ciclista spagnolo Alberto Contador. Il plurivincitore di Giro e Tour, pur confermando di aver chiuso con l’agonismo, dice: “Quale corsa mi sarebbe piaciuto disputare? Il Giro che parte da Israele”.

“Il sogno di un Paese progressista e secolare, per quanto possa esserlo una nazione come Israele che sulla religione basa tanta parte della sua vita, con Netanyahu è tramontato. Insieme a quello di una pace duratura con i palestinesi”. È quanto sostiene Aluf Benn, direttore di Haaretz, in una intervista a Repubblica.

Parlamentari alle marce antisemite, molotov sulle sinagoghe, roghi di bandiere israeliane. Secondo Giulio Meotti, che ne parla sul Foglio, la Svezia “ha un problemino con ebrei”.

Sul Foglio, Manuel Orazi parla con coinvolgimento del progetto di traduzione in italiano del Talmud babilonese (in libreria da qualche giorno anche i due volumi del trattato di Berakhot). “Le grandi opere non sono solo di cemento, ma possono essere anche d’inchiostro. E l’inchiostro – si legge – è scorso a fiumi per comporre il Talmud, il cuore della tradizione orale dell’ebraismo”.

Su Repubblica, Wlodek Goldkorn ricorda il fondamentale intervento con cui 75 anni fa, dai microfoni della BBC, Thomas Mann raccontò ai tedeschi le notizie che aveva sulla sorte degli ebrei in Polonia e nel resto dell’Europa sotto controllo nazifascista. “Oggi, a 75 anni da quel discorso, e a 72 dall’apertura dei cancelli di Auschwitz e con i fascisti che dispiegano i loro vessilli nelle città del Vecchio Continente – riflette l’autore – sappiamo che un discorso improntato a un modo di pensare razionale e razionalista, legato alla fede nella capacità degli umani di stare dalla parte del Bene, a patto che capiscano la situazione, non è sufficiente per combattere il fascismo”.
 
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  davar
meis, il capo dello stato apre il grande museo
Ferrara, il percorso degli ebrei
è un patrimonio di tutta l'Italia

“Quella degli ebrei italiani è una storia incredibile, bellissima, ricca, piena di dolori e gioie, speranze e delusioni, e poco conosciuta, che il Meis contribuirà a far conoscere. È importante fare un grande investimento sul futuro scientifico del Museo, puntare sul turismo scolastico, portare i ragazzi dall’Italia e dall’estero, perché investire in conoscenza significa offrire l’antidoto più forte a tutti i rischi e le paure di questo tempo. Arriva oggi a compimento un percorso iniziato molti anni fa ed è un segnale di grande attenzione la presenza del Presidente della Repubblica. Lo Stato italiano sarà al fianco del Meis anche nei prossimi anni”.
Ha esordito così il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Culturali e del Turismo Dario Franceschini, intervenuto oggi, a Ferrara, alla conferenza stampa di presentazione del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, che apre con la mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”, curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla. Con lui, al tavolo dei relatori, il Presidente del Museo, Dario Disegni, il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, Jalla e Michele Coppola, responsabile Attività Culturali di Intesa Sanpaolo, main partner dell’evento.
“L’idea – ha proseguito Franceschini – è nata nel 2003, in una discussione cui erano presenti Vittorio Sgarbi e Alain Elkann, ed è diventata legge nel 2003, quando ero da poco diventato parlamentare. Quella legge è una merce rarissima, in Italia, perché porta la mia firma e quella di tutti i capigruppo, ed è stata votata dalla Camera e dal Senato unanimemente. Lì è partito il percorso, che ha avuto una svolta nel 2006, quando si trovò un equilibrio intelligente: Roma individuò un Memoriale sui temi della Shoah e si scelse che Ferrara fosse, invece, dedicata alla storia dell’ebraismo italiano”.
E a chi gli chiede perchè proprio Ferrara, il Ministro risponde: “Perché è ha accolto con solidarietà gli ebrei quando venivano cacciati dalla Spagna, perché è stata ed è ancora oggi conosciuta per Bassani e il “Giardino dei Finzi-Contini”. Questa cosa un po’ strana e che sta dentro l’idea della città metafisica, per cui migliaia di visitatori ogni anno chiedono dov’è il giardino, mentre il giardino in realtà non esiste, se non nei nostri cuori. E poi perché la comunità ebraica qui è ancora così forte e radicata: l’ebraismo a Ferrara è nelle pietre e nelle persone. C’era un luogo straordinario, la vecchia trattoria “Nuta” di Via Mazzini, dove lavorava come aiutante la mamma di mia zia. Ed è stato così, in un intreccio di storia cittadina e familiare, che ho potuto conoscere cose meravigliose, come la cucina dello storione e del caviale secondo le ricette ebraiche tramandate di generazione in generazione”.

(Foto in alto e centrale di Marco Caselli Nirmal)
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l'inaugurazione deLla mostra a ferrarA 
Ebrei, una storia italiana
Si è sciolta la tensione, e Anna Foa finalmente sorride, e con lei Daniele Jalla e Giancarlo Lacerenza, curatori della mostra "Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni", che viene inaugurata oggi al Museo dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. Si è chiusa da poco la prima parte della grande giornata del Meis e in una inaspettata giornata di sole chiacchierano e sorridono commentando l'allestimento i tantissimi che hanno partecipato a Ferrara alla conferenza stampa in via Piangipane. Dopo un primo appuntamento con i giornalisti stranieri, guidato questa mattina da Sharon Reichel - poi presentata da Jalla come conservatrice del museo - è stato il momento di svelare l'installazione multimediale che aprirà il percorso espositivo. Curata da Giovanni Carrada e Simonetta Della Seta, la direttrice del Meis citata con enorme stima e apprezzamento oggi nei discorsi di tutti, assente per motivi familiari, ha colpito ed emozionato con la narrazione delle vicende degli ebrei italiani. Narrata in prima persona, con un approccio narrativo coinvolgente, è un fascinoso primo approccio alla narrazione ti taglio più storico e didattico della mostra. Poco dopo il presidente del Meis Dario Disegni ha accolto i presenti con evidente emozione, ringraziando tutti coloro che hanno lavorato in questi anni per portare a compimento un'impresa che - ha sottolineato - è a volte sembrata sul punto di fallire. Accanto a lui il ministro Dario Franceschini, evidentemente molto soddisfatto per un risultato che ha superato le sue aspettative, ha ascoltato con attenzione i discorsi del sindaco, Tiziano Tagliani, che ha voluto ricordare come sia forte e antico il legame della città con la sua comunità ebraica. Un legame, come ha scritto Paolo Rumiz sull'edizione odierna di Repubblica, che si respira in ogni strada, che permea ogni sasso. A Michele Coppola, responsabile dei progetti culturali di Intesa San Paolo - che grande sostegno ha dato al Meis - il compito di ricordare come anche per le imprese sia importantissimo puntare sui progetti culturali, in cui l'ebraismo ha un ruolo importante.

a.t.

(Foto Marco Caselli Nirmal)
 
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dossier musei - pagine ebraiche dicembre
"Meis, per il sapere e il dialogo"
L’apertura del primo grande edificio del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (Meis), con la mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”, rappresenta una tappa di notevole rilevanza nella realizzazione del Museo, istituito dal Parlamento della Repubblica con legge 17 aprile 2003, n. 91, modificata con legge 27 dicembre 2006, n. 296.
L’ex carcere di Ferrara, ristrutturato in modo impeccabile per essere adibito alla nuova destinazione d’uso assegnatagli, si appresta pertanto ad assumere, in una sorta di contrappasso, da luogo di segregazione e di esclusione, quale è stato per tutta la durata del Novecento e in particolare negli anni bui del fascismo, il ruolo, quanto mai significativo, di centro di cultura, di ricerca, di didattica, di confronto e dialogo e quindi, in una parola, di inclusione.
Il Meis verrà poi completato entro la fine del 2020, con la costruzione di cinque edifici moderni, connotati da volumi che richiamano i cinque libri della Torah, destinati a ospitare, accanto agli spazi espositivi, anche accoglienza al pubblico, museum shop, biblioteca, archivio, centro di documentazione e catalogazione, auditorium, laboratori didattici, ristorante e caffetteria, dando così vita a un grande complesso museale e culturale.

Dario Disegni, Presidente MEIS
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dossier musei - pagine ebraiche
"La Ferrara ebraica da esplorare
nel segno dell'Albero della Vita"

Visitando per la prima volta gli spazi nei quali avremmo allestito la prima parte del percorso espositivo del Meis, mi colpì lo sforzo degli architetti di rispettare la struttura delle ex celle, pur nel tentativo di trasformarle in un ambiente museale vivo. Una sfida doppia, per loro e per noi: aprire un luogo chiuso agli uomini e alla conoscenza. Una sfida molto ebraica. Contando quelle celle, mi accorsi che erano 32. Per l’ebraismo, e per la sua corrente più mistica che è la Qabbalah, si tratta di un numero speciale, perché 32 sono i sentieri dell’Albero della Vita, le 32 vie della sapienza che derivano dallo studio dell’alfabeto ebraico (22 lettere che, secondo la tradizione, furono protagoniste della stessa creazione) e dalle dieci Sefirot, i dieci anelli, le emanazioni, che avvicinano l’uomo a Dio. 32 è anche il valore numerico della parola lev, che in ebraico significa “cuore”. L’indicazione è quella di prendere a cuore le 32 vie della sapienza che derivano dall’alfabeto in cui è stata scritta la Torah e da tutti gli insegnamenti che questa mette a disposizione dell’essere umano.

Simonetta Della Seta, Direttore MEIS
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Dossier Musei – Pagine Ebraiche dicembre
“Esporre bene, grande sfida”
“Non esistono cose belle o brutte. Basta esporle bene”.
Per Giovanni Tortelli e Roberto Frassoni, chiamati a progettare e realizzare il percorso espositivo inaugurale del Meis, le parole di Franco Albini non evocano solo gli anni delle prime esperienze ‘di bottega’ nello studio del celebre architetto e designer milanese, ma hanno soprattutto il sapore perentorio di una linea editoriale cui restare fedeli, di un imperativo deontologico, di un preciso e inderogabile approccio alla professione. E di una sfida quotidiana: “L’architetto museografo deve riuscire a far percepire l’importanza di un quadro, di un oggetto o di un reperto anche quando è apparentemente respingente, perché magari richiede un certo impegno cognitivo – spiega Tortelli – di sicuro è molto più difficile mostrare un coccio di lucerna o un frammento di anfora rispetto alla Gioconda. Ma se non vengono guardati, la colpa è di chi ha pensato male l’allestimento, che resta il principale strumento di comunicazione di un’opera”.
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il successo della prima edizione 
A Parma festa di musica ebraica
col vincitore del concorso UCEI

Tra gli applausi del pubblico riunitosi alla Casa della Musica di Parma, a conquistare la prima edizione del “Concorso di composizione musicale nella tradizione ebraica” è stato il brano Shirah del compositore Luka Lodi. Organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con Parma OperArt e sotto la direzione artistica del Maestro Riccardo Joshua Moretti, il concorso ha richiamato musicisti da tutta Europa e da Israele e si è concluso ieri, in un momento carico di significato per il mondo ebraico: l’accensione del primo lume di Chanukkah, che ha inaugurato l’ultima fase del concorso dedicato ai cinquant’anni dall’unificazione di Gerusalemme con la partecipazione della Presidente dell’Unione Noemi Di Segni, dell’assessore alla Cultura UCEI David Meghnagi e di rav David Sciunnach. A fare gli onori di casa, con l’accensione della Chanukkiah in pubblico, il presidente della Comunità ebraica di Parma, Giorgio Yehuda Giavarini.
Poi spazio alla musica, con l’esibizione dei quattro finalisti: oltre al vincitore, il francese Alexis Cielsa e gli italiani Francesco Melani e Gianmartino Durighello, tutti con dei brani, come ha ricordato il Maestro Moretti, di altissimo livello. A spuntarla alla fine è stato Lodi, compositore, pianista e direttore d’orchestra nato a Shkoder, in Albania, nel 1980 – grazie alla sua Shirah (un richiamo all’ebraico, canto), “in cui la viole ha un ruolo chiave: è uno strumento un po’ nascosto ma molto espressivo. Questo brano vuole essere un canto di dolore ma al tempo stesso una reazione esplosiva e tenace, un po’ come la storia millenaria degli ebrei, che alla sofferenza patita hanno sempre saputo reagire”, ha spiegato Lodi, la cui partitura – così come quelle degli altri finalisti – è stata eseguita dall’Orchestra Filarmonica Italiana, con i suoi sedici solisti, nella Sala Concerti alla Casa della Musica.
“Questa prima edizione è riuscita a determinare pienamente lo spirito dell’iniziativa, portando all’attenzione composizioni di musicisti provenienti da vari paesi europei e da Israele che hanno dedicato i loro brani alla tradizione ebraica ed in particolare modo alla città di Gerusalemme”, ha sottolineato il Maestro Moretti, ricordando il tema al centro di questa prima edizione di grande successo.
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la visita al campo della presidente ucei
Fossoli, il presente della Memoria
Sinergie e progettualità tra i musei e i luoghi della Memoria in Italia e in Europa. Un obiettivo importante soprattutto alla luce di quanto accade oggi in molti paesi del Vecchio Continente. A discuterne nelle scorse ore, in occasione di una visita al Campo di transito di Fossoli – meta di 30mila visitatori ogni anno – e del Museo della Deportazione di Carpi, la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni con il direttore della Fondazione Fossoli Marzia Luppi e la vicepresidente Maria Cleofe Filippi. 

Otto giorni otto lumi
Una luce mai spenta
Chanukkah è la festa che è stata collegata al patriarca Giacobbe/Israele. Rabbì Avraham Borenstein (detto Haavnè Nezer, 1839-1910) insegna che il nostro popolo ha potuto vincere contro gli ellenisti solo per la forza del patriarca Giacobbe, come per quella di Abramo siamo sopravvissuti a Babilonia e per quella di Isacco siamo scampati alla Persia.
La nostra luce, la Torà, non si è spenta allora perché, proprio quando sembrava calare su di noi l’oscurità si è ridestata la forza di colui che in grembo materno scalciava per andare a studiare Torà nelle scuole di Shem ed Ever, che presso lo zio Labano ha abitato e osservato le 613 mitzwoth e che non si è fatto accecare né da Esaù né dall’angelo suo rappresentante.

Adolfo Locci, rabbino capo di Padova

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qui Venezia - la targa commemorativa 
Kadima, speranza in un viaggio
Scoperta stamane a Pellestrina, Lido di Venezia, una targa commemorativa a ricordo della partenza avvenuta da quel luogo (nel novembre del 1947) della nave Kadima. Al suo interno centinaia di donne e uomini europei, migranti illegali verso una nuova patria: l’allora Palestina mandataria, il futuro Stato di Israele.
A promuovere l’iniziativa Comunità ebraica veneziana e municipalità di Lido e Pellestrina,
Fu quello, è stato ricordato stamane, uno dei molti viaggi clandestini attivati dall’organizzazione ebraica Aliyah Bet, sorta già nel 1934 per portare al sicuro gli ebrei tedeschi. Le navi erano di solito imbarcazioni da carico, riadattate per passeggeri, ben oltre la capienza massima e senza attrezzature di sicurezza adeguate.
La Kadima era una di queste navi, originariamente denominata Raffael Luccia e ribattezzata per l’occasione con il termine ebraico che significa “avanti”.
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qui roma
Una maglia per la solidarietà
La maglia di un pilastro della Roma, il belga Radja Nainggolan, autografata da quasi tutti i suoi compagni di squadra ma anche da un ex collega fresco di ritiro, che qualcosa di buono l’ha pur fatto nella sua carriera: Francesco Totti.
Quasi trecento biglietti staccati per la lotteria di Chanukkah organizzata dal Maccabi Italia insieme al Gruppo Fatti e Misfatti. I proventi della lotteria (l’estrazione si è svolta nella nuova sede del Circolo 48) saranno destinati a iniziative di supporto a famiglie e bambini meno fortunati. Una parte andrà inoltre all’associazione “Suoniamo insieme per Alisa”, che sta promuovendo una serie di progetti per l’educazione musicale nelle scuole romane nel nome di Alisa Coen.
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qui torino
Arte e danza a Chanukkah
Pubblico delle grandi occasioni ieri sera in Comunità a Torino per lo spettacolo organizzato dall’associazione Asset (ex allievi della Scuola Ebraica): una giovane artista israeliana, da pochi mesi a Torino, Stav Zelniker, si è esibita con tre suoi colleghi in uno show di grande qualità.
Dopo l’introduzione di Giulio Disegni, Presidente di Asset e vicepresidente UCEI, e l’accensione della prima candelina di Chanukkah da parte del rabbino capo rav Ariel Di Porto, il gruppo Breathtaking Taking Act ha dato vita a “La luce dentro di noi”.
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pilpul
Ticketless - Fobia gerosolimitana
Sulla “fobia romana”, di cui soffrì Freud, esiste una vasta bibliografia, a partire dalla corrispondenza epistolare dell’interessato. Meno si conosce la “paura di Gerusalemme”, una patologia che nel Novecento ha colpito un po’ tutti gli osservatori di cose mediorientali. In questi giorni, stiamo osservando all’eterno ritorno del già detto e la fobia pertanto ci appare in ottima forma. Manca la volontà di trovare un rimedio.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Gerusalemme
Mettiamo il caso di una riunione di condominio che procede, stancamente e noiosamente, da molte ore (anzi, molti decenni), tra periodiche liti e controversie, all’insegna della più assoluta inconcludenza. A un certo punto, in una fase in cui i condòmini, da un bel po’, sembrano sonnecchiare e scambiare messaggini sui cellulari, uno del gruppo, che ha fama di essere arrogante e antipatico (e forse, talvolta, lo sembra veramente), dice di volere affrontare un punto perennemente all’ordine del giorno, e perennemente rinviato.

Francesco Lucrezi, storico
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Il bello delle feste
Il bello delle feste sono i canti che accompagnano le cerimonie, i cibi speciali che si mangiano solo in quei giorni, la luce che inonda tutto e ti dà un senso di calore e di famiglia. Le nostre feste sono una fucina di storie, di simboli, di metafore e legami con la terra e con lo spirito. Sono fonte di allegria per i bambini per merito dei quali si rinnova tutto, anno dopo anno, perché a loro si narrano le storie, per loro si ha la forza di ripeterle all’infinito.

Angelica Edna Calò Livne
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