Paolo Sciunnach, insegnante | Disse
Rabbi Meir: Dice il Santo e Benedetto Egli Sia, dovete assomigliare a
me, così come io restituisco il bene al male, così anche voi dovete
ripagare con il bene il male subito, come è detto: Chi è D-o come te?
che toglie l’iniquità e perdona il peccato al resto della sua eredità;
che non serba per sempre l’ira, ma si compiace d’usar misericordia?
(Micha 7, 18).
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Anna
Foa,
storica |
E
così anche in Austria l’ultradestra è al governo. Si occuperanno loro
di sbarrare le frontiere agli immigrati, di esaltare il nazionalismo,
le radici identitarie europee. Nel programma del governo non c’è
l’antisemitismo, non ci sono professioni esplicite di razzismo, ma se
ne possono vedere le premesse. La paura e l’odio, paura degli
immigrati, odio dell’Islam in quanto tale, portano dove non sarà facile
vivere, pensare, scrivere, crescere i nostri figli. Dove quei valori
sono al potere, le minoranze sono le prime ad essere a rischio. Banale,
ma sarebbe bene ricordarselo!
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Vergogna incancellabile
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Il
tema del rientro della salma in Italia del re di Savoia Vittorio
Emanuele III – che tra le sue responsabilità annovera la vergognosa
firma delle leggi razziste del 1938 volute dal fascismo – ha riaperto
polemiche e ferite del passato, come raccontano i maggiori quotidiani
oggi (Corriere, La Stampa, Repubblica, Quotidiano Nazionale,
Messaggero). Il Corriere della Sera, così come diversi altri giornali,
riporta la reazione della presidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane alla notizia sul re sabaudo, sepolto a Vicoforte, in
Piemonte. “Vittorio Emanuele lII fu complice del regime fascista di cui
non ostacolò mai l’ascesa e la violenza”, ricorda Di Segni per cui
“Nessun onore pubblico per chi porta il peso di decisioni che hanno
gettato discredito e vergogna su tutto il Paese”. “Dal delitto
Matteotti in poi, cioè dal 1924, Vittorio Emanuele III non dimostrò
alcuna capacità d’iniziativa autonoma rispetto a Mussolini: va
considerato corresponsabile di tutte le scelte politiche compiute dal
regime fascista”, la valutazione, sempre sul Corriere, della storica
Elena Aga Rossi, autrice del saggio Una nazione allo sbando (II Mulino)
sull’armistizio del 1943. Repubblica spiega invece che il rientro della
salma voleva essere gestito nel silenzio mentre i nostalgici ne hanno
fatto un vanto e riporta l’analisi a riguardo della Presidente UCEI:
“Tutta la modalità in cui è stato gestito il rientro della salma – le
parole di Noemi Di Segni – ci lascia perplessi e addolorati. Farlo con
onori e bandiere vuol dire dimenticare e abbassare la guardia. È un
altro tratto di Storia che viene cancellato con un’operazione di
sorpresa, chissà come e perché avvenuta proprio ora. Se c’è un posto
dove dovrebbero riposare le sue spoglie è un Anti-Pantheon, insieme a
Mussolini e a chi ha voltato la testa”. “È molto preoccupante che a 80
anni dalla promulgazione delle leggi razziali, anzi razziste il re che
le firmò e ci procurò il regime fascista possa essere addirittura
omaggiato. Sono certa che le istituzioni non consentiranno mai che le
spoglie vengano portate a Roma: sarebbe un’offesa alla memoria,
rimangano almeno dove si trovano ora”, le parole di Ruth Dureghello,
presidente della Comunità ebraica romana, riportate da Repubblica che
poi torna sulle dichiarazioni della presidente dell’Unione: “Non ci
interessano i resti umani — spiega Di Segni — ma i resti della Storia.
Cosa resta delle sue tante scelte sbagliate? Gli italiani non possono
dimenticare il percorso che la Storia avrebbe potuto avere se il re ne
avesse fatte altre, e non fosse fuggito a settembre ’43 senza essere
mai stato interrogato o processato da questo Stato. Cosa ha fatto
l’Italia in questi ottant’anni, per accertare le responsabilità
storiche e politiche, processuali e legali di Vittorio Emanuele III?
Non stupisce se oggi c’è chi sostiene che il fascismo in fondo non
abbia fatto nessun male”. “Le salme appartengono a familiari e amici. –
scrive sul Fatto Quotidiano Furio Colombo – Ma tutto sta avvenendo in
una condizione di vuoto morale e politico di molti, di silenzio non
dovuto dei testimoni, e di mancanza di rispetto del presidente della
Repubblica per la storia italiana e il prezzo di dolore e di morte
pagato dagli Italiani al re complice di tutti i delitti del fascismo e
del nazismo. E ciò provoca indignazione e disorientamento. Siamo il
solo Paese europeo in cui il re si è prestato a svendere i suoi
cittadini ebrei”.
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l'iniziativa ucei - memoria viva Leggi Razziste, il re a processo
Nel
2018 ricorreranno gli 80 anni dalla promulgazione delle Leggi Razziste,
firmate dal re Vittorio Emanuele III nella sua tenuta di San Rossore a
Pisa, quindi annunciate da Benito Mussolini a Trieste e approvate in
poche settimane dal Parlamento.
Ancor più con il ritorno in Italia della salma del sovrano, in ragione
di questo anniversario, appare irrinunciabile l'esigenza di dare avvio
a una serie di iniziative sul rapporto tra legge e valori.
In occasione del prossimo Giorno della Memoria, uno straordinario
evento – in forma di dibattimento processuale – esaminerà a tal
proposito le responsabilità di quanti si resero protagonisti di una
delle pagine più vergognose della recente storia italiana.
In scena all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 18 gennaio alle
20.30, “Il processo” partirà proprio dalla figura di Vittorio Emanuele
III.
A condurlo il pm Marco De Paolis, l’avvocato Umberto Ambrosoli come imputato, l’avvocato Giorgio Sacerdoti come parte civile
La Corte sarà invece composta da Paola Severino, ex Ministro della
Giustizia, presidente del collegio, dal magistrato Giuseppe Ayala, e
dal consigliere del CSM Rosario Spina. Tante le testimonianze perdute
che ritroveranno memoria nelle voci di Piera Levi Montalcini, nipote
del Premio Nobel Rita, Federico Carli, nipote di Guido, l’economista
Enrico Giovannini, Maurizio Molinari, direttore della Stampa. E in
prima assoluta le musiche di Mario Castelnuovo-Tedesco rivivranno
attraverso il violino di Francesca Dego e il pianoforte di Francesca
Leonardi
“L’Italia, che deve ancora fare un profondo esame del proprio passato e
non ha mai celebrato processi contro i propri governanti che si sono
macchiati di crimini contro l’umanità, rischia di non poter fermare i
nuovi movimenti di odio che ai quei falsi valori e simboli si ispirano
nei loro moti” sottolinea Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane, che ha voluto l’evento e lo ha seguito
nella fase ideativa. “Il Processo quindi lo facciamo noi, evidenziando
la filiera delle responsabilità che dal re e dal regime risalgono alle
istituzioni, all’accademia, alla stampa, all’industria, alla chiesa,
alla popolazione civile che, quando non si rese complice, accettò senza
reagire che una comunità di cittadini italiani, presenti da duemila
anni nel Paese, perdesse ogni diritto e libertà. Diritto di lavorare,
studiare, avere una vita sociale, contribuire alla scienza, alla
cultura, alla politica. Vogliamo sfatare la leggenda che le Leggi
Razziste furono un provvedimento all’acqua di rose”.
Il Processo, che avrà luogo con il patrocinio della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, è promosso dall’UCEI e organizzato da
BrainCircle Italia e MusaDoc, con il supporto dell’Università Ebraica
di Gerusalemme e del CIDIM – Comitato Nazionale Italiano Musica, in
collaborazione con la Fondazione Musica per Roma e Rai Cultura.
Un evento curato per la parte processuale da Elisa Greco, autrice del
format Processi alla Storia, su un progetto teatrale di Viviana Kasam e
Marilena Francese, che da cinque anni curano per l’UCEI l’evento
istituzionale per il Giorno della Memoria, e sarà ripreso da Rai5 e
trasmesso da Rai Storia in prima serata alle ore 21.15 del 27 gennaio
prossimo in occasione del Giorno della Memoria, all’interno di un
documentario realizzato da Bruna Bertani.
Ad essere presentata in prima mondiale assoluta la “Ballata” di Mario
Castelnuovo-Tedesco, grande compositore amato da Toscanini e Heifetz e
costretto ad emigrare negli Stati Uniti a causa delle Leggi Razziste,
di cui ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario della morte.
Sarà presente in sala la famiglia del compositore, in arrivo
appositamente dagli Stati Uniti.
All'invito hanno aderito le più alte cariche istituzionali italiane: da
Pietro Grasso, Presidente del Senato a Laura Boldrini, Presidente della
Camera; Andrea Orlando, Ministro della Giustizia; Valeria Fedeli,
Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca; Marco Minniti, Ministro
degli Interni; Maria Elena Boschi, Sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri; Marta Cartabia, Vice Presidente della Corte
Costituzionale; Giovanni Legnini, Vice Presidente del CSM; Giovanni
Canzio, Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione; Pasquale
Ciccolo, Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione; Andrea
Mascherin, Presidente del Consiglio Nazionale Forense. Leggi
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il congresso ordinario ugei di torino Giovani ebrei, nuovo Consiglio
Un
nuovo Consiglio per i giovani ebrei d’Italia, eletto ieri a Torino al
termine dei lavori del Congresso ordinario. In ordine di preferenze
ricevute sono stati eletti il romano Giulio Piperno, la milanese
Carlotta Jarach, il trentino (ma residente a Torino) Simone Israel, il
torinese Alessandro Lovisolo, i romani Ruben Spizzichino e Luca
Spizzichino, la milanese Alissa Pavia. Il rinnovo delle cariche ha
riguardato anche quelle dei revisori dei conti: confermati Federico
Disegni e Daniel Sacerdoti.
Il Congresso ha visto la partecipazione di figure storicamente attive
nell’organizzazione, ma anche di nuove leve che hanno partecipato con
entusiasmo all’elaborazione di molte mozioni. Una tre giorni quindi di
lavori, di scambio di idee per il futuro e riflessioni sull’operato del
Consiglio uscente, presieduto da Ariel Nacamulli. Ed è proprio Nacamuli
ad esporre le sue riflessioni nella relazione finale: “Quello che si è
appena concluso è stato un anno di grandi incertezze dalle tensioni
internazionali, non ultime quelle recenti in Israele. È stato per noi
l’anno di Irua, del Silent Party a Milano e ovviamente del Congresso di
Torino. La prima parte dell’anno è stata caratterizzata da Irua, verso
cui si sono mosse le energie, sia prima che dopo l’evento. È stata
forse possibile un’analisi di alcune dinamiche giovanili, in parte già
note: la grande frammentazione a Roma, una lontananza delle piccole
comunità, una Milano poco interessata a partecipare a eventi
nazionali”. E poi spiega perché la scelta sia ricaduta sul capoluogo
piemontese: “La capitale UGEI di quest’anno è Torino. La scelta è
dovuta all’ottimo lavoro del gruppo locale nel corso degli ultimi anni
e da una mancanza di grandi eventi UGEI in Piemonte”.
Alice Fubini Leggi
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qui roma - la cerimonia 'Chanukkah, messaggio per tutti'
È
una tradizione che si rinnova ormai da molti anni. Un luogo di incontro
tra i più significativi della Capitale. Interventi istituzionali,
musica dal vivo e naturalmente le luci della festa ad accendere di
significato un nuovo incontro tra Comunità ebraica e cittadinanza.
Sesta accensione della Chanukkiah in Piazza Barberini, su iniziativa
del movimento Chabad. “Questo è un momento in cui vogliamo unirci alla
Comunità e accogliamo questo messaggio per farlo nostro. E ci auguriamo
di migliorare sempre, ognuno di noi. Perché il miglioramento di ognuno,
è il miglioramento della comunità in cui vive” ha sottolineato la
sindaca Virginia Raggi, aprendo il breve momento dei saluti. È poi
intervenuto l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs, che ha affermato:
“Tra qualche settimana festeggeremo l’inizio del 2018, e anche i 70
anni dalla nascita dello Stato di Israele. Sono certo che il prossimo
sarà un anno pieno di attività, e spero anche un anno pieno di luce”.
Ha poi parlato la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello,
che nell’occasione ha sottolineato “il legame unico tra Roma e
Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele e
degli ebrei di tutto il mondo”. Un legame, ha proseguito, “che è
testimoniato dagli ebrei romani”. A portare alcuni insegnamenti di
Torah il rabbino Izchak Hazan. Leggi
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il restauro al quartiere ebraico romano Un nuovo volto per il Portico
Dopo
14 anni, addio definitivo a impalcature e pontili. E così uno degli
angoli più suggestivi del quartiere ebraico della Capitale, nell’area
dell’Antico Tempio romano e della Chiesa di Sant’Angelo alla Pescheria,
torna al suo splendore. Per il Portico d’Ottavia, una giornata
speciale. Come è stato ricordato oggi, nel corso di un incontro con la
stampa cui sono intervenuti tra gli altri la sindaca Virginia Raggi,
l’assessore alla Cultura Luca Bergamo, il presidente del I Municipio
Sabrina Alfonsi, il sovrintendente Claudio Parise Presicce e la
presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello. L’operazione
complessiva, ha spiegato Presicce, è stata condotta attraverso un team
di archeologi architetti e ingegneri con l’ausilio di alte tecnologie e
permetterà anche in futuro “un monitoraggio attento dei resti del
complesso che nei secoli è stato più volte danneggiato e rimaneggiato”.
Soddisfazione è stata espressa da Dureghello: “Con il restauro, di cui
mi auguro possano godere presto anche gli studenti – ha affermato –
quello ebraico diventa sempre più un quartiere di vita, cultura,
tradizione e condivisione”. Leggi
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l'appuntamento al centro bibliografico
Vivere l'esperienza mistica
“Il popolo dei libri. Un viaggio attraverso i testi della tradizione ebraica”.
Prosegue domani alle 18.30, presso il Centro Bibliografico UCEI, il
ciclo di incontri lanciato in primavera con l’obiettivo di introdurre
ai testi fondamentali della tradizione ebraica e al tempo stesso di
fornire strumenti metodologici per dare chiavi di orientamento in
questa vasta letteratura.
Ospite dell'incontro sarà il rav Benedetto Carucci Viterbi, che parlerà di "Vivere l'esperienza mistica".
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Oltremare - Filtri |
Ormai
anche aprire i giornali online non serve a nulla, ad espatriati di
lungo corso come me. Oltre al fatto che i nomi che compaiono sulle
prime pagine mi risultano per la massima parte ignoti, e quindi è
difficile valutare l’importanza di una notizia, c’è anche il fatto che
le notizie riportate non riflettono quasi per nulla il dibattito che si
svolge fra gli italiani. Per fortuna c’è Facebook, dove siccome il
filtro è dato da quali sono gli amici che (non) si frequentano,
emergono le notizie utili e interessanti, e se si è fortunati anche
quelle scomode. Così, seppure immersa nelle notizie locali, piene di
missili che hanno ricominciato a cadere su territorio israeliano
abitato intorno a Gaza, e di leggi salva-poltrone che continuano ad
essere proposte alla Knesset, mi sono accorta che il mio personale
filtro sulla realtà dentro Facebook da due giorni è infastidito,
offeso, deluso, dal ritorno su suolo italiano di un re morto.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Dieci motivi per dire no |
Il
ritorno in Italia della salma del signor Vittorio Emanuele di Savoia,
già penultimo re d’Italia per quasi cinquant’anni, poi secolarizzato
nella sua qualità di privato cittadino e costretto ad un dovuto esilio
(l’articolo XIII delle disposizioni transitorie e finali della
Costituzione italiana recita testualmente: «I membri e i discendenti di
Casa Savoia non sono elettori e non possono ricoprire uffici pubblici
né cariche elettive. Agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai
loro discendenti maschi sono vietati l’ingresso e il soggiorno nel
territorio nazionale. I beni, esistenti nel territorio nazionale, degli
ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti
maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di
diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno
1946, sono nulli») deve rispondere a logiche puramente personali, senza
stare neanche a scomodare un qualche non meglio precisato “diritto
umanitario” di cui non si vede alcuna motivazione né, tanto meno,
un’eventuale urgenza. Sul piano legislativo le disposizioni
costituzionali – che permangono nella loro incontrovertibile validità –
sono state integrate dall’articolo 1 della legge costituzionale numero
1 del 23 ottobre 2002, la quale stabilisce che: «I commi primo e
secondo della XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione
esauriscono i loro effetti a decorrere dalla data di entrata in vigore
della presente legge costituzionale». In altre parole, vivi e morti
della famiglia Savoia, possono ora entrare nel territorio del nostro
Paese. Dopo di che, al netto dei fatti di questi giorni, tra i motivi
del persistente rifiuto civile e morale rispetto ad una qualsiasi
riconsiderazione storica della figura del signor Savoia in questione,
una decina almeno d’essi vengono da subito in mente. Ci piace
elencarli, per rinfrescarcene ancora una volta la memoria, peraltro
vivida.
Claudio Vercelli
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