Casale, luce accesa sul Dialogo

Dopo secoli in cui i ghetti ebraici hanno avuto penuria di spazio per i propri abitanti, adesso per quello di Casale il problema è riuscire ad ospitare tutta la cultura che vi si produce. Alla festa di Chanukkah questa domenica, ormai il limite sono solo i metri quadri in grado di contenere i tanti amici e le tantissime lampade d’artista che, per questa occasione, ormai da vent’anni confluiscono in Vicolo Salomone Olper. La più grande collezione al mondo di Channukkiot (questo il nome ebraico dei candelabri di questa festa) domenica è arrivata a contenere 221 pezzi, grazie anche a una maxi – donazione da parte di 28 artisti radunati dal Museo del Palazzo Ducale di Mantova nel corso di un progetto comune. Non a caso la prima persona chiamata da Elio Carmi a dare il suo contributo alla cerimonia è stata Renata Casarin, vice direttrice del museo mantovano e curatrice di questo scambio insieme a Daria Carmi e ha parlato giustamente di “empatia” tra la Comunità e Mantova. Un concetto ribadito dal sindaco di Casale Titti Palazzetti, che ha ricordato i saldi rapporti tra le due città, unite da un percorso storico comune, e dal direttore del Museo mantovano Peter Assmann: “Stiamo preparando una mostra dedicata alle città ideali e Casale è sicuramente una città ideale”.
Le Chanukkiot in questione, più sei di altri artisti, non sono esposte come di consueto in Sala Carmi, sede delle mostre permanenti. Sono talmente tante che per ospitarle è stata usata interamente la sede stessa del museo, davanti al forno per i pani azimi, sotto la sinagoga, mentre la sala Carmi accoglie una selezione del Museo con i pezzi più pregevoli donati in passato da artisti come Arman, Topor, Mondino, Pomodoro. Manca la lampada di Omar Ronda, lo scultore biellese da poco scomparso, che si trova invece a Ferrara, al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (Meis) ed è stata accesa solo pochi giorni fa durante l’inaugurazione alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella.
Se le lampade stanno strette, anche nel cortile della Api c’è un po’ di folla. Chanukkah è una festa e quindi al di là dell’arte così peculiare in questa comunità, in tanti sono venuti per passare un momento insieme agli amici, c’è un momento di preghiera e canto, secondo il rito ebraico in cui si accende il grande candelabro in mezzo al cortile (e ci sono i rappresentanti di ben tre Comunità a celebrare: Casale, Verona e Mantova). Poi si entra nel significato più ecumenico di questa festa che ha finito per assumere, che nel ricordo dell’episodio biblico a cui è ispirata, è diventata la “festa della luce” per tutti. Accende così per la prima volta il lume il nuovo vescovo di Casale: monsignor Gianni Sacchi: “Tre anni fa ero venuto qui a visitare sinagoga e musei, non mi sarei mai immaginato di ritornare in questa veste”. Accende un candelabro anche Idris Abd Al Razzaq Bergia in rappresentanza della Coreis (Comunità religiose islamiche d’Italia), che ricorda di due uomini del dialogo scomparsi da pochissimo tempo: Shaykh Abd al Wahid Pallavicini e rav Giuseppe Laras. Lo shamash, il lume con cui si accendono tutti gli altri, passa nelle mani di Mons Luigi Nason della diocesi di Milano che ricorda Paolo De Benedetti, il teologo vicino alla Comunità casalese, e di Stefania Dolce per la Comunità avventista. E naturalmente accendono le lampade al centro del cortile le autorità civili: il sindaco; il capitano Christian Tapparo, comandante della Compagnia Carabinieri Casale Monferrato; il vice-questore Domenico Lo Pane. La società MonDO dona a tutti loro un omaggio d’Artista di Lorenzo Dotti a ricordo della giornata.
Poi, come sempre, tutti possono accendere una Channukkiah, specie i bambini. Il cortile è disseminato di candelabri a otto braccia e lo shamash deve trasmettere il fuoco ad almeno sei lumi dato che siamo nel sesto giorno della festa (che ne dura appunto otto).
Infine non resta che perdersi tra le lampade, d’artista e non, di cui sono disseminate i locali di vicolo Salomone Olper e godersi la festa che prevede anche dolci tipici. Anche per questi lo spazio non sarebbe mai abbastanza.

Alberto Angelino

(Foto di Valentina Carrirolo)

(18 dicembre 2017)